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CARS 2020: industria automobilistica sostenibile

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CARS 2020: industria automobilistica sostenibile

Pubblicato il 09 novembre 2012 by redazione

Antonio TajaniCARS 2020: per un’industria automobilistica europea forte, competitiva e sostenibile

Con 12 milioni di posti di lavoro legati a questo settore, l’industria automobilistica è essenziale per la prosperità dell’Europa e per la creazione di impiego. L’UE deve mantenere un’industria automobilistica di livello mondiale che produca i veicoli più sicuri e più efficienti nell’uso energetico che esistano al mondo e che offra posti di lavoro altamente qualificati a milioni di persone. Affinché ciò si realizzi la Commissione europea ha presentato oggi il Piano d’azione CARS 2020 volto a rafforzare la competitività e la sostenibilità dell’industria nella prospettiva del 2020.

La Commissione propone una forte spinta innovativa consistente nello snellire le attività di ricerca e innovazione nell’ambito dell’iniziativa europea per i veicolo verdi. Verrà rafforzata la cooperazione con la Banca europea per gli investimenti al fine di finanziare vigorosamente l’innovazione e agevolare l’accesso delle PMI al credito. Un’interfaccia di ricarica standardizzata a livello di UE assicurerà la certezza normativa necessaria per incoraggiare una svolta decisiva nella produzione su grande scala dei veicoli elettrici.

Si stimolerà l’innovazione dell’industria automobilistica anche mediante un ampio pacchetto di misure volte a ridurre le emissioni di CO2, di inquinanti e il rumore, a promuovere miglioramenti in tema di sicurezza stradale e a sviluppare sistemi di trasporto intelligenti (ITS) di punta sul piano tecnologico.

Parallelamente la Commissione intende inoltre affrontare i problemi immediati che gravano sul settore automobilistico. In risposta ad una contrazione della domanda sui mercati automobilistici europei e agli annunci di chiusure di impianti la Commissione riunirà a novembre i fabbricanti di automobili e i sindacati e, prima del prossimo Consiglio Competitività, i ministri dell’industria per passare in rassegna le misure atte ad affrontare la crisi attuale in modo coordinato. L’industria automobilistica ha una dimensione tale da interessare tutta l’Europa e pertanto occorre una risposta europea. Tale risposta dovrebbe concentrarsi sui problemi della sovraccapacità, degli investimenti sociali e tecnologici, nonché sugli aiuti di Stato e sulle misure riguardanti il lato della domanda e a ciò farà seguito una discussione a livello politico.

Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria ha affermato: “L’Europa produce le migliori automobili al mondo. La Commissione intende che essa mantenga questa posizione di leadership facendo ancora ulteriori progressi in tema di resa ambientale e di sicurezza. La Commissione pertanto presenta oggi una strategia per l’industria automobilistica dell’UE e adotterà inoltre azioni urgenti per affrontare le difficoltà in cui versa attualmente il settore e per far sì che la ristrutturazione avvenga in modo coordinato. Questo Piano per il settore automobilistico è il primo risultato della strategia per una nuova rivoluzione industriale presentata dalla Commissione il 10 ottobre. L’industria automobilistica ha tutte le carte per superare i problemi attuali, per rimanere competitiva, diventare ancora più sostenibile e conservare la sua base produttiva in Europa. Ciò che conta di più, considerato l’effetto moltiplicatore che essa ha sull’economia,è che l’industria automobilistica dovrebbe dare un forte impulso al mantenimento di una salda base industriale in Europa. Il Piano d’azione annunciato oggi darà all’industria automobilistica tutto il sostegno politico possibile.”

La globalizzazione e le nuove tecnologie offrono opportunità in un settore sempre più competitivo

Il prossimo decennio dovrebbe registrare un grande aumento del numero di veicoli venduti nei paesi emergenti, e presenta quindi opportunità per l’industria automobilistica dell’UE, che però dovrà migliorare la sostenibilità e misurarsi con la crescente concorrenza mondiale.

