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Capodanno 2012 a Bruxelles

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Capodanno 2012 a Bruxelles

Pubblicato il 27 gennaio 2013 by redazione

Aeroporto di Orio al Serio, 30 dicembre

La partenza dall’aeroporto sembra una rocambolesca avventura alla Mission Impossible: tram preso al volo, corsa a perdifiato con valigione al seguito e dormita alla bella e buona su sedili di ferro nella sala arrivi dell’aeroporto di Orio al Serio. Non ci scoraggiamo e con un gioco di corde e carrucole, riusciamo anche ad adattare un carrellino porta valigie abbandonato a branda d’emergenza. Non male per cominciare, anche perché si sa che con i voli economici di Ryanair la prassi è un po’ quella: check-in alle 6 del mattino, viaggio come sardine con bagaglio più o meno in braccio e l’immancabile vicino di posto che russa dai primi due minuti dalla partenza!  A condire il tutto: contrabbando di cotechini! Già, perché vuoi non portarti il tradizionale cotechino nostrano, e precisamente mantovano, per inaugurare al meglio il nuovo anno? E così, con il cuore a mille durante il controllo di sicurezza i nostri quattro intrepidi viaggiatori si mordono il labbro sperando che nessuno scambi il “pacco sospetto” per un panetto di tritolo! Riusciamo a prendere il famigerato volo, arriviamo all’aeroporto di Charleroi alle 7.45 del mattino e finalmente ci gustiamo l’alba belga in attesa del pullman che ci condurrà nella città di Bruxelles.

Place du Grand Sablon.

Il tempo di arrivare a casa dell’amico che ci ospita, lasciare i bagagli e andare a fare la spesa. Cominciamo a imbandire il cenone di Capodanno e a discutere animatamente su quale debba essere la ricetta migliore per il soffritto delle lenticchie e dei cotechini. Sembriamo un gruppo di casalinghe disperate! La serata procede bene e già il fatto che la casa non sia andata a fuoco sembra un ottimo auspicio.

Alle 11.30 usciamo sfidando il freddo pungente e l’incessante pioggerellina, che sarà nostra compagna di viaggio per tutta la durata del soggiorno belga, e prendiamo la metro fino alla Gare Centrale. Arriviamo giusto in tempo per i fuochi d’artificio, senza riuscire a raggiungere Place du Grand Sablon, la piazza “storica” da cui ammirare lo spettacolo pirotecnico di Capodanno. Poco male, cominciano i festeggiamenti!

La prima tappa sarà il Delirium Caffè, storico locale della città, situato in un’angusta vietta cieca e sormontato da un’enorme insegna a forma di gigante rosa (simbolo della celebre birra chiara belga Delirium Tremens, da cui il locale prende il nome)  e una sorta di tempio sacro per gli amanti della birra di tutto il mondo: il locale si è, infatti, aggiudicato il Guinness World Records per la quantità di birre da degustare, intorno alle 2500.

Delirium Caffe

Rock Classic Bar.

Rock Classic Bar.

Solo il menu è una sorta di librone fotografico con immagini e caratteristiche di OGNI SINGOLA birra: occorre fermarsi a meditare qualche istante anche solo per ordinare una chiara! Il locale si articola su due vasti piani, tutto rigorosamente in legno, arredi inclusi, e l’ottima musica dal vivo accompagnerà tutte le nostre successive visite. Inutile dire che la famigerata sera dell’ultimo dell’anno, il locale sarebbe stato inavvicinabile e gremito di persone, ma incuranti degli ostacoli ci lasciamo trascinare dalla fiumana di persone esultanti fino all’ingresso del locale. Si parte, quindi, alla volta di un secondo locale storico: il Rock Classic Bar, anch’esso situato dietro la città vecchia. Passando dal lungo e stretto ingresso ad arco, tra mattoncini di pietra e luci soffuse, raggiungiamo il locale, tutto in pietra e pervaso da un’atmosfera decisamente rilassata. Le attività più gettonate: freccette e calcio balilla!

A mattina inoltrata, tra cocci di vetro e gente allegra, raggiungiamo il bus notturno e con la testa altrove, ci lasciamo cullare dal lento incedere del bus, fino a casa.

Bruxelles, Avenue Franklin Roosvelt

Bruxelles, Avenue Franklin Roosvelt.

Bruxelles, 01 gennaio.

C’è il detto: chi dorme il primo dell’anno, dorme tutto l’anno. Va bene, bisogna alzarsi altrimenti rischiamo di fare compagnia ad Orfeo per i prossimi 364 giorni. Decidiamo di andare a visitare la zona ricca di Bruxelles, Avenue Franklin Roosvelt. La nostra “guida” ci spiega che questo è il quartiere che ospita la maggior parte delle sedi diplomatiche di Bruxelles, oltre a diversi appartamenti di lusso. Non era difficile intuirlo: percorrendo questa grandissima strada si nota chiaramente come lo stile architettonico spazi dall’Art Dèco al neobarocco nell’arco di dieci metri! Inoltre, il lussuoso quartiere costeggia quello che da molti è considerato uno dei più bei parchi della città: il Parco Bois de la Chambre, che scopriamo non essere altro che  la prosecuzione di una foresta, la Sonian Forest.

bruxelles grand place

Bruxelles, Grand Place.

Il nostro tour prosegue alla volta della città vecchia e così tra cioccolaterie per tutti i gusti e tutte le tasche, visitiamo la bellissima Grand-Place, non a caso considerata una delle più belle piazze del mondo e dichiarata patrimonio dell’UNESCO. Sembra di essere tornati al 1400. Ruotando su se stessi non si vedrà altro che gotico brabantino (ossia, l’architettura gotica secondo il gusto fiammingo). Un senso di opulenza e solennità pervade tutti gli edifici, specie quelli civili e la percezione del potere delle Corporazioni di allora resta vivida anche ai giorni nostri.

