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Leoni per Agnelli

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Leoni per Agnelli

Pubblicato il 22 luglio 2015 by redazione

Immagine di apertura

Quando esce nel 2007, il film Lions for lambs, Leoni per agnelli nella traduzione italiana, provoca numerose discussioni sia nella critica cinematografica, sia nella società americana.

L’attore e regista Robert Redford, uno dei volti più importanti del cinema americano, riesce a mettere davanti agli occhi di tutta l’opinione pubblica le contraddizioni della società statunitense, che dopo l’attacco alle torri gemelle di New York, sente minacciati i valori fondanti della democrazia. Lo scollamento fra la società e la classe politica è ormai evidente, la prima troppo distratta e impaurita e la seconda fortemente cinica e detentrice di un potere così grande, che nemmeno il presidente Roosevelt, durante i drammatici anni della seconda guerra mondiale, aveva mai neppure immaginato di poter esercitare.

Il pesantissimo prezzo di questa paradossale situazione viene pagato dalle giovani generazioni americane, che credendo patrioticamente alle parole d’ordine dei loro leader politici, sulla necessità della guerra al terrore e agli Stati canaglia, si sacrificano sui campi della guerra in Iraq e in Afghanistan, dove trovano poi la morte. Si contano 21000 morti, fra civile e militari, di cui solo 2300 saranno soldati americani: il conflitto più lungo della storia americana!

Morti Afghanistan

Morti Afghanistan_2

Sicuramente Robert Redford vuole fare un film non di guerra, ma sulla guerra.

Non un film di denuncia o di sostegno aperto a una tesi politica, dunque, ma un film che mostri la situazione della società americana e in generale di quella occidentale, per stimolare ogni persona a riflettere liberamente, e prendere posizione, superando un’impasse morale che sembra, ormai, affliggere molti.

Redford, regista e attore, è affiancato da un cast di tutto rispetto, in cui figurano Meryl Streep e Tom Cruise, nell’interpretazione magistrale del giovane e arrogante politico in carriera.

Ritornato alla regia, dopo essere stato negli ultimi 7 anni solo davanti alla macchina da presa, Redford si guadagna il favore della critica più tecnica, che gli riconosce il merito di aver costruito una trama mirabilmente inanellata in cui risalta l’interpretazione degli attori, che in un solo giorno restituiscono tutto il senso del film.

Non viene, però, apprezzato il ruolo che Redford ritaglia per sé, quello del saggio professore universitario che si sforza di spronare un giovane studente talentuoso, ma disimpegnato, giudicato un pò scontato e frutto di un furbo calcolo.

È piaciuto anche poco come il film non “affondasse il colpo”, sostenendo apertamente una posizione contro la politica del’Amministrazione Bush.

Ma Robert Redford, da sempre tra i protagonisti di Hollywood più impegnati politicamente (basti pensare solo alla sua attività a favore del Sundance Festival, la festa più rappresentativa del cinema indipendente americano), accetta anche copioni non facili da digerire per l’opinione pubblica del suo Paese: il film I tre giorni del condor, è un’aperta denuncia del potere occulto dei servizi segreti ed è diventato uno tra i film più importanti della cinematografia moderna.

Matthew Michael Carnahan.

Matthew Michael Carnahan.

La costruzione del film e la sua trama

L’idea alla base del film viene allo sceneggiatore Matthew Michael Carnahan, durante una sera a casa, mentre distrattamente vaga tra i canali televisivi.

Colpito da come si possa passare da un servizio sulla guerra in Iraq alle notizie di gossip o di sport, senza alcuna differenza, come se le notizie avessero tutte lo stesso peso, Carnahan si pone delle domande, quelle che saranno poi alla base della sceneggiatura del film: se nessuno può negare che la sicurezza nazionale non sia importante, si può sostenere senza ombra di dubbio che le vite dei soldati siano davvero sacrificabili per salvarne delle altre?

La difesa della libertà può veramente passare attraverso una sua limitazione?

