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La danza del ventre

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La danza del ventre

Pubblicato il 27 febbraio 2013 by redazione

storiaAl giorno d’oggi la“danza del ventre” evoca immagini di donne molto belle e sensuali , vestite di veli colorati e pendagli di paillettes , che compiono passi morbidi e sinuosi accompagnate dal suono dei sonagli mossi dalle movenze del loro bacino. Questa danza nell’immaginario comune può essere associata ad alcune famose cantanti che la sfoggiano durante concerti o videoclip come mezzo di intrattenimento e di attrazione. Sebbene la loro dote artistica sia tutt’altro che scadente o riduttiva, questo ballo cela però origini e significati molto più lontani e complessi che vale la pena indagare.

Appare necessario fare un salto indietro nel tempo, nell’antica Mesopotamia. Qui la danza del ventre era praticata a scopo propiziatorio in onore della dea-madre Ishtar; le sacerdotesse la utilizzavano per invocare la fertilità del ventre femminile e della terra e, per questo motivo, i movimenti interessavano soprattutto il bacino e il ventre: richiamavano quelli naturali delle fasi lunari e delle onde del mare ma anche, più specificatamente, quelli dell’atto sessuale e del parto. Con il passare del tempo la danza del ventre cominciò a diffondersi e a perdere man mano il suo carattere sacrale. Fu intorno al 1300 ,con l’espansione dell’Impero Ottomano, chesi diffuse in tutte quelle regioni soggette al potere dei sultani: diventò il ballo peculiare di Egitto, Marocco, Algeria ,Iraq, Grecia e Turchia. Avendo più poco a che vedere con il suo significato propiziatorio precedente, si trasformò in una forma di intrattenimento particolarmente apprezzata all’interno degli harem, nei quali erano soprattutto le donne più belle ed affascinanti a praticarla. Per quanto concerne l’occidente, è a seguito della campagna d’Egitto di Napoleone che la danza del ventre giunse in Europa ,descritta e raccontata dai soldati francesi che ne erano entrati a stretto contatto. Gli avventurieri le attribuirono questo nome proprio perché rimasero stupiti ed affascinati dai movimenti snodati e sensuali del bacino e degli addominali delle ballerine. In questo modo la danza Orientale divenne nota come “danza del ventre” o “Belly dance”.

costumi danza del ventrefesta romNonostante le movenze accomunassero tutte le danzatrici orientali, una curiosità sembrò emergere dalle descrizioni degli europei: nei loro racconti comparirono due tipologie di ballerine chiamate rispettivamente Almée e Ghawazy. Il nome delle prime deriva dalla parola araba “Alema” che significa “donna istruita” ;esse infatti erano donne di estrazione sociale più alta, maggiormente raffinate ed eleganti.  Queste danzatrici sapevano anche cantare, erano musiciste e si esibivano solitamente davanti ad un pubblico femminile. Indossavano sempre il velo nei luoghi pubblici e avevano libero accesso agli ambienti sociali più ristretti e privilegiati, di cui emblematico esempio è quello dell’Harem .Le seconde, al contrario, erano relegate ai margini della società, vivevano una vita nomade ed erano più vicine alle popolazioni che si definirebbero “zingare”. Si esibivano principalmente nelle strade o all’aperto poiché non erano ben accolte nei luoghireligiosi o raffinati dove la loro presenza risultava sconveniente. Potevano indossare sia un abito lungo che arrivava sino ai piedi e veniva lasciato aperto a partire dalla vita,sia uno corto più simile ad un corpetto ,ma ciò che accomunava entrambi era la scollatura pronunciata e la maggiore aderenza sopra i fianchi. Portavano inoltre monili, bracciali e trucco sul viso. L’arrivo delle truppe francesi al Cairo provocò due reazioni diverse delle rispettive danzatrici : mentre le Almée si sentirono obbligate ad allontanarsi dai loro luoghi d’origine per non doversi esibire davanti ad un pubblico maschile, le Ghawazyintrattennero gli occidentali con i loro spettacoli di strada e, la loro eccessiva vicinanza provocò alcuni disordini tra i soldati. A tali episodi indecorosi  seguirono atti barbarici , legittimati dai generali francesi, nei confronti delle danzatrici che furono costrette ad allontanarsi a loro volta dalla loro terra.

