Archivio Tag | "base scozzese di Holy Loch"

Sottomarini e satelliti si spiano, si controllano: sale la psicosi dell’attacco a sorpresa

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Sottomarini e satelliti si spiano, si controllano: sale la psicosi dell’attacco a sorpresa

Pubblicato il 30 marzo 2018 by redazione

Decollo su allarme di un B52 C del S.A.C. dalla Fairchild Air Force Base.

Decollo su allarme di un B52 C del S.A.C. dalla Fairchild Air Force Base.

Nella prima metà degli anni ’80, il confronto fra gli apparati militari delle superpotenze nucleari, spesso a distanza ravvicinata, avvenne certamente nei mari. La tecnologia in rapido ascesa, specie quella informatica, aveva creato una specie di stallo nello sviluppo degli armamenti nucleari: USA, URSS (e di conseguenza i rispettivi alleati) possedevano o stavano sviluppando sistemi d’arma tali da neutralizzare gli arsenali d’attacco del rispettivo avversario. Questo vuol dire gli armamenti strategici trasportati da aerei o da missili.

Gli USA stavano lanciando il faraonico programma delle “Star Wars”, satelliti e mezzi missilistici operativi nell’orbita terrestre capaci di colpire le testate nucleari dei missili balistici intercontinentali prima che potessero entrare nel proprio spazio aereo, anche con lo sviluppo di sistemi laser. L’URSS, attirata dall’idea di creare una rete di satelliti di difesa, era conscia di non avere sufficienti risorse, per cui si affidò all’industria spaziale, per avere satelliti di sorveglianza più sofisticati, e a quella missilistica per dotarsi di armi capaci di colpire i mezzi offensivi nemici, per lo più missili antiaerei e relativi sistemi di controllo.

Restava però difficile avere sotto i mari il controllo al 100% delle mosse dell’avversario: in caso di guerra un sottomarino poteva avvicinarsi inosservato al territorio dell’avversario, specie grazie a sistemi di propulsione sempre più silenziosi e colpire con il lancio subacqueo di missili a testata nucleare, lasciando all’avversario solo pochi minuti di tempo prima delle detonazioni. I sottomarini lanciamissili, quasi tutti con propulsione nucleare, furono i mezzi su cui puntarono le maggiori potenze nucleari, in particolare l’Unione Sovietica, in una gara che rese però sempre più sospettosi e nervosi governi ed apparati militari.

A che punto è arrivato l’avversario nello sviluppo dei sottomarini da attacco? Ha raggiunto tecnologie in grado di garantire un attacco a sorpresa? I miei mezzi aerei e marini saranno all’altezza di coprire la minaccia? Queste erano le domande che tormentavano i vertici di Mosca e Washington, mentre in tutto il mondo cresceva di nuovo la paura dell’olocausto nucleare. In questo panorama di crescente tensione internazionale, i militari continuavano a combattere davvero la guerra fredda, spiandosi e sfidandosi reciprocamente nel dominio del campo di battaglia ormai più importante, sotto la superficie dei mari. Questa è la storia degli incidenti che sono accaduti e dei rischi che ancora gravano sull’umanità per colpa degli avvenimenti di quegli anni.

1982

22 marzo il sottomarino lanciamissili nucleari americano USS Jacksonville, della classe Los Angeles,  entrò in collisione con il mercantile turco General Z. Dogan, mentre navigava in superficie a circa 25 miglia est di Cape Charles, in Virginia, senza che alcuno dei due natanti subisse danni rilevanti.

Immagine 3 sottomarini nucleari da attacco sovietici classe Alpha all'attracco in una base nell'Artico o nel Baltico

Figura 1: sottomarini nucleari sovietici appartenenti alla Classe Alfa all’attracco in una base della Marina, probabilmente nel Mar baltico o Artico. Si noti come tutti i sottomarini siano collegati con tubazioni che portano costantemente vapore, necessario per mantenere allo stato liquido il metallo (piombo e bismuto) usato in questi sottomarini per raffreddare i reattori nucleari , al posto dei sistemi tradizionali a base di acqua mantenuta ad alta pressione (oltre 300 atmosfere).

8 agosto (vedi fonti generali nelle note) la marina russa “ricambiò il favore” quando il sottomarino K 123 , appartenente alla classe Alpha (figura 1) in codice NATO, emerse  durante un pattugliamento nel mare di Barents con una perdita grave nel sistema di raffreddamento. Gli Alfa, cacciasommergibili capaci di velocità massime intorno ai 40 nodi in immersione (circa 74 chilometri all’ora), basavano le loro prestazioni sull’uso esteso di titanio ed altri materiali di eccellenza e su reattori raffreddati a metallo liquido (LMC, Liquid Metal Cooled), costituito al 44% da Piombo e al 56% circa da Bismuto, con una temperatura di ebollizione alta, intorno ai 1670° gradi. Ma questo sistema ha anche un tallone di Achille: se la temperatura del liquido scende sotto i 123° il metallo solidifica nelle tubazioni, lasciando il reattore privo di raffreddamento, completamente dipendente  della rapidità con cui il sistema di sicurezza riesca acalare  le barre neutrone-assorbenti tra quelle di Uranio U235 del combustibile… Quindi il sistema a vapore di preriscaldamento doveva restare sempre acceso, sia in navigazione che in attracco in porto,  con problemi tecnici e logistici  enormi. Nell’incidente dell’8 agosto, il metallo liquido invase la camera del reattore da una perdita nel generatore di vapore, solidificandosi attorno alla camera del reattore in un blocco unico che lo rese irreparabile. Nonostante questi sottomarini fossero dotati di RRCU (Removable Reactor Core Unit), cioè di moduli contenenti il reattore removibili autonomamente dal resto del battello. Tuttavia l’avaria fu talmente grave (risultarono sversate oltre 2 tonnellate di metallo) che il comparto reattore, altamente contaminato, dovette essere tagliato via e posto in custodia in un deposito per rifiuti nucleari, in attesa di capire come separare il Piombo dall’Uranio. Ci vollero ben nove anni di lavori (e di sicuro una spesa elevatissima)eseguiti presso i cantieri SevMash di Severodinsk prima che il K 123 potesse rientrare in servizio.

19 agosto (nota 1), l’HMS Revenge, sottomarino lanciamissili al servizio di Sua Maestà Britannica ed appartenente alla classe Resolution, subì un danno grave agli ingranaggi di trasmissione all’elica per la presenza i detriti metallici (sabotaggio o negligenza?), come una commissione tecnica appurò. L’unità aveva passato quasi 2 anni e mezzo al porto militare di Rosyth, sottoposto a un programma di profonda revisione del battello. Il sottomarino dovette passare ancora alcuni mesi in porto per riparare i danni.

21 settembre, secondo fonti del Dipartimento della Difesa americano la nave da pesca  Howard M. , mentre era impegnata in una battuta di pesca ai gamberi a largo delle coste dello stato di Washington, nell’Oceano Pacifico, fu trascinata per oltre un miglio e mezzo da un oggetto rimasto intrappolato nelle sue reti, identificato probabilmente in un sottomarino nucleare Sovietico impegnato in una crociera di sorveglianza. Solo il cedimento di un cavo delle reti evitò peggiori conseguenze sia per il peschereccio che per il sottomarino.

28 (nota 2) ancora un incidente durante lavori di manutenzione orinaria per un sottomarino americano, questa volta l’USS Sam Houston (SSN609):  mentre è ancorato nel Puget Sound Naval Shipyard, nello stato di Washington,  subisce una perdita di acqua dell’impianto di raffreddamento, circa 50 galloni (circa 190 litri) di liquido a bassa radioattività. L’incidente irradia in maniera lieve due addetti alla manutenzione, mentre il liquido viene recuperato prima che uscisse dallo scafo del sottomarino. Le autorità si affrettarono a dichiarare che il reattore al momento era spento.

29 novembre (nota 3) l’USS Thomas A. Edison (SSBN 610) venne investito mentre si trovava a quota periscopica dal destroyer USS Leftwich (DD-984) mentre si trovavano nel Mar Cinese Meridionale per esercitazioni antisommergibili. Il battello era in fase di emersione e la nave di superficie non rispettò le distanze previste. Seppure con la torre e i timoni di profondità danneggiati, il battello riemerse e navigò in superficie fino alla base di Subic Bay nelle Filippine, per riparazioni urgenti. Il reattore nucleare venne tenuto sempre sotto controllo e non riportò danni dall’incidente. Poi il battello rientrò a Bremerton (nello stato di Washington) con una penosa  navigazione in superficie di 35 giorni. Il sottomarino venne radiato nel 1983, dopo un breve periodo di servizio, trasformato in sottomarino da attacco (SSN) e non più lanciamissili, per le norme del trattato di riduzione armamenti e vettori SALT 1, ma anche per i danni subiti durante l’incidente che ne compromisero definitivamente l’affidabilità.

12 dicembre è il sottomarino lanciamissili nucleare inglese HMS Spartan finisce nelle reti del peschereccio d’altura Algrie, a largo di Land’s End in Cornovaglia. Al prezzo delle preziose reti, che dovettero essere tagliate, il sottomarino riuscì a liberarsi e a proseguire la navigazione. Ma incidenti del genere potrebbero essere potenzialmente molto pericolosi, qualora rendessero inservibili le superfici di controllo e navigazione.

31 dicembre, ultimo giorno del 1982, l’USS Permit (SSN 594) mentre naviga in superficie entra in collisione con l’USS La Jolla (SSN701) altro sottomarino nucleare della US Navy, che naviga invece in immersione a quota periscopica. L’incidente avviene ad appena 30 miglia dalla città di san Francisco, per fortuna si risolse in danni non gravi per entrambe le unità, per quanto il Permit riportò uno squarcio di alcuni metri sulla parte inferiore dello scafo.

