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Studenti alla lavagna

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Scuole pubbliche coreane: un sistema educativo inflessibile

Pubblicato il 07 febbraio 2018 by redazione

Tre anni di scuola materna, sei di scuola elementare, tre di scuola media inferiore (fin qui a frequenza obbligatoria) e tre di scuola media superiore, quattro di università e due anni di master post lauream: secondo i risultati del progetto PISA (Programme for International Student Assessment), indagine internazionale promossa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il sistema educativo coreano non può essere che uno dei migliori tre in tutto il mondo. Dati alla mano, nel 2003 la Corea del Sud è al terzo posto per le capacità dei propri studenti (in un campione di 4.500 e 10.000) nella matematica, al secondo nella lettura e al primo nella materia del problem solving, capacità di trovare una soluzione logica per un ogni tipo di problema.

Nel 2006 i numeri non si smentiscono: quarta nella matematica e undicesima nelle scienze, la Corea del Sud scatta al primo posto nella lettura. Ma non basta. Il 95% dei coreani di età compresa tra i 25 e i 34 anni (il tasso più alto al mondo) possiede un diploma di scuola superiore e l’82% dei diplomati prosegue con l’istruzione post-secondaria: spesso essa avviene negli Stati Uniti, grazie all’ottima conoscenza della lingua inglese impartite dagli 8.546 docenti di madrelingua inseriti, dal 2010 a oggi, nelle scuole coreane attraverso un programma sponsorizzato dal Governo. La domanda che ora sorge spontanea è come faccia un Paese che fino a poco tempo fa era quasi sconosciuto ad aver raggiunto (e mantenuto) tali livelli di eccellenza: la risposta sta nella rigorosissima disciplina impartita ai giovani coreani fin dalla tenera età. Si parla di ritmi che sfiorano le quattordici ore di studio al giorno, effettuate tra la scuola e gli appositi centri di socializzazione extrascolastica, al punto di sacrificare all’ istruzione anche il tempo libero: lo pretendo i genitori, lo esigono gli insegnanti, lo praticano gli studenti, soprattutto in vista di un’università (405 in tutto il Paese, con un numero complessivo di 3,56 milioni di studenti e 73.072 studenti) in cui l’ammissione è un’ardua impresa. Ma tanta severità cela, dietro di sé, non poche ombre: per esempio solo recentemente è stata resa obbligatoria, in tutta la Corea del Sud, la chiusura dei centri extrascolastici entro e non oltre le ore 22, con conseguente uso di “ronde” delle pattuglie di funzionari che invogliassero gli insegnanti più intransigenti a lasciare liberi gli studenti di tornare a casa. Altro tasto dolente dell’ inflessibile sistema scolastico coreano è l’uso della violenza che, sottoforma di pene corporali, viene inflitta ai giovani studenti: da sempre utilizzata come “metodo educativo” e per questo spesso ignorata, è del luglio 2010 la decisione dell’Ufficio Scolastico dell’area metropolitana di Seoul di interrompere queste pratiche, definite ufficialmente deprecabili dalla legge coreana. Sadismo? Cattiveria? Metodi spiccioli per rendere i giovani più aggressivi e quindi farli avanzare nella società? Forse no: come è tradizione centenaria soprattutto nel Sud, ancora oggi sopravvive il sŏdang, la scuola-villaggio che, in ogni paese della Corea, si prende cura dell’istruzione dei ragazzi seguendo le antiche e sistematiche regole di cultura ed etichetta. Severi maestri spiegano e insegnano infatti ai giovani le grandi virtù della riverenza per gli antenati, del rispetto per gli anziani, dell’attenzione verso gli altri, di moderazione, altruismo e pazienza: tutti valori delle antichissime religioni taoista e confuciana, che gli studenti devono introiettare e mettere in pratica nella loro vita comune. Un patrimonio culturale che è quasi diventato genetico e al quale, nonostante alcuni metodi opinabili, gli Occidentali non devono che guardare con grande considerazione.

di Clara Amodeo

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27 i vincitori del concorso annuale di traduzione Juvenes Translatore

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27 i vincitori del concorso annuale di traduzione Juvenes Translatore

Pubblicato il 29 gennaio 2013 by redazione

Bruxelles, 28 gennaio 2013

i vincitoriComplimenti ai giovani traduttori dell’UE!

Sono stati resi noti i nomi dei 27 vincitori del concorso annuale di traduzione Juvenes Translatores indetto dalla Commissione europea e riservato agli studenti della scuola secondaria. Più di 3 000 studenti di 750 scuole hanno partecipato al concorso nel novembre 2012. I vincitori, uno per ciascun paese dell’UE, saranno invitati a presenziare a una cerimonia di premiazione che si terrà a Bruxelles l’11 aprile per ricevere i premi dalle mani della Commissaria Androulla Vassiliou, oltre ad avere l’opportunità di vedere i traduttori della Commissione al lavoro.

“Il concorso è un modo eccellente di promuovere l’apprendimento delle lingue e la traduzione quale opzione di carriera. Le competenze linguistiche sono un’enorme ricchezza: ampliano gli orizzonti e possono accrescere l’occupabilità, cosa particolarmente importante nell’attuale situazione economica“, ha affermato Androulla Vassiliou, Commissaria responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù.

I concorrenti hanno tradotto un testo di una pagina scegliendo una delle 506 combinazioni linguistiche possibili tra le 23 lingue ufficiali dell’UE: la lingua di partenza poteva essere una qualsiasi delle 23 lingue ufficiali. I vincitori presentano un buon equilibrio in termini di diversità linguistica: infatti 11 hanno tradotto dall’inglese, 5 dal francese, 5 dallo spagnolo, 4 (tra cui la vincitrice italiana) dal tedesco, 1 dall’estone e 1 dall’irlandese. I testi sono stati valutati dai traduttori della Commissione.

Il concorso, organizzato per la prima volta nel 2007, è sempre più popolare. Circa 1 750 scuole si sono iscritte all’edizione 2012-2013, ma per motivi logistici il numero dei partecipanti è stato ridotto a 750 mediante una selezione casuale via computer. Il concorso è ben presente sui social network: infatti studenti, insegnanti e operatori professionali possono interagire su Facebook, Twitter e su un blog.