Che Robert Redford, così come Tom Cruise o Meryl Streep, fossero contrari alla strategia militare e alla visione politica del governo repubblicano lo si sa per certo, ma le domande che stanno dietro a questo film, la sete di risposte e di riflessione sono ben più importanti e vanno sicuramente al di là di facili conclusioni.

Probabilmente è questo che convince Redford, così come Tom Cruise, oggi uno degli azionisti di riferimento della compagnia che ha prodotto il film, la United Artists, tra le più antiche degli Stati Uniti (fondata nel 1919 da un gruppo di attori, tra i quali Charlie Chaplin e Douglas Fairbanks) e oggi parte del potente gruppo Metro Goldwin Mayer.

Il film si svolge, come dicevamo, in tre luoghi diversi, ma nella stessa giornata.

Unico filo conduttore la guerra, che ha conseguenze sulla vita di chiunque, che lo si voglia o meno.

Ognuna delle scene, in continua alternanza fra loro, ruota attorno alla vicenda di due ex studenti della facoltà di scienze politiche, Ernest Rodriguez (interpretato da Michael Peña) e Arian Finch (impersonato da Derek Luke) che, convinti della necessità di fare qualcosa per il proprio Paese, lasciano l’università e si arruolano volontari.

Lions For Lambs

Ernest Rodriguez ( Michael Peña) e Arian Finch (Derek Luke) sull’elicottero che li sta portando nella missione fatale.

Sono loro i leoni coraggiosi e speranzosi del titolo del film, inviati in una tragica missione pianificata e gestita secondo le strategie supponenti del Governo americano e del Pentagono.

I due ragazzi cadranno in Afghanistan e la loro morte rappresenterà il tradimento del loro idealismo entusiasta e sincero, lo spreco dei loro talenti e delle loro giovani vite.

Lungo tutto il film si assiste al fallimento della missione e alla tragica morte dei due ragazzi, feriti e circondati dai mujaheddin nella neve delle montagne afghane, dove la superiorità tecnologica statunitense servirà a rendere i responsabili della missione solamente testimoni impotenti della loro morte.

Ma la scena centrale del film è il faccia faccia fra la giornalista d’assalto Janine Roth (Meryl Streep), ormai prossima ai sessant’anni e il giovane senatore Jasper Irving (Tom Cruise), lanciato nella carriera politica.

E sarà attraverso l’intervista della giornalista veterana al giovane politico rampante, che Redford mostrerà i diversi punti di vista sull’opportunità della guerra e sulle strategie per condurla.

Metaforicamente, in questo modo, Robert Reford mette anche a nudo la decadenza della classe giornalistica americana, baluardo durante gli anni Sessanta del diritto d’informazione contro gli abusi e le brutture del potere, di cui ne fu un esempio lo scandalo del Watergate, che portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon.

Curiosamente, nel film del 1976 di Alan J. Pakula, Tutti gli uomini del presidente, proprio Redford interpreta il ruolo del giornalista Bob Woodward, a fianco di uno strepitoso Dustin Hoffman / Carl Bernstein.

Immagine 2

Janine Roth (Meryl Streep) intervista il senatore Jasper Irving (Tom Cruise).

 

Nella scena del film Janine Roth sembra esitare: con la sua esperienza potrebbe facilmente mettere in difficoltà il senatore Irving e invece si fa affascinare, quasi condurre dalla sua eloquenza.

Mentre ritorna in taxi al giornale per cui scrive, la giornalista riflette sulle cose che non la convincono e vorrebbe scrivere un pezzo sui quei lati oscuri dell’intervista che proprio non le tornano.

Litiga pesantemente con il caporedattore, il quale cinicamente e realisticamente sottolinea che oggi a dettare la linea del giornale non è la ricerca della verità, ma gli interessi degli azionisti.

Per cui un articolo critico verso il governo, se potenzialmente può allontanare lettori o sponsor, non verrà mai pubblicato.

È la sconfitta della libertà del giornalismo (e di conseguenza, della libertà di parola), ridotto ad altoparlante del potere politico ed economico.

L’amara presa di coscienza, che Redford persegue nel film, viene rappresentata dalla giornalista Janine Roth, che lascia la professione proprio mentre al telegiornale della sera passa la versione delle notizie che lei non voleva dare nel suo articolo.