A cominciare dai cabaret degli anni ’30 fino alla grande passione orientale degli anni ’60 in cui i movimenti sinuosi della danza del ventre ben si legavano alla rivoluzione sessuale, questo ballo penetrò e si affermò prepotentemente anche in Europa e in America. Tornando però alla classica e già citata immagine condivisa della danzatrice del ventre , si può notare come questa , dopo essere stata narrata, filtrata e modellata dai racconti degli occidentali, venga infine fatta coincidere con una presenza femminile bella e sensuale vestita di un colorato “due pezzi” adornato di paillettes e sonagli, dai movimenti sinuosi e particolarmente provocanti o, ad ogni modo, tesi ad attirare l’attenzione degli osservatori. La rappresentazione “congelata” su queste caratteristiche si deve in particolare alla successiva rivisitazione americana della danza orientale, legata nello specifico al cinema di Hollywood: lo scopo principale della ballerina diventa quello di intrattenere gli spettatori  e mantenere accesa l’attenzione di un pubblico prevalentemente maschile.

Si giunge così a parlare di attualità e sorge spontanea una domanda : quali caratteristiche e quali significati possiede oggi la famosa danza orientale ? Sicuramente essa viene ancora praticata quasi esclusivamente dalle donne il cui corpo beneficia dei suoi movimenti e non soltanto per il fascino e la sensualità che gli attribuiscono. La danza del ventre non solo rende più tonici addome e bacino ma anche il seno, le braccia , le spalle e le cosce. Ha effetti benefici per gli organi interni e sembra ritardare i sintomi dell’osteoporosi. Per quanto concerne il fisico i vantaggi non finiscono qui in quanto i movimenti delle danzatrici orientali sembrano essere utili anche per migliorare la circolazione sanguigna, il transito intestinale e i dolori connessi al ciclo mestruale. Ulteriore punto positivo che , sebbene non sia direttamente collegato a queste movenze non è per questo meno importante, è che le ballerine in questione non devono  preoccuparsi troppo se il loro fisico non è perfettamente scolpito o eccessivamente magro poiché viene apprezzata proprio la formosità femminile. Ciò che conta non è la “rotondità” del corpo, bensì la sua flessibilità e la morbidezza delle sue  movenze. E poiché, come ben noto, il benessere fisico non può che accrescere anche quello mentale, si possono riscontrare anche svariati benefici psicologici legati a questo tipo di danza. Essa permette di rilasciare le tensioni, accrescere la propria consapevolezza corporea e riscoprire la femminilità insita in ogni donna.

“Dulcis in fundo”, pare che un’ulteriore funzione sia stata attribuita alla danza del ventre: recentemente negli USA viene utilizzata anche nelle sale parto. I suoi movimenti rotatori ed ondulatori infatti inducono ad un rilassamento dei muscoli della zona pelvica permettendo così di attenuare il dolore legato alle contrazioni del parto e facilitando la fuoriuscita del bambino. Sembra pertanto che dalle origini si parta e alle origini si torni , recuperando anche ai giorni nostri, parte del significato primario di questa affascinante forma d’arte.

di Alessandra Genta

http://www.focus.it/curiosita/storia/Ombelichi_al_vento_le_origini_della_danza_del_ventre/ombelichi-al-vento-le-origini-della-danza-del-ventre—3_PC12.aspx

http://it.wikipedia.org/wiki/Danza_orientale

http://www.danzadance.com/danza_del_ventre/

http://www.alqamara.com/pageID_5460033.html

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21 Dicembre 2012: fine del mondo o fine di un calendario?

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21 Dicembre 2012: fine del mondo o fine di un calendario?

Pubblicato il 11 novembre 2012 by redazione

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Xul.

Una notizia breve, apparsa il 9 marzo del 2011 sul Corriere della Sera, riferisce di come 38 famiglie italiane, aderenti all’associazione «Quinta Essencia», abbiano preso nazionalità messicana, si siano stabilite a Xul e vivano blindate in un’antica località Maya, in attesa dell’Apocalisse. Il rifugio è un agglomerato di 38 ville fortificate, strutturate con porte e finestre a prova di esplosivo, rifugi sotteranei e una rete di tunnel che collegano l’intera fortificazione. Le uniche notizie che sono trapelate sul loro modo di vivere provengono dai racconti degli abitanti del luogo, un migliaio in tutto, che hanno partecipato alla costruzione della cittadella, chiamata  come quella degli antichi Maya, «Morada de las águilas», «Il rifugio delle aquile», per resistere all’Apocalisse che, secondo le tesi comuni dovrebbe avvenire il 21 dicembre 2012. Questa data è il risultato di una serie di calcoli compiuti dall’archeologo John Eric Sidney Thompson, esperto di calendari Maya.

morada de las águilas

Morada de las águilas.

