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Droni: nuove tecnologie al servizio dell’uomo

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Droni: nuove tecnologie al servizio dell’uomo

Pubblicato il 20 novembre 2013 by redazione

Nonostante i risvolti più interessanti per quanto riguarda lo sviluppo dei droni e di tecnologia a controllo remoto siano soprattutto in ambito militare e nel carico innovativo e rivoluzionario che essi introducono nel modo di combattere le guerre, nell’etica e nella giurisprudenza della materia, non bisogna dimenticare e tantomeno sottovalutare gli indubbi vantaggi che derivano dall’uso dei droni in campo prettamente civile, dove diversi obiettivi possono essere perseguiti con maggior efficacia e minor rischio.

Di più semplice realizzazione rispetto a quelli militari e con prestazioni ovviamente minori, i droni a uso civile vengono largamente utilizzati non solo per la loro semplicità impiantistica e concettuale, ma anche per la possibilità di equipaggiare gli stessi con numerosi dispositivi come telecamere, sensori e strumenti di misura. In particolare, una delle attività in cui si sta facendo sempre più largo impiego di questa tecnologia sono:

  • Controllo e tenuta in sicurezza dei confini territoriali, per esempio nella lotta alla criminalità, agli illeciti in acque territoriali, al traffico di stupefacenti, al contrabbando. Un ruolo fondamentale in questo senso può essere giocato nella partita della regolamentazione dell’immigrazione clandestina.
  • Controllo di zone ad alta esposizione a rischio derivante dalla presenza di centrali o industrie nel territorio circostante.
  • Telerilevamento, monitoraggio del territorio e controllo dell’architettura, sia per prevenire ed evitare situazioni di pericolo per la popolazione, sia per evidenziare e smascherare fenomeni di abusivismo edilizio, nonché elaborare piani regolatori dello sviluppo urbano.
  • Tutela dell’ambiente e degli habitat naturali, aiutando a combattere l’espansione di discariche abusive non legalizzate o a monitorare l’avanzamento e lo sviluppo di un incendio e favorirne così l’estinzione.
  • Attuazione di missioni di ricerca, salvataggio o recupero nei casi in cui le condizioni non permettano un intervento diretto; si pensi al monitoraggio dei flussi migratori sulle coste italiane, ai frequenti naufragi dei barconi a largo delle coste sicule e all’operazione “Mare Nostrum” avviata congiuntamente dalla Marina e dall’Aeronautica Militare per scongiurare il ripetersi di situazioni tragiche; proprio in quest’ottica, la missione prevede che le molte operazioni di recupero e di salvataggio vengano supportate e rese più tempestive grazie all’utilizzo di tecnologia in controllo remoto. Stesso discorso vale per i tanti casi di incidenti in alta quota: l’uso dei droni potrebbe indubbiamente agevolare e velocizzare le operazioni di soccorso alpino, dove il tempo è un fattore chiave per la sopravvivenza delle vittime.

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Predator in volo.

 

Altre applicazioni

Se da un lato l’uso dei droni si rivela estremamente utile a scopi civili in materia soprattutto di prevenzione e sicurezza, non bisogna dimenticare gli aspetti “ludici” del loro utilizzo: molti di essi infatti vengono utilizzati per incentivare il turismo locale tramite riprese aree mozzafiato del paesaggio; oppure nelle manifestazioni sportive possono essere usati per fornire immagini spettacolari.

Tutto questo viene ottenuto partendo da mezzi dotati di una tecnologia relativamente semplice e a basso costo, spesso costituiti da organi rotanti e da un sistema di giroscopi che ne consente il movimento e il mantenimento in equilibrio. Questi sistemi possono operare anche a quote molto basse e le attrezzature con cui sono equipaggiati interagiscono con il sistema di controllo tramite segnali in frequenza grazie ai quali l’operatore remoto può visualizzare le immagini riprese o i dati rilevati dal componente in tempo reale.