Dall’altro lato, il senatore Irving incarna in pieno la figura del politico moderno, intelligente e volitivo, ma anche privo di scrupoli morali e di vero talento.

Di questo ruolo Tom Cruise ne da una grande interpretazione, l’incarnazione esatta che Robert Redford voleva far emergere del potere politico.

Cruise / Irving risulta credibile nel sostenere le sue argomentazioni, addirittura quando chiede scusa per gli errori compiuti in passato dal governo, illustrando alla giornalista la nuova strategia per la guerra in corso, ispirata a quanto fece l’Impero Romano nella sua opera di conquista: occupare le alture nel territorio nemico con piccole unità specializzate.

Ma l’impero romano è lontano nel tempo e l’Afghanistan non è la Gallia dei tempi di Giulio Cesare…

Che Irving rappresenti il solito politico moralmente corrotto e interessato solo alla carriera non appare in maniera diretta, ma traspare quasi, come una sensazione, qualcosa che fa nascere il sospetto nella giornalista.

Difatti, la frase che il senatore dice al termine dell’intervista, cioè che non ha alcuna intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali, in una delle scene iniziali del film viene indicata dagli studenti proprio come la frase più tipica del politico bugiardo e corrotto… Jasper Irving è la personificazione degli agnelli, pavidi e inetti, nelle cui mani sono le redini della nazione.

La terza scena riguarda Robert Redford, che interpreta il Professor Sthepen Malley, contrapposto nel dialogo al giovane studente di talento, Todd Hayes, interpretato da Andrew Garfield.

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Il professor Stephen Malley (Robert Redford) e lo studente Todd Hayes (Andrew Garfield).

Il professor Malley era stato l’insegnante all’università di Ernest Rodriguez e Arian Finch, i due volontari partiti per l’Afghanistan, e aveva sempre cercato di infondere nei due ragazzi l’importanza dell’impegno sociale, cercando di orientare il loro entusiasmo.

Durante una esercitazione in facoltà, i due ragazzi presentano un progetto, un sistema di volontariato sociale.

Davanti alle critiche superficiali e allo scetticismo di buona parte dei compagni, i due ragazzi dimostrano drammaticamente quanto credano veramente nella necessità di dover fare qualcosa per il loro Paese, mostrando a tutti le loro domande di arruolamento.

Malley resta profondamente sconvolto: non era quello che avrebbe voluto insegnargli.

Avrebbe voluto trasmettere loro lo spirito dell’impegno, del senso della società, rappresentato dalla famosa frase del presidente John Fitzgerald Kennedy “non pensate a cosa può fare il paese per voi, ma cosa potete fare voi per il Paese”.

Ma i due ragazzi lo travisano, conquistati dal loro stesso entusiasmo, dimentichi di quello che nel film Redford indica proprio come il grande assente nella società americana di oggi (e non solo): il senso critico necessario a interpretare la realtà.

Il professor Malley vede nel giovane e svogliato allievo Todd Hayes l’occasione per non ripetere gli errori, per evitare che un’altra intelligenza vivida venga sprecata, questa volta non sui campi di battaglia, ma sull’altare dell’egoismo e del disimpegno.

Hayes è scettico, vorrebbe lasciare l’università per seguire le sirene delle opportuinità di carriera immediata.

Il dialogo coll’anziano Professore talvolta è teso e pieno di cinismo, come quando Hayes accusa Malley in fondo di essere responsabile dell’arruolamento dei due ex compagni di facoltà, anzi che fosse stato uno dei suoi fini sin dall’inizio.

Lo scontro fra Malley e Hayes rappresenta la lotta contro il torpore che attraversa la società, la tendenza al disinteresse per la cosa pubblica, al delegare al potere politico la gestione del Paese, senza rivendicare il fondamentale diritto di conoscere e di giudicare quanto viene fatto in nome della democrazia.

Il film si conclude con Todd Hayes che ritorna al campus e davanti alla tv parla con un compagno di quel che è successo nel colloquio con Malley.

