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Il primo frigorifero senza corrente? È nigeriano e risale a due decenni fa.

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Il primo frigorifero senza corrente? È nigeriano e risale a due decenni fa.

Pubblicato il 30 settembre 2012 by redazione

Caterina Falleni_frigor

Il frigorifero di Caterina Falleni.

Questo mese sarete tutti rimasti sicuramente affascinati dalla storia della livornese Caterina Falleni, designer del prodotto che a soli 23 anni ha ideato Frejiis, un sistema frigorifero che funziona senza corrente e che le ha permesso di vincere una borsa di studio da 30 000 euro, nonché un volo diretto per il centro di ricerca NASA della Silicon Valley.

Il principio di funzionamento? Ce l’ha spiegato lei stessa.

Freijis è un apparato refrigerante che non utilizza energia elettrica, ma si avvale di semplicissime tecnologie: una si chiama evaporating cooling, un principio che utilizzano i paesi emergenti come l’Africa e l’India, paesi dove sono stata e dove ho studiato questo sistema direttamente con i miei occhi. È lo stesso principio per il quale la sudorazione abbassa la temperatura del nostro corpo. Ho associato questa tecnologia, che si affida ad un principio base della termodinamica, con dei materiali che si chiamano PCM e sono smart materials. Sono materiali a cambiamento di fase, come la cera che può cambiare stato, e passare da quello solido a quello liquido, senza perdere le proprie qualità. Questi due principi hanno generato il sistema di refrigerazione che ho chiamato Freijis“.

Caterina Falleni_frigor_funzionamentoNon si tratta quindi di una teconologia nuova, anzi chi ha viaggiato in Africa avrà sicuramente già visto qualcosa di molto simile in molte zone rurali del continente. Infatti è proprio qui che ha inizio la storia di Mohammed Bah Abba e del primissimo frigorifero senza corrente.

Nel 1995 Mohammed Bah Abba era un giovane diplomato in economia, che ancora ventenne divenne insegnante presso un college a Jigawa in Nigeria ed anche consulente al Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite.

Nato nel 1964 in Nigeria da una famiglia di vasai, Abba crebbe con la convinzione di dover in qualche modo migliorare le condizioni di vita delle comunità rurali del suo Paese.

Fu proprio l’arte di creare vasi tramandata dai nonni a suggerirgli una brillante idea: il cosiddetto pot-in-pot refrigerator, ovvero il primo modello di frigorifero senza corrente che conserva i cibi ponendoli in due vasi, uno dentro l’altro.

Dopo due anni di ricerca e studi approfonditi per trovare il miglior materiale isolante da impiegare, Bah Abba si mise in contatto con la Intermediate Technology Development Group (oggi conosciuta come Practical Action, un’organizzazione britannica che promuove tecnologie sostenibili e a basso costo nei Paesi in via di sviluppo) la quale, colpita dalla semplice, ma rivoluzionaria invenzione, organizzò immediatamente una serie di esperimenti in laboratorio per misurare l’effettiva capacità del pot-in-pot refrigerator di conservare i cibi.

PotInPot_big

Mohammed Bah Abba

Bah Abba partecipò attivamente alla promozione del suo frigorifero organizzando delle vere e proprie lezioni sul funzionamento del suo sistema di refrigerazione.

Il frigorifero di Bah Abba superò egregiamente i test arrivando a conservare verdure come carote e pomodori per più di 20 giorni, e anche la carne (che normalmente comincia a deteriorarsi anche dopo un solo giorno) dopo due settimane era ancora perfettamente commestibile. Questo clamoroso successo spinse il giovane insegnante nigeriano a distribuire gratuitamente a proprie spese più di 5.000 vasi nei villaggi del nord Nigeria.

Dopodiché organizzò una vera e propria campagna pubblicitaria che di lì a poco avrebbe permesso a circa il 70% delle famiglie in quell’area di usare il suo frigorifero, acquistato a poco più di un

dollaro statunitense.

Ma come funziona esattamente il frigorifero di Bah Abba?

