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Inquinamento urbano o del pianeta?

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Inquinamento urbano o del pianeta?

Pubblicato il 29 dicembre 2012 by redazione

il-polmone-verde-della-terraTutti gli ecosistemi che compongono la biosfera sono in uno stato di equilibrio fra loro e al loro interno.

Questo stato di equilibrio è una condizione fondamentale. Ogni volta che intervengono variazioni, la biosfera tende a riportarsi nel suo stato naturale.

Se il fattore di disturbo esterno persiste (per esempio a causa di fenomeni di inquinamento), si ha la rottura della condizione di equilibrio.

Qualsiasi modifica, anche se piccola, all’ambiente può alterare l’ecosistema naturale e costituisce… un fattore inquinante.

Purtroppo si sa l’inquinamento oggi è forse una delle peggiori disgrazie che colpiscono il nostro amato pianeta. Sappiamo tutti che c’è e ne conosciamo vagamente i rischi. Quello che veramente però non sappiamo è cos’è, dove colpisce prevalentemente, perché e cosa si sta facendo per rimediare.

Si ritiene che saranno le grandi megalopoli a sviluppare in futuro le più grandi quantità di inquinamento e saranno quindi loro a dover trovare la strada per delle pratiche sostenibili.

Ma cos’è l’inquinamento?

Come tutti sappiamo, la vita sulla Terra è regolata da leggi naturali precise. La prima, fondamentale, è quella per cui niente si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma. Per questo ogni essere vivente nasce, cresce, si riproduce e muore. Ma il ciclo della sua vita non si estingue con la sua morte. I suoi resti vengono sempre riassorbiti direttamente o indirettamente dalla Terra, arricchendola di sostanze così che possano contribuire alla formazione e al mantenimento di nuovi organismi. Possiamo considerare questo circolo infinito come un primo cerchio della vita.

Un secondo movimento circolare lo ritroviamo, in un ottica più ampia, nella biosfera, quel complesso meccanismo-sistema che comprende tutti gli esseri viventi.

Abbiamo una fonte di energia il Sole che con i suoi raggi irradia una biomassa, che a sua volta genera forme di vita contigue, che attraverso le diverse fasi naturali di nascita, crescita, riproduzione e morte, si inanellano tutte tra loro, a formare le diverse catene alimentari.

Grazie quindi all’energia solare, sulla Terra c’è la vita. Le radiazioni provenienti dal Sole hanno reso, infatti, possibile il processo di fotosintesi del mondo vegetale, grazie al quale si libera l’ossigeno che respiriamo e che è presente nella nostra atmosfera e senza il quale le catene alimentari andrebbero drammaticamente in crisi.

Si tratta quindi di un sistema di vita aperto per quanto riguarda l’energia solare, ma chiuso per quanto riguarda le sue sostanze. Queste devono perciò essere sempre presenti nell’ecosistema generale e per questo costantemente riciclate, attraverso la decomposizione dei suoi prodotti, per tornare a essere disponibili. Si potrebbe quindi abbozzare l’ipotesi che l’inquinamento non sia altro che una forma di riciclo non naturale e quindi non compatibile con il nostro ecosistema. Questo riciclo “fuori dagli schemi” finisce con l’essere dannoso e, interferendo con quello naturale già presente, causare gravi squilibri, difficili da ripristinare.

All’inizio, l’intervento dell’uomo sulla Biosfera era pari a quello di ogni altro essere vivente. Fino al momento in cui non ha più tenuto conto delle necessità degli altri esseri viventi e così facendo ha fatto saltare i delicati equilibri dell’intero sistema, di cui lui stesso è parte.

L’inquinamento ambientale ha accompagnato le civiltà umane fin dal principio. Secondo un articolo del 1983 pubblicato sulla rivista Science:“la fuliggine trovata sul soffitto delle caverne preistoriche fornisce ampie prove dei livelli elevati di inquinamento associati alla ventilazione inadeguata di fiamme libere”. Inoltre la forgiatura dei metalli sembra essere stata un punto di svolta nella creazione di livelli significativi di inquinamento atmosferico.

