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La danza del ventre

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La danza del ventre

Pubblicato il 27 febbraio 2013 by redazione

storiaAl giorno d’oggi la“danza del ventre” evoca immagini di donne molto belle e sensuali , vestite di veli colorati e pendagli di paillettes , che compiono passi morbidi e sinuosi accompagnate dal suono dei sonagli mossi dalle movenze del loro bacino. Questa danza nell’immaginario comune può essere associata ad alcune famose cantanti che la sfoggiano durante concerti o videoclip come mezzo di intrattenimento e di attrazione. Sebbene la loro dote artistica sia tutt’altro che scadente o riduttiva, questo ballo cela però origini e significati molto più lontani e complessi che vale la pena indagare.

Appare necessario fare un salto indietro nel tempo, nell’antica Mesopotamia. Qui la danza del ventre era praticata a scopo propiziatorio in onore della dea-madre Ishtar; le sacerdotesse la utilizzavano per invocare la fertilità del ventre femminile e della terra e, per questo motivo, i movimenti interessavano soprattutto il bacino e il ventre: richiamavano quelli naturali delle fasi lunari e delle onde del mare ma anche, più specificatamente, quelli dell’atto sessuale e del parto. Con il passare del tempo la danza del ventre cominciò a diffondersi e a perdere man mano il suo carattere sacrale. Fu intorno al 1300 ,con l’espansione dell’Impero Ottomano, chesi diffuse in tutte quelle regioni soggette al potere dei sultani: diventò il ballo peculiare di Egitto, Marocco, Algeria ,Iraq, Grecia e Turchia. Avendo più poco a che vedere con il suo significato propiziatorio precedente, si trasformò in una forma di intrattenimento particolarmente apprezzata all’interno degli harem, nei quali erano soprattutto le donne più belle ed affascinanti a praticarla. Per quanto concerne l’occidente, è a seguito della campagna d’Egitto di Napoleone che la danza del ventre giunse in Europa ,descritta e raccontata dai soldati francesi che ne erano entrati a stretto contatto. Gli avventurieri le attribuirono questo nome proprio perché rimasero stupiti ed affascinati dai movimenti snodati e sensuali del bacino e degli addominali delle ballerine. In questo modo la danza Orientale divenne nota come “danza del ventre” o “Belly dance”.

costumi danza del ventrefesta romNonostante le movenze accomunassero tutte le danzatrici orientali, una curiosità sembrò emergere dalle descrizioni degli europei: nei loro racconti comparirono due tipologie di ballerine chiamate rispettivamente Almée e Ghawazy. Il nome delle prime deriva dalla parola araba “Alema” che significa “donna istruita” ;esse infatti erano donne di estrazione sociale più alta, maggiormente raffinate ed eleganti.  Queste danzatrici sapevano anche cantare, erano musiciste e si esibivano solitamente davanti ad un pubblico femminile. Indossavano sempre il velo nei luoghi pubblici e avevano libero accesso agli ambienti sociali più ristretti e privilegiati, di cui emblematico esempio è quello dell’Harem .Le seconde, al contrario, erano relegate ai margini della società, vivevano una vita nomade ed erano più vicine alle popolazioni che si definirebbero “zingare”. Si esibivano principalmente nelle strade o all’aperto poiché non erano ben accolte nei luoghireligiosi o raffinati dove la loro presenza risultava sconveniente. Potevano indossare sia un abito lungo che arrivava sino ai piedi e veniva lasciato aperto a partire dalla vita,sia uno corto più simile ad un corpetto ,ma ciò che accomunava entrambi era la scollatura pronunciata e la maggiore aderenza sopra i fianchi. Portavano inoltre monili, bracciali e trucco sul viso. L’arrivo delle truppe francesi al Cairo provocò due reazioni diverse delle rispettive danzatrici : mentre le Almée si sentirono obbligate ad allontanarsi dai loro luoghi d’origine per non doversi esibire davanti ad un pubblico maschile, le Ghawazyintrattennero gli occidentali con i loro spettacoli di strada e, la loro eccessiva vicinanza provocò alcuni disordini tra i soldati. A tali episodi indecorosi  seguirono atti barbarici , legittimati dai generali francesi, nei confronti delle danzatrici che furono costrette ad allontanarsi a loro volta dalla loro terra.