Il concorso dà alle scuole anche l’opportunità di apprendere l’una dall’altra e di sperimentare diversi metodi di insegnamento delle lingue. La scuola “Salzmannschule Schnepfenthal” in Turingia (Germania) merita di essere seguita con attenzione: i suoi studenti hanno vinto il titolo tre volte. Ma anche il Liceo Linguistico Europeo paritario S. B. Capitanio di Bergamo, frequentato dalla vincitrice italiana di quest’anno Francesca Magri, è già alla seconda vittoria. “Aderiamo al concorso ormai da cinque anni e siamo sempre più convinti che per i nostri studenti esso sia un’occasione per mettere alla prova non solo le loro competenze linguistiche, ma anche la loro creatività. E i risultati sembrano darci ragione visto che è la seconda volta che vinciamo questo concorso!” osserva la Professoressa Carla Giudice, che ha curato lo svolgimento del concorso per la scuola bergamasca. Dal canto suo, la vincitrice Francesca Magri commenta: “Ho partecipato traducendo dal tedesco, lingua che studio da tre anni e alla quale mi sono particolarmente affezionata. Partecipare a questo concorso mi ha dato l’occasione di avvicinarmi al mondo della traduzione, molto più complicato e affascinante di quanto mi aspettassi. Tradurre un testo da una lingua ad un’altra è ben lungi dal darne una traduzione sterile e perfettamente combaciante. È interpretare una frase, riscriverla colorandola di tutte le sfumature che presenta nella sua lingua madre, prendendo tutte le libertà che il traduttore si concede. Il concorso è stato inoltre un modo – per me efficace – di misurare me stessa e le mie capacità.”

I testi da tradurre avevano per tema la solidarietà tra le generazioni, che era anche la tematica dell’Anno europeo 2012, e spaziavano da casi di giovani che insegnavano ai vecchi come usare il computer a lezioni di storia impartite dagli anziani ai bambini. I testi sono stati compilati dai traduttori della Commissione per assicurare lo stesso livello di difficoltà in tutte le lingue.

Gli studenti croati potranno partecipare per la prima volta all’edizione 2013-2014 del concorso dopo che il loro paese avrà aderito all’UE e il croato sarà diventato la ventiquattresima lingua ufficiale.

Contesto

Il concorso ”Juvenes Translatores” (che in latino significa ”giovani traduttori”) è organizzato ogni anno dalla Direzione generale della Traduzione della Commissione europea. Il suo obiettivo è promuovere l’apprendimento delle lingue nelle scuole e consentire ai giovani di farsi un’idea di come funziona il mestiere del traduttore. Il concorso è aperto agli studenti delle scuole secondarie che hanno 17 anni di età (nell’edizione 2012-2013 si trattava dei giovani nati nel 1995) e si tiene contemporaneamente in tutte le scuole selezionate in tutta Europa. Il concorso ha spronato alcuni dei partecipanti a intraprendere studi di lingue e a diventare traduttori.

I vincitori (con la combinazione linguistica scelta per il test) e le loro scuole

PAESE VINCITORE SCUOLA
Austria Sophie Maurer (ES-DE) Sir-Karl-Popper-Schule/Wiedner Gymnasium, Wien
Belgio Juliette Louvegny (DE-FR) Collège du Christ-Roi, Ottignies
Bulgaria Пламена Малева (DE-BG) Езикова гимназия „Проф. д-р Асен Златаров“, Велико Търново,
Cipro Μαρία Μυριανθοπούλο (EN-EL) Ενιαίο Λύκειο Κύκκου Α, Λευκωσία
Repubblica ceca Daniela Ottová (EN-CS) Gymnázium a Střední odborná škola, Jilemnice
Danimarca Maria Priego Christiansen (ES-DA) Rybners stx, Esbjerg
Estonia Eeva Aleksejev (FR-ET) Gustav Adolfi Gümnaasium, Tallinn
Finlandia Annika Metso (FR-FI) Puolalanmäen lukio, Turku
Francia Lou Barra-Thibaudeau (ES-FR) Lycée Victor Hugo, Poitiers
Germania Valentin Donath (ET-DE) Salzmannschule Schnepfenthal, Waltershausen
Grecia Μαρία Φανή Δεδεμπίλη (ES-EL) Γενικό Λύκειο Βέλου, Βέλο Κορινθίας
Ungheria Rebeka Tóth (EN-HU) Erkel Ferenc Gimnázium és Informatikai Szakképző Iskola, Gyula
Irlanda Maeve Walsh (GA-EN) Loreto High School Beaufort, Dublin
Italia Francesca Magri (DE-IT) Liceo Linguistico Europeo paritario S.B. Capitanio, Bergamo
Lettonia Elvis Ruža (EN-LV) Mērsraga vidusskola, Mērsrags
Lituania Giedrė Pupšytė (EN-LT) Žemaičių Naumiesčio gimnazija, Šilutės rajonas
Lussemburgo Sophie Schmiz (FR-DE) Athénée de Luxembourg
Malta Janice Valentina Bonnici (EN-MT) G.F. Abela Junior College
Paesi Bassi Anne-Mieke Thieme (EN-NL) Marnix College, Ede
Polonia Urszula Iskrzycka (EN-PL) I Liceum Ogólnokształcące im. K.Miarki, Mikołów, śląskie
Portogallo Catarina Pinho (ES-PT) Escola Secundária de Rio Tinto, Rio Tinto
Romania Diana Alexandra Amariei (FR-RO) Liceul Teoretic Sfantu-Nicolae, Gheorgheni, jud.Harghita
Slovacchia Lenka Mišíková (FR-SK) Gymnázium bilingválne, Žilina
Slovenia Gita Mihelčič (EN-SL) Gimnazija in srednja šola Kočevje, Kočevje
Spagna Jaime Bas Domínguez (EN-ES) IES El Burgo de Las Rozas, Las Rozas, Madrid
Svezia Agnes Forsberg (EN-SV) Johannes Hedberggymnasiet, Helsingborg
Regno Unito Angus Russell (DE-EN) City of London School, London

 