Dovrà decidere se tornare a lezione il martedì successivo oppure lasciare gli studi per la carriera.

 

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Lo studente Todd Hayes (Andrew Garfield) nella scena finale.

 

Durante il dialogo, notizie di gossip prive di importanza, sport e finanzia, che si susseguono a quelle provenienti dalle zone di guerra, che annunciano la morte in combattimento di altri militari americani, tra cui i due studenti Ernest Rodriguez e Arian Finch.

Come nella situazione che aveva ispirato lo sceneggiatore, Todd Hayes incomincia a pensare alle parole del professore, mentre ascolta la marea di inutili sciocchezze che anestetizzano il cervello del pubblico.

Nella scena finale, il compagno chiede a Todd cosa vuol fare del suo futuro, mentre la camera stringe in primo piano sul suo volto.

A questo punto si apre una quarta scena virtuale, in cui il protagonista è ogni spettatore.

La domanda, in fondo, è rivolta a ciascuno di noi, perché valida ancora oggi: cosa intendiamo farne del nostro futuro?

di Davide Migliore

 

Linkografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Leoni_per_agnelli

http://www.filmtv.it/film/37407/leoni-per-agnelli/

http://www.cinemadelsilenzio.it/index.php?mod=interview&id=7496

http://www.cinemadelsilenzio.it/index.php?mod=film&id=7165

http://filmup.leonardo.it/lionsforlambs.htm

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Inquinamento urbano o del pianeta?

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Inquinamento urbano o del pianeta?

Pubblicato il 29 dicembre 2012 by redazione

il-polmone-verde-della-terraTutti gli ecosistemi che compongono la biosfera sono in uno stato di equilibrio fra loro e al loro interno.

Questo stato di equilibrio è una condizione fondamentale. Ogni volta che intervengono variazioni, la biosfera tende a riportarsi nel suo stato naturale.

Se il fattore di disturbo esterno persiste (per esempio a causa di fenomeni di inquinamento), si ha la rottura della condizione di equilibrio.

Qualsiasi modifica, anche se piccola, all’ambiente può alterare l’ecosistema naturale e costituisce… un fattore inquinante.

Purtroppo si sa l’inquinamento oggi è forse una delle peggiori disgrazie che colpiscono il nostro amato pianeta. Sappiamo tutti che c’è e ne conosciamo vagamente i rischi. Quello che veramente però non sappiamo è cos’è, dove colpisce prevalentemente, perché e cosa si sta facendo per rimediare.

Si ritiene che saranno le grandi megalopoli a sviluppare in futuro le più grandi quantità di inquinamento e saranno quindi loro a dover trovare la strada per delle pratiche sostenibili.

Ma cos’è l’inquinamento?

Come tutti sappiamo, la vita sulla Terra è regolata da leggi naturali precise. La prima, fondamentale, è quella per cui niente si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma. Per questo ogni essere vivente nasce, cresce, si riproduce e muore. Ma il ciclo della sua vita non si estingue con la sua morte. I suoi resti vengono sempre riassorbiti direttamente o indirettamente dalla Terra, arricchendola di sostanze così che possano contribuire alla formazione e al mantenimento di nuovi organismi. Possiamo considerare questo circolo infinito come un primo cerchio della vita.

Un secondo movimento circolare lo ritroviamo, in un ottica più ampia, nella biosfera, quel complesso meccanismo-sistema che comprende tutti gli esseri viventi.

Abbiamo una fonte di energia il Sole che con i suoi raggi irradia una biomassa, che a sua volta genera forme di vita contigue, che attraverso le diverse fasi naturali di nascita, crescita, riproduzione e morte, si inanellano tutte tra loro, a formare le diverse catene alimentari.

Grazie quindi all’energia solare, sulla Terra c’è la vita. Le radiazioni provenienti dal Sole hanno reso, infatti, possibile il processo di fotosintesi del mondo vegetale, grazie al quale si libera l’ossigeno che respiriamo e che è presente nella nostra atmosfera e senza il quale le catene alimentari andrebbero drammaticamente in crisi.