A cominciare dai cabaret degli anni ’30 fino alla grande passione orientale degli anni ’60 in cui i movimenti sinuosi della danza del ventre ben si legavano alla rivoluzione sessuale, questo ballo penetrò e si affermò prepotentemente anche in Europa e in America. Tornando però alla classica e già citata immagine condivisa della danzatrice del ventre , si può notare come questa , dopo essere stata narrata, filtrata e modellata dai racconti degli occidentali, venga infine fatta coincidere con una presenza femminile bella e sensuale vestita di un colorato “due pezzi” adornato di paillettes e sonagli, dai movimenti sinuosi e particolarmente provocanti o, ad ogni modo, tesi ad attirare l’attenzione degli osservatori. La rappresentazione “congelata” su queste caratteristiche si deve in particolare alla successiva rivisitazione americana della danza orientale, legata nello specifico al cinema di Hollywood: lo scopo principale della ballerina diventa quello di intrattenere gli spettatori  e mantenere accesa l’attenzione di un pubblico prevalentemente maschile.

Si giunge così a parlare di attualità e sorge spontanea una domanda : quali caratteristiche e quali significati possiede oggi la famosa danza orientale ? Sicuramente essa viene ancora praticata quasi esclusivamente dalle donne il cui corpo beneficia dei suoi movimenti e non soltanto per il fascino e la sensualità che gli attribuiscono. La danza del ventre non solo rende più tonici addome e bacino ma anche il seno, le braccia , le spalle e le cosce. Ha effetti benefici per gli organi interni e sembra ritardare i sintomi dell’osteoporosi. Per quanto concerne il fisico i vantaggi non finiscono qui in quanto i movimenti delle danzatrici orientali sembrano essere utili anche per migliorare la circolazione sanguigna, il transito intestinale e i dolori connessi al ciclo mestruale. Ulteriore punto positivo che , sebbene non sia direttamente collegato a queste movenze non è per questo meno importante, è che le ballerine in questione non devono  preoccuparsi troppo se il loro fisico non è perfettamente scolpito o eccessivamente magro poiché viene apprezzata proprio la formosità femminile. Ciò che conta non è la “rotondità” del corpo, bensì la sua flessibilità e la morbidezza delle sue  movenze. E poiché, come ben noto, il benessere fisico non può che accrescere anche quello mentale, si possono riscontrare anche svariati benefici psicologici legati a questo tipo di danza. Essa permette di rilasciare le tensioni, accrescere la propria consapevolezza corporea e riscoprire la femminilità insita in ogni donna.

“Dulcis in fundo”, pare che un’ulteriore funzione sia stata attribuita alla danza del ventre: recentemente negli USA viene utilizzata anche nelle sale parto. I suoi movimenti rotatori ed ondulatori infatti inducono ad un rilassamento dei muscoli della zona pelvica permettendo così di attenuare il dolore legato alle contrazioni del parto e facilitando la fuoriuscita del bambino. Sembra pertanto che dalle origini si parta e alle origini si torni , recuperando anche ai giorni nostri, parte del significato primario di questa affascinante forma d’arte.

di Alessandra Genta

http://www.focus.it/curiosita/storia/Ombelichi_al_vento_le_origini_della_danza_del_ventre/ombelichi-al-vento-le-origini-della-danza-del-ventre—3_PC12.aspx

http://it.wikipedia.org/wiki/Danza_orientale

http://www.danzadance.com/danza_del_ventre/

http://www.alqamara.com/pageID_5460033.html

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Viaggio alla scoperta del Cern

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Viaggio alla scoperta del Cern

Pubblicato il 29 dicembre 2012 by redazione

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Cern di Ginevra.