Il testo inglese da tradurre

Sharing to learn

You’re never going to believe this, but I’m turning into a history nerd! And not just me; our whole class are getting into history. We all used to hate it – that endless procession of kings and queens, with wars and treaties thrown in to give us more to learn. But this year, inspired by something she heard on the radio about solidarity between generations, our teacher came up with an amazing idea. Once a fortnight a pensioner comes in to talk to us about what life was like when they were our age. They bring the past to life with all their fascinating anecdotes – and it’s not just “good-old-days” nostalgia either; we’ve learned about rationing and austerity in the forties and fifties, all the social changes in the sixties, and the oil crisis and the birth of the green movement in the seventies. What makes it special is that they all actually lived through these things: one of them even went to see The Beatles and brought in the ticket to show us. It’s hard to imagine a time when lots of people didn’t have phones in their houses or even a TV, but their talks make it somehow easier to understand why the world is as it is today. All the pensioners are coming in voluntarily; they’re not being paid. But it’s not all one-way traffic, and that’s the beauty of this scheme. Our teacher realised that we could do our bit too. While we’ve all grown up with computers and electronics, for many older people using a computer is as alien as, say, playing football in the street would be for us. They feel they’ve got to learn to use IT or they’ll just be left behind. Even on telly everyone is always talking about going online, and some of them just feel lost. So we’ve each been assigned tutees, whom we go and visit and help to use the computer. It’s funny how many of them are frightened that if they press the wrong button, everything will collapse or explode or something. We show them that it’s not like that at all. All we’re really doing is teaching them to overcome their fear, but you get a kick out of helping them to write e-mails, fill in online forms or order food from the supermarket. I even showed someone how to use Skype to talk to her granddaughter in Australia the other day. She was so grateful I thought she was going to cry! So we’re learning about the past and doing something really worthwhile at the same time. Perhaps the only downside is that we’re also eating an inordinate amount of cakes and biscuits!

Quello Italiano

Dalla bacheca della facoltà di Geologia dell’Università di Napoli: Baratto di tempo

Ricordate l’epoca (forse felice) in cui il denaro non esisteva e al massimo si utilizzavano le conchiglie? In tempi di crisi economica e di tasche vuote abbiamo pensato di rispolverare il vecchio baratto e di rilanciarlo in versione moderna per vedere se poteva ancora funzionare. E sapete una cosa? Funziona! E può essere anche molto divertente! Provare per credere… Forse non tutti sanno che l’Università (incredibile ma vero!) ci ha messo a disposizione nei weekend l’aula 43 del terzo piano, con una decina di computer, molti tavoli, qualche armadietto. A partire dal mese scorso, in questo spazio, il sabato e la domenica c’è un via vai incredibile di persone di tutte le età disposte a trasmettere il loro sapere e a condividere le loro esperienze nei campi più vari, pronte a insegnare quello che sanno fare a chi è interessato e a loro volta desiderose di imparare qualcosa. L’ambiente è quanto mai conviviale. Non avete idea di quante persone anziane o di mezza età sono venute per imparare ad usare il computer, a scrivere ed inviare email, a scoprire come navigare su Internet o telefonare via Skype. Per loro si è aperto un mondo nuovo che sembrava remoto e irraggiungibile e per gli studenti, perennemente interconnessi e superinformaticizzati, non è stato certo un problema fare da guide! E in cambio? C’è stato solo l’imbarazzo della scelta! Le nonne hanno svelato i trucchi di arti semidimenticate come il ricamo e il lavoro a maglia e hanno trovato proseliti entusiasti non solo tra le ragazze, ma anche tra i ragazzi. I nonni hanno rivelato doti insospettabili di provetti meccanici e biciclettai risolvendo rapidamente problemi di ruote bucate, bulloni svitati e freni allentati. E poi chi ha portato ricette di cucina, chi insegnato passi di danza, chi l’arte del riciclo e del fai da te e chi più ne ha, più ne metta. Sono nate nuove amicizie, una vera e propria gara di solidarietà tra persone di generazioni diverse. Per molti è stata una bella sorpresa, per altri una riscoperta: anche se ci dividono decenni, a volte addirittura mezzo secolo, possono esserci terreni d’intesa e complicità. E voi? Avete del tempo libero? Volete imparare o condividere qualcosa? Investirvi in qualcosa di alternativo? Venite anche voi! Scoprirete che l’amicizia non ha età se vi sono interessi in comune…

Per ulteriori informazioni:

Sito web del concorso: ec.europa.eu/translatores

Facebook: facebook.com/translatores

Twitter: @translatores

Blog JT per gli insegnanti: http://blogs.ec.europa.eu/translatores/

DG Traduzione: ec.europa.eu/dgs/translation

Persone da contattare:

Dennis Abbott  (+32 2 295 92 58); Twitter: @DennisAbbott

Dina Avraam  (+32 2 295 96 67)

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Cambiamos Europa

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Cambiamos Europa

Pubblicato il 19 dicembre 2012 by redazione

euAlle prese con una crisi che minaccia addirittura l’esistenza dell’euro, l’Unione Europea si appresta a prendere decisioni che avranno pesanti conseguenze per il suo futuro e per quello della sua economia. Le proposte attualmente avanzate nel « pacchetto di governo economico » rappresentano, secondo noi, una minaccia senza precedenti per i valori ed i principi fondamentali del nostro comune destino : solidarietà, giustizia sociale, eguaglianza di opportunità e sviluppo sostenibile. In nome della necessaria responsabilità di bilancio, queste scelte ideologiche mettono in pericolo la coesione sociale fra europei e la nostra comune capacità di assicurare la transizione ecologica delle nostre economie. In particolare, si rischia di sacrificare un’intera generazione di giovani in un gran numero di paesi, giovani già colpiti fortemente dalla disoccupazione, che si sentono sempre più esclusi e respinti invece di poter partecipare pienamente alla costruzione del loro futuro.