In epoca più recente è nata la necessità sempre più impellente di ottenere nuove terre necessarie a creare ampi spazi per le colture e per gli allevamenti. Questo ha portato ad un’opera di disboscamento forzato che ha causato i primi sbalzi climatici, che nel corso dei secoli, sono cresciuti di pari passo all’aumento della popolazione umana.

Durante la rivoluzione industriale si è poi passati a un uso massiccio delle fonti di energia: prima tra tutte la combustione, anch’essa fattore inquinante. E, sempre in quest’epoca, si è sviluppato un altro fenomeno invasivo, l’urbanizzazione che con la nascita delle prime vere e proprie grandi città, in grado di ospitare un numero sempre maggiore di persone, ha dato il via all’inquinamento demografico. Tanto per fare un esempio: nel 1960 si calcolava un incremento della popolazione pari a 0,3% (su un totale di 150 milioni di individui). Ma già nel 1970 la popolazione raggiungeva 3.600 milioni di individui, con un tasso di incremento del 2,1%. E’ vero che negli anni successivi il tasso d’incremento della popolazione subì un calo, ciononostante, nel 2012, la popolazione stimata, sul nostro pianeta, è pari a 7 miliardi di persone.

Un altro fattore su cui riflette è il rapporto nascite-morti. Nel XVII° secolo la natalità eccedeva di poco la mortalità. Oggi, invece, la vita media si è allungata di molto e questo, per quanto egoisticamente auspicabile, rompe non pochi equilibri.

Secondo alcuni esperti “l’esplosione demografica mondiale costituisce la causa principale dell’inquinamento e della crisi dell’ambiente nonché delle crisi sociali (contrapposizione e incremento del divario fra paesi ricchi e poveri, aumento dell’immigrazione, ecc.). E’ stato calcolato che se tutti gli attuali abitanti della terra potessero adottare il sistema economico e il modo di vita degli europei (o dei nordamericani), il tasso di inquinamento totale sarebbe 10 volte superiore e con un “effetto serra” tale da mettere in pericolo la vita sul pianeta.”

inquinamento-pm10-roma-record-decessiIl nostro veleno quotidiano

L’inquinamento è quindi un fenomeno strettamente legato alle aree urbane ed industriali. Si tratta di zone dove si registra un’alta concentrazione di emissioni; le principali sono provocate dagli impianti di riscaldamento, dalle attività industriali e dal traffico.

E’ importante tuttavia specificare che la quantità di emissioni varia a seconda del periodo dell’anno in cui vengono emesse. Nella stagione invernale l’ inquinamento dipende dalle attività produttive, dal traffico, e dagli impianti di riscaldamento, che si amplificano se le i fattori meteo-climatici non lo disperdono ma, invece, contribuiscono al suo eventuale ristagno. Gli agenti inquinanti tipici delle città, tendenzialmente concentrati al livello del suolo, si disperdono infatti facilmente grazie al vento. In estate si inserisce poi un altro fattore, l’aria calda, che tendendo a risalire, trasporta con sé i particolati inquinanti, di cui l’ inverno ne favorirà il ristagno, negli strati più bassi dell’atmosfera. Gli scienziati spiegano che questo avviene per via del fenomeno dell’inversione termica: “il normale gradiente delle temperature, cioè aria più calda vicino al suolo che progressivamente si raffredda salendo di quota, si inverte, producendo uno strato di aria fredda e densa vicino al suolo e uno strato di aria più calda e leggera in quota, in cui si ripristina il normale gradiente delle temperature. I due strati di aria non si rimescolano e gli inquinanti vengono trattenuti a lungo vicino al suolo, intrappolati nella cappa di aria fredda e pesante.