1983

17 febbraio la militarizzazione e l’atomizzazione dello spazio esterno al pianeta ritornò alla ribalta quando i centri spaziali russi persero il controllo di un altro satellite – spia, il Cosmos 1402 (nota 4). Come per altri casi citati nelle precedenti parti, il problema consisteva nell’ampio uso di piccoli reattori nucleari per garantire l’energia elettrica ai sistemi operativi del satellite. Una volta ultimata la vita operativa dello stesso ed esaurito il combustibile nucleare, il reattore doveva essere semplicemente “parcheggiato” su un’orbita superiore ai 500 km dall’atmosfera, in quarantena eterna,  lontano a sufficienza perché la forza di gravità non finisse per risucchiarlo indietro nell’atmosfera. Ma non sempre, come in questo caso, l’ottimismo dei tecnici riuscì ad evitare l’opera sabotatrice del caso, dimostrando quanto sia irresponsabile lanciare delle palle di metallo piene di Uranio o Plutonio sopra le nostre teste…. Come dicevamo, per il Cosmos 1402 sin dall’inizio le cose non andarono per il verso giusto. Lanciato dal territorio sovietico, molto probabilmente dal grande centro aerospaziale di Baikonur, il 23 agosto del 1982, incominciò ben presto a dare problemi ai tecnici sovietici, tanto da programmare il lancio del reattore verso l’orbita “di stoccaggio”. Lì avrebbe dovuto restare per almeno 2000 anni, al sicuro per la salute umana e in attesa del naturale decadimento dell’Uranio U235, presente a bordo in ben 50 chilogrammi. Ma il comando di lancio non funzionò a dovere, così che prima il satellite rientrò a bruciare nell’atmosfera il 23 gennaio, poi fu la volta del reattore con i suoi 50 chili di Uranio a polverizzarsi sopra l’Oceano Atlantico meridionale. Il problema enorme è che nessuno pteva prevedere dove l’Uranio sarebbe caduto, ormai ridotto in pulviscolo finissimo ma ancora radioattivo come lo era quando si presentava in forma di barre combustibili. Avrebbe potuto concentrarsi in un’area particolare della superficie terrestre, come accadde al Cosmos 954, oppure resterà sospeso negli strati alti dell’atmosfera, in balia delle correnti. Il Dipartimento dell’Energia statunitense diede il via ad una ricerca approfondita attraverso l’uso di spettrometri di massa spediti negli strati-limite dell’atmosfera con palloni sonda metereologici. I dati dei micro filtri in carta e delle registrazioni degli spettrometri vennero studiati dall’Enviromental Measurement Laboratory di New York e dal National Bureau of Standards di Gaithersburg: ben oltre un anno dopo il rientro l’Uranio 235 era presente negli strati superiori dell’atmosfera in concentrazioni superiori alla radioattività di fondo naturale. Così come quantità di uranio arricchito U238 chiaramente eccedenti il normale furono evidenziate in almeno uno dei filtri di uno spettrometro. La domanda terribile è come e quando entreranno nella catena alimentare, verranno respirate da esseri viventi o comunque come si concentreranno nell’ambiente queste polveri. Secondo una valutazione fatta dalla Martin Marietta (colosso aerospaziale americano che produceva satelliti e testate nucleari) sulla base di analoghe dispersioni avvenute in precedenza, la quantità di Uranio nel reattore del Cosmos poteva esser sufficiente a causare la morte di almeno 40.000 persone per cancro al polmone, oltre che entrare stabilmente nella catena alimentare attraverso le piogge ed i venti. A trent’anni di distanza esatti, nessuno può dire dove sia quell’Uranio, nemmeno escludere che una parte di esso si trovi ancora nell’atmosfera sopra di noi.

28 aprile  la più grande (e longeva, con i suoi oltre 50 anni di servizio) nave da guerra di tutti i tempi, la portaerei nucleare USS Enterprise (CVN 65) al rientro  dopo una crociera di 8 mesi nel Pacifico, si arenò su alcune rocce all’ingresso del porto di San Francisco. Dopo 5 ore di incessante lavoro, grazie alla marea e a numerosi rimorchiatori intervenuti riuscì a disincagliarsi e a entrare nella baia. Ufficialmente nessuno dei ben 8 reattori che potenziano ancora oggi la nave subì alcun danno dall’impatto. (nota 5)

1 e il 23 giugno In un giorno qualsiasi di questo periodo, a sud della penisola della Kamchatka, un sottomarino a propulsione nucleare classe Charlie I (probabilmente il K 429) appartenente alla Flotta Sovietica del Pacifico, andò a fondo poco dopo aver lasciato la base navale di Petropavlovsk. Secondo fonti dell’ “intelligence” occidentale, l’incidente causò la morte di tutto l’equipaggio (90/100 uomini circa) o almeno della maggior parte di esso. Il battello venne recuperato dai Sovietici nel mese di agosto, essendo adagiato su un fondale di solo 50 metri, mentre le osservazioni della US Navy statunitense sui lavori di recupero assieme a prelievi ambientali effettuati nei pressi del relitto confermarono che non vi era stata alcuna contaminazione. Ancora oggi non sono note le cause dell’incidente, probabilmente un guasto meccanico o un incendio, piuttosto frequenti sui battelli russi. Ironia della sorte, il K 429 andò di nuovo a fondo poco tempo dopo, mentre era ormeggiato in porto, per un errore umano.

19 luglio il rischio di incidente nucleare viene corso dalla USS Texas (CGN 39) (nota 6) incrociatore lanciamissili da crociera classe Virginia, che rimase danneggiata nello scafo sotto alla linea di galleggiamento per l’urto con una banchina, mentre salpava dal porto di Brisbane, in Australia. La nave era spinta da due reattori D2G e armata con missili da crociera Tomahawk , equipaggiabili con testate nucleari. L’incidente rende bene l’idea di quanto sia pericoloso, anche per gli equipaggi più addestrati, manovrare grandi navi con presenza nucleare a bordo, anche in situazioni di pace e relativa calma.

Agosto, in Scozia, vicino alla città di Glasgow, mentre un trasporto della Royal Air Force sta portando due testate per missili Polaris, venne coinvolto in un incidente stradale con una auto. Il mezzo restò danneggiato, ma lo “shelter” corazzato resse e le testate non subirono alcun danno. Dell’incidente non si conosce molto altro, resta lo sconcerto di come alcuni degli oggetti più pericolosi al mondo possano essere esposti a rischi di questo tipo.

18 settembre (nota 7) il sottomarino da attacco inglese HMS Conqueror (S48), appartenente alla classe Churchill, fu vittima di un incendio mentre si trovava in secca in bacino di carenaggio a Devonport, per lavori di aggiornamento. Secondo il report ufficiale, l’incendio fu posto rapidamente sotto controllo e in nessun momento vi è stato rischio per il reattore nucleare. Il Conqueror divenne famoso poiché fu il primo sottomarino nucleare a vedere  un impiego bellico, durante la guerra delle Falkland/Malvinas, avendo silurato il 1 maggio 1982 l’incrociatore argentino General Belgrano. I

31 ottobre un altro contatto ravvicinato fra i grandi contendenti della guerra fredda portò vicino ad una catastrofe ambientale: la fregata della US Navy USS McCloy (FF-1038) (nota 8) mentre trainava a largo delle Bermuda un trasmettitore sonar, perse improvvisamente l’apparecchio. Il giorno dopo un aereo pattugliatore P3C della marina individuò un sottomarino nucleare russo classe Viktor III in superficie, a 282 miglia marine dall’isola di Bermuda, in evidente difficoltà. Secondo fonti ufficiali della marina il sottomarino stava seguendo le esercitazioni per testare le prestazioni dei sistemi antisom americani, quando il traino del McCloy lo ha colpito all’elica. Il 5 novembre una nave appoggio sovietica prese al traino il sottomarino fino al porto cubano di Cienfuegos. L’assenza di radioattività attorno al battello confermò l’ipotesi che per fortuna fu solo il sistema di trasmissione finale della propulsione a restare danneggiato. L’anno si chiude con l’incidente occorso al sottomarino lanciamissili strategici USS Florida (SSBN / SSGN 728).

060517-N-6027E-006

Figura 2: la camera di controllo immersione, durante la navigazione subacquea sul sottomarino lanciamissili statunitense USS Florida (SSBN/SSGN 728).

19 dicembre (nota 9). Il sottomarino (figura 2), inizialmente appartenente alla classe Trident, poi trasformato in un classe Ohio armato con 154 missili tattici guidati Tomahawk, restò lievemente danneggiato dalla collisione con un oggetto sommerso mentre navigava nel Long Island Sound, ma fu in grado di raggiungere la base di partenza. Fonti della US Navy non furono in grado di fare ipotesi sulla collisione.

1984

10 gennaio l’US Air Force rischiò di rivivere un incubo da cui era già passata nel settembre del 1980 : questa volta siamo nella Warren Air Force Base, in Wyoming, dove dal 1963 ha sede il 90th Missile Wing (attualmente rinominato 90th Space Wing), con le sue sotto – unità 319th, 320th e 321st Missile Squadron. Ogni  Squadronè responsabile del controllo di 50 silos sotterranei, sparsi su una superficie di centinaia di chilometri quadrati nelle campagne tra gli stati del Wyoming, del Nebraska e del Colorado, ognuno contenente un missile balistico intercontinentale Minuteman III,  per un totale di 150 missili. Ogni gruppo di 10 silos fa capo ad una struttura di controllo lancio, che a sua volta fa riferimento al comando di Squadron, il tutto controllato a sua volta dal comando del 90th Wing, a sua volta sotto il comando del NORAD, il centro di comando strategico di difesa del Nord America. Quel 10 gennaio  tutto sembra procedere come al solito nel turno del personale di controllo: non si può non notare il senso dell’humour dei militari, che hanno dato un nomignolo a ciascuno dei silo sotterranei: basta dare un occhio al sito http://asuwlink.uwyo.edu/~jimkirk/warren-mm.html , che pubblica una foto satellitare di ogni installazione con il suo soprannome. Accanto a dediche a personaggi o luoghi geografici  ci sono anche nomignoli come  Life’s End (fine della vita), Armageddon, Doomsday (giorno del giudizio universale), Pestilence (pestilenza), Worldwide Winter (inverno globale), Starving Children (bambini affamati), Hunts Humans (grossomodo, cacciatore di umani, n.d.r.), Blood and Ashes (sangue e ceneri), Genocide (genocidio), Apocalypse, Agony (agonia), Fire Storm (tempesta di fuoco) e così via…probabilmente è un modo di reagire  al fatto di avere in mano le chiavi della distruzione di massa e di passare buona parte del proprio tempo sottoterra, accanto alle cose più letali che l’uomo abbia mai creato…. dal silo H 10, soprannome “Damned” (dannato, mledetto) al centro di controllo arriva un segnale che il missile Minuteman III custodito nelle sue viscere si sta preparando alla sequenza di lancio. Gli uomini  nel silo H 10 evidentemente non erano responsabili di questa attività non autorizzata, ma comunque il sistema computerizzato indicava chiaramente che la procedura di riscaldamento motori e check-up sistemi era iniziata. Possiamo solo immaginare lo stupore, la crescente ansia dei tecnici e della catena di comando quando fu chiaro che ogni tentativo fatto per esautorare il controllo elettronico risultava inutile, il sistema stava procedendo a un lancio reale, verso un obbiettivo già registrato nella guida elettronica della testata, nel cuore dell’Unione Sovietica. Anche se teoricamente per l’attivazione della testata i cervelli elettronici richiedono il codice di lancio in possesso solo del Presidente, custodito nella cosiddetta ‘valigetta atomica’, la situazione stava diventando così paradossale che nulla poteva esser dato più per scontato, l’impossibile stava accadendo…. Se il portello a prova di esplosione atomica fosse rimasto chiuso, con le sue 110 tonnellate di peso sarebbe stato sufficiente a fermare il missile, intrappolato nel silo. Ma le possibili conseguenze della deflagrazione di migliaia di chili di combustibile ad altissima resa con in cima, come ciliegina sulla torta, una testata termonucleare sono sufficienti a far venire un attacco di cuore…mentre in tutti i modi gli avieri cercavano di strappare il controllo del missile al computer, sull’uscita del silo venne parcheggiato addirittura un mezzo corazzato, a prova dello stato di disperazione totale in cui si trovavano gli uomini dell’USAF. In una maniera o nell’altra i tecnici riuscirono a riprendere il controllo dell’arma. L’incidente fu naturalmente classificato come segreto (avrebbe clamorosamente smentito la spavalda sicumera ufficiale delle autorità sul controllo assoluto delle armi atomiche) per 4 anni, fino a che la cosa arrivò ad un reporter, che con una serie di indagini riuscì a fare ammettere al Dipartimento della Difesa l’accaduto.