E’ ovvio per noi che assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche è un obiettivo politico essenziale : esse sono uno strumento chiave al servizio di beni comuni quali la coesione sociale o la protezione dell’ambiente. Ed è vero che la crisi che stiamo vivendo ha significativamente deteriorato le finanze pubbliche in Europa. Ma, pur avendo il settore pubblico la sua parte di responsabilità, le cause della crisi sono prima di tutto da ricercarsi nel settore privato: aumento delle disparità salariali, eccessivo indebitamento, e « bolle » speculative generate da una finanza irresponsabile.

Le misure annunciate non rispondono a queste difficoltà. Al contrario, sono ingiuste, inefficaci ed inappropriate. Privandoci di un futuro comune, ci riportebbero ad un passato che pensavamo sepolto per sempre – quello di esacerbati egoismi nazionali, di enormi ingiustizie sociali, e di estremismi di ogni sorta. Qui si rischia di trasformare la crisi economica attuale in crisi politica.

Gli Europei debbono svegliarsi finchè sono ancora in tempo, rinnovando la loro adesione ai valori dei Padri fondatori nella prospettiva di un futuro comune e condiviso. Le nostre società non sopravviveranno ad anni di declino economico e sociale, generati da una cieca austerita. Secondo tale logica, saranno principalmente i lavoratori a dover sopportare il peso della crisi attraverso riduzioni salariali. Tiriamo invece, e collettivamente, le vere lezioni dalla crisi che ci ha colpito. Gli speculatori di ogni specie si sono nutriti dell’assenza di regole e di appropriati meccanismi di sorveglianza. Imporre ai governi europei una cura brutale di austerità e colpire i salari non farà che peggiorare tali fragilità anziche porvi rimedio. In più, il rafforzamento del sistema di sanzioni su tali basi non farà che alimentare l’ostilità fra paesi. La zona euro deve difendere la sua moneta comune e sostenere imperativamente i suoi membri in difficoltà, perchè ciò è vitale per l’Europa nel suo insieme.

Occorre che le maggioranze conservatrici al Consiglio dei Ministri e nel Parlamento europeo che vogliono imporre tali inaccettabili misure prendano una volta per tutte coscienza dell’errore che stanno per commettere. In questi momenti difficili, bisogna al contrario far prova di audacia e di immaginazione, formulando una nuova, diversa risposta politica. E’ possibile risanare la finanze pubbliche senza annientare lo sviluppo economico e gli investimenti in materia di istruzione, ricerca, energie rinnovabili, e senza alimentare l’ingiustizia sociale e l’esclusione. E’ possibile ritrovare margini di bilancio essendo coraggiosi ed innovatori. Per farlo, occorre innanzi tutto che tutti gli Stati membri contribuiscano a questo sforzo insieme – sia quelli in surplus che quelli in deficit commerciale. In tutti i Paesi, bisogna poi proteggere gli investimenti pubblici produttivi dall’austerità finanziaria, e raccogliere sotto forma di Euro obbligazioni una parte del debito pubblico degli Stati membri per ridurne il costo globale, e creare le basi di una politica fiscale europea comune, garante di entrate giuste, efficaci e sostenibili. Occorre diminuire il carico fiscale sui redditi da lavoro ed aumentare quello sui redditi da capitale, combattere l’evasione fiscale, creare una vera fiscalità ecologica e introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. I governi europei debbono vegliare affinchè i salari più elevati e i redditi da capitale contribuiscano equamente allo sforzo generale di risanamento, per evitare che siano i salari e redditi medio bassi a pagare per tutti.

Noi non auspichiamo soluzioni semplicistiche o irresponsabili, vogliamo un progetto di modernizzazione economica grazie a politiche responsabili, equilibrate, intelligenti e pienamente rispettose dei valori sui quali poggia il progetto europeo. Chiamiamo a raccolta tutti quelli che condividono le nostre convinzioni, affinchè firmino questo appello, per dare all’Europa un’altra politica di uscita dalla crisi, che rafforzi l’Europa stessa, invece di continuare ad indebolirla.

6 giugno 2011

La lista dei primi firmatari include :

Martin Schulz (President of the European Parliament)

Rebecca Harms (Co-President of the Greens/EFA Group in the European Parliament)

Daniel Cohn-Bendit (Co-President of the Greens/EFA Group in the European Parliament)

Poul Nyrup Rasmussen (President of the Party of European Socialists, former Prime Minister of Denmark)

Philippe Lamberts (Co-chair of the European Green Party)

Monica Frassoni (Co-chair of the European Green Party)

Jacques Delors (former President of the European Commission )

Bernadette Ségol (General Secretary of the European Trade Union Confederation)

Sigmar Gabriel (Leader of the SPD, Germany)

Martine Aubry (Leader of French Socialist Party)

Claudia Roth (Bundesvorsitzende Bündnis 90/Die Grünen, Germany)

Pierluigi Bersani (General Secretary of Partito Democratico, Italy)

Elio Di Rupo (President of Belgian Socialist Party)

Cécile Duflot (National Secretary, Europe écologie/les verts, France)

Caroline Gennez (President of sp.a, Belgium)

Sarah Turine (Co-Chair, Belgian Green Party Ecolo)

Wouter Van Besien (Chair, Belgian Green Party (Groen)

Massimo D’Alema (President of the FEPS and Former Italian Prime Minister)

Jürgen Trittin (Group leader of the Greens in the German Bundestag)

Mário Soares (former President and former Prime Minister of Portugal)

Stephen Hughes (Vice-chair of the Progressive Alliance of Socialists and Democrats in the European Parliament)

Rovana Plumb (Vice-chair of the Progressive Alliance of Socialists and Democrats in the European Parliament)

Udo Bullmann (Coordinator of Socialists and Democrats, Economic committee, European Parliament)

Sven Giegold (Coordinator of Greens, Economic committee, European Parliament)

Jürgen Klute (Coordinator of GUE, Economic committee, European Parliament)

Elisa Ferreira (Member of the European Parliament, S&D Group, Portugal)

Liem Hoang Ngoc (Member of the European Parliament, S&D Group, France)

Edward Scicluna (Member of the European Parliament, S&D Group, Malta)

Claus Matecki (Member of the Executive Board, DGB Germany)

Prof. Klaus Staeck (Graphist and lawyer, Germany)

Dr. Gustav Horn (Scientific Director, Macroeconomic Policy Institute, Hans-Böckler Foundation, Germany)