Pare però che lo studioso abbia dimenticato di considerare un buco temporale presente nel calendario Maya e causato da una lunga guerra, la cui durata non viene conteggiata nel computo dei giorni. Ad annunciare l’errore e stabilire una nuova data per il tragico giorno, che dovrebbe verificarsi nel corso del 2116, sono stati i due fratelli Bohumil e Vladimir Böhm, il primo un matematico e il secondo uno storico esperto della civiltà Maya. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Astronomische Nachrichten. Dagli studi dei fratelli Böhm, risulta tra l’altro che i Maya usassero calendari differenti e in particolare quello religioso, di 260 giorni e quello agricolo, di 365 giorni e che una settimana era lunga 9 giorni. Dal confronto dei diversi calendari e dei vari avvenimenti che si erano succeduti e analizzando le diverse fonti, i due fratelli hanno così scoperto che i calcoli di Thompson erano sbagliati.

Per il momento quindi, da questo punto di vista, possiamo dormire sonni tranquilli.

Ad ogni modo, i Maya parlavano semplicemente della fine di un ciclo, ossia del 13esimo bak’tun del calendario e quindi dell’inizio di un nuovo ciclo, una sorta di Capodanno. “Questa nuova interpretazione, ossia che il 13esimo bak’tun possa costituire un importante evento nel calendario, sarebbe stata celebrata dai Maya come un nuovo inizio. Comunque, essi non fecero alcuna profezia apocalittica, se si considera tale data”, così spiega Marcello Canuto, direttore del Tulane University Middle America Research Institute.

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Xultun, Guatemala.

Xultun Guatemala_site

Xultun, Guatemala.

computo Maya

Computo lungo di Xultun.

Il calendario di Xultun in Guatemala.

A confutare la fatidica data del 21 dicembre di quest’anno c’è anche un’altro documento, un altro calendario rinvenuto in Guatemala a Xultun, che ipotizza la fine del mondo tra 7000 anni! I calcoli, rappresentati con un lungo computo, sono dipinti sulle pareti del laboratorio di uno scriba vissuto nel IX secolo, ancora ben conservati, ai quali sono state aggiunte alcune cifre, che secondo gli studiosi riguardano sempre il calendario Maya.

Il murales è stato scoperto da un gruppo di archeologi dell’Università di Boston, guidati da William Saturno e pubblicato su Science.

Le immagini e le scritte, riportate sui dipinti, sono rimaste intatte nel tempo e sulle pareti a est e a nord si possono osservare glifi rossi e bianchi, molto sottili e ben definiti, che i Maya utilizzavano per descrivere le ciclicità astronomiche. In questi computi sono riportati i conteggiati dei giorni, per esempio, delle fasi lunari sul calendario cerimoniale (quello di 260 giorni) e il calendario solare (quello di 365 giorni), o anche il ciclo di Venere (di 584 giorni) e quello di Marte (di 780 giorni). La seconda cifra scoperta è, poi, molto interessante perché indica il numero di giorni che compongono un calendario di lungo computo, con al suo interno tutte le ciclicità astronomiche dei Maya e secondo il quale la fine del mondo avverrà tra 7mila anni.

Il conteggio di Xultun potrebbe essere il più antico computo di giorni finora rappresentato dai Maya, più vecchio di almeno 500 anni rispetto a quello riportato nei codici degli stessi Maya, afferma Stephen Houston, archeologo presso la Brown University.

Il calcolo dei clicli astronomici serviva a calcolare il momento propizio in cui pianificare cerimonie particolarmenti importanti come la nomina di un erede reale o la sua ascesa al potere che, spiega Saturno, doveva essere “legata al tempo cosmico”. Lo scriba di Xultún, preoccupato della possibile perdita del calendario, a causa dei disordini politici che imperversavano in quel periodo, invece di riportarli su carta, decise di metterli al sicuro sui muri della propria abitazione. Una scelta lungimirante data la perdita successiva della maggior parte dei libri Maya.

codice dresda

Il Codice di Dresda è uno dei 4 libri maya pervenutici. Proviene dallo Yucatan e risale all’undicesimo secolo. Fatto in scorza d’albero ricoperta di calce e dipinta con colori vegetali, è un calendrio venusiano. I numeri a cinque elementi di punti e linee, in alto  a sinistra, sono date di Lungo Computo di eventi venusiani  a partire dall’epoca della creazione.

Il calendario maya

I Maya, calendarizzavano il tempo con tre sistemi. Un calendario religioso rituale di 260 giorni divisi in trecene (periodi di 13 giorni) a scopo divinatorio e un calendario solare di 365 giorni suddiviso in 18 periodi di 20 giorni ciascuno. Gli anni venivano trascurati, ma venivano invece considerati cicli di 18.980 giorni, circa 52 anni, per un totale di 52 cicli ricorrenti. Il Lungo computo era invece un’altro calendario che calcolava quanto tempo era invece trascorso dalla data della creazione del mondo, che secondo i Maya risaliva al 11 Agosto 3114 a.C. del calendario Gregoriano. Questo calendario, rispetto ai precedenti, suddivideva il tempo in cicli non ricorrenti (b’ak’tun) di 144 000 giorni, ciascuno suddiviso in in altri 4 subcicli. Così il 20 dicembre 2012 terminerà il 13º b’ak’tun (12.19.19.17.19 data originale del calendario) a cui seguirà il 14º b’ak’tun (13.0.0.0.0 data originale del calendario).