15 febbraio l’unità di addestramento armi nucleari – Atlantico della US Navy lancia il codice “ OPREP 3 Navy”  bent spear”, ovvero  nel codice  del pentagono, un incidente che comporti la perdita di un’arma nucleare o di materiale fissile, con contaminazione ambientale. L’incidente sarebbe occorso durante operazioni su una testata W80T (trainer), cioè sulla  versione da addestramento del missile da crociera BGM 109 Tomahawk, con perdita della stessa o di materiale radioattivo. Né le coordinate, la nave o le conseguenze finali dell’incidente sono note. Resta curioso che su una testata da addestramento vi fosse materiale altamente pericoloso come su un ordigno operativo.

12 marzo avviene una collisione notturna fra la portaerei statunitense USS Kitty Hawk (CV 63) (nota 10) ed un sottomarino da attacco nucleare sovietico appartenente alla classe Viktor I, il K 314. La collisione avvenne nel mar del Giappone, a circa 100 miglia nautiche dalle coste nipponiche, mentre la flotta americana procedeva verso il Mar Giallo meridionale, dove avrebbe partecipato all’esercitazione “Team Spirit 84” assieme alla Marina Sud-Coreana. Il sottomarino russo a propulsione nucleare  era stato individuato dalle unità di scorta da molte ore, tanto che le stesse avevano simulato l’aggancio e la distruzione dello stesso almeno una quindicina di volte. Quando però al tallonamento delle unità americane si aggiunsero anche unità di superficie russe provenienti dalla base di Vladivostock, il comandante della Kitty Hawk decise che ne aveva abbastanza ed iniziò una manovra per “seminare” la flotta russa. In quel momento il K 314 stava riemergendo a quota periscopica per localizzare la portaerei americana e riprendere l’inseguimento, ma la sua posizione era troppo a ridosso dell’unità americana, che lo speronò.  Il sottomarino effettuò un’emersione di emergenza e rimase immobile in superficie, privo di controllo, con i segni evidenti della collisione sul ponte. Immediatamente affiancato dall’incrociatore Petropavlovsk, nelle ore successive venne preso al traino da una nave – appoggio e riportato alla sua base di partenza.  La Kitty Hawk subì un danno allo scafo, con danneggiamento di uno dei serbatoi di carburante per aerei, che però non le impedì di proseguire e partecipare alle manovre. In seguito, una volta raggiunta la base di Subic Bay nelle Filippine per  le riparazioni, nella parte prodiera dello scafo venne  trovata incastrata l’intera elica del sottomarino! Inoltre parte del rivestimento antisonar dello stesso era rimasto anche questo attaccato alle paratie della nave americana, a testimonianza della durezza della collisione. La Kitty Hawk aveva propulsori convenzionali, ma sicuramente come tutte le grandi unità aveva diverse decine di armi nucleari destinate ai velivoli imbarcati, mentre il sottomarino russo, oltre il suo reattore  ad alta pressione, aveva almeno 2 siluri a testata nucleare a bordo, come da dotazione standard. Un incidente del tutto simile era avvenuto nel Mediterraneo nell’agosto 1976.

2 aprile successivo il giornale The Glasow Herald pubblicò la notizia secondo cui sul sottomarino lanciamissili a propulsione nucleare USS Sam Rayburn (SSBN 635) al suo rientro da una crociera oceanica nella base scozzese di Holy Loch, sarebbe stato trovata radioattività diffusa su tutto lo scafo (nota 11). La notizia sarebbe stata tenuta riservata dalla US Navy e dalla Royal Navy britannica in quanto sarebbe stato il risultato della collisione in navigazione con un altro sottomarino avvenuta alla fine del 1983, che avrebbe causato una perdita nel sistema di raffreddamento (problema mai del tutto risolto evidentemente), con la conseguente contaminazione del sottomarino e delle acque in cui questo stazionava. La US Navy rispose ufficialmente che la radioattività, tanto lieve da non essere rilevabile con i normali rilevatori Geiger, era dovuta a una leggera perdita nel sistema secondario di raffreddamento. Ma la politica ufficialmente seguita dalla Marina Americana di “non negare, né confermare” altre notizie delicate non fece che aumentare la controversia già aperta da tempo con le comunità attorno alla base.

23 aprile (nota 12): mentre si appresta a lasciare il porto militare di Norfolk, l’anziano battello appoggio USS Kittiwake (ASR 13) investì il sottomarino nucleare d’attacco USS Bergall (SSN 667), provocandone la rottura dell’alloggiamento sonar. Il Kittiwake ebbe l’elica danneggiata e dovette rientrare in bacino per le riparazioni. La causa dell’incidente (che poteva avere conseguenze peggiori) fu individuata in un tragicomico errore di manutenzione da parte del personale della base, per cui i comandi motore della nave appoggio risultarono in posizione invertita: la USS Kittiwake quindi partì macchine indietro invece che in avanti, come l’equipaggio si aspettava… Secondo L’Oxburgh report del 1992 (nota 13).

Immagine-5-una-bomba-termonucleare-tattica-inglese-WE-177-sul-suo-carrello13 maggio (alcune fonti citano il giorno 14) in una non identificata base della RAF in Germania durante il trasferimento di alcuni ordigni nucleari WE177 (figura 3), uno dei contenitori di protezione in cui venivano trasportate cadde dal carrello per un errato aggancio. All’impatto uno degli attrezzi necessari al montaggio e manutenzione dell’arma (attrezzi che erano sistemati all’interno del contenitore assieme alla bomba) si liberò e danneggiò esternamente l’involucro della bomba stessa. Da allora gli attrezzi non vennero più custoditi assieme alle armi nucleari.

11 agosto il sottomarino a propulsione nucleare lanciamissili USS Nathanael Greene (SSBN 636) della classe James Madison  avrebbe perso l’elica mentre è in navigazione nel Mare d’Irlanda (nota 14). Sarebbe poi rientrato alla base scozzese di Holy Loch usando un sistema di propulsione secondario. Non potendo ricevere le riparazioni necessarie e la sostituzione dell’elica, il sottomarino fu trainato fino alla base dei sottomarini di Sua Maestà britannica a Faslane. Qui mentre il battello era in secca nel bacino di carenaggio, 18 agosto fu vittima di un incendio scoppiato nelle attrezzature del bacino. Ma l’incendio venne prontamente domato prima che potesse intaccare il sottomarino. Le fonti ufficiali della marina statunitense e di quella inglese negarono la presenza di armi nucleari sull’unità o la possibilità di rischi corsi dal reattore.

18 settembre successivo fu il giorno nero della flotta sottomarina sovietica e uno dei peggiori per i rischi corsi di incidenti nucleari in mare (vedi fonti generali). Nello stretto di Gibilterra, un sottomarino nucleare classe Viktor I fu gravemente danneggiato nella collisione con la poppa di una petroliera, anch’essa russa. Il sottomarino, secondo una pratica molto usata dai sottomarini, stava sfruttando la scia sonora del grande natante per passare nel Mediterraneo inosservato dai mezzi antisom inglesi e spagnoli, in pattuglia nello stretto. Secondo la rivista specializzata nel settore difesa Jane’s Defense Weekly il sottomarino probabilmente è incappato nello scorrimento fra correnti calde del Mediterraneo e correnti fredde provenienti dall’Atlantico. La corrente più calda, come un enorme fiume, è stata talmente forte da non permettere alcuna correzione da parte dell’equipaggio del sottomarino, che è stato trascinato verso la superficie dalle acque più calde. Il sottomarino ebbe il doppio scafo a prua squarciato, l’alloggiamento del sonar e i tubi di lancio prodieri devastati, tuttavia riuscì a guadagnare l’approdo amico di Hammamet in Tunisia per le riparazioni più urgenti, prima di tornare alla propria base nella penisola di Kola. Lo stesso giorno, nel Mar del Giappone,  mentre sta procedendo a una battuta di pesca al gambero il peschereccio d’altura Sumyoshi Maru intrappolò nelle sue reti un sottomarino lanciamissili nucleari russo classe Golf II. Per più di 3 ore il natante venne trascinato finché il pesante cavo d’acciaio delle reti cedette. Due giorni dopo pattugliatori oceanici di stanza in Giappone individuarono il sottomarino in superficie mentre veniva assistito da altre navi sovietiche, con chiari segni di un incendio a bordo. Con tutta probabilità lo sforzo di liberarsi dalle reti ha causato un sovraccarico nell’impianto elettrico del sottomarino, che è andato in corto circuito. Di seguito, il battello ha ripreso la navigazione rientrando alla base di Petropavlovsk. Lo stesso giorno (anche se per alcune fonti l’incidente sarebbe avvenuto il precedente 18 giugno) sul sottomarino lanciamissili da crociera russo K 131, classe Echo II, si sviluppa un incendio catastrofico nel compartimento numero 8. Un quadro interruttori andò in corto circuito mentre si stavano svolgendo dei lavori di manutenzione, probabilmente per l’inosservanza delle misure di sicurezza. I vestiti di un elettricista presero fuoco e l’incendio si propagò velocemente attraverso le linee elettriche fino al 7°  compartimento. Prima che si riuscisse nello spegnimento, tredici marinai persero la vita. Il rischio di perdere l’unità con il reattore e le armi nucleari a bordo fu concreto.

21 settembre (nota 15) è di nuovo il sottomarino da attacco USS Jacksonville della US Navy protagonista di un incidente: dopo quello del 1982 con un cargo Turco, due anni dopo, mentre sta navigando in superficie nella baia di Norfolk, in Virginia, speronò una grossa chiatta della marina, centrandola quasi perfettamente su una fiancata. La dinamica dell’incidente e le condizioni  metereologi che nella baia in quel momento non sono note.  Tranne alcuni danni superficiali alla prua, anche questa volta il sottomarino fu fortunato. Ma nello sfortunato caso i natanti fossero rimasti incastrati, l’eventuale affondamento della chiatta probabilmente avrebbe trascinato con se anche il sottomarino.