Oggigiorno sono in molti a vedere il nucleare come esclusiva fonte di energia, con i suoi pericoli e vantaggi, ma in pochi riescono a intravedere il suo potenziale a livello scientifico. Tra quei pochi spicca il CERN, Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare), un organo provvisorio istituito nel 1952 con lo scopo di creare in Europa un’organizzazione a livello mondiale per la ricerca nel campo della fisica fondamentale.

La storia
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, le conoscenze europee sulle particelle erano già state ampiamente superate dagli studi degli scienziati americani. Un gruppo di studiosi e politici concepirono allora un laboratorio europeo di fisica atomica. Tra questi pionieri vi erano: Raoul Dautry, Pierre Auger, Lew Kowarsk (dalla Francia), Edoardo Amaldi (dall’Italia) e Niels Bohr (dalla Danimarca). Un laboratorio del genere avrebbe unito gli scienziati europei e avrebbe fatto fronte ai crescenti costi degli impianti di fisica nucleare. La prima proposta formale per la creazione di un laboratorio europeo fu pronunciata dal Premio Nobel per la fisica Louis de Broglie nel 1949, durante la Conferenza europea della Cultura di Losanna, ma passarono due anni (Dicembre 1951) prima che si decidesse di istituire un consiglio europeo per la ricerca. Undici Paesi firmarono un accordo che dava vita al Consiglio Provvisorio e con esso nasceva il CERN (la scelta di installare a Ginevra il laboratorio venne presa successivamente a seguito di un referendum tenutosi nel cantone di Ginevra nel Giugno del 1953). Il 29 settembre del ’54, dopo la rettifica di Francia e Germania, viene ufficialmente istituita l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (sebbene venga conservato l’acronimo CERN). Con la Convenzione istitutiva del 1954 vennero fissati gli obiettivi principali dell’Organizzazione: gli Stati europei aderenti si impegnavano a collaborare tra di loro nella ricerca nucleare, stabilendo espressamente che i frutti del loro lavoro fossero interamente accessibili a tutti e senza scopi militari (“The Organization shall provide for collaboration among European States in nuclear research of a pure scientific and fundamental character (…). The Organization shall have no concern with work for military requirements and the results of its experimental and theoretical work shall be published or otherwise made generally available”). Il documento, inoltre, promuoveva programmi di formazione avanzata, scambi di informazioni e di ricercatori tra i laboratori, nonché una cooperazione nella ricerca tecnologica”).

Gli Stati membri
I Paesi membri, nonché fondatori del CERN, sono: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Svizzera. Ai quali si sono aggiunti: Austria, Spagna, Portogallo, Finlandia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

E42B9484-07AC-814E-C533C4A562F15A21_1Cosa fa il CERN?
I fisici del Cern studiano la materia utilizzando degli acceleratori di particelle, ossia macchine che accelerano i fasci di particelle fino a farli collidere l’uno contro l’altro. L’energia che scaturisce da questa collisione è molto grande e vuole cercare di riprodurre le condizioni esistenti pochi istanti dopo il Big Bang.
Gli acceleratori furono inventati per studiare la struttura del nucleo dell’atomo. Possono essere di due tipi: circolari, a forma di anello, all’interno dei quali le particelle sono guidate da campi magnetici e incrementano la loro energia ad ogni giro (sono anche gli acceleratori più grandi!); lineari, dove le particelle viaggiano da un capo all’altro.

Cos’è l’LHC?
Per raggiungere velocità sempre più elevate, il CERN ha creato un complesso di acceleratori. Tra questi, il Grande Collisore di Adroni, o LHC (Large Hadron Collider), è la macchina più potente mai realizzata finora e tuttora in fase di messa a punto, installata in un tunnel di 27 km di circonferenza, scavato tra 50 e 150m sotto terra tra le montagne del Giura francese e il lago di Ginevra, e progettata per sostituirsi al LEP (Large Electron Positron Collider).

