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Le vignette di Charles Addams

Pubblicato il 31 ottobre 2016 da redazione

Charles Addams

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La famiglia Addams, tra umorismo nero e libertà di essere diversi.

Un giovane americano, nato nel primo decennio del Novecento, aveva una particolare propensione per l’immaginazione.
In famiglia era noto come mascalzone terribile e scherzoso, tanto che i suoi genitori gli misero in mano fogli e matite, per incanalare la sua indole inarrestabile in qualcosa di creativo (e di più tranquillo). Le monellerie non si fermarono di certo, ma forse, quel giorno, nel New Jersey dell’inizio del secolo scorso, era nato un simpatico disegnatore. Charles Samuel Addams diventò un fumettista in giovane età, pubblicando le sue prime tavole nella rivista scolastica della Westfield High School; dopo il diploma andò a New York ed iniziò a studiare arte alla Grand Central School of Art.
Senza troppe aspettative decise di inviare i propri disegni al The New Yorker – periodico statunitense nato nel 1925 – ma, dimenticandosi di lasciare il proprio recapito per essere ricontattato, avrebbe scoperto fortuitamente, solo qualche mese dopo, che le sue vignette erano state accettate. La morte iniziò a giocare con la sua vita nel 1933, quando, venuto a mancare suo padre, dovette lasciare gli studi per trovare un lavoro che gli permettesse di essere indipendente. Venne assunto nella rivista True Detective, con il bizzarro compito di eliminare graficamente il sangue dalle fotografie di cadaveri. Macabro? Probabilmente. Ma l’ambiguo gioco tra cinico, triste, comico e paradossale continuerà ad accompagnare la vita e la carriera del giovane Addams, costruendone la fortuna. Fu così che, passato qualche tempo, Charles iniziò a disegnare nelle proprie vignette una serie di personaggi ricorrenti; figure semplici, riconoscibili e quasi familiari, a cui l’illustratore decise addirittura di dare il proprio nome. Era nata la Famiglia Addams, che sin dalla prima apparizione, nel 1938, destò grandissima curiosità per l’irriverenza e la singolarità dei messaggi che rappresentava.

 

La Famiglia Addams

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I membri di questa bizzarra famiglia erano riconoscibili nelle loro caratteristiche fisiche e caratteriali, ma non ebbero un nome prima degli anni Sessanta, quando la fama delle vignette di Addams fu tale da indurre David Levy, produttore americano, a decidere di trasformarne le avventure in una serie televisiva che andò in onda sul canale ABC dal 1964 al 1966. Fu lo stesso Addams a scegliere i nomi per ciascun componente della propria famiglia, completando così, in modo esaustivo, la creazione di alcuni tra i personaggi immaginari mediatici più noti della modernità.
Allo 0001 di Cemetery Lane, dunque, si erge, nelle vignette, come nella serie televisiva, una macabra villetta scura, circondata da un cimitero decadente e da una palude stagnante. Gli abitanti della magione Addams sono macchiette buffe e maschere di un teatrino costruito con incredibile accuratezza.
Gomez, il padre di famiglia, vanitoso, infantile e appassionato, è restio al lavoro, ma ricco sfondato. Sua moglie, la bella Morticia, pallida e longilinea, si distingue per eleganza e proverbiale inclinazione per l’oscuro. I rampolli, Mercoledì e Pugsley, austera la prima, vivace il secondo, giocano scambiandosi torture reciproche, affinando tra di loro la pratica di scherzi malvagi e cruenti da riserbare ai loro nemici. La nonna, non definita chiaramente – nelle vignette nasce come madre di Morticia, ma nella serie viene presentata come madre di Gomez – è maestra di pozioni e incantesimi d’ogni tipo. Fester – zio di Morticia nelle vignette e nella serie, ma fratello di Gomez nei film degli anni ’90 – è un uomo goffo e timido, appassionato di esplosivi. A completare il quadretto familiare vi sono poi Lurch, fido maggiordomo, dall’aspetto raccapricciante, e Mano, una vera e propria mano mozzata, che accompagna gli Addams come un simpatico animaletto domestico. Nello stile fumettistico di Charles Addams, la stranezza dei suoi personaggi è accentuata da un umorismo nero, che spicca fortemente nelle scene in cui la famiglia Addams entri a contatto con estranei non coinvolti nei suoi interessi oscuri. La fascinazione per i veleni, il sangue e la morte che caratterizza ciascun protagonista è completamente esorcizzata e alleggerita proprio nella contrapposizione che l’autore crea tra gli Addams e il mondo esterno. Charles infatti rappresenta gli antagonisti dei propri personaggi come una caricatura cinica del tipico borghese pieno di ipocrisia e finto moralismo; sono moltissimi infatti coloro che, pur isolando la famiglia Addams e giudicandola folle e pericolosa, non evitano di sfruttarla e ingannarla pur di trarre un qualche tornaconto dall’ingente fortuna economica che la caratterizza. Gli Addams sono decisamente diversi dagli altri, ma non sono dei mostri, se non agli occhi di chi non sa fare altro che additare la diversità come negativa. L’autore dipinge infatti la sua famiglia immaginaria come una famiglia tenuta insieme da legami e tradizioni che si pongono come valori assolutamente positivi, sotto ogni punto di vista. Il contesto in cui è collocata questa famiglia potrebbe sembrare, ad un primo sguardo, uno scenario raccapricciante, in cui non si sprecano presenze cupe, tetre lapidi, animali bizzarri e macabri passatempi, ma, attraverso i suoi disegni, Charles Addams ci parla con ironia e leggerezza di tematiche importanti, avvicinando gli estimatori della sua famiglia sgangherata all’esorcizzazione delle paure più ancestrali e al rifiuto dei pregiudizi e del terrore della diversità. Le vignette di Addams ci ricordano che la morte e la vita possono essere prese come un gioco e che non bisogna vivere circondati da tabù, perché ogni sentimento ha valore di per sé e non vi sono emozioni da evitare o da temere a priori. La rabbia, la tristezza o la paura sono sensazioni più o meno belle della gioia o dell’euforia? E’ meglio un temporale con tuoni e fulmini o una bella giornata di sole? Per l’illustratore del New Jersey non è mai possibile dare a questi interrogativi una risposta univoca.
Dietro alla simpatica e giocosa atmosfera che, seppur con immagini grottesche e tetre, Charles Addams crea coi suoi disegni, è possibile trovare, scavando sotto alla superficie comica e un po’ cinica, una filosofia antica e vera: gli opposti non si negano tra loro, ma fanno parte entrambi di una stessa realtà che ha bisogno di tutti i suoi elementi per funzionare.