Si tratta quindi di un sistema di vita aperto per quanto riguarda l’energia solare, ma chiuso per quanto riguarda le sue sostanze. Queste devono perciò essere sempre presenti nell’ecosistema generale e per questo costantemente riciclate, attraverso la decomposizione dei suoi prodotti, per tornare a essere disponibili. Si potrebbe quindi abbozzare l’ipotesi che l’inquinamento non sia altro che una forma di riciclo non naturale e quindi non compatibile con il nostro ecosistema. Questo riciclo “fuori dagli schemi” finisce con l’essere dannoso e, interferendo con quello naturale già presente, causare gravi squilibri, difficili da ripristinare.

All’inizio, l’intervento dell’uomo sulla Biosfera era pari a quello di ogni altro essere vivente. Fino al momento in cui non ha più tenuto conto delle necessità degli altri esseri viventi e così facendo ha fatto saltare i delicati equilibri dell’intero sistema, di cui lui stesso è parte.

L’inquinamento ambientale ha accompagnato le civiltà umane fin dal principio. Secondo un articolo del 1983 pubblicato sulla rivista Science:“la fuliggine trovata sul soffitto delle caverne preistoriche fornisce ampie prove dei livelli elevati di inquinamento associati alla ventilazione inadeguata di fiamme libere”. Inoltre la forgiatura dei metalli sembra essere stata un punto di svolta nella creazione di livelli significativi di inquinamento atmosferico.

In epoca più recente è nata la necessità sempre più impellente di ottenere nuove terre necessarie a creare ampi spazi per le colture e per gli allevamenti. Questo ha portato ad un’opera di disboscamento forzato che ha causato i primi sbalzi climatici, che nel corso dei secoli, sono cresciuti di pari passo all’aumento della popolazione umana.

Durante la rivoluzione industriale si è poi passati a un uso massiccio delle fonti di energia: prima tra tutte la combustione, anch’essa fattore inquinante. E, sempre in quest’epoca, si è sviluppato un altro fenomeno invasivo, l’urbanizzazione che con la nascita delle prime vere e proprie grandi città, in grado di ospitare un numero sempre maggiore di persone, ha dato il via all’inquinamento demografico. Tanto per fare un esempio: nel 1960 si calcolava un incremento della popolazione pari a 0,3% (su un totale di 150 milioni di individui). Ma già nel 1970 la popolazione raggiungeva 3.600 milioni di individui, con un tasso di incremento del 2,1%. E’ vero che negli anni successivi il tasso d’incremento della popolazione subì un calo, ciononostante, nel 2012, la popolazione stimata, sul nostro pianeta, è pari a 7 miliardi di persone.

Un altro fattore su cui riflette è il rapporto nascite-morti. Nel XVII° secolo la natalità eccedeva di poco la mortalità. Oggi, invece, la vita media si è allungata di molto e questo, per quanto egoisticamente auspicabile, rompe non pochi equilibri.

Secondo alcuni esperti “l’esplosione demografica mondiale costituisce la causa principale dell’inquinamento e della crisi dell’ambiente nonché delle crisi sociali (contrapposizione e incremento del divario fra paesi ricchi e poveri, aumento dell’immigrazione, ecc.). E’ stato calcolato che se tutti gli attuali abitanti della terra potessero adottare il sistema economico e il modo di vita degli europei (o dei nordamericani), il tasso di inquinamento totale sarebbe 10 volte superiore e con un “effetto serra” tale da mettere in pericolo la vita sul pianeta.”

inquinamento-pm10-roma-record-decessiIl nostro veleno quotidiano

L’inquinamento è quindi un fenomeno strettamente legato alle aree urbane ed industriali. Si tratta di zone dove si registra un’alta concentrazione di emissioni; le principali sono provocate dagli impianti di riscaldamento, dalle attività industriali e dal traffico.

