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Sustainable  Development Goals: il ruolo della comunità scientifica.

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Sustainable Development Goals: il ruolo della comunità scientifica.

Pubblicato il 18 novembre 2015 by redazione

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Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, Sustainable Development Goals (SDG), adottati dai leader mondiali il mese scorso sono stati definiti da alcuni “troppo vaghi e troppo numerosi”. Questi 17 obiettivi, declinati in 169 traguardi, da raggiungere nei prossimi 15 anni, costituiscono un’importante sfida per tutta la comunità scientifica.

Il mese scorso, i leader del mondo si sono riuniti a New York per concordare comuni obiettivi di sviluppo sostenibile.
I SDG, in sintesi, si prefiggono di eliminare la povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità per tutti entro il 2030.

Benché i pregressi SDG, gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDG), abbiano già fatto molto nell’affrontare le sfide globali, rimangono di fatto 836 milioni di persone che vivono ancora in estrema povertà e le emissioni complessive del pianeta di biossido di carbonio sono aumentate, in realtà dal 1990, di quasi il 50%. Questo fa supporre che per realizzare i nuovi SDG sarà richiesto un impegno enorme che si dovrà mantenere costante per i
prossimi 15 anni.

È chiaro, che escludendo il massimo impegno dei governi coinvolti, sarà importante condividere gli stessi obiettivi anche con il settore privato e la società civile e ottenere il massimo sostegno della comunità scientifica.

Per fare un esempio, l’obiettivo di “fermare le epidemie di epatite, AIDS, tubercolosi, malaria e tutte le altre malattie tropicali finora trascurate e in generale quelle che si trasmettono attraverso il contagio o l’acqua, necessitano di un importante contributo da parte della ricerca.

Anche per aumentare la quota di energie rinnovabili del mix energetico globale e raddoppiare il suo tasso di efficienza globale è necessario un considerevole investimento in ricerca e innovazione.

La preoccupazione generale, però, è che gli obiettivi siano troppi e ancora poco espliciti perché possano essere affrontati dalla comunità, dalla ricerca o da chiunque altro.
Nature chiama i SDG come la “lista delle cose che l’ONU deve fare per eliminare la povertà senza distruggere l’ambiente” citando un’affermazione di Steven Radelet, il direttore del Programma di Sviluppo Umano Globale della Georgetown University: “Se tutto è una priorità, allora niente è una
priorità”.

Anche Scientific American ha espresso qualche dubbio: “Siamo sinceri, gli obiettivi SDG sono confusi. Così come sono stati impostati gli obiettivi non scandiscono bene l’impegno globale che gli amministratori del pianeta intendono assumersi per migliorare la condizione umana, ne come organizzazione ne con quali priorità. Di conseguenza, c’è il rischio che i SDG divengano solo un mero esercizio di stile che autorizza, invece, i leader
mondiali a continuare ad agire come si è sempre fatto nel campo dello sviluppo globale.”

A questo punto come dovrebbe rispondere la comunità scientifica? Mark Stafford Smith, ricercatore presso l’Organizzazione per la Ricerca Industriale e Scientifica del Commonwealth, a Camberra, in Australia, su Science, commenta: “Negli obiettivi SDG hanno ammassato tutto, ma la comunità della ricerca scientifica è in grado di applicarsi solo su un piccolo gruppo di obiettivi trasversali per volta. Diversamente i potenziali conflitti che sottendono a questi obiettivi diventeranno reali.”
Sarà compito della comunità scientifica individuare gli indicatori e le politiche più semplici in grado di promuovere il progresso, dice Stafford Smith, e che incoraggino i ricercatori a trovare la maniera per evitare che gli obiettivi confliggano tra loro: “Per esempio, senza progressi nell’efficienza energetica e un passaggio all’energia rinnovabile, l’espansione dell’accesso alle fonti di energia moderne (obiettivo n°7) confliggerebbe con l’obiettivo di tenere sotto controllo il riscaldamento globale (obiettivo n°13).”

 

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Simulazioni elaborate nel progetto The World in 2050.

 

La comunità scientifica dovrà anche poter monitorare nel tempo i progressi in corso e aiutare a rispettare la tabella di marcia. Nature sottolinea in modo particolare il progetto chiamato The World in 2050, attraverso il quale i ricercatori, a partire da modelli computerizzati, studiano le conseguenze e le implicazioni socio-economiche del cambiamento climatico. Il team coinvolto in questo progetto sta ora compiendo uno studio per identificare gli scenari politici che sarebbero in grado di assicurare il raggiungimento degli obiettivi nei prossimi anni.

 

Linkografia:
Sustainable Development Goals
http://www.un.org/sustainabledevelopment/sustainable-development-goals/

Sito dello sviluppo sostenibile dell’ONU
http://www.un.org/sustainabledevelopment/

Nature
http://www.nature.com/news/un-approves-global-to-do-list-for-next-15-years-1.18404

Scientific American
http://www.scientificamerican.com/article/sustainable-development-goals-offer-something-for-everyone-and-will-not-work/

 

 

The World in 2050

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