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Giornata Internazionale degli Anziani: pensiamo di più ai nostri nonni!

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Giornata Internazionale degli Anziani: pensiamo di più ai nostri nonni!

Pubblicato il 30 settembre 2012 by redazione

cartello anzianiIl 1° Ottobre, sarà celebrata la Giornata Internazionale degli anziani, istituita nel 1990 dal Congresso Generale delle Nazioni Unite.

Questa ricorrenza non vuole essere un’occasione per tutti gli anziani del mondo di andare a fare una ‘scampagnata’ con le rispettive famiglie ma, piuttosto, mira a sensibilizzare la gente su quelle che sono le esigenze degli individui over 60, che ricoprono tuttora un ruolo inestimabile all’interno di tutte le società (leader, assistenti e volontari).

Erroneamente, gran parte della popolazione mondiale considera il problema ‘anziani’ un problema marginale, che coinvolge solo una minoranza della società. Ebbene l’Agenzia delle Nazioni Unite per la Popolazione non la pensa così; secondo un suo recente rapporto tra meno di quarant’anni nel mondo ci saranno più anziani che bambini. Si pensi che solo in Italia i pensionati rappresentano il 27% dei cittadini, percentuale che salirà al 38,4% entro il 2050. Pensate ancora che sia un fenomeno da ignorare? Fortunatamente le Nazioni Unite sono un passo avanti a noi: l’anno prossimo infatti si celebrerà il 10°compleanno del Piano d’Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento, che si basa su principi quali l’indipendenza, la partecipazione, la cura, la realizzazione personale e la dignità degli anziani e ci fornisce obbiettivi sui quali impegnarsi.

Grazie a questo progetto si sono compiuti numerosi progressi nella formulazione di piani d’azione legati all’invecchiamento, come l’erogazione di pensioni non contributive da parte di molti Paesi, la possibilità di beneficiare di tassi ridotti di fame e povertà, l’accesso a medicinali e servizi di assistenza, o ancora, maggiori opportunità di istruzione e di lavoro. Tuttavia il lavoro da fare è ancora tanto: oggi due ultrasessantenni su tre vivono in una Nazione in via di sviluppo, nel 2050 la percentuale salirà a quattro su cinque. Se non si agisce in modo tempestivo c’è il rischio che molti Stati verranno colti di sorpresa e non saranno in grado di far fronte a una popolazione sempre più in là con gli anni.

A tal proposito, il 1°Ottobre la comunità di Conakry, Guinea, celebrerà per la prima volta la Giornata Mondiale degli Anziani con un convegno, al Palazzo del Popolo, dal titolo ‘Essere anziani è una grazia’. Numerose le autorità che parteciperanno all’evento: il Presidente del Consiglio economico e sociale del governo, una delegazione del Ministro degli Affari Sociali, della Promozione dei diritti della donna e dell’Infanzia. Le problematiche che verranno trattate sono numerose, ma si insisterà di più sul tema dell’urbanizzazione. Quest’ultima infatti ha fatto si che migliaia di persone anziane abbiano dovuto abbandonare i loro villaggi per abbracciare una vita senza diritti e assistenza sanitaria. Sono state relegate ai margini di una società che le ha abbandonate, guardandole con sospetto e accusandole, talvolta, di stregoneria. Senza tralasciare che, in molti paesi colpiti dalla pandemia dell’AIDS, spesso spetta ai nonni la cura degli orfani contagiati. Nell’Africa Sud-Sahariana il 20% delle donne ultrasessantenni sono le uniche che si occupano dei nipoti, senza avere però le adeguate risorse. Queste persone hanno disperatamente bisogno di servizi sociali, in particolare di pensioni sociali, che si occupino di loro e delle loro famiglie.