Altri fattori meteo-climatici che possono influenzare la concentrazione degli agenti inquinanti nell’atmosfera sono: la pioggia (che ripulisce l’atmosfera e che rende impossibile l’inversione termica), la nebbia (che assorbe alcuni inquinanti, ma con l’umidità causa delle reazioni chimiche che provocano la nascita di altre sostanze nocive) e in estate il forte irraggiamento solare, che causa la formazione delle sostanze organiche volatili (le sostanze emesse dagli autoveicoli e dalle industrie) e gli ossidi di azoto, colpiti dall’intensa radiazione luminosa, reagiscono tra loro per formare ozono e una gran varietà di altri composti, spesso dannosi.

I principali agenti inquinanti

Anidride carbonica (CO2) – Dovuta ai processi di combustione per produrre energia e per il riscaldamento domestico. Fa aumentare la temperatura della superficie terrestre.

Ossido di carbonio (CO) – E’ prodotto dalle industrie, dalle raffinerie del petrolio e dalle macchine. Inalato può essere mortale.

Anidride solforosa (SO2) – Dal fumo delle centrali elettriche, dalle fabbriche, automobili. Provoca lesioni a carico dell’apparato respiratorio.

Ossidi di azoto (NOx) – Prodotti da aerei, dai forni, dagli inceneritori, dai fertilizzanti. Formano lo smog fotochimico; provocano bronchiti a neonati e anziani.

Particolato – Particelle solide (PM 2.5 e PM 10) prodotte dalle industrie, costruzioni, trasporti (motori Diesel) che si depositano negli agglomerati urbani. Causano gravi disturbi all’apparato respiratorio.

COV – Sono i “composti organici volatili”, tossici e cancerogeni.

Fosfati – Dalle acque di scarico, provengono dai fertilizzanti chimici usati in quantità eccessive. Inquinano laghi e fiumi (eutrofizzazione).

Mercurio – Prodotto dall’utilizzazione di combustibili fossili, dalle centrali d’energia elettrica, dai colorifici, dalle raffinerie, dalla preparazione di carta. E’ molto velenoso e può contaminare gli alimenti provenienti dal mare.

Piombo – Prodotto dalle industrie chimiche. Attacca gli enzimi ed altera il metabolismo cellulare.

Petrolio – Dall’estrazione di fronte alle coste, dalla sua raffinazione, da incidenti delle navi petroliere. Causa gravissimi danni all’ambiente. Distrugge plancton, uccelli marini, vegetazione.

D.D.T. e insetticidi – Contribuiscono a far sparire molti insetti, crostacei, possono passare tramite le acque di scolo al mare, contaminandolo, causando così moria di pesci.

Radiazioni – Dalla produzione d’energia atomica, da scoppio di bombe, dalle navi a propulsione nucleare. Possono provocare tumori e modificazioni genetiche (mutazioni).

MASCHERINE PER LO SMOGInquinamento atmosferico

L’aria è un elemento fondamentale per tutti gli esseri viventi. Ogni giorno infatti, i nostri polmoni filtrano 15 Kg d’aria atmosferica (2,5 Kg d’acqua e 1,5 di alimenti).

Definizione del Consiglio d’Europa per aria inquinata: “L’aria è inquinata, quando la presenza di una sostanza estranea, o una variazione nella proporzione dei suoi componenti, sono tali per cui possono derivarne effetti e disturbi riconosciuti pregiudizievoli alla luce delle attuali conoscenze atmosferiche scientifiche”.

Le potenziali fonti di origine delle sostanze che provocano l’inquinamento atmosferico possono essere riassunte in tre semplici punti:

– processi industriali
– combustioni domestiche ed industriali
– veicoli a motore.

Da qui le maggiori sostanze inquinanti dell’atmosfera:
Anidride solforosa, biossido di carbonio, monossido di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi gassosi liberati dopo una combustione, particolato, etc.