IM88DA~112 novembre quattro attivisti pacifisti appartenenti al gruppo Silo Pruning Hook (da un verso del profeta Isaia che incitava a trasformare le spade in vomeri e le lance in falci) Padre Paul Kabat, il fratello Karl Kabat (anch’egli era un religioso), Larry Cloud Morgan e Helen Woodson (figura 4) riuscirono ad eludere la sorveglianza della U.S. Air Force  attorno al silo sotterraneo N5, contenente un missile intercontinentale Minuteman II, sul territorio della Whiteman Air Force Base, in Missouri. Una volta entrati, danneggiarono la copertura del silo con mazze ferrate ed un martello pneumatico, poi Paul Kabat celebrò la messa con eucarestia e gli assalitori lasciarono un documento con passi della Bibbia e della tradizione dei Nativi americani (a una tribù delle quali apparteneva Larry Cloud Morgan) contro il governo americano, accusato di violare la legge divina ponendo sotto la spada di Damocle nucleare la terra e tutto il creato. Immediatamente dopo furono arrestati dalla polizia militare e consegnati alle autorità del Missouri. Vennero processati da una corte federale con l’accusa di cospirazione contro gli Stati Uniti e per danneggiamento di proprietà pubblica federale. Vennero condannati a pene molto pesanti, tra gli 8 e i 18 anni. Le pene vennero ridotte in seguito  a multe, periodi di libertà vigilata e residenza obbligata, ma non fermarono i membri dall’organizzare altre azioni dimostrative o dal parteciparvi violando le disposizioni dei giudici. Helen Woodson ad esempio fu incarcerata successivamente per ben 27 anni e rilasciata solamente nel 2011. In realtà i movimenti pacifisti nel decennio 1970/1980 avevano intrapreso forme anche più radicali che in passato (sit in, incatenamenti collettivi a cancelli di basi, blocchi stradali), sentendo sempre più la minaccia che la corsa all’atomo militare poneva sull’umanità. Film come “the day after”, sulle terribili conseguenze per l’umanità in caso di guerra nucleare globale, davano voce all’inquietudine delle opinioni pubbliche verso un sistema di distruzione totale, che si sentiva ogni giorno meno sotto il controllo dalla politica e sempre più influenzante gli atteggiamenti e le decisioni dei governanti….

Ma non sono solo pacifisti ed ambientalisti combattivi (altre associazioni nonviolente verso le persone, ma decise a colpire le rami di distruzione di massa, avevano già messo a segno altre azioni di sabotaggio): in realtà sempre più l’atomo militare entrò nelle mire di terroristi. Nel 1983 in Germania tre militanti di un gruppo  vicino a movimenti eversivi di sinistra entrarono in un sito di missili Pershing e cercarono di forzare un bunker dove venivano custodite le testate dei missili per danneggiarle. Mitomani, approfittatori, trafficanti venivano calamitati sempre più da questi oggetti di morte assoluta, tanto che le misure di sicurezza e le procedure di spostamento subirono una drastica revisione restrittiva…. La paura di un caso di “empty quiver (faretra vuota)”, ovvero nel codice del pentagono il furto di un’arma nucleare, diventa sempre più uno scenario realistico.

di Davide Migliore

 

Riferimenti e bibliografia

(1)http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_16/mistero-sottomarino-olimpio_27a7625a-4fac-11e0-acff-d18cea4068c4.shtml http://archiviostorico.corriere.it/1992/gennaio/24/erano_cariche_atomiche_sul_sommergibile_co_0_9201249691.shtml

intrusione russa sulle coste svedesi, sottomarino K 363

(2) http://www.uscarriers.net/ssn699history.htm , http://navysite.de/ssn/ssn699.htm

incidente all’USS Jacksonville

(3) http://www.banthebomb.org/archives/magazine/cracking.htm

cracking under pressure” , le avarie e i rischi corsi dai sottomarini nucleari britannici

(4) http://www.mesothelioma.com/asbestos-exposure/jobsites/ships/submarines/uss-sam-houston-ssbn-

609.htm  ; http://www.chris-winter.com/Digressions/Nuke-Goofs/Refs-80.html

USS Sam Houston

(5) http://aboutsubs.com/edison.htm

Thomas A. Edison (SSBN 610) submarine

(6) http://www.springerlink.com/content/rh3kp387954jk022/ ; http://it.wikipedia.org/wiki/Cosmos_1402 ;

http://www.nytimes.com/1983/02/08/science/satellite-s-fuel-core-falls-harmlessly.html?sec=health&spon=&pagewanted=all

New York Times, article of 8 february 1983 by William J. Broad

http://listverse.com/2012/01/20/top-10-space-age-radiation-incidents/   ;

http://www.thefreelibrary.com/Cosmos+1402’s+uranium+remains.-a06103049

l’incidente del Cosmos 1402

(7) http://navysite.de/cvn/cvn65.html USS Enterprise CVN 65, http://www.sizor.com/cvn65/

incidenti all’USS Enterprise

(8) http://spb.org.ru/bellona/ehome/russia/nfl/nfl8.htm#O17b

P.L. Olgaard , Nuclear ship Accidents – Description and Analysis , Technical University of Denmark,  Lyngby, May 1993. Incidente nel Pacifico sottomarino russo classe Charlie I

(9)http://auldarrow.wordpress.com/2010/04/02/haze-gray-and-underway-uss-texas-cgn-39/ ;

http://www.radiationworks.com/nuclearships.htm

USS Texas

(10)http://www.militaryfactory.com/ships/detail.asp?ship_id=HMS-Conqueror-S48 ,

http://en.wikipedia.org/wiki/HMS_Conqueror_(S48)

HMS Conqueror-incendio

(11) http://navysite.de/ff/ff1038.htm

USS McCloy, collisione

(12) http://navysite.de/ssbn/ssbn728.htm

USS Florida – collisione

(13)http://asuwlink.uwyo.edu/~jimkirk/warren-mm.html http://www.atomictraveler.com/AtomicBibliography.htm

bibliografia sull’arma atomica, sui siti atomici e le loro conseguenze

http://bispensiero.blogspot.it/2007_05_01_archive.html ;

http://community.discovery.com/eve/forums/a/tpc/f/9741919888/m/26619854101

emergenza a un missile Minuteman III sulla Warren AFB

(14) http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Kitty_Hawk_(CV-63)

USS Kitty Hawk, collisione.

(15) http://www.ssbn635.org/ssbn635_info.html  ; http://www.ssbn635.org/  ;

http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Sam_Rayburn_(SSBN-635)

USS Sam Rayburn , contaminazione

(16) http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Bergall_(SSN-667) http://navysite.de/ssn/ssn667.htm

Collisione tra USS Kittiwake e USS Bergall

(17) http://www.nukewatch.org.uk/accidents.php,

Second report on British nuclear weapons safety : a response to the Oxburgh report ,

http://www.worldcat.org/search?q=au%3ABritish+American+Security+Information+Council.&qt=hot_author

published by London BASIC, [1992]

http://nuclearweaponarchive.org/Uk/UKArsenalDev.html

nuclear weapons in british service.

(18) http://navysite.de/ssbn/ssbn636.htm

USS Nathanael Greene, avaria

(19) http://www.craftech.com/~dcpledge/brandywine/plow/webpages/SILOPRUNINGHOOKS.htm

http://www.nukeresister.org/2011/09/11/helen-woodson-released-from-prison/

Gruppi di azione pacifista e sabotaggio delle armi nucleari

Fonti:

http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=428.0;wap2 incidenti nucleari

o potenzialmente nucleari dal 1971 ad oggi

http://lists.peacelink.it/armamenti/msg00252.html

lista di incidenti a sottomarini e vascelli militari angloamericani dal 1945 .

http://spb.org.ru/bellona/ehome/russia/nfl/nfl8.htm#O17b

lista incidenti a sottomarini sovietici con cause

https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/books-and-monographs/a-cold-war-conundrum/source.htm sito ufficiale della C.I.A.

http://nuclearweaponarchive.org/index.html

the nuclear weapons archive

http://www.nukewatchinfo.org/nuclearweapons/index.html

informazioni aggiornate sulla produziione di armamenti, sulle conseguenze mediche e ambientali della produzione di armi, iniziative pacifiste e di eliminazione degli armamenti nucleari.

http://bispensiero.blogspot.it/2007_05_01_archive.html

blog con liste dei principali pericoli e situazione attuale della strategia atomica

http://archive.greenpeace.org/comms/nukes/chernob/rep02.html

http://www.rmiembassyus.org/Nuclear%20Issues.htm

http://www.web.net/~cnanw/a7.htm

10 mishaps that might have started an accidental nuclear war.

http://forum1.aimoo.com/American_Cold_War_Veterans/Cold-War-Casualties/Naval-Accidents-During-Cold-War-1-1579633.html

incidenti navali con vittime durante la Guerra Fredda, registro di fonte U.S.A.

Documenti

SOMMERGIBILI NUCLEARI : PROBLEMI DI SICUREZZA ED IMPATTO AMBIENTALE , Politecnico di Torino, 2004 – F. IANNUZZELLI, V.F. POLCARO, M. ZUCCHETTI

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fstaff.polito.it%2Fmassimo.zucchetti%2FRapporto_Sommergibili.pdf&ei=brmCUL2iOuf64QTWjID4Aw&usg=AFQjCNH8e5UIHdegQU_ob5f_VCNb1fa8Og&sig2=FpFPdwGozZKy83BerfPECw

M. Ragheb, “Nuclear Marine Propulsion”

https://www.google.it/#sclient=psy-ab&hl=it&q=nuclear+marine+propulsion+m.+ragheb&oq=M.+ragheb+nuclear+&gs_l=serp.1.1.0i30j0i8i30.83029.91803.2.93842.19.14.0.5.5.0.623.4768.0j1j5j5j2j1.14.0…0.0…1c.1.IBD48kUYB6I&pbx=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.&fp=48c7954d4ecf85a&bpcl=35466521&biw=1344&bih=703

Mohini Rawool Sullivan, Paul D. Moskowitz, Ludmila Shelenkova “Report: Technical and proliferation-related aspects of the dismantlement of Russian Alpha Class nuclear submarines”

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fcns.miis.edu%2Fnpr%2Fpdfs%2F91mosk.pdf&ei=ALqCUMnLH-jj4QSAr4HQAQ&usg=AFQjCNESA5MsuxTVSM57X8KG37jCVbJFVg&sig2=ocnhrYdk-YDuVlz_-MmjEA

Russian submarine known accidents (PDF version)

www.newaustralia.net

P.L. Olgaard “Nuclear ship accidents, description and analysis”,  Technical University of Denmark, May 1993, DK-2800 Lyngby, Denmark

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=2&ved=0CCoQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.risoe.dtu.dk%2Frispubl%2FNKS%2FNKS-96-RAK-2TR-C3.pdf&ei=BbuCUKYah93hBIGXgZgK&usg=AFQjCNETbiMoM1ITegq6Mgt2Sx5E1NjcJg&sig2=RM_lIL2Em1ZtId47QFwaKA

Security assessment for Plutonium transport in France (Greenpeace 2005)  

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&ved=0CCoQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.greenpeace.fr%2Fstop-plutonium%2Fen%2FTimmReportV5.pdf&ei=EL2CUPkmpt3hBJ78gOAM&usg=AFQjCNEuC6Fvt8DekK-mveX7RW9FPuhOQg&sig2=x8izsvIokZ3K84El4ihddQ

Canada’s claim against Soviet Union for compensation of damage caused by Cosmos 954 satellite

https://www.google.it/#sclient=psy-ab&hl=it&q=cosmos+954&oq=cosmos+954&gs_l=serp.3..0j0i30l3.139442.142572.0.143063.10.10.0.0.0.0.507.2990.0j2j3j3j1j1.10.0…0.0…1c.1.1P2wGIS0-uQ&pbx=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.&fp=48c7954d4ecf85a&bpcl=35466521&biw=1344&bih=703

U.S. Department of Defense (D.o.D.), declassified report on Cosmos 954 satellite decay, by Dr. Gus W. Weiss