Albrecht Müller (Editor nachdenkseiten.de)

Nichi Vendola (President of Apulia Region and President of “Sinistra Ecologia e Libertà”)

Josep Borrell Fontelles (President of the European University Institute, Italy)

 

For a European Socialist Alternative

THE MANIFESTO

FOR A EUROPEAN SOCIALIST ALTERNATIVE

Europeans can now see for themselves the consequences of the right being in power in nearly all member states and calling the shots in Brussels. The right’s handling of the sovereign debt crisis over the last two years has been a sorry saga of political mismanagement and economic illiteracy. Europe’s citizens will now pay the price for the conservatives imposing failed economic nostrums from the 1920s with unemployment levels from the 1930s. The blueprint they are putting forward is for a European Austerity Union which will lower living standards for nearly everybody, will sharpen inequalities, chip away at the foundations of the welfare state- which is Europe’s distinctive contribution to the development of mankind- and slowly cede political arbitration to unelected authorities, all in a possibly vain attempt to appease the market.

We, the undersigned are long-time members of Socialist, social democratic and Labour parties who believe that Europe’s citizens deserve better than the dismal prospects which the ruling conservatives hold out and the dire results they have achieved. But that the renewal of the democratic left in Europe can only be achieved through a wide and vigorous democratic debate implicating not only office-holders in our parties but all our members and the wider public. To that end we put forward below some progressive ideas for socialist reform which could form the basis for a new appeal to Europe’s citizens.

History has accelerated in the last few years. Europe’s socialists are being left behind. Many incapable of articulating public anger with ‘high’ finance, unwilling to work with fellow socialists in government in other EU member states, often supine in international forums on trade and climate change, with some notable exceptions democratic socialist, social democratic and Labour parties in many countries have seen their support plummet to an all-time low.

To make matters worse, the discontent generated by the policies of today’s EU and its governments has been exploited politically, not by the Left, but by xenophobic populists, nationalists and the far right.

This crisis should be liberating the Left to castigate with vigour the failure of the right to manage the crisis and to give Europe any sense of direction. But this will only be credible if the Left is able to provide a coherent set of alternative proposals to respond the crisis.

To be credible the Left needs a clear narrative for the current crisis, a set of simple and shared principles for future action and a programme which goes to the heart of the crisis.

The analysis is straightforward. Europe’s economies like all others have been knocked off course by the near-criminal irresponsibility of the global financial sector. But Europe was already facing long-term decline. Part of this is a long overdue rebalancing of the shares of global wealth between the West and the emerging economies of East and South. But in the process, we have allowed globalisation to increase the imbalances in the shares of wealth within all countries. Never once questioning the rules of the game, we have permitted it to penalise all countries with developed welfare systems, driving down living standards, increasing inequalities, boosting the share of national income going to corporate profits at the expense of wages in advanced social market economies. Poverty is growing again. This was already happening in Europe, and is now accelerating. Europe’s voice in international forums like the G20, world trade negotiating rounds and climate change conferences is often faltering to the point of being inaudible because of internal divisions, and a lack of an alternative, clear strategy.

The principles of socialist action in Europe should also be clear. Collective action in Europe is quite simply indispensable. Anybody who believes that we can protect living standards and maintain welfare services by retreating to the model of eighteenth century nation states, by repatriating powers from Brussels to national capitals, by undermining community institutions is, unwittingly or not, promoting the subservience of our countries to superpowers, past and future, and to the dictatorship of the market. Europe’s response to the crisis has been vacillating and insufficient, but national solutions even if vigorously pursued would be irrelevant in the globalised world we live in now.

A socialist response to the crisis must therefore be European, not simply a ‘more Europe’ mantra but specifically to give Europe the means to protect the interests and well-being of European citizens. It has to be assertive to ensure that Europe’s independent voice is united, loud and clear in the G20, in the Doha round, in Climate Change negotiations and in the United Nations. The European Union now has its own voice in the UN System: it needs to show the courage and the will to use it to further our objective interests and values, making common cause with all governments and regional organisations across the world who share them.

Its economic approach should be coherent and based on three elements; shared responsibility, growth and equality.

There is nothing socialist about wasteful public spending and the accumulation of debt. Because we believe in public expenditure we have a duty to ensure that its use is efficient. Extravagant projects, the inflated style of life of some public institutions, the duplication inherent to the multiplicity of national and European programmes which have taken on a life of their own without any regard to efficacy should be pruned or eliminated.  But rigorous budgeting has to be achieved by balancing public spending restraint with fair taxation, based on the ‘ability to pay’ principle, with the corporate sector paying its share of the burden, and an all-out assault on tax avoidance and evasion so widespread throughout the Union, abandoning tax breaks for the top earners, eliminating the ‘bonus bonanza’ in the financial sector through specific punitive taxes, and tackling vigorously the tax havens.

Rigour without growth will condemn Europeans to a lost decade of decline and depression. Growth requires national and European action with the EU’s budget and financial instruments being exploited when they have catalytic value.

The Left in power at EU level made progress in tackling discrimination of many kinds. Defending and extending equalities- and stamping out discrimination of any kind in any part of the Union- must be at the heart of a European socialist programme. But economic equality is a concept which has almost disappeared from the socialist lexicon in the last decades even though it is central to any notion of social justice. It is now essential to Europe’s recovery. If citizens believe that the burdens of the crisis are falling on them unfairly; if they are facing real cuts in pay and witnessing a return to levels of poverty not seen since the 1980s as social protection and funding for state programmes is cut while the scandals of the bonus culture and the mushrooming of corporate pay and the vulgar displays of ostentatious expenditure by the super-rich continue unabated, any collective effort to redress our economic decline will be undermined, economic efficiency will be jeopardised and faith in democracy sapped.

On the basis of this common approach, and the reassertion of our traditional socialist convictions, the Left should now develop a common platform for the future. This should have the following ten components;

-1) An economic policy for the Union which places the economic and social objectives laid down in the Treaty (growth, full employment, social inclusion) at the heart of policy-making with just as much vigour and organisational firepower as that accorded to the objective of budgetary discipline; complemented by an updating of the Union’s social objectives, an urgency in the drive to eradicate poverty and strengthening social dialogue; to this aim, a set of fundamental social rights and goals should be firmly anchored in the Treaty, with the same firm monitoring and enforcement tools for these social rights as exist for economic freedoms.