CERN_Accelerator_ComplexIl LEP, nonché “antenato” dell’LHC era un acceleratore in grado di accelerare gli elettroni e i positroni fino a 100 GeV, velocità prossima a quella della luce, il cui scopo era verificare l’esistenza del bosone Higgs (possibile causa dell’esistenza stessa della materia, vedi http://www.massacritica.eu/studiare-linvisibile-il-bosone/1927/ ).

Il funzionamento dell’LHC? Questo acceleratore produrrà collisioni frontali tra due particelle dello stesso tipo, protoni o ioni di piombo. In un primo momento, la catena di acceleratori del CERN creerà i fasci di particelle, che verranno successivamente iniettati nell’LHC, quindi guidati nel circuito da magneti superconduttori (1800 in tutto!) a temperature estremamente basse, in modo da ricreare le condizioni dello spazio intergalattico. Lo scopo degli esperimenti è quello di studiare i milioni di particelle liberate durante la collisione. Tutto il processo di collisione verrà rilevato attraverso quattro enormi rilevatori di particelle distribuiti lungo l’LHC: ALICE, ATLAS, CMS e LHCb.

Cos’è l’ATLAS?
Reso operativo tra il 2009 e il 2010, l’ATLAS è il rilevatore più grande e complesso mai realizzato prima.  Un rilevatore di particelle è un dispositivo usato per rilevare il passaggio di una particella e consente agli scienziati di ricostruire un evento. I vari strati del rilevatore tracciano le traiettorie delle particelle cariche, misurando l’energia di quelle più cariche e di quelle neutrali. La curvatura delle tracce delle particelle nel campo magnetico permette di determinarne il moto e le cariche elettriche. Di tutte le milioni di collisioni al secondo, solo alcune sono utili ai fini di nuove scoperte ed è proprio il sistema di rilevamento, detto Sistema Trigger, a fare una scrematura delle informazioni superflue. Per questo, l’ATLAS registra solo l’equivalente di 27 CD di dati al minuto, invece dei reali 100000 CD al secondo! I backup di tutti i dati rilevati vengono fatti da 12 centri di raccolta dati, distribuiti nelle varie università e istituti di ricerca, collegati tra loro attraverso un sistema di fibre ottiche, mentre per tutti gli altri computer è possibile richiedere questi dati via Internet. I centri di raccolta si trovano: presso la sede del CERN, due negli Stati Uniti, Taiwan, Vancouver, Bologna, Barcellona, Lione, Amsterdam, Copenaghen, Oxford e Karlsruhe. Questa grandissima quantità di informazioni viene inviata da un centro di analisi all’altro attraverso un sistema chiamato Data Grid.

magnetic

Sistema di magneti.

muon

Spettrometri muonici.

calorimeters

Calorimetri.

 

inner-detector

Rilevatore interno.

 

Come è fatto l’ATLAS?
Il rilevatore ATLAS è costituito da una serie di cilindri concentrici attorno al punto di interazione, ossia il punto dove avviene la collisione tra i fasci di protoni dell’LHC.
I quattro componenti principali dell’ATLAS sono:
– rilevatore interno: misura il moto di ogni particella carica;
– calorimetri: misurano l’energia accumulata dalle particelle;
– spettrometri muonici: identificano e misurano il moto dei muoni, particelle fondamentali con carica elettrica negativa;
– sistema di magneti: deflette le particelle cariche nel rilevatore interno e nello spettrometro muonico, per misurarne il moto.
L’LHC e l’ATLAS sono fondamentali nella ricerca dell’antimateria, poiché permettono di ricreare le condizioni dell’universo pochi istanti dopo il Big Bang, quando la quantità di materia era pari a quella di antimateria.
L’obiettivo è quello di capire perchè nella creazione del sistema solare, del nostro pianeta e delle galassie sia stata utilizzata soltanto una parte della materia. La soluzione di questo mistero consentirebbe anche di scoprire come le particelle acquistano massa e qual è il rapporto tra massa ed energia.
Ai posteri, vedere se l’LHC riuscirà a colmare questo vero e proprio buco nero!

di Sara Pavesi

Fonti:
http://www.atlas.ch/
http://home.web.cern.ch/
http://public.web.cern.ch/public/

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Sirtaki, il messaggio del popolo greco al mondo

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Sirtaki, il messaggio del popolo greco al mondo

Pubblicato il 02 dicembre 2012 by redazione

zorba_il_greco_anthony_quinn_michael_cacoyannis_032_jpg_epzyTi voglio troppo bene per non dirtelo – dice Zorba nella scena finale del film – tu mister hai tutto meno una cosa: la pazzia. Ci vuole un po’ di pazzia se no non potrai mai strappare la corda ed essere libero”. “Insegnami a ballare” risponde John.