Anidride solforosa. Molto comune nell’aria, deriva dalla combustione di carboni ed oli minerali che sono utilizzati nella produzione di energia, nell’industria e nel riscaldamento domestico; questa può reagire e trasformarsi in anidride solforica qualcosa si vengano a creare determinate condizioni, coadiuvando a provocare lo smog grazie anche a successive reazioni.

Anidride carbonica. Proviene dalla combustione di composti organici, inoltre è in costante aumento nell’atmosfera a causa delle combustioni (traffico veicolare, impianti di riscaldamento, industrie…) e può portare a squilibri notevoli in tutta la biosfera (surriscaldamento dell’atmosfera terrestre).

Monossido di carbonio, idrocarburi e gli ossidi di azoto. Hanno come principale fonte i gas di scarico.

Ozono. Composto triatomico dell’ossigeno che a livello della superficie provoca disturbi come nausea, cefalee, difficoltà respiratorie specialmente negli anziani; mentre nell’alta atmosfera funge da barriera protettiva per i raggi ultravioletti.

Particolato. Si tratta delle polveri sottili in sospensione che comprendono i metalli pesanti, gli idrocarburi e i composti carboniosi.

Malattie da inquinamento

Le più frequenti sono le lesioni broncopolmonari: bronchite, asma, enfisema (il 35% delle assenze dal lavoro è dovuto proprio alle malattie respiratorie). I maggiori responsabili sono: anidride solforosa, ossidi d’azoto, ozono cattivo, piombo, monossido di carbonio, quote non trascurabili di benzene oltre alle polveri fini e finissime. A causa di queste particelle le vie respiratorie subiscono attacchi strutturali e funzionali a partire dalla semplice irritazione con tosse, alla maggiore suscettibilità all’influenza, con episodi di bronchite acuta fino ad attacchi d’asma.

Secondo gli esperti uno dei principali responsabili è il pulviscolo, chiamato un tempo “particelle fastidiose”. Infatti nelle grandi città come Roma, Milano, Torino, Siviglia e Tel Aviv, la media annua del “particolato” supera i 50 microgrammi/m3. Queste particelle derivano principalmente dall’asfalto, dai copertoni, dalle marmitte catalitiche, dalle benzine verdi, dal deserto e da tutti i processi della combustione in generale.

Anche il cuore e vasi sanguigni non si salvano. Infatti lo stress a cui viene sottoposta la pompa cardiaca in carenza d’ossigeno costringe il muscolo cardiaco ad un continuo superlavoro. Una manifestazione che può comparire dopo anni d’esposizione, nei casi più gravi, è proprio la leucemia. La Commissione tossicologica nazionale ha stimato di recente, che ogni mille leucemie da 3 a 50 possono essere attribuite al benzene. Mentre scendono i livelli dell’anidride solforosa e del benzene cancerogeno (che invece sono in crescita nei paesi dell’Est) ciò che preoccupa è il trend delle polveri respirabili e inalabili e dell’ozono nocivo.

Il rimedio più immediato e semplice sarebbe uno stile di vita più attivo come l’andare a piedi o usare la bici. Quando si deve per forza usare l’auto la cosa migliore sarebbe quella di condividerla con altre persone così da inquinare meno e magari utilizzare auto a basso impatto ambientale come quelle elettriche.

Un altro fattore da tenere sotto controllo e che spesso viene ignorato è la temperatura media domestica. I medici consigliano di non superare mai i 18°, infatti quando si raggiungono i 20-25 gradi si ha un consumo eccessivo e l’aria diventa secca. Il risultato più immediato sono infezioni alle vie respiratorie o l’influenza quando si esce di casa. Altro aspetto importante, e tutt’oggi sottovalutato è lo sport nel traffico, sarebbe utile usare almeno una mascherina! Vi è poi l’inquinamento domestico, di cui si parla poco, ma anch’esso decisamente nocivo: le stanze di casa vanno arieggiate tutti i giorni, più volte al giorno, almeno per cinque minuti; inoltre sarebbe consigliabile posizionare dei contenitori con un po’ d’acqua per umidificare l’ambiente.