-2)Sustainability for the single currency; the ECB mandate to be developed in recognising its right to buy government bonds when the currency is under attack, with effective shared responsibility for economic governance; if the European Central Bank is not allowed to take action to save the currency it is supposed to manage, what is it for?

-3) Budget reform; increases in the EU Budget primarily to promote cutting edge technologies, to  finance social, infrastructure and sustainable development investment; the Budget to work in harness with the EIB;

-4) Revenue reform; EU own resources to be supplemented by energy taxes; Member states to be given more leeway to reduce VAT to stimulate domestic consumption and shift away from regressive taxes;

-5) A financial transactions tax to stimulate employment incentives in manufacturing and in services for SMEs; to boost  research and development; and to finance global public goals, such as combating climate change and promoting development.

-6) European investment through Project Bonds issued by the Union, and backed by the ECB concentrating on realising the huge potential of the new green economy; new infrastructure plans to be ‘fast-tracked’ with more flexible planning rules to create jobs rapidly, and reduce excessive dependence on fossil fuels and nuclear energy, together with an Energy Community with guaranteed mutual support in case of threats to energy supplies from third countries;

-7) A fairer basis for international trade; EU negotiators to be given a new mandate to fight social and environmental dumping; levies on imports from third countries not meeting EU environmental standards;

-8) Stronger support for our neighbours, to address the unacceptable and unsustainable inequality between the EU and its southern and eastern neighbours, through real concessions in trade and mobility, and by rewarding those who have fought so courageously for their democratic freedom in the Arab World. Europe must never again be seen to be quiescent in propping up authoritarian, nepotistic, geriatric dictatorships in the name of some misguided realpolitik;

-9) A more robust and united presence on the international stage, using our collective political and economic power to promote our values and interests beyond our borders, not least by playing our part in bringing to an end the conflict in the Middle East;

-10) Strengthening European democracy; whatever new rules for economic governance be introduced, parliamentary accountability must be paramount; member states to respect fully the Treaty on nominating the Commission President according to the EP election result; parliamentary votes on individual Commissioners and on possible recall to be binding; Socialist parties to involve members and supporters in all aspects of EU policy decisions, the manifesto, and candidates for top EU offices; Europe-wide action to strengthen press freedom by busting media monopolies and limiting non-European press ownership

The long-term viability of the European integration is now at stake. This is much more than just propping up the currency. Only a new approach from democratic socialists, reasserting forcefully our values and having the courage to propose European solutions can infuse the European project with the energy to sustain what should be its hallmarks- solidarity, economic efficiency and democratic vitality.

First signatories:

Panagiotis Beglitis, Member of the Greek Parliament (PASOK, Greece);

Josep Borrell Fontelles, President of the European University Institute, Former President of the European Parliament (PSC/PSOE, Spain);

Victor Bostinaru, Member of the European Parliament (PSD, Romania);

Udo Bullmann, Member of the European Parliament (SPD, Germany);

Sergio Cofferati, Member of the European Parliament (PD, Italy);

Véronique de Keyser, Member of the European Parliament (PS, Belgium);

Proinsias de Rossa, former Social Affairs Minister (Labour, Ireland);

Harlem Désir, Member of the European Parliament, national secretary of the PS (PS, France);

Leonardo Domenici, Member of the European Parliament (PD, Italy);

Glyn Ford, former Member of the European Parliament (Labour, United Kingdom);

Evelyne Gebhardt, Member of the European Parliament (SPD, Germany);

Ana Gomes, Member of the European Parliament (PS, Portugal);

Enrique Guerrero Salom, Member of the European Parliament (PSOE, Spain);

Elisabeth Guigou, Member of the French Parliament (PS, France);

Zita Gurmai, Member of the European Parliament, President of PES Women (MSZP, Hungary);

Jo Leinen, Member of the European Parliament (SPD, Germany);

David Martin, Member of the European Parliament (Labour, United Kingdom);

Marianne Mikko, Member of the Estonian Parliament (SDE, Estonia);

John Monks, Member of the House of Lords, former Secretary General of ETUC (Labour, United Kingdom);

Leire Pajin Iraola, Member of the Spanish Congress (PSOE, Spain);

Gianni Pittella, Vice-President of the European Parliament (PD, Italy);

Sir Julian Priestley, former Secretary General of the European Parliament (Labour, United Kingdom);  

Libor Roucek, Member of the European Parliament (CSSD, Czech Republic);

Hannes Swoboda, Member of the European Parliament, President of the S&D Group of the European Parliament (SPÖ, Austria);

Kathleen Van Brempt, Member of the European Parliament (SPA, Belgium);

Kristian Vigenin, Member of the European Parliament (BSP, Bulgaria);

Henri Weber, Member of the European Parliament (PS, France).

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Jack Horner e il pollosauro: l’inizio dell’era transgenica

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Jack Horner e il pollosauro: l’inizio dell’era transgenica

Pubblicato il 29 giugno 2012 by redazione

Jack Horner e il pollosauro

 

Con queste argomentazioni è iniziata la conferenza di Meet The Media Guru del 29 maggio 2012, tenutasi al museo di storia naturale di Milano. Durante la conferenza è stato presentato anche il fossile di “Ciro” (un esemplare di Scipionyx samniticus), il primo dinosauro rinvenuto in Italia e l’unico ad avere ancora gli organi interni presenti nel suo corpo. Attraverso lo studio di questo fossile si è potuto capire come questo esserino fosse vissuto solo pochi giorni, e analizzando i resti di cibo ancora presenti nel suo stomaco si sono potuti ricostruire anche i suoi ultimi pasti. Subito dopo questa breve introduzione la serata è proseguita con Jack Horner, ospite d’onore della serata, paleontologo di fama mondiale e autore del libro “Come costruire un dinosauro”, che parla della “Reverse evolution”, una teoria innovativa per riuscire a ricreare i dinosauri. Horner, prima di iniziare a raccontare la sua esperienza scientifica, ha detto di essere molto entusiasta della passione degli italiani per i dinosauri. Fino a pochi anni fa la gente associava i dinosauri al T-rex, mentre invece le specie esistite erano molte e alquanto differenti fra loro, inoltre, ha spiegato Horner, grazie ai ritrovamenti avvenuti in Montana, si è potuto dimostrare come i dinosauri fossero animali spesso molto sociali: attraverso i resti rinvenuti di Nidi, si è infatti potuta dimostrare che la cura dei cuccioli, fosse spesso molto simile a quelle dei moderni volatili, e grazie a queste informazioni si è iniziato finalmente a capirli.