Il Sirtaki nasce grazie al film Zorba il greco (1964), diretto da Michael Cacoyannis e tratto dall’omonimo romanzo di NikosKazantzakis. Si tratta del risultato dell’unione di due precedenti versioni, una normale e una più lenta, della danza popolare greca chiamata hasapiko (in greco χασάπικος). Questo ballo, e la musica stessa (di Mikis Theodorakis), vengono anche chiamate danza di Zorba proprio per via dell’ampia popolarità che seguì il lancio del film. Il Sirtaki si è diffuso velocemente in tutto il mondo mantenendo però uno stretto legame con la Grecia, paese di cui ben presto ne diventa simbolo ed emblema. È sicuramente una delle attrazioni culturali tipiche della Grecia e anche dei ristoranti in stile greco sparsi in tutto il mondo.

La peculiarità di questa danza è il suo ritmo: un continuo crescendo. L’origine del nome, syrtos, proviene da una tradizionale danza popolare, scandita da frequenti passaggi di rimescolamento tra i partecipanti: la fase lenta, epidiktos, stile di danza saltellante e quella veloce. Generalmente il Sirtaki viene ballato in formazione lineare, o più raramente a cerchio, con le mani sulle spalle del vicino. La danza inizia con movimenti lenti e armoniosi che si trasformano in veri e propri salti e balzi quando il ritmo crescente raggiunge il suo apice. Questo ritmo gioioso favorisce la trasmissione dei valori di esaltazione dell’amore, dell’amicizia e della celebrazione alla vita, espressi dall’abbraccio che unisce i ballerini.

Nonostante la sua giovane diffusione il Sirtaki è diventato così famoso in Grecia che viene spesso confuso e definito come un’antica danza popolare. E anche se in effetti lo si può definire come parte del patrimonio greco, è assolutamente sbagliato affermare che affondi le sue origini nella millenaria cultura greca.

Come si balla

Folklore Grec.jpgSi tratta di un ballo molto semplice che prevede la disposizione dei ballerini in cerchio (o in linea), ognuno con le mani appoggiate sulle spalle del vicino. Si inizia con dei passi appena accennati o con un battito di mani. Il ritmo iniziale è di 4/4 e per tutta la sua durata si devono eseguire piccoli saltelli dalla posizione di partenza, a gambe leggermente divaricate, portando avanti il piede sinistro e lasciando il destro indietro. Dopo la battuta di punta si torna alla posizione di partenza. La seconda mossa prevede lo stesso identico movimento invertendo però le precedenti mosse delle gambe: quindi a fare il saltello sarà la sinistra. Proseguendo con questi saltelli alternati ci si accorgerà ad un certo punto che il ritmo è passato a 2/4 e quindi che la velocità dovrà essere conseguentemente aumentata e i salti dovranno essere più alti.

Ecco come si balla: http://www.esseresani.it/come-ballare-il-sirtaki-o-danza-di-zorba-30429.html

Le origini

Alcuni affermano che questa danza abbia preso ispirazione da due danze Hasapiko (dal greco χασάπικο), il syrtos, ed il pidiktos.

Il termine hasapico in greco significa macellaio, infatti questo genere di ballo viene chiamato anche danza dei macellai. Le sue origini risalgono all’impero bizantino ed in particolare all’interno della corporazione dei macellai arvaniti, un popolo di origine albanese. Successivamente si diffuse nelle zone occidentali dell’Asia minore e nei primi anni del secolo scorso era nota come Costantinopoli.