Altro consiglio è quello di seguire una dieta equilibrata, ricca di verdura, frutta e soprattutto antiossidanti.

Consiglio semplice, ma di fondamentale importanza, attenzione ai bambini! Bassi e sempre esposti alle emissioni dei gas di scarico delle macchine sono i soggetti maggiormente a rischio anche a causa della loro maggiore frequenza respiratoria e del metabolismo rapido. Sembra incredibile, ma in soli vent’anni, a partire dagli anni 70, la presenza dei sintomi asmatici nei bambini a livello nazionale è aumentata del 200%. I suggerimenti per i genitori possono essere di insegnare ai bambini a respirare dal naso (in quanto è un organo che funge da filtro naturale per il nostro corpo); se l’aria è troppo pesante è inutile stare a lungo ai giardinetti, inoltre il fumo di sigaretta va tenuto assolutamente lontano.

Anche gli animali domestici o selvatici non sfuggono agli effetti dell’inquinamento atmosferico. L’azione nociva di certi agenti inquinanti si è manifestata nei bovini, nei cavalli, nelle pecore ed anche nelle api e nei bachi da seta. Gli effetti dell’inquinamento sui vegetali sono abbastanza conosciuti. Alcune piante sono state utilizzate come indicatori permanenti del grado di inquinamento per gli effetti di questo sulle loro funzioni vitali. I licheni sopravvivono solo in nuclei urbani non inquinati. L’anidride solforosa attacca il pino ed altre conifere causando anche la distruzione nei boschi. L’inquinamento ha un grave effetto distruttivo anche sul patrimonio artistico di un paese, intaccando costruzioni storiche, annerendo pareti (Duomo di Milano ecc.). A Parigi la pulizia ed il mantenimento degli edifici costano annualmente circa 300 € per abitante.

Inquinamento, ma quanto ci costi?

Oltre ai danni causati alla salute e alle spese annesse per le cure, bisogna ricordare che la produttività per persona è ridotta del 15%. Ma non finisce qui, altri costi extra e danni causati dall’inquinamento sono per:

– l’agricoltura e l’allevamento di bestiame;

– le perdite dovute alla corrosione;

– le spese per il restauro del patrimonio artistico danneggiato (corrosione delle statue, edifici storici, chiese ecc.);

– spese per la manutenzione delle case, auto, ecc;

– aumento del costo dell’energia elettrica, consumata per eliminare la polvere e per trattamenti antinquinanti, per anticipare l’accensione delle lampade a causa della bassa visibilità, ecc.

A livello ecologico le principali vittime sono gli esseri viventi. Molte specie sono a rischio estinzione: 280 specie di mammiferi, 350 specie di uccelli e circa 20.000 specie di vegetali. Molti ecosistemi sono quindi minacciati e corrono il rischio, in tempi brevi, di essere totalmente distrutti in maniera irreversibile… tra quelli ci siamo anche noi

di Mariacristina Carboni

(Per un calcolo del numero di persone presenti sulla Terra, aspettativa di vita, dati sulle nascite, morti etc. consiglio di utilizzare questo simpatico programma messo a disposizione dalla BBC: http://www.bbc.co.uk/news/world-15391515)

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Retrofit: la vecchia cara 500 si “fa” elettrica

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Retrofit: la vecchia cara 500 si “fa” elettrica

Pubblicato il 20 ottobre 2012 by redazione

500 retrofitQualche volta vi è forse capitato di voler riesumare una vecchia auto storica. Troppo piena di ricordi per essere abbandonata. Tuttavia non è così facile, soprattutto nelle grandi città dove l’inquinamento è un problema quotidiano, e regole severe che ne limitano l’utilizzo. Anche una scampagnata fuoriporta con la famiglia non è più possibile. Ma a fronte dei nuovi incentivi, che riguarderanno l’acquisto di nuove auto elettriche, la cui entrata in vigore è prevista per l’anno 2013, una domanda inquietante incombe: che fine faranno questi veicoli storici? Finiranno dallo sfasciacarrozze? Andranno ad aumentare le montagne di rifiuti che già ci sommergono? E allora che fare?