E’ importante tuttavia specificare che la quantità di emissioni varia a seconda del periodo dell’anno in cui vengono emesse. Nella stagione invernale l’ inquinamento dipende dalle attività produttive, dal traffico, e dagli impianti di riscaldamento, che si amplificano se le i fattori meteo-climatici non lo disperdono ma, invece, contribuiscono al suo eventuale ristagno. Gli agenti inquinanti tipici delle città, tendenzialmente concentrati al livello del suolo, si disperdono infatti facilmente grazie al vento. In estate si inserisce poi un altro fattore, l’aria calda, che tendendo a risalire, trasporta con sé i particolati inquinanti, di cui l’ inverno ne favorirà il ristagno, negli strati più bassi dell’atmosfera. Gli scienziati spiegano che questo avviene per via del fenomeno dell’inversione termica: “il normale gradiente delle temperature, cioè aria più calda vicino al suolo che progressivamente si raffredda salendo di quota, si inverte, producendo uno strato di aria fredda e densa vicino al suolo e uno strato di aria più calda e leggera in quota, in cui si ripristina il normale gradiente delle temperature. I due strati di aria non si rimescolano e gli inquinanti vengono trattenuti a lungo vicino al suolo, intrappolati nella cappa di aria fredda e pesante.

Altri fattori meteo-climatici che possono influenzare la concentrazione degli agenti inquinanti nell’atmosfera sono: la pioggia (che ripulisce l’atmosfera e che rende impossibile l’inversione termica), la nebbia (che assorbe alcuni inquinanti, ma con l’umidità causa delle reazioni chimiche che provocano la nascita di altre sostanze nocive) e in estate il forte irraggiamento solare, che causa la formazione delle sostanze organiche volatili (le sostanze emesse dagli autoveicoli e dalle industrie) e gli ossidi di azoto, colpiti dall’intensa radiazione luminosa, reagiscono tra loro per formare ozono e una gran varietà di altri composti, spesso dannosi.

I principali agenti inquinanti

Anidride carbonica (CO2) – Dovuta ai processi di combustione per produrre energia e per il riscaldamento domestico. Fa aumentare la temperatura della superficie terrestre.

Ossido di carbonio (CO) – E’ prodotto dalle industrie, dalle raffinerie del petrolio e dalle macchine. Inalato può essere mortale.

Anidride solforosa (SO2) – Dal fumo delle centrali elettriche, dalle fabbriche, automobili. Provoca lesioni a carico dell’apparato respiratorio.

Ossidi di azoto (NOx) – Prodotti da aerei, dai forni, dagli inceneritori, dai fertilizzanti. Formano lo smog fotochimico; provocano bronchiti a neonati e anziani.

Particolato – Particelle solide (PM 2.5 e PM 10) prodotte dalle industrie, costruzioni, trasporti (motori Diesel) che si depositano negli agglomerati urbani. Causano gravi disturbi all’apparato respiratorio.

COV – Sono i “composti organici volatili”, tossici e cancerogeni.

Fosfati – Dalle acque di scarico, provengono dai fertilizzanti chimici usati in quantità eccessive. Inquinano laghi e fiumi (eutrofizzazione).

Mercurio – Prodotto dall’utilizzazione di combustibili fossili, dalle centrali d’energia elettrica, dai colorifici, dalle raffinerie, dalla preparazione di carta. E’ molto velenoso e può contaminare gli alimenti provenienti dal mare.

Piombo – Prodotto dalle industrie chimiche. Attacca gli enzimi ed altera il metabolismo cellulare.

Petrolio – Dall’estrazione di fronte alle coste, dalla sua raffinazione, da incidenti delle navi petroliere. Causa gravissimi danni all’ambiente. Distrugge plancton, uccelli marini, vegetazione.

D.D.T. e insetticidi – Contribuiscono a far sparire molti insetti, crostacei, possono passare tramite le acque di scolo al mare, contaminandolo, causando così moria di pesci.

Radiazioni – Dalla produzione d’energia atomica, da scoppio di bombe, dalle navi a propulsione nucleare. Possono provocare tumori e modificazioni genetiche (mutazioni).

MASCHERINE PER LO SMOGInquinamento atmosferico

L’aria è un elemento fondamentale per tutti gli esseri viventi. Ogni giorno infatti, i nostri polmoni filtrano 15 Kg d’aria atmosferica (2,5 Kg d’acqua e 1,5 di alimenti).