Zorba Il Greco – Sirtaki Originale wawe

Il Syrtos

Dal termine greco “Συρτός”, indica vari balli popolari danzati in occasione di matrimoni e altre feste. Il ritmo è 4/4, mentre i passi sono come quelli del ballo kalamatianos –ballo risalente all’antica Grecia e descritto anche nell’Iliade di Omero-. A seconda della zona, in Grecia questo ballo acquista sfumature diverse.

Il Pidiktos

Il Pidiktos (o ballo Maleviziorikos)  è una danza molto diffusa a Creta (anche se noto in tutto il paese e probabilmente originario delle montagne situate nell’entroterra) che ha come peculiarità quella di essere saltato, piuttosto che ballato. Lo si ritrova nella musica araba, anche se sicuramente in misura minore rispetto al syrtos. È un ballo tipicamente maschile, ma solitamente viene ballato anche dalle donne.

Il film

Nel film a ballare il Sirtaki è Anthony Quinn (Zorbas) in uno sfrenato duetto con Alan Bates (Basil, giovane scrittore inglese trasferitosi per fare affari a Creta). Ma grazie alla bravura del musicista MikisTheodorakis, autore della colonna sonora, e del regista Michael Cacoyannis, nel film sono riusciti ad amalgamare antiche tradizioni popolari e a farle rinascere in epoca contemporanea come occasione di felicità, amicizia e libertà. Non si tratta di semplice musica, è qualcosa di più. Queste note vogliono trasmetterci un messaggio e dal successo avuto dal film possiamo pensare che ci siano riuscite.

La trama

Il film racconta la storia di un giovane scrittore inglese, Basil, che si reca a Creta per rilevare la miniera ereditata da un defunto parente. Qui conosce Zorba, inguaribile ottimista e uomo dai mille mestieri, che gli fa scoprire il bello della vita e la gioia di continuare malgrado gli intoppi e le sventure.

La scena del ballo nel film: http://www.youtube.com/watch?v=4UV6HVMRmdk&feature=player_embedded

Sirtaki a Volos 31-8-2012SirtakiSirtaki, danza da record

Il 31 agosto 2012 si sono riuniti a Volos (Magnesia, Tessaglia) ben 5614 partecipanti provenienti da tutta la Grecia pronti a superare l’ultimo record, detenuto da Rodi per il maggior numero di danzatori di Sirtaki all’unisono. I partecipanti, sotto lo sguardo vigile dei giurati, hanno ballato creando lunghissime catene umane che per 5 minuti ininterrotti hanno eseguito la sequenza di passi tipica di questa danza. Il nuovo record, superando di gran lunga le aspettative, è stato festeggiato con fuochi artificiali e con grande gioia di un popolo che nonostante le difficoltà ha trovato la forza di sfidare, simbolicamente, con questa danza la crisi attualmente in corso, al di là del sesso e dell’età.

di Mariacristina Carboni

 

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La corruzione in India

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La corruzione in India

Pubblicato il 31 ottobre 2012 by redazione

Ce la farà la Fenice a risorgere?

proteste anti-corruzione

Proteste anti-corruzione.

Mazzette, incentivi, donazioni, agevolazioni: sono molteplici le forme che la corruzione può assumere. Unico risultato: una sorta di termaio che rischia di crollare o di assorbirti alla prima occasione. Una situazione decisamente familiare per la democrazia più grande del mondo, l’India. Un Paese in cui la corruzione non viene più celata dietro “favori” ad hoc, ma dove ha acquisito le caratteristiche di un vero e proprio fenomeno alla luce del sole. I cittadini si trovano costretti a pagare bakshish (le mazzette) per qualsiasi tipo di servizio: dalla prenotazione in un ristorante alle patenti di guida (un vero e proprio mercato nero in India), dal responsabile per l’allacciamento della linea telefonica alla rete nazionale fino alla richiesta del passaporto.