Esso consiste di due recipienti di terracotta, uno dentro l’altro, separati da uno strato di sabbia umida. La termodinamica insegna che affinché l’acqua evapori è necessario fornirle in qualche modo energia. Quindi quando i vasi, coperti con un panno umido, vengono posti in una zona ben ventilata, l’acqua proveniente dallo strato di sabbia umida trasuda dal vaso esterno evaporando rapidamente nell’aria e per fare ciò sottrae calore dal vaso più interno che si raffredda e mantiene i cibi freschi per molti giorni. Inoltre se il vaso interno è impermeabile è anche possibile usare acqua non potabile (ad esempio acqua del mare) per il processo di raffreddamento senza contaminare i cibi. Questo aspetto diventa particolarmente importante, se non essenziale, nelle zone desertiche vicine all’oceano dove l’acqua potabile è praticamente un lusso.

Il progetto Freijiis di Caterina Fellani presenta esattamente lo stesso principio costruttivo e di funzionamento con la differenza che sono stati impiegati materiali tecnologicamente più avanzati, il tutto reso più sofisticato da un design moderno e accattivante che strizza l’occhio al gusto estetico occidentale. Per ora Freijis è soltanto un prototipo che sta però già suscitando l’interesse di alcune aziende italiane. Teoricamente una diffusione di questo dispositivo nei Peasi industrializzati sarebbe come manna dal cielo visti i consumi incalzanti di energia elettrica ai quali l’Occidente non sembra voler rinunciare. Rispetto al frigorifero tradizionale non vi sarebbero inoltre problematiche ambientali relative allo smaltimento di fluidi refrigeranti come i CFC (clorofluorocarburi) dannosi per lo strato di ozono stratosferico.

In Nigeria, nel frattempo, l’impatto del semplice frigorifero di Bah Abba, dagli anni Novanta ad oggi, è stato più che concreto. Esso è andato oltre la semplice conservazione del cibo ed ha avuto implicazioni sulla salute del popolo nigeriano, nonché risvolti economici e sociali. Negli ultimi venti anni nelle aree rurali si è infatti assistito a un incremento dei profitti dalla vendita dei cibi: prima era necessario vendere i prodotti appena raccolti, ma grazie al dispositivo refrigerante i contadini possono vendere i prodotti su richiesta e osare anche un relativo aumento dei prezzi. Molte giovani ragazze nelle famiglie, che giornalmente dovevano trasportare e vendere i cibi al mercato, possono ora avere molto più tempo per frequentare la scuola. Le donne sposate, che per tradizione non possono lasciare il villaggio senza essere accompagnate dal marito, possono vendere i cibi direttamente da casa diminuendo la propria dipendenza dai coniugi. Infine il piccolo frigorifero ha permesso a molte famiglie di avere una dieta molto più varia dal momento che i cibi possono essere conservati per un tempo più lungo durante l’anno.

Mohammed Bah Abba_frigor

Un pot-in-pot refrigerator serve anche a mantenere le bevande fresche.

Intanto nel  2005 le vendite del frigorifero senza corrente sono arrivate a 91.795 unità e già si pensa a nuovi modi di farne uso: un nuovo progetto prevede di adattare il sistema di raffreddamento per applicazioni mediche, ad esempio la conservazione di fiale di insulina per pazienti diabetici che vivono in aree rurali remote in Eritrea, India, Haiti e Honduras.

Per la sua intuizione, nel 200, Mohammed Bah Abba ha ricevuto il premio Rolex Award for Enterprise da 75000 $ mentre nel 2001 è stata la volta del World Shell Award for Sustainable Development.

“Mohammed Bah Abba ha ricevuto il Rolex Award non soltanto per aver inventato il sistema pot-in-pot. E’ riuscito a superare numerosi ostacoli per produrlo e distribuirlo, assicurandosi, inoltre, che potesse essere acquistato da tutti ad un prezzo accessibile”, così Rebecca Irvin, presidentessa del comitato per l’assegnazione del Rolex Award ha elogiato l’ingegno e, soprattutto, il grande impegno sociale di Bah Abba.

di Corinne Nsangwe Businge

 

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