Il Piano d’azione comprende proposte concrete di iniziative politiche per:

1. Promuovere gli investimenti nelle tecnologie avanzate e nell’innovazione in funzione per i veicoli puliti, ad esempio tramite:

– un ampio pacchetto di misure volte alla riduzione della CO2, degli inquinanti e del rumore;

– ulteriori misure in tema di sicurezza stradale, compresi Sistemi di trasporto intelligenti;

– la messa a punto di un’infrastruttura per i carburanti alternativi (elettricità, idrogeno e gas naturale);

– uno standard UE per l’interfaccia di ricarica dei veicoli elettrici;

–  un’iniziativa europea per i veicoli verdi nell’ambito della strategia Orizzonte 2020 al fine di promuovere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione.

2. Migliorare le condizioni di mercato, ad esempio:

– rafforzando il Mercato unico per i veicoli grazie a un migliorato sistema di omologazione, compresi gli aspetti della sorveglianza del mercato in modo da evitare la concorrenza sleale;

– snellendo gli incentivi finanziari per i veicoli puliti;

– applicando in modo coerente i principi di regolamentazione intelligente, compresa l’applicazione di prove di concorrenzialità (competitiveness proofing) alle principali iniziative politiche al fine di stimare l’impatto specifico di tali iniziative sull’industria automobilistica.

3. Sostenere l’industria nell’accesso al mercato globale mediante:

– la conclusione di accordi commerciali equilibrati, l’attenta valutazione degli impatti cumulativi degli accordi commerciali nonché la promozione e il proseguimento dei dialoghi bilaterali con i principali paesi terzi partner e

– l’intensificazione dei lavori in materia di armonizzazione internazionale dei regolamenti sui veicoli col fine ultimo di pervenire a un’omologazione internazionale dei veicoli e a requisiti di sicurezza mondiali per i veicoli a motore e le loro batterie.

4. Promuovere gli investimenti nelle abilità e nella formazione per accompagnare il cambiamento strutturale e affrontare in modo proattivo i fabbisogni in tema di manodopera e competenze, ad esempio incoraggiando l’uso a tal fine del Fondo sociale europeo (FSE).

I prossimi passi

La Commissione e gli Stati membri devono ora attuare le politiche annunciate. Il ruolo dell’industria automobilistica consisterà nel raggiungere i nuovi obiettivi ambiziosi fissati in questa sede. Per monitorare i progressi realizzati e continuare il dialogo con le parti interessate si istituirà un processo specifico denominato “CARS 2020“.

Le cifre dell’industria automobilistica in Europa

L’industria automobilistica nel suo complesso (fabbricanti di automobili, catena di fornitura e aftermarket cui partecipano migliaia di PMI) riveste un’importanza strategica per l’economia europea poiché rappresenta 12 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti, il 4% del PIL e un attivo commerciale pari a 90 miliardi di EUR (nel 2011). Questa industria è il maggiore investitore privato nella ricerca e nell’innovazione, settori in cui spende annualmente 30 miliardi di EUR.

Contesto

Il Piano d’azione rappresenta la prima realizzazione concreta delle nuove priorità strategiche proposte nella recente comunicazione sulla politica industriale. Esso si basa sui risultati del gruppo di alto livello CARS21 in cui erano rappresentati sette commissari nonché gli Stati membri e gli attori chiave (tra cui rappresentanti dell’industria e delle ONG). Rilanciato nel 2010 il gruppo CARS 21 ha adottato la sua relazione finale nel giugno 2012. (Bruxelles, 8 novembre 2012)

i sabati di elettrocityElettrocity Milano: 10 Novembre 2012.

Continuano i sabati di promozione della mobilità elettrica a Milano. Alle soglie di un inverno in cui torneranno a salire tutti gli indicatori di inquinamento dell’aria e del rumore ci sembra doveroso promuovere questa iniziativa. L’appuntamento ai “box” è in Via Foppa, 49, dalle 10 alle 19, con la possibilità di provare Belumbury Dany, la piccola automobile elettrica guidabile a partire dai 16 anni. Dany è tutta italiana, sviluppata in collaborazione con l’Università di Camerino, raggiunge i 96/km/h, ha 180 km di autonomia, batterie in litio, freni a disco. Per prenotare un giro di prova ci si deve registrare sul sito: www.elettrocity.com. Intanto dalla comunità europea il via al processo di sviluppo di mobilità sostenibile. Di seguito il comunicato stampa.

a cura della Redazione

 

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Il primo frigorifero senza corrente? È nigeriano e risale a due decenni fa.