Definizione del Consiglio d’Europa per aria inquinata: “L’aria è inquinata, quando la presenza di una sostanza estranea, o una variazione nella proporzione dei suoi componenti, sono tali per cui possono derivarne effetti e disturbi riconosciuti pregiudizievoli alla luce delle attuali conoscenze atmosferiche scientifiche”.

Le potenziali fonti di origine delle sostanze che provocano l’inquinamento atmosferico possono essere riassunte in tre semplici punti:

– processi industriali
– combustioni domestiche ed industriali
– veicoli a motore.

Da qui le maggiori sostanze inquinanti dell’atmosfera:
Anidride solforosa, biossido di carbonio, monossido di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi gassosi liberati dopo una combustione, particolato, etc.

Anidride solforosa. Molto comune nell’aria, deriva dalla combustione di carboni ed oli minerali che sono utilizzati nella produzione di energia, nell’industria e nel riscaldamento domestico; questa può reagire e trasformarsi in anidride solforica qualcosa si vengano a creare determinate condizioni, coadiuvando a provocare lo smog grazie anche a successive reazioni.

Anidride carbonica. Proviene dalla combustione di composti organici, inoltre è in costante aumento nell’atmosfera a causa delle combustioni (traffico veicolare, impianti di riscaldamento, industrie…) e può portare a squilibri notevoli in tutta la biosfera (surriscaldamento dell’atmosfera terrestre).

Monossido di carbonio, idrocarburi e gli ossidi di azoto. Hanno come principale fonte i gas di scarico.

Ozono. Composto triatomico dell’ossigeno che a livello della superficie provoca disturbi come nausea, cefalee, difficoltà respiratorie specialmente negli anziani; mentre nell’alta atmosfera funge da barriera protettiva per i raggi ultravioletti.

Particolato. Si tratta delle polveri sottili in sospensione che comprendono i metalli pesanti, gli idrocarburi e i composti carboniosi.

Malattie da inquinamento

Le più frequenti sono le lesioni broncopolmonari: bronchite, asma, enfisema (il 35% delle assenze dal lavoro è dovuto proprio alle malattie respiratorie). I maggiori responsabili sono: anidride solforosa, ossidi d’azoto, ozono cattivo, piombo, monossido di carbonio, quote non trascurabili di benzene oltre alle polveri fini e finissime. A causa di queste particelle le vie respiratorie subiscono attacchi strutturali e funzionali a partire dalla semplice irritazione con tosse, alla maggiore suscettibilità all’influenza, con episodi di bronchite acuta fino ad attacchi d’asma.

Secondo gli esperti uno dei principali responsabili è il pulviscolo, chiamato un tempo “particelle fastidiose”. Infatti nelle grandi città come Roma, Milano, Torino, Siviglia e Tel Aviv, la media annua del “particolato” supera i 50 microgrammi/m3. Queste particelle derivano principalmente dall’asfalto, dai copertoni, dalle marmitte catalitiche, dalle benzine verdi, dal deserto e da tutti i processi della combustione in generale.

Anche il cuore e vasi sanguigni non si salvano. Infatti lo stress a cui viene sottoposta la pompa cardiaca in carenza d’ossigeno costringe il muscolo cardiaco ad un continuo superlavoro. Una manifestazione che può comparire dopo anni d’esposizione, nei casi più gravi, è proprio la leucemia. La Commissione tossicologica nazionale ha stimato di recente, che ogni mille leucemie da 3 a 50 possono essere attribuite al benzene. Mentre scendono i livelli dell’anidride solforosa e del benzene cancerogeno (che invece sono in crescita nei paesi dell’Est) ciò che preoccupa è il trend delle polveri respirabili e inalabili e dell’ozono nocivo.

Il rimedio più immediato e semplice sarebbe uno stile di vita più attivo come l’andare a piedi o usare la bici. Quando si deve per forza usare l’auto la cosa migliore sarebbe quella di condividerla con altre persone così da inquinare meno e magari utilizzare auto a basso impatto ambientale come quelle elettriche.