Questo quanto emerge dai report pubblicati dalla Transparency International, associazione non governativa e no profit che si propone di monitorare e combattere la corruzione. Proprio da un sondaggio condotto da quest’ultima tra il 2010 e il 2011 su 7500 soggetti risulta anche come l’indignazione dell’opinione pubblica in merito a questa sorta di “cancro” sia cresciuta. Complici probabilmente i numerosi scandali politici che hanno travolto la classe politica indiana e, più recentemente, il mercato degli investimenti immobiliari, che quest’estate è sfociato nel caso Coalgate. Basti citare i recenti avvenimenti: il rifiuto da parte di Sonia Ghandi di presentare la propria dichiarazione dei redditi degli ultimi 12 anni, sotto istanza di Gopalakrishnan di fronte all’Agenzia delle tasse (dal momento che la famiglia Gandhi, non imparentata con il celebre Mahatma Gandhi e radicata nelle alte sfere della politica indiana da più di un secolo, viene accusata dall’opinione pubblica di aver accumulato un piccolo tesoro in banche svizzere) e il caso Coalgate, definito dai giornali locali come “la madre di tutti gli imbrogli”, per cui il Central Bureau of Investigation (CBI) ha avviato un’inchiesta sulla compravendita a un prezzo più basso di miniere in teoria destinate allo sfruttamento, ma in pratica messe all’asta tra privati, per un danno allo Stato stimato dal CBI intorno ai 33 miliardi di euro. Inchiesta che se confermerà le accuse, porterà non solo alle dimissioni di Manmohan Singh, attuale Primo Ministro indiano e ministro delle miniere al tempo dei fatti, ma minerà ulteriormente la già precaria credibilità del Partito del Congresso Nazionale indiano (guidato da Sonia Gandhi). Una perdita per il Paese che rischia di risvegliare l’indignazione che nel 2011 suscitò lo scandalo 2G: all’epoca il danno per le casse dello Stato fu di 40 miliardi di dollari.

corruzione 1Ma questa non è che la punta dell’iceberg. Nel popolo indiano cresce sempre più l’esigenza di “far sentire la propria voce”, ma soprattutto cresce il bisogno di trasparenza, non a caso obiettivo presente nei manifesti di quasi tutti i partiti politici indiani. Ma è proprio in questi partiti che i cittadini indiani sembrano non riporre più la fiducia di un tempo (al punto che lo stesso “fattore Gandhi” sembra non confortare più gli elettori, come dimostra la sconfitta del partito di Sonia Gandhi alle regionali del Marzo 2012). I nuovi leader sono diventati gli attivisti e i nuovi partiti altro non sono che un’”istituzionalizzazione” di movimenti popolari. Anna Hazare, Arvind Kejriwal, Prashant Bhushan sono tutti attivisti, membri del movimento India Against Corruption (Iac) e del Team Anna che in questi due anni hanno scosso l’India e, cosa più importante, l’opinione pubblica con proteste e manifestazioni in ogni parte del Paese: il tutto all’insegna del Pacifismo. L’obiettivo? Spingere il Governo a prendere provvedimenti tempestivi in tema di corruzione e riportare in patria il denaro sporco (black money) nascosto nelle banche svizzere e straniere.

L’arma? Lo sciopero della fame.

Quello che molti ritengono un eroe? Anna Hazare, 72 anni.

Il mezzo? Il Lokpal Bill.

Il Lokpal Bill, un progetto di legge anti-corruzione, proposta per la prima volta nel 1968 e arrivata ormai all’ottava discussione in Parlamento, che se approvato istituirebbe un Super-organo indipendente di vigilanza in materia di corruzione, il LOKPAL (dal sanscrito: protettore delle persone) i cui membri sarebbero nominati in base a particolari requisiti di integrità morale. Sembra paradossale che quella che viene chiamata “la più grande democrazia del mondo”, fondata sul multipartitismo, affidi la repressione di un fenomeno così insidioso come è quello della corruzione proprio a un unico organo elettivo, dove di fatto i commissari vengono selezionati in base a una sorta di “criterio della fiducia”, considerato alla stregua di una vera e propria macchina della giustizia.