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Il primo frigorifero senza corrente? È nigeriano e risale a due decenni fa.

Pubblicato il 30 settembre 2012 by redazione

Caterina Falleni_frigor

Il frigorifero di Caterina Falleni.

Questo mese sarete tutti rimasti sicuramente affascinati dalla storia della livornese Caterina Falleni, designer del prodotto che a soli 23 anni ha ideato Frejiis, un sistema frigorifero che funziona senza corrente e che le ha permesso di vincere una borsa di studio da 30 000 euro, nonché un volo diretto per il centro di ricerca NASA della Silicon Valley.

Il principio di funzionamento? Ce l’ha spiegato lei stessa.

Freijis è un apparato refrigerante che non utilizza energia elettrica, ma si avvale di semplicissime tecnologie: una si chiama evaporating cooling, un principio che utilizzano i paesi emergenti come l’Africa e l’India, paesi dove sono stata e dove ho studiato questo sistema direttamente con i miei occhi. È lo stesso principio per il quale la sudorazione abbassa la temperatura del nostro corpo. Ho associato questa tecnologia, che si affida ad un principio base della termodinamica, con dei materiali che si chiamano PCM e sono smart materials. Sono materiali a cambiamento di fase, come la cera che può cambiare stato, e passare da quello solido a quello liquido, senza perdere le proprie qualità. Questi due principi hanno generato il sistema di refrigerazione che ho chiamato Freijis“.

Caterina Falleni_frigor_funzionamentoNon si tratta quindi di una teconologia nuova, anzi chi ha viaggiato in Africa avrà sicuramente già visto qualcosa di molto simile in molte zone rurali del continente. Infatti è proprio qui che ha inizio la storia di Mohammed Bah Abba e del primissimo frigorifero senza corrente.

Nel 1995 Mohammed Bah Abba era un giovane diplomato in economia, che ancora ventenne divenne insegnante presso un college a Jigawa in Nigeria ed anche consulente al Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite.

Nato nel 1964 in Nigeria da una famiglia di vasai, Abba crebbe con la convinzione di dover in qualche modo migliorare le condizioni di vita delle comunità rurali del suo Paese.

Fu proprio l’arte di creare vasi tramandata dai nonni a suggerirgli una brillante idea: il cosiddetto pot-in-pot refrigerator, ovvero il primo modello di frigorifero senza corrente che conserva i cibi ponendoli in due vasi, uno dentro l’altro.

Dopo due anni di ricerca e studi approfonditi per trovare il miglior materiale isolante da impiegare, Bah Abba si mise in contatto con la Intermediate Technology Development Group (oggi conosciuta come Practical Action, un’organizzazione britannica che promuove tecnologie sostenibili e a basso costo nei Paesi in via di sviluppo) la quale, colpita dalla semplice, ma rivoluzionaria invenzione, organizzò immediatamente una serie di esperimenti in laboratorio per misurare l’effettiva capacità del pot-in-pot refrigerator di conservare i cibi.

PotInPot_big

Mohammed Bah Abba

Bah Abba partecipò attivamente alla promozione del suo frigorifero organizzando delle vere e proprie lezioni sul funzionamento del suo sistema di refrigerazione.

Il frigorifero di Bah Abba superò egregiamente i test arrivando a conservare verdure come carote e pomodori per più di 20 giorni, e anche la carne (che normalmente comincia a deteriorarsi anche dopo un solo giorno) dopo due settimane era ancora perfettamente commestibile. Questo clamoroso successo spinse il giovane insegnante nigeriano a distribuire gratuitamente a proprie spese più di 5.000 vasi nei villaggi del nord Nigeria.

Dopodiché organizzò una vera e propria campagna pubblicitaria che di lì a poco avrebbe permesso a circa il 70% delle famiglie in quell’area di usare il suo frigorifero, acquistato a poco più di un

dollaro statunitense.

Ma come funziona esattamente il frigorifero di Bah Abba?