Il Palazzo municipale, ad esempio, si impone letteralmente allo spettatore, attraverso la ricchezza delle decorazioni della facciata e l’altissima Torre Inimitabile (96 metri di altezza!), sulla cui punta si staglia la statua d’oro di San Michele e il Diavolo. Quasi si specchiasse di fronte al Municipio, troviamo La Maison du Roi dall’altro lato della piazza, edificio in passato destinato ad essere la sede del mercato del pane e che oggi ospita il museo della città.

Bene, per oggi possiamo ritenerci soddisfatti: un cartoccio di patatine fritte e una gaufre in Rue du Marchè aux Herbes e siamo pronti per tornare verso casa (i locali si chiamano rispettivamente Gaufre de Bruxelles e Belgian Frit’n Toast Resto-Snack, andateci!).

Canal Scene Bruges Belgio

Bruges, Canal Scene.

Difficile andare in Belgio ed evitare di visitare una delle sue cittadine più rinomate e romantiche in Europa, nonché patrimonio dell’UNESCO. Di buona mattina, siamo già in treno, pronti a lasciarci sedurre dai canali della piccola cittadina medievale. Unica nota ironica: nel nostro vagone i passeggeri sono quasi tutti italiani! Il paesaggio che ci accoglie è quello tipicamente turistico: piccole botteghe con vetrine invase dai merletti, negozi di teiere dalle forme più strampalate e naturalmente cioccolaterie in ogni dove. La prima tappa è la Chiesa di Nostra Signora, anch’essa in stile gotico-brabantino, al cui interno è custodita la celebre statua di Michelangelo Madonna col bambino. Quindi, è la volta di una mostra su Picasso, in cui non sono esposte tele, bensì più di 70 disegni preparatori e l’immancabile visita, con pranzo annesso a base di stufato di birra, nella celebre piazza del Municipio.

Il resto della giornata lo trascorriamo spulciando incantati tra gli scaffali stracolmi di spartiti di un negozietto di strumenti musicali appena dietro al centro, più simile a un salotto in cui chiacchierare sprofondando in comode poltrone di velluto, piuttosto che ai grandi megastore del tutto anonimi cui ormai siamo avvezzi, cullati dalle note di John Coltrane in sottofondo. Ormai è sera, perciò spensierati e con la sensazione che il tempo si sia fermato facciamo rotta verso la stazione.

Bruges Madonna con Bambino

Bruxelles, 03 gennaio.

Questo è il nostro ultimo giorno, perciò il mantra della giornata sarà: o oggi o mai più! L’itinerario sembra un tour de force e non sorprende che verso sera assomiglieremo più a zombie che a coloriti turisti italiani. Si parte visitando il Museo dell’Aeronautica, dietro il Parco del Cinquantenario, accompagnati da statistiche di incidenti aerei e percentuali di sopravvivenza che i nostri simpatici compagni di viaggio (nonché ingegneri aerospaziali) non mancano di sottolineare di fronte a ogni reperto di aereo da guerra, ed episodi  di nonnismo sui bimbi più piccoli in coda con noi per riuscire a fare la foto “da pilota”: quando si dice la maturità!

Quindi, attraversiamo il Parco in tutta fretta alla volta delle istituzioni europee: la Commissione europea e il Consiglio dell’Unione Europea. Non si può entrare a visitare le sedi delle istituzioni vere e proprie, ma riusciamo ugualmente a raggiungere l’atrio dell’edificio che ospita la Commissione europea e a visitare tutto ciò che non necessiti di un badge per entrare. Scopriamo, inoltre, che l’info-point dell’UE altro non è che un palazzo di otto piani. Non dico altro: 8kg di materiale informativo che ci trascineremo in giro per tutta la giornata. Pausa pranzo da De Valera’s, pittoresco pub che prende il nome da Éamon de Valera, tra i padri fondatori della repubblica irlandese, dove i camerieri parlano tutti rigorosamente inglese e italiano e dove le dimensioni di un hamburger sono tali da riuscire a sfamare tranquillamente due persone. Ripartiamo alla volta del Musèes royaux des Beaux-Arts de Belgique, dove ci aspettano tele di Rubens, Van Dyck e il bellissimo capolavoro di Jacques-Louis David, Morte di Marat.

gaufre

Gaufre.

Una gaufre lungo la strada e raggiungiamo finalmente la celebre Concattedrale di San Michele e Santa Gudula. Ancora una volta, la grandiosità della sua struttura ci lascia attoniti: la facciata dorata, con le sue due torri da 64 metri di altezza, si staglia sul cielo blu chiaro e sono abbastanza sicura che la sensazione di essere “piccoli e impotenti” attraverserebbe anche un giocatore dell’NBA. Il sole cala sempre più velocemente e il tempo che abbiamo a disposizione è ormai poco. Quando raggiungiamo il Palazzo reale di Bruxelles è ormai sera, ma lo spettacolo non perde certo in qualità. Il nostro sguardo percorre l’architettura dell’edificio guidato dai particolari in oro della facciata e il riflesso della luce dei lampioni sul ciottolato nero e bagnato di Rue Brederode ci fanno capire che quella sarà l’ultima tappa del nostro frenetico tour.

Un ultimo saluto alla città che dopo soli tre giorni ci è diventata così familiare ed è ora di ripartire alla volta del Bel Paese.

di Giulia Pavesi

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