Qualcuno c’ha pensato: è nato il retrofit elettrico. É un procedimento tecnologico grazie al quale è possibile convertire un’auto in una macchina elettrica, una e-car.

Lo scopo finale è quello di non distruggere le auto storiche ma candidarle a una lunga e nuova giovinezza , trasformandole . Una fine sicuramente migliore dell’abbandono, dello smontaggio o della rottamazione, che causerebbero più danni che altro. Inoltre queste auto, quando sopravvivono, spesso vengono spedite nei mercati dell’Est dove continuano a emettere gas inquinanti.

Ma come si realizza un buon retrofit ? Girovagando per internet mi sono imbattuta in una simpatica associazione che c’è riuscita con il vecchio amato cinquino: Eurozev.

Ma prendiamola un pò più alla larga e torniamo all’inizio, alla nascita del motore. Prima dello sviluppo sfrenato delle auto, costruite così come noi tutti le conosciamo, i motori erano due: quello a scoppio e quello elettrico. Inizialmente viaggiavano di pari passo ed erano in stretta concorrenza tra loro. Ben presto però fu chiaro che il motore endotermico era il più conveniente, sia per i costi che per le capacità stesse del motore. Quello elettrico fu quindi dimenticato dalle grandi case automobilistiche e solo alcune piccole aziende ne continuarono la produzione. Queste, prive di sostegni economici adeguati per la ricerca, necessari ad abbattere i costi di produzione, relegarono il motore elettrico ad un mercato decisamente ristretto.

Recentemente però le vetture elettriche sono state rivalutate soprattutto nelle grandi città, come veicoli ecologici, non inquinanti e silenziosi.

azionamento_500Realizzare un retrofit usando la beneamata 500.

Il procedimento è molto più semplice di quanto si possa immaginare e può essere usato con qualsiasi macchina senza particolari vincoli di età. Il veicolo viene trasformato sostituendo il vecchio motore con un motore elettrico, converter, batterie, etc: nuova tecnologia tipica delle moderne auto elettriche. Alla fine di originale resterà solo il telaio con le funzionalità di base.

Il veicolo modificato manterrà le stesse prestazioni della 500 originale, risulterà più prestante di molte altre vetture elettriche già presenti sul mercato e sarà particolarmente adatta a un uso cittadino.

Naturalmente il nuovo veicolo, derivato da una vettura storica precedente al 1993, deve per legge essere rimmatricolato. Si tratta di una procedura lunga e penosa che non garantisce sempre la buona riuscita del progetto. Sul sito http://www.eurozev.org/Notizie.htm si possono trovare molte informazioni utili. come questa: “Si può realizzare il proprio cinquino elettrico e farlo omologare alla sede Italiana del TUV (Ente di certificazione tedesco) per poi immatricolarlo con targa tedesca ed infine ri-importarlo in Italia, il tutto ad un costo di alcune migliaia di euro. Oppure, come ho deciso di fare io, creare una associazione ad hoc, per la realizzazione, il collaudo e la sperimentazione nel settore dei veicoli elettrici, farsi rilasciare una targa di prova, assicurarla (costosamente) e circolare in via del tutto provvisoria, facendo tutto il possibile perché il legislatore ci aiuti a trovare una soluzione.”

Posso crearmi da solo un veicolo retrofit, anche se non sono un esperto di motori e quanto mi può costare?