Esso consiste di due recipienti di terracotta, uno dentro l’altro, separati da uno strato di sabbia umida. La termodinamica insegna che affinché l’acqua evapori è necessario fornirle in qualche modo energia. Quindi quando i vasi, coperti con un panno umido, vengono posti in una zona ben ventilata, l’acqua proveniente dallo strato di sabbia umida trasuda dal vaso esterno evaporando rapidamente nell’aria e per fare ciò sottrae calore dal vaso più interno che si raffredda e mantiene i cibi freschi per molti giorni. Inoltre se il vaso interno è impermeabile è anche possibile usare acqua non potabile (ad esempio acqua del mare) per il processo di raffreddamento senza contaminare i cibi. Questo aspetto diventa particolarmente importante, se non essenziale, nelle zone desertiche vicine all’oceano dove l’acqua potabile è praticamente un lusso.

Il progetto Freijiis di Caterina Fellani presenta esattamente lo stesso principio costruttivo e di funzionamento con la differenza che sono stati impiegati materiali tecnologicamente più avanzati, il tutto reso più sofisticato da un design moderno e accattivante che strizza l’occhio al gusto estetico occidentale. Per ora Freijis è soltanto un prototipo che sta però già suscitando l’interesse di alcune aziende italiane. Teoricamente una diffusione di questo dispositivo nei Peasi industrializzati sarebbe come manna dal cielo visti i consumi incalzanti di energia elettrica ai quali l’Occidente non sembra voler rinunciare. Rispetto al frigorifero tradizionale non vi sarebbero inoltre problematiche ambientali relative allo smaltimento di fluidi refrigeranti come i CFC (clorofluorocarburi) dannosi per lo strato di ozono stratosferico.

In Nigeria, nel frattempo, l’impatto del semplice frigorifero di Bah Abba, dagli anni Novanta ad oggi, è stato più che concreto. Esso è andato oltre la semplice conservazione del cibo ed ha avuto implicazioni sulla salute del popolo nigeriano, nonché risvolti economici e sociali. Negli ultimi venti anni nelle aree rurali si è infatti assistito a un incremento dei profitti dalla vendita dei cibi: prima era necessario vendere i prodotti appena raccolti, ma grazie al dispositivo refrigerante i contadini possono vendere i prodotti su richiesta e osare anche un relativo aumento dei prezzi. Molte giovani ragazze nelle famiglie, che giornalmente dovevano trasportare e vendere i cibi al mercato, possono ora avere molto più tempo per frequentare la scuola. Le donne sposate, che per tradizione non possono lasciare il villaggio senza essere accompagnate dal marito, possono vendere i cibi direttamente da casa diminuendo la propria dipendenza dai coniugi. Infine il piccolo frigorifero ha permesso a molte famiglie di avere una dieta molto più varia dal momento che i cibi possono essere conservati per un tempo più lungo durante l’anno.

Mohammed Bah Abba_frigor

Un pot-in-pot refrigerator serve anche a mantenere le bevande fresche.

Intanto nel  2005 le vendite del frigorifero senza corrente sono arrivate a 91.795 unità e già si pensa a nuovi modi di farne uso: un nuovo progetto prevede di adattare il sistema di raffreddamento per applicazioni mediche, ad esempio la conservazione di fiale di insulina per pazienti diabetici che vivono in aree rurali remote in Eritrea, India, Haiti e Honduras.

Per la sua intuizione, nel 200, Mohammed Bah Abba ha ricevuto il premio Rolex Award for Enterprise da 75000 $ mentre nel 2001 è stata la volta del World Shell Award for Sustainable Development.

“Mohammed Bah Abba ha ricevuto il Rolex Award non soltanto per aver inventato il sistema pot-in-pot. E’ riuscito a superare numerosi ostacoli per produrlo e distribuirlo, assicurandosi, inoltre, che potesse essere acquistato da tutti ad un prezzo accessibile”, così Rebecca Irvin, presidentessa del comitato per l’assegnazione del Rolex Award ha elogiato l’ingegno e, soprattutto, il grande impegno sociale di Bah Abba.

di Corinne Nsangwe Businge

 

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