Dopo le sue prime scoperte, mentre Horner cercava di ricreare un dinosauro, successe qualcosa di fantastico: Spielberg lo ingaggiò per realizzare il film “Jurassic Park”, con l’intento di sviluppare la trama proprio sulle ricerche di Horner.

Subito dopo Jurassic Park la voglia di creare un dinosauro crebbe, così, visto che trovare un dna utilizzabile dai fossili era praticamente impossibile, e sperare di trovare un dna valido in insetti conservati nell’ambra, che potevano aver punto un dinosauro, era alquanto improbabile, bisognava trovare un’altra soluzione.

Un barlume di speranza si accese quando venne rinvenuto un esemplare di B-rex, sepolto sotto strati di roccia. Alcune delle ossa furono sezionate per essere analizzate, e grazie a questo lavoro si scoprì che il dinosauro era una femmina, morta a 16 anni ancora gravida. Una ricercatrice decise di sfatare il mito secondo il quale una forma di vita, una volta fossilizzata, spariva completamente. Cosi sciolse in un acido i minerali e rinvenì i vasi sanguigni del dinosauro, ma purtroppo anche questi non furono sufficienti a ricostituire un dna valido.

Fu grazie ad un osso chiamato “furcula”, ovvero osso del desiderio, che i ricercatori si resero conto di quanto i dinosauri avessero in comune con gli uccelli così, per crearli, si pensò ad una soluzione alternativa, ovvero partire da un pollo per poi “aggiustarlo”.

Precisiamo che questa specie si divide in due grandi gruppi: gli ornitici (uccelli) e i non ornitici (dinosauri estinti): l’idea era quella di modificare le razze ornitiche, risalendo ai vecchi geni per selezionarne i caratteri, ma seguendo questo metodo ci voleva troppo tempo, cosi per accelerare il processo la selezione dei geni andava fatta quando questi si trovavano ancora nell’embrione. Nel nostro corpo, infatti, esistono dei geni autigeni, che a volte funzionano altre volte no (sono geni antichi, come ad esempio i casi in cui nascono bambini con l’attaccatura della coda nella colonna vertebrale), e sono proprio loro che possono tornarci utili. Ci sono stati casi in cui questi geni sono stati riattivati, come nel caso di alcuni scienziati nel Wisconsin, che hanno creato una gallina coi denti. Attualmente gli studenti ricercatori che collaborano con Horner stanno tentando di dividere le zampe palmate degli animali lavorando proprio sull’embrione: ne estraggono l’rna necessario, lo mettono in provette per poi inserirlo in un altro embrione e controllando se i geni si attivano oppure no. Il problema però rimane nel fatto che, essendoci tantissimi geni, è difficile capire fra tanti possibili geni qual è quello giusto.

Se si riuscissero a bloccare i geni che impediscono alla coda, ai denti e alle zampe anteriori e posteriori di crescere, avremmo già un pollosauro a partire da un semplice piccione. Horner in ogni caso resta convinto del fatto che tutto ciò, nei prossimi quattro anni, diverrà possibile e che, con molte probabilità, entro i prossimi vent’anni, otterremo qualcosa di molto simile ad un dinosauro. Sono ricerche all’avanguardia, ma in cui procedere sempre con molta cautela: nessuno di noi vorrebbe ritrovarsi a vivere una situazione simile a quella di Jurassic Park, dove i dinosauri si ribellano all’uomo e prendono il controllo.

 

Ecco alcune delle domande rivolte al nostro simpatico paleontologo.

Che prove abbiamo che i dinosauri fossero a sangue caldo e non freddo?

Horner: Siamo certi che fossero a sangue caldo perchè sezionando l’osso abbiamo potuto capire il metabolismo dell’animale, che, avendo avuto probabilmente un’alta temperatura corporea, era cresciuto molto velocemente, proprio come alcuni volatili.

Ci ha parlato della forma dei dinosauri, ma una volta creati sopravviveranno o le loro funzioni glielo impediranno (es. la coda inutile)?

Horner: sopravviveranno perchè saremo noi a occuparci di loro, saranno i nostri animali domestici.

– Una volta creato un dinosauro dal pollo, si potranno creare altri dinosauri? Come ad esempio il t-rex? O dovremo accontentarci?

Horner: questa è una domanda che di solito fanno i bambini, tutti i bambini sognano grossi dinosauri. Teoricamente sì, se ci riuscissimo col pollo potremmo provare anche con uno struzzo, o un emu, anche se non ci teniamo a creare qualcosa di così grande.

– Quante affinità anatomiche ci sono tra dinosauri e uccelli?

Horner: ci sono tantissime caratteristiche comuni, forse anche cento.

– (domanda fatta da un bambino) Ma anche lo struzzo ha affinità? Quindi da uno struzzo si può creare un T-rex?

Horner: visto? Ve lo dicevo che era una domanda che fanno i bambini.

– (altro bambino) Il tuo dinosauro preferito?

Horner: Il Maiasauro, quello del quale ci siamo occupati analizzando embrioni e uova, è il nome che gli ho dato io. Il tuo?

– Il velociraptor

Horner: ti piace perchè è nel film?

– Si, mi piace perchè era piccolo, modesto e andava d’accordo con gli altri membri, inoltre era molto intelligente: l’ho molto ammirato per l’intelligenza.

Horner: guarda, mi spiace dirti ciò che sto per dire, ma sono intelligenti solo nei film, infatti noi pensiamo che non fossero molto intelligenti, anche se stiamo facendo ricerche anche sul loro cervello. Una parte di esso si trovava nel bacino, forse messi assieme diventano grandi come il cervello di un mammifero. Forse sì, qualche esemplare era un po’ intelligente.