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=10&ved=0CFQQFjAJ&url=http%3A%2F%2Fwww.loyola.edu%2Fdepartments%2Facademics%2Fpolitical-science%2Fstrategic-intelligence%2Fintel%2Fcosmos954.pdf&ei=sb2CUNOZA-r-4QSl-4HYCA&usg=AFQjCNEApaJE_h0hSyh55SyvVTDIgSX6qw&sig2=OsoEfmEfiaz7Pgm0JNVKrA

State University of Colorado: Rocky Flats Colorado Nuclear Weapons Production Facility 1952 – 1988

https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:ASmnq3_IrRMJ:www.unm.edu/~bgreen/ME360/Rocky%2520Flats%2520Colorado.pdf+pdf+rocky+flats+colorado&hl=it&pid=bl&srcid=ADGEESgGL6z-Svq157YdEJsvV3eQhxoTvNLe34SLE0Vsrlc-jaFVmdhuWn6w8jgiR9hQxyrEHR6g48VB_8iVkFJpr1HHhr0nLHKI6E47AdK7R9E6fEyT0sO-3KHtPyhFuMPN1pqxnWYx&sig=AHIEtbTPRthTBJTWpAqE3NRWE3G6M3FAwQ

Ice investigations, the 1968 B 52 Thule’s incident – University of Copenhagen

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=2&ved=0CC0QFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.risoe.dtu.dk%2Frispubl%2FNUK%2Fnukpdf%2Fris-r-213_p62-78.pdf&ei=CcGCUN37HKmN4gTm1oDwCg&usg=AFQjCNGUHBatELez2vwaGbqy8dbynUbsXw&sig2=FkrHy1aWOI46CZfwmSeX7Q

IAEA (International Atomic Energy Agency) Inventory of accidents and losses at sea involving radioactive materials, IAEA – TECDOC  – 1242

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=1&sqi=2&ved=0CCkQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww-pub.iaea.org%2FMTCD%2Fpublications%2FPDF%2Fte_1242_prn.pdf&ei=k8KCUPCDFMfa4QT-i4HQCQ&usg=AFQjCNE87JWNiB5I2hwuWHN7z-vNamVDxw&sig2=5Ty4pevLXZ2UEX3cNKoGoQ

Commenti (0)

Incidenti nucleari militari  1985 – 1986

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Incidenti nucleari militari 1985 – 1986

Pubblicato il 29 ottobre 2012 by redazione

Incidenti nucleari militari  1985 – 1986

Nella seconda metà degli anni 80 si preparano eventi che segneranno la fine degli equilibri di potere così come il mondo li aveva conosciuti da più di quarant’anni, che sembravano non modificabili a breve, se non addirittura intoccabili: la divisione in blocchi militari fra est e ovest del mondo, i sistemi economici capitalisti e socialisti, con le relative teorizzazioni e divisioni ideologiche. Il 1989 segnerà la fine sì dell’unione Sovietica, travolta da processi a cui non è riuscita a prepararsi, ma anche il blocco occidentale si troverà impreparato ai cambiamenti del nuovo millennio… tuttavia, prima di quei giorni che chiusero un’era, vi sono stati ancora anni in cui i toni del confronto tra gli schieramenti della guerra fredda tornarono più aspri che mai, tanto da far temere che si fosse vicini alla guerra aperta, quindi all’apocalisse nucleare. Un decennio pieno di controsensi, retorica, sospetti, con un rifiuto sempre più marcato nelle opinioni pubbliche di ideologie, modelli che sapevano di un passato sbagliato. Una voglia di disimpegno, di dimenticare la paura, l’angoscia dell’annientamento nucleare e semplicemente, finalmente, vivere. Sia ad est che a ovest, seppure con toni diversi le sensazioni furono inaspettatamente comuni. Perché la seconda guerra mondiale era finita ormai da cinquant’anni, ma in realtà il mondo era piombato nella terza, che non si era combattuta in campo aperto, ma in singoli teatri di guerre e crisi locali. Senza scontri diretti fra le superpotenze, almeno fino a quel momento. Gordon Matthew Thomas Sumner, musicista inglese molto noto al pubblico internazionale con il nome d’arte Sting, chiuse tutte queste sensazioni nel testo di una canzone per altro molto intensa, “Russians” (nota1), che scrisse nel 1985  e pubblicò l’anno successivo. E’ una canzone pacifista che, come talvolta accade agli artisti, ha avuto la capacità di esprimere e concentrare tutte le obiezioni, le paure che vivevano milioni di persone, schiacciate  in un gioco più grande di loro… nel testo Sting cita il leader sovietico Nikita Kruscev, che in un discorso promise agli occidentali “vi seppelliremo tutti”, così come il presidente statunitense prometteva ai suoi alleati “noi vi proteggeremo”: garbatamente Sting rispondeva a entrambi che la gente non era d’accordo con quei punti di vista. E soprattutto, diceva che non esiste una guerra (nucleare ovviamente) che si può vincere, è una bugia retorica a cui non crede più nessuno. Che condividiamo tutti la stessa biologia, nonostante le differenti ideologie. E che l’unica cosa che potesse salvare tutti è che anche i Russi amassero i loro bambini… e l’insistente ticchettio ricordava (ma lo fa ancora oggi) che l’orologio  della catastrofe segna pochi minuti alla mezzanotte nucleare…e continua ad andare avanti.

Mentre il mondo restava attanagliato da queste paure, ciò che le causava, l’arsenale nucleare, continuava ad esser ben presente e ad espandersi. Ai militari di entrambi gli schieramenti i rispettivi governi chiedevano di esserne sempre pronti all’uso, di continuare  nella sfida reciproca all’efficienza. Quindi le armi nucleari continuavano ad essere portate in giro per il mondo, in un clima di tensione continua. E gli incidenti di conseguenza continuarono ad accadere, nonostante tutte le rassicuranti parole dei leaders politici. Come nella canzone di Sting…..

1985

11 febbraio  La temperatura era piuttosto rigida quel giorno a Fort Redleg, una base della U.S. Army nell’allora Repubblica Federale Tedesca a pochi chilometri dalla città di Heilbronn (nota 2) . Una squadra  di artiglieri della 56° Brigata di artiglieria da campo (56th Field artillery Brigade) stava procedendo all’estrazione del missile nucleare a medio raggio autotrasportabile, quando questo inspiegabilmente prese fuoco ed esplose causando la morte di tre militari, il ferimento di altri sette e notevoli distruzioni nel perimetro della base. L’arma era uno dei 108 lanciatori che dal 1983 erano in corso di rischiaramento in Germania, per fronteggiare di missili di pari classe da parte dei Sovietici nei paesi del Patto di Varsavia, Germania Democratica compresa. In realtà l’arrivo di quei missili in dotazione all’esercito americano aveva già creato molte polemiche in Europa, poiché da alcuni era sostenuto apertamente che lo schieramento di armi da parte dei Russi fosse avvenuto per l’intransigenza crescente da parte dell’amministrazione Reagan sugli equilibri degli schieramenti nucleari e sulla diffidenza verso le dichiarazioni ufficiali  di Mosca in materia. Il missile Pershing II era stato tutta la notte all’aperto, nel contenitore con cui era arrivato dagli States. Ora la squadra di militari, con una temperatura di circa -7 gradi, nonostante fossero già le 14 del pomeriggio, stava smontandolo per posizionarlo sul carrello – lanciatore mobile. L’esercito americano stava amaramente per comprendere che anche i missili a propellente solido potevano essere soggetti a incidenti, non solo quelli liquidi. Secondo quanto fu appurato dall’inchiesta tecnica, mentre il personale della batteria C del 3° battaglione procedeva ai lavori, il motore del missile, la cui struttura esterna era costituita da kevlar, strisciò contro la gomma siliconica che costituiva la protezione interna del container. La bassa temperatura e il freddo secco favorirono l’accumularsi di una forte carica elettrostatica che incendiò il carburante Thyokol TX 174 del primo stadio. In meno di un secondo la pressione e la temperatura furono tali che l’intero missile si sbriciolò, lanciando rottami fino a  quasi 300 metri di distanza ed investendo con fiamme altissime tutto ciò che lo circondava. Per fortuna la testata da 400 kilotoni  era come da procedure, custodita in un “pit” corazzato separato. A seguito dell’esplosione la movimentazione di tali armi nucleari fu bloccata fino al 1986, quando venne profondamente modificato il manuale sulle procedure di manutenzione e messa in sicurezza dei missili a propellente solido.

10 giugno nelle prime ore del mattino, il sottomarino lanciamissili a propulsione nucleare HMS Resolution (nota 3), in servizio con la Marina di Sua maestà Britannica, venne speronato a largo di Cape Canaveral in Florida da uno yacht privato, il Proud Mary, che dovette essere trainato in porto per le riparazioni. Il Resolution invece non ebbe danni di grande rilievo. Il sottomarino stava raggiungendo il poligono di tiro della U.S. Navy Atlantic Test Range, per procedere ad un lancio addestrativo di un missile intercontinentale Polaris. Il Resolution era il primo dell’omonima classe di sottomarini, costruiti per portare ciascuno 16 lanciatori del missile americano. Furono costruiti 4 esemplari, oggi tutti ritirati dal servizio.

Immagine 1 il relitto del sottomarino K 431 attende a Petropavlovsk  l’inizio dei lavori di smantellamento

Immagine 1 : il relitto del sottomarino K 431 attende a Petropavlovsk l’inizio dei lavori di smantellamento. Il 10 agosto 1985 un incidente durante il cambio della barre di Uranio dei reattori causò una delle peggiori catastrofi nella storia dell’atomo militare.