La gente di tutto il mondo ha il diritto di invecchiare nel migliore dei modi, mantenendo intatta la propria dignità. Una giornata come questa è necessaria, affinché ognuno di noi, almeno una volta all’anno, se ne ricordi: solo così potremo sperare in una società del domani più umana. ‘Gli anziani di oggi sono lo specchio di ciò che ognuno di noi sarà domani’.

ban-ki-moon 350x220Il messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon

“Il prossimo anno si compiranno i 10 anni dall’adozione del Piano d’Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento. Il tema della Giornata Internazionale degli Anziani di quest’anno, “Avvio di Madrid + 10: le crescenti opportunità e le sfide dell’invecchiamento globale”, riflette questo traguardo imminente.

Quest’anno inoltre si commemorano i 20 anni dall’adozione dei Principi delle Nazioni Unite sugli Anziani. Questi principi base – indipendenza, partecipazione, cura, realizzazione personale e dignità, costituiscono i diritti umani fondamentali degli anziani e ci forniscono gli obbiettivi per i quali lottare. 


Quasi i due terzi delle persone anziane nel mondo vivono nei paesi in via di sviluppo, e risultano quindi ancora largamente escluse dai programmi di sviluppo globale, regionale e nazionale.

In un momento in cui la comunità internazionale si sta preparando a fare il punto sullo sviluppo sostenibile e sta cercando di creare un programma di sviluppo per il futuro, è importante che i bisogni ed i contributi degli anziani siano una parte importante del quadro generale.

Gli anziani sono contribuenti essenziali per sviluppo e la stabilità della società e molto altro ancora può e deve essere fatto per sfruttare il loro potenziale.


Negli ultimi dieci anni, sono stati compiuti progressi nella formulazione di piani d’azione nazionali legate all’invecchiamento, tra cui l’emergenza delle pensioni non contributive in alcuni paesi in via di sviluppo. Tuttavia, la discriminazione e l’esclusione sociale persistono. Questi problemi sono una priorità per il recentemente istituito gruppo di lavoro sull’invecchiamento dell’Assemblea Generale.


Nel celebrare le tappe fondamentali dello sviluppo globale per le persone anziane, ci impegniamo nuovamente nella piena attuazione del Piano di Azione di Madrid.

Nell’attuale contesto fiscale, dobbiamo essere vigili nel garantire che la protezione sociale, l’assistenza a lungo termine e l’accesso alla sanità pubblica per gli anziani non siano messe a repentaglio. In questa Giornata Internazionale delle Persone Anziane, invito i governi e le comunità in tutto il mondo a provvedere alla creazione di maggiori opportunità per la popolazione anziana”.

di Sara Pavesi

fonti

Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite

http://www.unric.org/it/attualita/26986-messaggio-segretario-generale-giornata-internazionale-degli-anziani http://www.unric.org/it/attualita/27637-messaggio-per-la-giornata-internazionale-degli-anziani

Convegno tenutosi in Guinea

http://www.santegidio.org/pageID/3/langID/it/itemID/4191/Un_convegno_per_celebrare_la_Giornata_Mondiale_degli_anziani_Essere_anziani__una_grazia.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Keith Haring: fumetti e lotta contro l’AIDS

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Keith Haring: fumetti e lotta contro l’AIDS

Pubblicato il 12 luglio 2012 by redazione

Keith Haring

“La tela come materiale in sé è meravigliosa. È robusta, può essere venduta e in un certo senso è duratura. Ma mi inibisce. Spendo 8 dollari per una tela di 75 centimetri per 100 e per la pittura a olio; poi vado in paranoia per come riuscirà perché ho speso 12 dollari per quel quadro e penso che debba valere qualcosa. Invece, quando dipingo su un pezzo di carta che ho trovato oppure ho comprato a poco prezzo, e uso l’inchiostro ad acqua, faccio un intero quadro di 120 centimetri per 270 senza aver speso praticamente nulla”. Così, il 14 ottobre del 1978, appuntava sui suoi diari uno dei capi della corrente neo-pop, il padre indiscusso del graffitismo di frontiera, il lungimirante sperimentatore dell’arte pubblica nello spazio urbano: Keith Haring.