Quanti pollosauri avrebbe intenzione di creare? Uno, cento o mille?

Horner: Tutti quelli che la gente vorrebbe comprare.

– (altra domanda di bambini) Ma con un processo simile potremmo ricreare anche altri animali estinti? Tipo i mammut?

Horner: Si, perchè avremo capito come funzionano i geni, una volta che riusciremo a capirlo potremmo anche creare degli animali che non sono mai esistiti, come gli unicorni.

– Ma una mutazione di tre o più geni non potrebbe essere fatale per l’embrione?

Horner: potrebbe.. ma lo sapremo solo se ci proviamo. Io non credo che questi geni siano letali, dato che coesistono anche negli animali viventi.

– Cito “Jurassic Park”. E’ giusto ricreare i dinosauri visto che si sono estinti per legge della natura e non per causa nostra?

Horner: io credo che, visto che ne abbiamo la possibilità, facciamolo. Alla fine anche i Chiwawa… avremmo davvero dovuto crearli?

– Quali altre applicazioni potrebbe avere questa ricerca, magari legata all’uomo?

Horner: questa è un’occasione per conoscere i geni, stiamo creando una biblioteca genetica, per capire cosa crea ogni gene. Se riuscissimo a creare un pollosauro, tutti capirebbero un po’ più di genetica, e questo per me è molto importante.

– Avrà il sapore di un pollo?

Horner: ovvio che sì.

– L’artiglio gigante del velociraptor sul piede, sarà possibile averlo anche su un pollo?

Horner: si, perchè esiste un uccello che ha una cosa simile, quindi possiamo prendere il suo gene.

– I rettili sono nella linea evolutiva dei dinosauri o in un’altra?

Horner: I rettili sono un gruppo di animali che comprendono anche i dinosauri e gli uccelli. Lo so bene perchè li abbiamo classificati noi.

– (domanda di bambino) Dagli uccelli si può creare uno pterodattilo?

Horner: Questo sarà difficile. Tu giochi ad angry birds? Ecco, se creassimo uno pterodattilo avremmo anche angry dinosaurs.

– Nel mesozoico la composizione dell’aria era diversa, dovremmo modificare anche l’apparato respiratorio di questi uccelli?

Horner: no assolutamente no, perchè noi andremo a creare un dinosauro partendo da un uccello che è in vita, per cui che respira in quest’atmosfera. Quello è un problema che si presenta se si clonano i dinosauri veri e propri, e come in Jurassic Park si ammalerebbero tutti. I nostri invece saranno in buona forma. E poi pensate, andrete in un negozio a comprare il pollo fritto, avrete anche un pezzo in più, ok , mi sembra una bella cosa no?

– Domanda un po’ più seria se posso. Non pensa sia poco etico giocare con i geni?

Horner: Beh, siccome noi abbiamo gli strumenti per farlo io non vedo perchè non dovremmo farlo, l’etica è un po’ difficile da definire, qualcuno mi dice “Tu stai sfidando Dio”, però se non c’è Dio non posso giocare contro lui, e se c’è un Dio allora lui ci ha dato gli strumenti per giocare, per cui penso che in entrambi i casi vada bene. Io sto studiando cosa non sappiamo ancora, però se noi sappiamo come fare delle cose facciamole, e se non sappiamo come farle proviamoci. Ti faccio un esempio: pensate a delle patologie terribili che qualcuno potrebbe creare e diffondere per uccidere la gente, se noi non sappiamo come funzionano non possiamo combatterle, per cui dobbiamo sperimentare per essere in grado di conoscere il più possibile.

– Pensa che il suo progetto dovrà proseguire anche se venisse contrastato da questioni etiche?

Horner: allora: Elena, una mia collega ha fatto una ricerca e ha scoperto che quando la gente ha ricevuto spiegazioni su come è fatto il nostro progetto il 75% degli italiani ci ha risposto che era una buona idea. E’ questione sempre di istruzione, spiegare alla gente cos’è l’ingegneria genetica e far capire che ci aiuta, provoca quasi sempre una reazione positiva perchè apre la possibilità anche alla cura di patologie genetiche che ancora oggi sono causa di morte. La gente si spaventa solo quando non capisce.

– Come immagina la popolazione del futuro a convivere con i pollosauri, ad esempio tra mille anni, sempre se noi continueremo ad esistere?

Horner: Un’ottima domanda, bisognerebbe dedicarvi una conferenza. Sarebbe una visione molto pessimista, perchè gli uomini occupano sempre più territori, e gli animali fanno sempre più fatica a vivere con noi. Ci ritroveremo a convivere con gli animali che creeremo noi, noi non ci immaginiamo questo futuro, ma i nostri figli saranno abituati a questo. Credo che questo sarà il mondo del futuro.

Ci ha detto che tra 20 anni potremmo avere il pollosauro, cosa potremmo raggiungere come obbiettivo tra 50/100 anni?

Horner: Il pollosauro tra 4 anni, qualcosa di molto simile ai dinosauri tra 20 anni e tra 50 anni secondo me conosceremo tutto dei geni e inizieremo a giocarci.

Se fosse davvero possibile avere tutta questa tecnologia, nel 2050 cosa farebbe?

Horner: Beh, allora farei un dinosauro, e potrei fare un Jurassic Park vero, dove però i dinosauri non sbranerebbero le persone.

I dinosauri avevano in fattore rh nel sangue?

Horner: eh di questo non ne ho la più pallida idea, è una domanda scientifica, non la so.

Qual è la sua teoria riguardo all’estinzione dei dinosauri?

Horner: francamente non m’importa, non so che cosa possa averli uccisi, sono contento che se ne siano andati tutti tranne quello che vorrei ricreare. Si parla del cambiamento delle condizioni ambientali, ci sono tante teorie. I dinosauri sono stati gli animali di maggior successo, mentre noi siamo quelli di minor successo, quindi non dovremmo prendercela con la loro estinzione. Se ne sono andati, ma torneranno.

di Francesca Pich

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