10 agosto nella baia di Chazhma, a pochi chilometri dalla popolosa Vladivostock, la Marina Russa ha da sempre  la sua base di appoggio per la flotta del Pacifico, dove viene anche effettuata la manutenzione per i sottomarini a propulsione nucleare. Il K 431 (nota 4 e immagine 1), un sottomarino  della classe Echo II potenziato da due reattori a acqua pressurizzata da 70 Megawatt, quel giorno veniva sottoposto alla sostituzione delle barre di combustibile, costituite da una lega a base di uranio arricchito. L’operazione, per quanto complessa, era abbastanza comune sia per gli equipaggi che per il personale civile della base. Ma quel carico fu causa di uno dei più terribili incidenti militari di cui si abbia conoscenza. Verso la sera, mentre gli uomini stavano ultimando il carico, venne notato un disallineamento tra il  coperchio del reattore e la camera delle barre: a causarlo un elettrodo da fusione, dimenticato da un operaio. Si dovette nuovamente sollevare con l’argano sia le barre di Uranio che la griglia del sistema di contenimento. Nell’esatto momento in cui il reattore veniva estratto, il passaggio di una silurante nella baia causò un’onda tale lo scafo del sottomarino si spostò, le barre e la grata di contenimento si allontanarono tra loro ben oltre la distanza massima consigliabile. Alle 10.55, pochi attimi dopo, il combustibile del reattore di destra entrò in una reazione a catena spontanea incontrollabile. Un’enorme esplosione distrusse il comparto motore, uccidendo sul colpo le dieci persone, tra marinai e lavoratori, in quel momento attorno al battello, scagliò il pesante coperchio del reattore nell’acqua a 70 metri di distanza, squartò lo scafo e il ponte a poppa del battello e lanciò le barre di Uranio estremamente cariche (o quel che ne rimaneva) nella base e nella foresta attorno alla stessa. Un incendio violentissimo fu domato con fatica dopo quattro ore, mentre il sottomarino giaceva affondato di poppa nel bacino. Buona parte dei detriti cadde entro un raggio di 100 metri, ma una nube di ceneri e gas radioattivi venne spinta verso la penisola di Dunay, di fronte alle banchine della base, sfiorando la città militare di Shkotovo 22, a circa 1 chilometro e mezzo. Nelle 24 ore successive, iniziò il calcolo dei danni della contaminazione nucleare. Al momento dell’esplosione il livello di contaminazione era di 90.000 Roentegents/ora, circa tre volte quello attorno alla centrale di Chernobyl dopo l’esplosione del reattore. Alcune ore dopo era sceso, ma si attestava a 600 Roentgents/ora, comunque ben 30 volte superiore alla dose mortale per un essere umano che vi sia esposto per soli cinque minuti…una energia pari a sei milioni di Curie venne liberata nell’aria. I corpi, o quel che ne restava, dei dieci morti, letteralmente schiacciati, carbonizzati sulle pareti del sottomarino o della banchina, vennero seppelliti a notevole profondità, in quanto fortemente radioattivi. Il 30% del territorio della base e due chilometri quadrati della foresta risultarono contaminati oltre ogni possibilità di bonifica. Immediatamente iniziò l’opera di contenimento, che impegnò 2.209 persone, esposte a dosi massicce di radiazioni lavorando prive di protezioni. Già nei giorni successivi 49 tra pompieri e marinai svilupparono avvelenamenti acuti da radiazioni. In gran velocità vennero rimossi e seppelliti in 4 grandi trincee scavate nella foresta ben 1.200 metri di asfalto, 4.585 metri cubi di terra e pietrisco, 760 tonnellate di metallo e cemento. Delle persone impiegate nella bonifica 290 operarono nell’area maggiormente contaminata. Quanti morirono o subirono, fino ad oggi, le conseguenze durature dell’esposizione non sarà forse mai possibile saperlo, il risvolto forse più amaro di questo incidente. Le autorità  sovietiche, con la ben nota mania per la riservatezza, distrussero tutte le prove (cartellini di ingresso ai cantieri, ordini di servizio, registri..) per cui a nessuno dei lavoratori fu possibile vedersi riconosciuto il servizio reso in quei giorni. Così come ad ufficiali e marinai fu dato ordine tassativo di mantenere il silenzio: un segreto che rimase tale fino al 1993.  Ancora oggi giornalisti coraggiosi e associazioni indagano sulle tragedie ecologiche ed umane di quegli anni, in una battaglia legale con il governo russo a colpi di processi e ingiunzioni contro la censura, che prosegue da oltre vent’anni. Intanto i materiali radioattivi continuano a inquinare mortalmente le acque e il terreno attorno alla baia di Chazhma…

Nel corso del 1985 a bordo di sottomarini sovietici in servizio si sarebbero verificati altri incidenti, ma sulle effettive dimensioni degli stessi, danni a persone o all’ambiente non vi sono ad oggi notizie certe: il K 447, il K 208 e il K 367 sarebbero stati vittime di perdite al sistema primario di raffreddamento, di cui non si conoscono però i particolari, tranne che per l’ultimo battello, per il quale si sospetta sia andato in avaria il sistema di controllo automatico dell’attività del reattore. Il K 38, il K 255 (questi primi due a quanto pare nel corso del mese di marzo), il K 369, il K 298 e il K 192 subirono incendi.

24 ottobre il sottomarino nucleare da attacco USS Swordfish (SSN 579) (nota 5), durante la navigazione nell’Oceano Pacifico subì un’avaria al sistema di propulsione. Non se ne conosce la portata.

24 novembre  la portaerei americana a propulsione nucleare USS Enterprise (CVN 65) si arena sulla Bishop’s Rock a circa 100 miglia dalla base navale di San Diego in California. La portaerei riceve una falla di quasi venti metri sullo scafo e un danneggiamento ad un’elica, ma è in grado di partecipare alle manovre. Dopo il 27 novembre, la portaerei raggiunse il porto per le riparazioni in bacino di carenaggio. Durante le ispezioni venne constatato che un’elica si era deformata e dovette esser sostituita. Ma in ogni caso, la portaerei fu in grado di partecipare all’esercitazione preventivata, né furono rilevate anomalie ai reattori.

31 dicembre mentre è attraccato al porto di Palma di Maiorca, nelle isole Baleari, l’USS Narwhal (SSN 671), sottomarino d’attacco classe Sturgeon, rompe i cavi di ormeggio e resta alla deriva per alcune ore nella baia, prima che si riesca a rimorchiare il battello di nuovo al molo (nota 6). Il Narwhal era in realtà un classe Sturgeon “anomalo”, in quanto servì a testare i reattori S5G con sistema di raffreddamento del reattore “a circolazione naturale dell’acqua”, così come altri accorgimenti strutturali adottati poi su altre classi di sottomarini. Questo rendeva il Narwhal all’epoca il sottomarino più silenzioso nell’arsenale americano, quindi meno individuabile. Per questo fu probabilmente coinvolto in missioni di sorveglianza e spionaggio, di cui oggi ancora nulla ufficialmente si conosce.

1986

Immagine 2 la torretta dell'USS Nathanael Greene (SSBN 636) posta all'ingresso della rada di Cape Canaveral

Immagine 2: la torre di comando dell’USS Nathanael Greene (SSBN 636) accoglie le navi all’ingresso del porto di Cape Canaveral, in Florida. La base, nota per le installazioni spaziali della NASA, in realtà è anche inserita in un poligono marino di tiro in cui i sottomarini (statunitensi e di Paesi alleati) sono autorizzati a effettuare lanci di addestramento dei missili normalmente dotati di testate nucleari. Dopo la demolizione, la torre è stata adottata come ‘gate guardian’, la ‘guardia del cancello’.

13 marzo  il sottomarino lanciamissili balistici USS Nathanael Greene (SSBN 636), nonostante il ruolino di servizio di tutto rispetto, è un battello abbastanza bersagliato dalla sfortuna: dopo due incidenti, uno nel 1970 e ben due nel 1984, durante un’esercitazione di immersione profonda nel mare d’Irlanda, urtò il fondale per motivi non del tutto chiariti, danneggiando gravemente le superfici di controllo a poppa e le casse di zavorra principali (nota 7). Ricevute le prime riparazioni di emergenza presso la base scozzese di Holy Loch, il sottomarino attraversò l’Atlantico in immersione,  raggiungendo la base di Charleston, in South Carolina. I danni ingenti subiti dal battello, la sua non più giovane età (i sottomarini classe James Madison erano entrati in servizio lungo gli anni 60) e le restrizioni sul numero di sottomarini dotati di armi nucleari strategiche stabilite nel trattato di disarmo SALT II ne segnarono il destino.

Immagine 3 lancio da sottomarino di un missile UGM 73 Poseidon

Immagine 3: lancio in immersione di un missile balistico intercontinentale ad uso marino Locheed Martin UGM 73 Poseidon. Il missile è un esemplare da esercitazione, come indica il colore vivace della pannellatura.

Radiato dal servizio attivo e inserito nel programma Submarine Recycling Program (immagine 2), restò assieme a molti altri battelli ormeggiato nel Puget Sound Naval Shipyard di Bremerton fino al 2000, quando lo smantellamento e lo smaltimento del battello fu terminato. Sulla sfortuna o meno di un mezzo si può discutere, anche fare delle battute di spirito, se non fosse per il rischio  che riguarda in primis l’equipaggio (sul Greene erano imbarcati 143 uomini). Ed anche molte altre migliaia di persone, visto che oltre alle barre di Uranio del suo reattore ad acqua pressurizzata S5W, l’armamento di lancio del sottomarino prevedeva 16 silos contenenti altrettanti missili balistici intercontinentali Lockheed UGM 73 Poseidon (immagine 3), ciascuno capace di portare in media 10 testate W68 da 40/50 chilotoni di potenza ciascuna (Fat Man, l’atomica sganciata su Nagasaky aveva una potenza di 22 chilotoni, ovvero 22mila tonnellate di TNT). Senza contare la possibilità di imbarcare anche siluri a testata nucleare modello Mk 45…. Lasciamo fare a voi due conti rapidi sul potenziale distruttivo contenuto nel, Nathanael Greene. La Marina Statunitense ha ammesso che questo incidente è tra il più gravi che siano occorso alla sua flotta sottomarina nucleare, dopo quelli che hanno portato alla perdita dell’intero battello (immagine 2).

IMMAGI~4

Immagine 4 : un cane nato con gravi malformazioni causate dalle radiazioni emanate dal reattore della centrale di Chernobyl e esposto al museo dell’incidente a Kiev, in Ucraina. Immagine concessa in uso da Vincent de Groot

26 aprile Chernobyl. Pochi nomi come questo sono capaci di evocare angoscia, di incarnare l’immagine della tragedia, fino a diventarne un sinonimo (nota 8, immagini 4, 5 e 6). Non è un incidente nucleare militare, ma dopo Hiroshima e Nagasaky è di gran lunga il più grave, 7° grado della scala INES che misura la gravità di questi eventi. E’ 1.24 di notte: il reattore viene sottoposto in quei giorni a prove di funzionamento sotto stress, in particolare si stava provando per quanto tempo turbina e generatore riuscissero a produrre energia, anche dopo che  l’impianto di raffreddamento avesse cessato di produrre vapore. Per questo erano stati disabilitati alcuni sistemi di sicurezza. Nella sala di controllo non si percepisce, nei minuti precedenti, ciò che sta accadendo, perché la crescita del calore nel reattore è talmente rapida da superare la capacità di rilevamento degli strumenti. Il progetto del reattore RBMK 1000, raffreddato ad acqua pressurizzata e moderato con barre di grafite, come molti altri  reattori sovietici, non è nato per produrre energia, ma per arricchire il Plutonio a uso militare. Non ha sistemi secondari di contenimento, perché deve essere facile la sostituzione delle barre di combustibile, come in tutti i reattori di questo tipo.

IM9C2F~1

Immagine 5 : attorno alla centrale, immensi cimiteri di mezzi di ogni tipo restano abbandonati alla ruggine. Troppa la radioattività assorbita nei durante il lavoro attorno al reattore n. 4 scoperchiato. Nessuno conosce con certezza il destino di chi li ha utilizzati in quei terribili giorni….