Nato il 4 maggio 1958 in Pennsylvania, mostra una precoce predilezione per la grafica di fumetti e di cartoni animati; incoraggiato in questa sua passione dal padre, Allen Haring, dopo il liceo si iscrive all’Ivy School of Professional Art di Pittsburgh, un istituto d’arte commerciale, che frequenta per quattro anni al termine dei quali si iscrive all’università. Ma nel frattempo, sull’onda della nuova contestazione giovanile e della culture hippie datata 1976, abbandona gli studi per girare gli Stati Uniti in autostop, facendo tappa nelle varie città del paese allo scopo di osservare più da vicino i lavori degli artisti della scena americana e soggiornando per diverso tempo a San Francisco, dove inizia a manifestare il proprio orientamento omosessuale.

Forte di questa esperienza di vita, nel 1978 sceglie di recarsi alla School of Visual Art (SVA) di New York: qui trova una prosperosa e alternativa comunità d’artisti che stanno sviluppando il proprio lavoro al di fuori dei circuiti commerciali d’arte costituiti da musei e gallerie, preferendo le strade, le metropolitane, i club e le dance-hall. Dopo aver fatto conoscenza con alcuni degli esponenti della nuova cultura underground, Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat per fare dei nomi, decide così di aderire a questa nuova corrente culturale, esponendo le sue opere fra locali di vario genere (il Club 57 su tutti) e vernissage più o meno improvvisati; ma il suo cavallo di battaglia rimane la grafica, che egli decide di condividere con i suoi concittadini adottivi sui muri della metropolitana newyorkese: qui, nel 1980, nota la presenza di un pannello pubblicitario abbandonato ricoperto di carta nera opaca che cerca di abbellire con disegni a fumetto realizzati a gesso bianco.

Dal 1980 al 1985 omini stilizzati bianchi invadono la metropolitana della Grande Mela, rendendola non solo un “laboratorio” per promuovere idee e sperimentare linee grafiche, ma anche un vero e proprio museo a cielo aperto, dove Haring si fa conoscere e addirittura arrestare. Inizia così una (breve) vita di successo, che esplode nel 1982 alla Tony Shafrazi Gallery della frizzante SoHo, grazie alla quale approderà alla Documenta 7 di Kassel, alla Biennale di San Paolo e alla Withney Biennal.
Nell’aprile del 1986, poi, apre a New York il primo Pop Shop (il secondo, datato 1988, si trova a Tokyo), dove è possibile acquistare t-shirts, giocattoli, posters, magneti e accessori recanti le sue opere più famose: il negozio vuole così permettere la fruizione dell’arte di Haring al grande pubblico, che può a sua volta acquistare prodotti di qualità a basso prezzo, e dà inoltre la possibilità di vedere l’artista lavorare live.

Keith Haring AIDS

Ma nel 1988 la sua carriera viene stroncata dall’AIDS: “Nella mia vita ho fatto un sacco di cose, ho guadagnato un sacco di soldi e mi sono divertito molto. Ma ho anche vissuto a New York negli anni del culmine della promiscuità sessuale. Se non prenderò l’AIDS io, non lo prenderà nessuno”, aveva da poco dichiarato alla rivista “Rolling Stone”. Nel 1989, un anno prima di morire, fonda la Keith Harin Foundation, che si propone tutt’oggi di continuare la sua opera di supporto alle organizzazione no-profit a favore dei bambini e della lotta contro l’AIDS. Muore il 16 febbraio 1990, all’età di 31 anni.

Durante la sua breve ma intensa carriera, Haring ha fortemente influenzato la morale pubblica realizzando opere di intenso significato sociale con le quali ha invaso gli spazi pubblici delle città: la lotta contro la malattia, la pace, la dignità umana, sono messaggi che l’artista ha lasciato ai cittadini di più di 100 città nel mondo, tra le quali New York, Londra, Tokyo, Amsterdam, Pisa e San Francisco. Il suo successo ha inoltre contribuito alla formazione di una vera sensibilità artistica nei confronti della nuova forma d’arte urbana: immediate, semplici e dirette, le sue composizioni attirano l’attenzione di chi guarda a più livelli, da un piano più superficiale e divertito a uno graffiante e allucinato.

di Clara Amodeo

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