Il calendario azteco e il Sesto sole

Secondo gli aztechi il 21 dicembre 2012 è la data dell’inizio dell’era del “Sesto sole”. Secondo le profezie New Age, ha così inizio l’Era dell’Acquario caratterizzata da un’importante evoluzione spirituale dell’umanità.

Esistono però altre stele sulle quali sono incise date diverse, successive al 2012, da cui si deduce che i Maya non avevano fissato la fine del mondo per quest’anno. Anche i principali studiosi di questi calendari concordano che il 21 dicembre 2012 è solo un falso mediatico.

Precessione degli equinozi

Se dalla Terra si osserva il Sole, questo si sposta lungo l’eclittica: la proiezione in cielo dell’orbita sulla quale ruota la Terra. Le costellazioni a cavallo dell’eclittica sono dodici, quelle dello zodiaco. Gli antichi osservatori del cielo si erano accorti che durante il corso dell’anno queste costellazioni si vedevano in modo diverso, per via del moto di precessione dell’asse terrestre (equinozi), che ogni 72 anni causa uno spostamento di 1° circa. Accade così che ogni 2160 anni la costellazione dello zodiaco che si osserva al sorgere del Sole, nel giorno di equinozio di primavera, sia diversa. Questo mutamento, nell’astrologia, segna il passaggio da una era astrologica all’altra. Il ciclo completo dura 26.000 anni (ora siamo nell’era dei Pesci e il 21 dicembre 2012 passeremo a quella dell’Aquario).

Attualmente l’equinozio di primavera si verifica nella costellazione dei Pesci e il solstizio d’inverno si verifica nella costellazione del Saggittario, dove si posiziona il centro della Via Lattea. Negli ultimi mille anni circa, nel giorno del solstizio d’inverno, la Terra, il Sole ed il centro galattico si sono trovati quasi allineati (il miglior allineamento è avvenuto il 21 dicembre 1998). Negli anni 80, però, John Jenkins e altri studiosi fecero notare che non esiste alcuna prova concreta che dimostri che i Maya conoscessero il fenomeno della precessione degli equinozi.

Calendario IndùCalendario Indù

I numerosi ed antichi calendari indiani, oggi unificati, regolano le festività mobili e fisse, di 6 religioni, 35 stati e più di 600 distretti.

Il 22 marzo del 1957, ufficialmente l’India cominciò a misurare il tempo un calendario di 365 giorni, con i mesi sfasati rispetto ai nostri e mantenendone i nomi tradizionali, ma con gli anni bisestili coincidenti con quelli del calendario gregoriano. Ogni tre anni è necessario aggiungere un mese extra.

Gli anni vennero contati dall’era Saka; l’inizio dell’anno N° 1 venne fissato dunque all’equinozio di primavera del nostro 79 d.C. e quel 22 marzo 1957 fu quindi ufficialmente datato 1° Chaitra 1879.

Oltre a stabilire il calendario civile, comunemente chiamato Panchang, il governo diede delle linee guida per i calendari religiosi, che richiedono il calcolo dei movimenti di sole e luna. L’Isituto indiano di Metereologia prepara e pubblica annualmente le tabelle per le festività e i digiuni prescritti.

La corrispondenza tra i mesi indiani e quelli gregoriani è approssimativa: ecco le date medie di inizio e la durata di ogni mese.

Nome             durata      data approssimativa di inizio

Chaitra             30 gg        22 Marzo

Vaisakha          31 gg        21 Aprile

Jyaishta            31 gg        22 Maggio

Asadha             31 gg        22 Giugno

Shravana          31 gg        23 Luglio

Bhadrapada    31 gg        23 Agosto

Ashvina            30 gg        23 Settembre

Kartika              30 gg        23 Ottobre

Margashirsha  30 gg        22 Novembre

Pausha             30 gg        22 Dicembre

Magha              30 gg        21 Gennaio

Phalgun            30 gg        20 Febbraio

Arrangiamenti cinematografici

Il fenomeno è stato oggetto di tre lavori cinematografici.

2001: 2012 – “L’avvento del male”

2008: 2012 – “Doomsday” (di Nick Everhart)

2009: “2012” (di Roland Emmerich)

2007: publicazione del romanzo di fantascienza “2012: The War for Souls (2012. L’Apocalisse)” scritto da Whitley Strieber, per il quale il regista Michael Bay sta scrivendo un adattamento cinematografico.

di Adriana Paolini

 

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