Quando il personale nella sala di controllo comprende che qualcosa sta andando storto, è troppo tardi. Anzi, la decisione di rimettere nel nucleo le barre di assorbimento in grafite (che costituiva la fase finale del test)  non fece nient’altro che dare altro combustibile al rogo nucleare, perché le barre scesero solo parzialmente, bloccate nei condotti deformati dal calore. A quel punto tutto si fonde, dalle tubature spezzate l’acqua di raffreddamento raggiunge le barre in fusione nel basamento e evapora istantaneamente. L’idrogeno generato esplode scagliando attraverso il tetto dell’edificio i blocchi di cemento di contenimento, assieme ad almeno il 25% delle barre di Uranio e di quelle di grafite, come un vulcano in piena eruzione. Pulviscolo e vapore altamente radioattivi sono scagliati nell’atmosfera. Nella vicina città di Pripyat l’esplosione sveglia buona parte dei cittadini. Nell’impianto 3 persone sono morte istantaneamente, altre 28 entro poche ore moriranno per l’immensa quantità di radiazioni emesse: secondo i calcoli degli scienziati, fino a 400 volte le emissioni della bomba di Hiroshima. Dopo il solito tentativo di minimizzare o negare l’accaduto, durato peraltro alcuni cruciali giorni, di fronte alla nube radioattiva che attraversava l’Europa portando con se Iodio 131 e Cesio 137, il governo dell’URSS dovette ammettere  con gli altri Paesi la portata dell’incidente e chiedere aiuto alla comunità internazionale. L’ultimo dei 42 vigili del fuoco ed operai che intervengono immediatamente sul tetto e attorno al cuore del reattore, muore 96 giorni dopo la tragedia. I sovietici inviano migliaia di soldati a spostare freneticamente i detriti in fiamme dal tetto degli altri 3 reattori del complesso, a evacuare  città e villaggi per migliaia di chilometri quadrati attorno all’impianto. Le prime immagini concesse alle tv occidentali li mostrano lavorare davanti al mostro senza altro addosso che tute da protezione antincendio o maschere antigas. Come entrare nudi in un altoforno. Attorno al reattore sventrato si misurano coi contatori Geiger 20.000 Roentgen. Per capirsi, l’esposizione a soli 500 Roentgen in un’ora,  porta un essere umano alla morte entro le 5 ore successive. L’emissione del vapore ionizzato, fonte della più intensa contaminazione, cessa il 10 maggio. Quanti siano stati esposti alla fine dell’emergenza, cioè una volta rinchiuso il reattore in un immenso sarcofago di cemento e acciaio, non è dato sapere. Fino a tutto il 1987 erano stati contati 2.900 lavoratori civili e oltre 16.000 soldati nel cantiere. Anche se c’è chi parla di oltre 600mila “liquidatori”, certificati con attestato dello Stato,  che si avvicendarono a Chernobyl, spesso gettando direttamente nella fornace nucleare detriti e grafite, a mani nude. Circa 240.000 lavorarono all’interno dei 30 chilometri dal reattore, assorbendo dosi elevate di energia per più lungo tempo. A 26 anni di distanza, l’area per sempre inabitabile, le città fantasma, abbandonate in pochi giorni, le suppellettili lasciate parlano di vite spezzate in un momento. Gli oltre 1350 tra camion, cingolati, betoniere, gli elicotteri utilizzati per sganciare sul reattore scoperchiato boro, sabbia e dolomia,  abbandonati, completamente resi radioattivi; sono queste le parole mute che restano. Come le fotografie di tanti che si sono sacrificati in quelle ore. Le possiamo vedere a Kiev, al museo del disastro. O sulle tombe nei villaggi, da dove venivano quei soldati e quegli operai. Parlano i  casi di leucemia e  cancro alla tiroide, che molto spesso colpiscono i bambini: tra il 1987 e il 2005 ne sono stati conteggiati 6000 casi, nella popolazione giovanile esposta  direttamente alla contaminazione in Ucraina e Bielorussia, per cui statisticamente c’è da attendersi un incremento del trend, dovuto all’azione prolungata nel tempo di alcuni elementi radioattivi persistenti, oltre che dai danni immediati. Alcune fonti, come Greenpeace, hanno calcolato potranno raggiungere i 90.000. Anche se l’UNSCEAR (United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation, Comitato Scientifico delle Nazioni Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti) ha condotto 20 anni di dettagliata ricerca scientifica ed epidemiologica sugli effetti del disastro. A parte i 57 decessi direttamente ascrivibili all’incidente in sé, l’UNSCEAR ha originariamente predetto fino a 4,000 casi di tumori da attribuire all’incidente.  Al di là di questo, il sarcofago costruito allora sta rapidamente arrivando a fine vita, numerose crepe stanno creandosi, dopo 25 anni di radiazioni e una temperatura interna che in alcuni punti raggiunge ancora i 1000 gradi…. Il nocciolo e la struttura del reattore, ormai fusi assieme, sono sprofondati di altri 4 metri, seppur le fondamenta non siano state superate in nessun punto. Lì giace il “piede di elefante”, un ammasso di Uranio, Grafite e altri materiali colato dalla sala del reattore e solidificatosi in questa strana forma. Un robot lo ha fotografato durante una delle ispezioni sullo stato interno del sarcofago. Ma solo un robot poteva avvicinare quel mostro che  emette un’energia di 10.000 Roentgen all’ora, sufficiente a mandare in pezzi un corpo umano nel giro di pochi minuti. Ma quel che è peggio, la centrale si trova nel bacino naturale dei fiumi Pripyat e Dnepr, quest’ultimo sfocia nel Mar nero, lungo le sue rive vivono più di 30 milioni di persone. L’avvelenamento delle falde ed il rilascio nei fiumi di radionuclidi potrebbe avere conseguenze incalcolabili…29 aprile l’USS Atlanta, sottomarino da attacco appartenente alla classe Los Angeles, collide violentemente contro il fondale durante la navigazione attraverso lo stretto di Gibilterra, mentre sta entrando nel Mediterraneo (nota 9). Immediatamente il sistema di emergenza (Emergency Ballast Tank Blow System, sistema di espulsione di emergenza dalla cassa di zavorra) entrò immediatamente in azione spingendo tonnellate di acqua fuori dalla cassa ed il sottomarino riemerse rapidamente.

6

Immagine 6: sul pavimento di un edificio a Pripyat migliaia di maschere antigas, con cui migliaia di lavoratori operarono nell’area di interdizione attorno alla centrale. Totalmente inutili contro le radiazioni, sono un simbolo dell’impotenza di fronte al mostro.

Una prima ispezione dei sommozzatori di bordo confermò che l’impatto è stato tanto violento da riuscire a staccare la cassa di zavorra di prua dallo scafo in alcuni punti, mentre la fibra di vetro che costituisce l’isolante interno pendeva ridotta a brandelli…anche l’’impianto sonar fu danneggiato, lasciando il sottomarino privo di un apparato fondamentale per la navigazione subacquea. Dopo  aver raggiunto il porto di Gibilterra ed avere meglio considerato i danni escludendo ogni coinvolgimento del propulsore nucleare, il comando della 6° Flotta della US Navy  ritenne di far tornare l’Atlanta per le riparazioni alla base di Norfolk, in Virginia. La ricostruzione dei fatti compiuta dalla commissione d’inchiesta non riuscì del tutto a chiarire i motivi della collisione. I sottomarini oceanici moderni sono dotati di un sofisticato sistema di navigazione inerziale capace di calcolare, secondo la rotta seguita, la velocità del battello e le carte sottomarine, ogni correzione di rotta per evitare ogni ostacolo sommerso conosciuto. Tuttavia anche navigando alla bassa velocità di sei/sette nodi, cioè attorno agli 11 – 13 chilometri all’ora,  una nave che stazza 6.900 tonnellate e scivola in un liquido ha un notevole grado di inerzia alle correzioni. Per cui anche il sistema inerziale ha bisogno di essere periodicamente azzerato e riprogrammato prendendo dei punti di riferimento a livello periscopico, sia geografici  che basati sulle trasmissioni di radiofari o satelliti. La missione dell’Atlanta avveniva in un momento di grande tensione con il regime del rais libico Muhammar Gheddafi, schierato col blocco sovietico, che non riconosceva il limite di 21 miglia delle acque internazionali nel Golfo della Sirte ed era apertamente avversario degli Stati Uniti, appoggiando anche attività terroristiche (basti ricordare l’assalto allo scalo all’aeroporto di Roma della Hel Hal, la compagnia di bandiera Israeliana, costato 19 morti). Il 19 aprile aerei dell’USAF provenienti dall’Inghilterra e della US Navy lanciati da portaerei nel Mediterraneo avevano bombardato basi militari e la residenza di Gheddafi. Quindi si sospettava che il canale di Gibilterra fosse sorvegliato da spie libiche e il passaggio di un sottomarino da attacco armato di missili Cruise non passasse inosservato. Il primo ufficiale (in quel momento il capitano non era sul ponte comando ) durante il passaggio dello stretto probabilmente fu troppo condizionato da questo rischio e ritardò il rilevamento della posizione, causando l’errore nel sistema di navigazione inerziale e l’impatto con i rilievi sottomarini. In ogni caso, l’Atlanta tornò negli Stati Uniti con una lenta navigazione in superficie durata tre settimane….e con un nuovo comandante.

31 luglio il 1986 non è un anno fortunato per le forze subacquee americane: l’USS Guitarro (SSN 665) (nota 10), sottomarino a propulsione nucleare classe Sturgeon, subì un problema a una valvola mentre si trovava in navigazione. Le fonti della marina non hanno concesso altro all’informazione, sottolineando peraltro che nessun  apparato a bordo, men che meno nucleare, è rimasto danneggiato o ne ha corso il rischio….