L’ideale sarebbe avere almeno una discreta conoscenza nel settore elettrotecnico in quanto gli altri eventuali ostacoli sono tutti facilmente superabili grazie anche all’aiuto di molte aziende che eseguono i diversi adattamenti meccanici.

Per quanto riguarda il costo dipende molto dal tempo che saremo in grado di dedicare al nostro progetto e alla bravura nella ricerca dei pezzi necessari alla conversione. Diciamo che si parte da un minimo di 1500/2000 euro per un retrofit prevalentemente riciclato, fino ad un massimo di 12000/15000 euro nel caso si decida di usare le componenti migliori presenti sul mercato. Ovviamente stiamo parlando di un lavoro home made. Mancano le spese di un eventuale assemblatore. In ogni caso da quando l’Eurozev ha aperto la strada, creando il primo prototipo, è possibile che i costi siano nel frattempo diminuiti.

Quali sono i vantaggi e le differenze con il vecchio cinquino?

La prima grande differenza consiste nella revisione che deve essere effettuata dopo molte migliaia di chilometri e consiste nella semplice sostituzione dei cuscinetti del motore. Non saranno più necessari tagliandi, filtri dell’olio, candele, iniettori, radiatori, marmitte catalitiche, etc. etc. (manutenzione ridotta dell’85%) Non servirà più nemmeno il bollo e l’assicurazione RCA costa 50% in meno. Per non menzionare il costo di un pieno che si aggira intorno ai 2 euro. Stiamo parlando di un risparmio notevole che andrà ad ammortizzare rapidamente il costo della conversione effettuata. Inoltre il nuovo veicolo sarà tre volte più efficiente della nostra vecchia 500 a motore, dettaglio interessante per tutti coloro che ostinatamente, e nonostante i divieti, usano l’auto tutti i giorni per andare al lavoro.

Scheda tecnica del nuovo 500-retrofit

* Motore elettrico Agni 135, 13kW.

* Batterie al litio polimeri: 96 Volts 100 Ah, per un totale di circa 9,6 kWh di energia

* Controller Phoenix 600 Ampere con capacità di recupero energetico in rilascio (fino a 3kW)

* Trasformatore DC/DC elektrosistem SPC500m (necessario per alimentare l’impianto a 12 volts, luci, frecce, stops e tergicristalli)

* Charger Zivan due da 20 Ah

* Fili, magnetotermici, fusibili, cavi etc.etc.

Qual’è l’autonomia di una 500 elettrica?

L’autonomia del cinquino realizzato dalla Eurozev è di 100 km, ma esistono diverse altre batterie sul mercato in grado di raggiungere anche 200-300 o addirittura 400 km. Ovviamente si tratta di batterie molto più grandi, ma la ricerca sta elaborando nuove batterie in grado di superare quelle al litio o addirittura quelle al litio-titano.

Rapporto velocità-autonomia nel nuovo cinquino.

Il gruppo di Eurozev ha scelto di mantenere le stesse caratteristiche della 500 originale grazie a delle batterie a litio-polimeri, ma in generale un veicolo elettrico ha batterie con un rapporto peso/energia abbastanza basso rispetto agli altri carburanti in circolazione. Anche questo problema è però aggirabile se, al momento della conversione, si tiene conto delle limitazioni energetiche della batteria.

Quanto durano le batterie?

Dipende dalla batteria che sceglieremo di montare. Quelle al piombo hanno una durata di circa un centinaio di cicli. Mentre quelle a litio-polimeri possono arrivare anche fino a migliaia di cicli di carica/scarica.

Cosa aspettarsi in futuro: batterie alla Schiuma di Grafene

Il futuro delle auto elettriche potrebbe dipendere, almeno parzialmente, da questa scoperta. Alcuni ricercatori cinesi (Li Na, Chen Zongping, Ren Wencai, Li Feng e Cheng Hui-Ming) hanno descritto nell’edizione dell’8 Ottobre 2012, della rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), una batteria flessibile, creata proprio grazie alla schiuma di grafene, in grado di ricaricarsi in soli 15 minuti.