Perplessità espressa anche da Pratap Bhanu Mehta, presidente del Centre for Policy Research di Delhi, che in un suo articolo per The Indian Express scrive: “They amount to an unparalleled concentration of power in one institution that will literally be able to summon any institution and command any kind of police, judicial and investigative power […] Having concentrated immense power, it then displays extraordinary faith in the virtue of those who will wield this power. Why do we think this institution will be incorruptible? […] They are perpetuating the myth that government can function without any discretionary judgment”. Senza considerare che in molti restano dubbiosi di fronte all’evanescenza della delimitazione dei poteri giudiziari del Lokpal (e quindi, in sostanza, dei provvedimenti da adottare di fronte ai fenomeni di corruzione).

Progetto di legge, tuttavia, che nasce in seno al Parlamento indiano e che non va confuso con la proposta di legge redatta dagli attivisti indiani, il Jan Lokpal Bill, dove JAN (cittadini) istituirebbe una sorta di meccanismo per cui le segnalazioni arriverebbero proprio a partire dai cittadini, tramite una consultazione pubblica, mediata dagli attivisti. La differenza tra le due proposte? Ovviamente l’ampiezza dei poteri attribuiti al Lokpal: già perchè mentre nella proposta redatta dallo Iac l’obiettivo è quello di creare un organismo del tutto indipendente dalle istituzioni, quella al vaglio in Parlamento sembra essere una versione molto più allungata della minestra!

Swati e Ramesh

Swati e Ramesh Ramanathan.

Eppure una risposta sembra arrivare ancora una volta dai cittadini e dalle segnalazioni degli utenti. Come dimostra il progetto I paid a bribe, avviato da Swati Ramanathan, suo marito Ramesh Ramanathan e Sridar Iyengar che insieme a un gruppo di volontari smista quotidianamente le segnalazioni inviate dagli utenti in tre categorie: ho pagato una mazzetta, non ho pagato una mazzetta, non ho dovuto pagare una mazzetta. Il sito che copre più di 489 città in India garantisce l’anonimato delle segnalazioni, seppure a discapito di un controllo sulla veridicità delle segnalazioni. Eppure questo non ha impedito a Bhaskar Rao, responsabile dei trasporti nello stato di Karnataka, di servirsi proprio dei dati raccolti da I paid a bribe per riformare il proprio dipartimento: le licenze ora vengono concesse on-line e i test di guida sono stati del tutto automatizzati, oltre al fatto che ogni prova viene registrata in modo da garantire la più completa trasparenza. Anche Ben Elers, direttore del programma Transparency International ha sottolineato come le nuove tecnologie abbiano offerto la possibilità anche all’uomo medio di fare la differenza: “The critical thing is that mechanisms are developed to turn this online activity into offline change in the real world.”

Il progetto si è esteso a macchia d’olio, abbracciando ora anche la Grecia, il Kenya, lo Zimbabwe, il Pakistan e a breve anche le Filippine e la Mongolia (lo stesso si è avuto per la Cina, anche se qui il fenomeno è stato prontamente censurato dal governo cinese).

L’unico ostacolo? Il vile denaro!

Già, perchè la chimera che potrebbe fare naufragare questi neonati siti di denuncia potrebbe essere proprio la mancanza dei finanziamenti ai progetti, come lamenta giustamente Antony Ragui, promotore del modello I paid a bribe in Kenya e, al momento, suo unico finanziatore. Lo stesso discorso non vale, invece, per il suo gemello indiano, che oggi vanta l’aiuto economico della Omidyar Network, l’organizzazione che si occupa della filantropia di Pierre Omidyar, fondatore di e-Bay.

Un report sullo stato della corruzione in India, condotto nel 2011 dalla KPMG concludeva evidenziando come a una diminuzione della corruzione in India seguano necessariamente più alti tassi di crescita, e chissà che non siano proprio i cittadini a trasformare il loro Paese in una moderna fenice.

di Giulia Pavesi

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