Un altro fattore da tenere sotto controllo e che spesso viene ignorato è la temperatura media domestica. I medici consigliano di non superare mai i 18°, infatti quando si raggiungono i 20-25 gradi si ha un consumo eccessivo e l’aria diventa secca. Il risultato più immediato sono infezioni alle vie respiratorie o l’influenza quando si esce di casa. Altro aspetto importante, e tutt’oggi sottovalutato è lo sport nel traffico, sarebbe utile usare almeno una mascherina! Vi è poi l’inquinamento domestico, di cui si parla poco, ma anch’esso decisamente nocivo: le stanze di casa vanno arieggiate tutti i giorni, più volte al giorno, almeno per cinque minuti; inoltre sarebbe consigliabile posizionare dei contenitori con un po’ d’acqua per umidificare l’ambiente.

Altro consiglio è quello di seguire una dieta equilibrata, ricca di verdura, frutta e soprattutto antiossidanti.

Consiglio semplice, ma di fondamentale importanza, attenzione ai bambini! Bassi e sempre esposti alle emissioni dei gas di scarico delle macchine sono i soggetti maggiormente a rischio anche a causa della loro maggiore frequenza respiratoria e del metabolismo rapido. Sembra incredibile, ma in soli vent’anni, a partire dagli anni 70, la presenza dei sintomi asmatici nei bambini a livello nazionale è aumentata del 200%. I suggerimenti per i genitori possono essere di insegnare ai bambini a respirare dal naso (in quanto è un organo che funge da filtro naturale per il nostro corpo); se l’aria è troppo pesante è inutile stare a lungo ai giardinetti, inoltre il fumo di sigaretta va tenuto assolutamente lontano.

Anche gli animali domestici o selvatici non sfuggono agli effetti dell’inquinamento atmosferico. L’azione nociva di certi agenti inquinanti si è manifestata nei bovini, nei cavalli, nelle pecore ed anche nelle api e nei bachi da seta. Gli effetti dell’inquinamento sui vegetali sono abbastanza conosciuti. Alcune piante sono state utilizzate come indicatori permanenti del grado di inquinamento per gli effetti di questo sulle loro funzioni vitali. I licheni sopravvivono solo in nuclei urbani non inquinati. L’anidride solforosa attacca il pino ed altre conifere causando anche la distruzione nei boschi. L’inquinamento ha un grave effetto distruttivo anche sul patrimonio artistico di un paese, intaccando costruzioni storiche, annerendo pareti (Duomo di Milano ecc.). A Parigi la pulizia ed il mantenimento degli edifici costano annualmente circa 300 € per abitante.

Inquinamento, ma quanto ci costi?

Oltre ai danni causati alla salute e alle spese annesse per le cure, bisogna ricordare che la produttività per persona è ridotta del 15%. Ma non finisce qui, altri costi extra e danni causati dall’inquinamento sono per:

– l’agricoltura e l’allevamento di bestiame;

– le perdite dovute alla corrosione;

– le spese per il restauro del patrimonio artistico danneggiato (corrosione delle statue, edifici storici, chiese ecc.);

– spese per la manutenzione delle case, auto, ecc;

– aumento del costo dell’energia elettrica, consumata per eliminare la polvere e per trattamenti antinquinanti, per anticipare l’accensione delle lampade a causa della bassa visibilità, ecc.

A livello ecologico le principali vittime sono gli esseri viventi. Molte specie sono a rischio estinzione: 280 specie di mammiferi, 350 specie di uccelli e circa 20.000 specie di vegetali. Molti ecosistemi sono quindi minacciati e corrono il rischio, in tempi brevi, di essere totalmente distrutti in maniera irreversibile… tra quelli ci siamo anche noi

di Mariacristina Carboni

(Per un calcolo del numero di persone presenti sulla Terra, aspettativa di vita, dati sulle nascite, morti etc. consiglio di utilizzare questo simpatico programma messo a disposizione dalla BBC: http://www.bbc.co.uk/news/world-15391515)

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