Ricordiamo che il grafene è un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio altamente legati e disposti in ordine esagonale. La sua alta conducibilità lo rende quindi un soggetto ideale per la creazione di una batteria elettrica; esso infatti può caricarsi e scaricarsi alla stessa velocità di un condensatore – scarica completa in 20 secondi -, senza rinunciare alla flessibilità che risulta duratura anche quando viene piegato più volte.

Facendo crescere dei filamenti tridimensionali di grafene su di una speciale spugna metallica si ottiene la nostra schiuma di grafene, dotata anch’essa di grande flessibilità, resistenza e conducibilità elettrica.

Il lavoro svolto dai ricercatori cinesi prevede la creazione di un composto litio-titanio da collocarsi sulla nostra schiuma; questa ha dimostrato di avere la capacità di migliorare visibilmente le prestazioni dell’elettrodo creato. Le qualità di questo materiale hanno spinto gli autori a creare una batteria sperimentale in cui il composto litio-titano era l’anodo, e il catodo era costituito da un insieme di litio-ferro-fosfato e schiuma di grafene. Il risultato è stato una batteria capace di caricarsi in meno di 15 minuti, mantenendo una densità energetica e un peso pari a quelli delle altre batterie agli ioni di litio. I ricercatori sostengono che la densità energetica sarebbe ulteriormente migliorabile.

Comunque la batteria sarebbe già commercializzabile con le sue attuali capacità, il vero problema è il costo della produzione della schiuma di grafene e i tempi richiesti per la sua produzione che al momento sono lunghi. Prima di diffondere su larga scala la nuova batteria è quindi assolutamente necessario trovare una soluzione per i costi di produzione che la renderebbero altrimenti inaccessibile. La  possibilità di un’alternativa alle comuni batterie per le auto elettriche è stata però finalmente trovata. Non ci resta che aspettare che questa nuova batteria entri in commercio a prezzi accessibili.

Vorrei concludere lasciandovi un commento di Marchionne sulla possibilità da parte di Fiat di produrre nuove 500 elettriche, esemplificativo del pensiero che a quanto pare va per la maggiore. Credo che le sue parole possano farci riflettere molto sull’attuale pensiero comune. Forse dovremmo imparare ad essere un po’ più aperti alle nuove possibilità anche se richiedono un minimo di sacrificio e impegno iniziale. Dopotutto se scegliamo con giudizio verremo ripagati per le nostre scelte.

“Capisco che entusiasti politici e amministratori pubblici vedano questa trazione come rimedio per tutti i mali di inquinamento e rumore ed emissioni, ma oggi si tratta di una tecnologia che non è alla portata delle tasche normali, è una mobilità poco sostenibile in termini di diffusione di massa. Non sto dicendo che sia una tecnologia da abbandonare, tutt’altro, ma indirizzare tutto lo sforzo normativo per promuovere questo tipo di trazione porterebbe solo ad un aumento di costi senza nessun beneficio immediato e concreto. Sembra più saggio concentrarsi su motori tradizionali e carburanti alternativi”.

di Mariacristina Carboni

 

Fonti

Per maggiori informazioni consiglio la lettura dell’articolo originale: http://www.pnas.org/content/early/2012/10/05/1210072109.full.pdf+html?sid=6fa2572f-ca5e-4f8c-91e7-3c04538bbf45e in alternativa, l’articolo pubblicato su arstechnica:

http://arstechnica.com/science/2012/10/the-fast-and-the-flexible-graphene-foam-batteries-charge-quickly/

Altre informazioni sul grafene e le emissioni inquinanti:

http://www.nextme.it/scienza/natura-e-ambiente/4452-grafene-cambiamenti-climatici

Altre fonti:

http://it.ibtimes.com/articles/33051/20120710/retrofil-elettrico-fiat-500-auto-elettrica.htm

 

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