3/6 ottobre nemmeno sul lato opposto della cortina d ferro il 1986 è un anno da ricordare…mentre a Chernobyl si combatte ancora la battaglia col reattore esploso, nell’Oceano Atlantico si sta preparando un’altra tragedia. Partito dal porto militare di Gadhzievo, vicino a Murmansk, il sottomarino K 219, un lanciamissili nucleari balistici classe Yankee I, sta pattugliando le acque a un migliaio di chilometri dalle isole Bermuda, posizione ottimale per un eventuale lancio diretto alla Est  Coast degli Stati Uniti (nota 11). Alle 5, 14 del mattino, durante un controllo al comparto n. 4 viene scoperta un’infiltrazione di acqua nel silo n. 6 (il terzo sulla fila di sinistra), contenente un missile balistico a doppia testata nucleare SS-N-6. Mentre l’ufficiale agli armamenti e un tecnico cercano di capire da dove arriva l’acqua, che sembra filtrare dal lato dei collegamenti elettrici all’arma, improvvisamente la perdita diventa una falla vera e propria. Immediatamente il comandante Igor Britanov ordinò alle 5.25 di risalire alla quota di 46 metri per sicurezza, mentre le pompe cercano di svuotare il comparto del missile. Alle 5.32 da sotto il missile si sprigionano dense nubi di fumo marrone: l’acqua marina aveva raggiunto il carburante liquido del missile e stava producendo vapori di acido nitrico. A questo punto l’ufficiale armiere dichiarò incidente in corso, i compartimenti stagni vengono chiusi, ma 9 uomini restano nel comparto n. IV interessato dall’avaria. L’equipaggio è esperto e in meno di un minuto sta mettendo in pratica le procedure di emergenza, ma alle 5.38 una forte esplosione avviene nel silo n. 6. La situazione precipita:  tre uomini sono stati uccisi dall’esplosione, altri sei sono in pericolo nel comparto missili, Britanov ordinò l’emersione rapida per disattivare i due reattori a acqua pressurizzata che potenziano il battello, ma  raggiunta la superficie il K 219 resta senza energia elettrica. Le barre di controllo vanno inserite secondo procedura manuale, ma nel comparto del reattore la temperatura stava salendo vertiginosamente. L’ufficiale alle macchine Belikov è riuscito a calare tre delle quattro barre, ma non ce l’ha fatta con la quarta. Un marinaio di leva, il ventenne Sergei Preminin, entrò nella camera di controllo, dove la temperatura ha raggiunto i 70 gradi e riuscì a far scendere l’ultima barra. Cercò a quel punto di riaprire il comparto, ma cadde esausto a terra. Nemmeno i compagni riuscirono più ad aprire dall’esterno la porta blindata della camera assistendo impotenti alla morte del marinaio. A questo punto il comando della Marina informato della situazione ordinò a Britanov di attendere una nave appoggio che trainasse il battello alla base di partenza. Una volta raggiunti da una nave da carico russa, si tentò il traino che però fu impossibile. A quel punto l’incendio ed i gas del propellente liquido resero impossibile restare sul sottomarino, così Britanov mandò il suo equipaggio sulla nave da carico, mentre lui rimase a bordo. Mosca, irritata da quello che pensa essere un atto di insubordinazione, solleva Britanov dal comando e ordinò all’ufficiale politico di far tornare Ma è ormai tardi : appesantito dall’acqua imbarcata e privo di controllo, prima dell’alba del 6 ottobre il K 219 affondò, trascinando con se i corpi di sei valorosi uomini, due reattori nucleari e sedici missili, con trentadue testate operative. Il K 219 si adagiò sulla piana abissale di Hatteras, a  circa 6000 metri di profondità, sotto una pressione titanica. Due anni dopo la nave oceanografica sovietica Keldysh fotografò il relitto ed eseguì campionature dell’acqua. Dal momento che il comandante Britanov nelle ultime ore disperate del K 219 aveva fatto aprire i portelli dei missili raggiunti dall’acqua per fare evacuare i vapori ed evitare altre esplosioni, numerosi missili sono usciti dai silo e risultano dispersi sul fondo oceanico. Il sottomarino si è spezzato in due giusto davanti alla torre e attorno al relitto fu riscontrata una lieve traccia di radioattività, il che non fa sperare bene per il futuro…Preminin e gli altri caduti furono insigniti di onorificenze alla memoria, di onorificenze, mentre il comandante Britanov fu posto sotto accusa per negligenza e sospetto sabotaggio, come nella peggior tradizione sovietica, confinato a Sverdlovsk in attesa di processo. Con le dimissioni del ministro della difesa Sergey Sokolov, dopo il caso Mathias Rust (il giovane tedesco che atterrò sulla Piazza Rossa con un piccolo aereo Cessna da turismo, in barba a tutta la difesa aerea russa) il comandante Britanov venne scagionato dalle accuse e il caso archiviato. Anche a livello internazionale l’incidente ebbe conseguenze: i militari sovietici reclamarono apertamente con il governo americano per la presenza di un sottomarino da attacco, l’USS Augusta (SSN 710), che tallonando troppo da vicino il k 219 lo avrebbe speronato, provocandola la falla che ha portato alla perdita del battello e a una grave minaccia per l’integrità dell’ambiente oceanico. I vertici della US Navy, di solito piuttosto parchi di commenti sulle attività subacquee, questa volta risposero seccamente (forse sorpresi dalla “Glasnost” sovietica) che non era avvenuto alcun inseguimento né alcuna collisione fra il K 219 e l’USS Augusta. Ma di là a pochi giorni, l’11 e il 12 ottobre a Reykjavik, in Islanda, il presidente statunitense Reagan e quello sovietico Gorbaciov si sarebbero incontrati per uno storico colloquio su progetti di guerre stellari americani e sullo spiegamento di missili nucleari russi a medio raggio in Europa. Per cui ci fu un tacito accordo a trattenere ciascuno i propri “mastini della guerra” e a glissare sulle polemiche reciproche.

20 ottobre  in realtà, che le marine americana e sovietica giocassero una pericolosa partita a rimpiattino a distanza ravvicinata era del resto dimostrato da numerosi casi di collisione accaduti nei decenni precedenti (nota 12). Anche nel caso dell’USS Augusta, impegnato a sorvegliare i sottomarini lanciamissili che incrociavano a largo degli Stati Uniti, se non con il K 219 è probabile abbia avuto un “contatto ravvicinato del terzo tipo” con un altro battello. Infatti, pochi giorni dopo, ritornato in pattuglia l’Augusta ebbe una collisione in immersione con un oggetto non identificato. Il battello dovette rientrare a Groton per gli accertamenti del caso sui danni subiti, quantificati in circa 3 milioni di dollari. La US Navy fu rapida nel dichiarare che l’impianto propulsivo nucleare era perfettamente integro e non aveva corso alcun rischio…fotografie prese pochi giorni dopo mostrano un sottomarino lanciamissili classe Delta I (identificato da alcune fonti russe come il K 279) con una evidente ammaccatura sulla parte destra della prua. E’ plausibile che l’Augusta stesse inseguendo questo sottomarino, e non il K 219…che a sua volta lo stesse portando a farsi agganciare da un sottomarino da attacco classe Victor, nell’eterna lotta tra preda e cacciatore…

di Davide Migliore


Note

(1) http://www.youtube.com/watch?v=wHylQRVN2Qs

http://lyricskeeper.it/it/sting/russians.html

Sting, “Russians”

(2) http://articles.latimes.com/1985-01-12/news/mn-9508_1_unarmed-missile

http://www.fbjs.facebook.com/note.php?note_id=217420051617134&comments

 Incidente del 11.02.1985 a un missile Pershing II  

http://en.wikipedia.org/wiki/MGM-31_Pershing

Missile Martin Marietta MGM 31Pershing II  

http://miamisburg.org/pershing_missile_56th_field_artillery_command.htm   

organigramma e storia della 56th Field Artillery Brigade della U.S. Army

http://www.fbjs.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.dtic.mil%2Fcgi-    

bin%2FGetTRDoc%3FAD%3DADP005343%26Location%3DU2%26doc%3DGetTRDoc.pdf&h

     =xAQHQiQ7Q&s=1

Relazione tecnica sull’incidente al missile Pershing II ad Heilbronn del 11.02.1985

(3) http://www.britishpathe.com/video/polaris-fired-from-h-m-s-resolution

Video British Pate del lancio  in immersione di un misslie Polaris dall’HMS Resolution (1968)

(4) http://robertamsterdam.com/2008/08/grigory_pasko_prelude_to_chernobyl/

Grigory Pasko, “Prelude to Chernobyl”, articolo sull’incidente di Chazhma Bay

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=16&ved=0CEgQFjAFOAo&url=http%3A%2F%2Fwww.ippnw-students.org%2FJapan%2FChazhmaBay.pdf&ei=_4qiUKbhOYuTswa3hoGgBw&usg=AFQjCNG2t1DPaq0lNboha4YqOKO5jw_x-Q&sig2=aUdZIpFDAbr7tsEDe9R5rA

Documento PDF,  International Physicians for the Prevention of Nuclear War, l’inquinamento nucleare a Chazhma Bay

http://spb.org.ru/bellona/ehome/russia/nfl/nfl8.htm#O17b

Bellona Report nr. 2:96. Written by: Thomas Nilsen, Igor Kudrik and Alexandr Nikitin, rapporto pubblicato dalla Bellona Foundation sugli incidenti che hanno colpito la flotta sottomarina nucleare sovietica fino agli anni ‘90.

(5) http://navysite.de/ssn/ssn579.htm

Incidente allo USS Swordfish

(6) http://navysite.de/ssn/ssn671.htm

http://www.mesotheliomaweb.org/mesothelioma/veterans/submarines/uss-narwhal

USS Narwhal SSN 671, incidente a sottomarino nucleare

(7) http://navysite.de/ssbn/ssbn636.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Nathanael_Greene_(SSBN-636)

L’incidente all’USS Nathanael Greene

(8) http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_%C4%8Cernobyl

Centrale nucleare di Cherbnobyl ,  disastro nucleare

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8088 

“In diretta da Chernobyl” di Charles Choi,

www.scientificamerican.com

(9) http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Atlanta_(SSN-712)             

http://navysite.de/ssn/ssn712.htm

Incidente all’USS Atlanta (SSN 712)

http://www.oocities.org/uss_atlanta_ssn/seastories.html

La collisione dell’USS Atlanta col fondo dello stretto di Gibilterra nella testimonianza del marinaio Glenn Damato

(10) http://navysite.de/ssn/ssn665.htm

 Incidente all’USS Guitarro

(11) http://english.pravda.ru/russia/politics/09-10-2012/122396-submarine_reagan_gorbachev-0/

http://en.wikipedia.org/wiki/Soviet_submarine_K-219

Hostile Waters (ISBN 0312966121) by Peter Huchthausen, Igor Kurdin and R. Alan White

L’affondamento del K 219 a largo delle Bermuda.

(12) http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Augusta_(SSN-710)

http://navysite.de/ssn/ssn710.htm

L’Uss Augusta e la presenza di sottomarini russi a largo delle coste americane, probabili casi di collisione.


Fonti generali

http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=428.0;wap2

Incidenti nucleari o potenzialmente nucleari dal 1971 ad oggi

http://lists.peacelink.it/armamenti/msg00252.html

Lista di incidenti a sottomarini e vascelli militari angloamericani dal 1945 

http://www.at1ce.org/themenreihe.p?c=United%20States%20submarine%20accidents

http://spb.org.ru/bellona/ehome/russia/nfl/nfl8.htm#O17b

Lista incidenti a sottomarini sovietici con cause

https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/books-and-monographs/a-cold-war-conundrum/source.htm sito ufficiale della C.I.A.

http://nuclearweaponarchive.org/index.html

The nuclear weapons archive

http://books.google.it/books?id=3wUAAAAAMBAJ&pg=PA23&lpg=PA23&dq=us+nuclear+submarine+accidents+1985&source=bl&ots=QvKSE3wTuu&sig=y6tbBUeneIb4ZiRAi6BYv-2tHOc&hl=it&sa=X&ei=3-mjUIuqFsfEsgbL-4DoAw&ved=0CCYQ6AEwATgK#v=onepage&q=us%20nuclear%20submarine%20accidents%201985&f=false

Bulletin of the Atomic Scientists, july/august 1989 issue

http://www.nukewatchinfo.org/nuclearweapons/index.html

Informazioni aggiornate sulla produziione di armamenti, sulle conseguenze mediche e ambientali della produzione di armi, iniziative pacifiste e di eliminazione degli armamenti nucleari.

http://bispensiero.blogspot.it/2007_05_01_archive.html

Blog con liste dei principali pericoli e situazione attuale della strategia atomica

http://archive.greenpeace.org/comms/nukes/chernob/rep02.html

http://www.rmiembassyus.org/Nuclear%20Issues.htm

http://www.web.net/~cnanw/a7.htm

10 mishaps that might have started an accidental nuclear war.

http://forum1.aimoo.com/American_Cold_War_Veterans/Cold-War-Casualties/Naval-Accidents-During-Cold-War-1-1579633.html

Incidenti navali con vittime durante la Guerra Fredda

Commenti (0)

Advertise Here

Foto da Flickr

Guarda tutte le foto

Advertise Here

LINK