 

La morte è parte della vita

Giorno della morte_1

 

La morte è parte della vita, dunque, e gli Addams – attraverso il loro omonimo ideatore – mostrano come celebrare e ricordare questo aspetto della realtà contribuisca a dare valore e intensità al momento di vita presente. Nel disegno, come nella realtà, dunque, la vera mostruosità spesso sta negli occhi di chi guarda e di chi rifiuta tutto ciò che non è in grado di capire.
Eppure non sono soltanto i temi della diversità o della morte quelli evocati dai personaggi ideati dal disegnatore statunitense; importantissimo è anche il tema della memoria, del rispetto delle tradizioni, dell’importanza di rendere onore a chi è vissuto prima di noi, in un’ottica antica (e un po’ foscoliana) della morte, che vede negli onori funebri, nei rituali di commemorazione e nell’elogio di chi è passato a miglior vita un modo sublime e poetico per conservare la memoria storica e affettiva, imparando così a interpretare e a conoscere meglio il presente.
Certamente però, al di là di ogni possibile interpretazione, la chiave giusta per avvicinarsi alle avventure di questa famiglia è quella di chi abbia voglia di sorridere e di non prendersi troppo sul serio. È tutto un gioco in fondo – ci dice Charles Addams – ma non bisogna mai sottovalutare la profondità leggera della fantasia.

 

CharlesAdams Life Magazine 1962

 

Charles Addams_5

Chi è veramente capace di fare paura? L’illustratore ci mostra come tutti, a proprio modo, possano essere un po’ mostriciattoli per gioco, ma se il gioco finisce, i veri personaggi da temere sono solo quelli sempre disposti ad additare gli altri. La famiglia che Charles racconta, per quanto caricaturale, è infatti un modello di famiglia cui lo stesso autore fa riferimento, con l’immaginazione, dando ai personaggi il proprio cognome. I protagonisti sono buffi e coraggiosi, non tanto perché non hanno paura della morte, ma piuttosto per il fatto di non aver timore di essere sé stessi e di mostrare quello che provano gli uni per gli altri, nel bene e nel male. Si può tornare bambini dunque o accorgersi che una parte di noi non è mai del tutto cresciuta, senza dimenticare però che anche scherzando e prendendosi in giro, ci sono cose importanti che, persino giocando, non vanno dimenticate.
Le vignette di Addams ormai sono parte di un passato in bianco e nero e il loro sottile umorismo dolceamaro è forse considerato un po’ anacronistico ai giorni nostri, eppure i suoi personaggi, per quanto strani e teneramente trash, aleggiano ancora oggi nell’immaginario collettivo – anche attraverso riprese cinematografiche più o meno felici – ricordandoci che la paura è solo questione di punti di vista e, se si conserva il buon senso e il rispetto di se stessi e degli altri, non esiste il confine tra normalità e anormalità, tra uguale e diverso, tra buono e cattivo, perché la tolleranza e il rifiuto dei preconcetti sono le basi imprescindibili per conservare qualcosa di prezioso per tutti, al di là del bene e del male, della vita e della morte, del presente e del passato: la libertà.

Mariaelena Micali

1 Comments For This Post

  1. Bianca Says:

    Grazie, utilissimo!! Sono in terza media e stavo pensando alla famiglia Addams e al tema della diversità come argomento d’Esame, quindi… mi è servito molto.
    :)

    Bianca

    Ps. Non ho messo la mia vera email per questioni di privacy, scusate!

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