Drone per riprese

Drone per riprese.

drone per riprese 3

Drone per riprese.

Drone per riprese.

Drone per riprese.

Un’ottica più ampia

Qualcosa di sorprendentemente facile, quasi banale, ma al tempo stesso innovativo e in grado di stravolgere le strategie umane più classiche, dalle tattiche di guerra alla crescita di una città, dalla sicurezza delle acque di Lampedusa al rilancio di una località turistica.

Questa tecnologia rivoluzionaria mostra quindi la sua duplice natura di efferata macchina da guerra da un lato e di prezioso aiuto per l’uomo dall’altro. Quello che separa la medaglia dal suo rovescio sta nella sottile linea che passa tra le frasi: “il futuro viene dall’alto” e “la morte viene dall’alto”.

di Michele Mione

Linkografia

 Wikipedia

http://it.wikipedia.org/wiki/Aeromobile_a_pilotaggio_remoto

Articolo sui droni italiani e la missione “Mare Nostrum”

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-10-30/viaggio-base-aerea-amendola-foggia-dove-partono-droni-205306.shtml

ENEA su specifici impieghi civili dei droni

http://www.enea.it/it/enea_informa/events/ferrara_21mar13/Candigliota_Immordino.pdf

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Gli ftalati minacciano di trasformare le Balenottere del Mediterraneo in ermafroditi

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Gli ftalati minacciano di trasformare le Balenottere del Mediterraneo in ermafroditi

Pubblicato il 05 novembre 2012 by redazione

balenottera comune_mediterraneoUn gruppo di ricerca dell’Università di Siena, guidato dalla professoressa Maria Cristina Fossi, nel corso di uno studio sulla concentrazione di microplastiche nel mar Mediterraneo, ha rilevato che nell’area protetta del Santuario dei Cetacei il valore medio è 0,62 particelle di microplastica per metro cubo, simile a quello riscontrato nelle isole di spazzatura che galleggiano nell’Oceano Pacifico. I livelli maggiori sono stati riscontrati nel mar Ligure: una presenza 7 volte superiore rispetto a quella del Mar di Sardegna.

Questa ricerca, finanziata dal ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica Marine Pollution Bulletin. Le microplastiche sono particelle di meno di 5 millimetri, che originano dalla degradazione di rifiuti plastici. Nello studio vengono forniti tre dati, i primi a livello internazionale su questo tema: ”il 56% dei campioni di plancton superficiale nell’area del Santuario Pelagos contiene particelle di microplastica, con un valore elevato; nel plancton è molto alto il livello degli ftalati, composti additivi della plastica, nocivi per la salute dei mammiferi e classificati come distruttori endocrini, sostanze che interferiscono con la riproduzione; è stato provato che gli ftalati presenti nel plancton vengono metabolizzati e possono avere effetti tossici sui cetacei, con alte concentrazioni rilevate nell’adipe sottocutaneo di 4 balenottere comuni, su 5 ritrovate spiaggiate lungo le coste italiane. Il dato di 60 nanogrammi per grammo di MEPH, il metabolita derivato dagli ftalati utilizzato come tracciante, è il primo dato scientifico prodotto al mondo riguardante la contaminazione da plastiche delle balene”.

Gli ftalati sono esteri dell’acido ftalico, solitamente scarsamente solubili in acqua e molto invece negli oli. Sono liquidi incolori. Nel 2004 si è stimata una produzione a livello mondiale di 400.000 tonnellate di ftalati. Vengono ampiamente impiegati nelle industrie di materie plastiche come agenti plastificanti, principalmente del PVC, per migliorarne la flessibilità e la modellabilità, anche a basse temperature. I ftalati di alcoli leggeri trovano impiego anche come solventi nei profumi e nei pesticidi o nella preparazione di smalti per unghie, adesivi, vernici e cibi.

ftalatiAlcuni studi scientifici del 2003, sui loro effetti sulla salute, mettevano in evidenza l’influenza sul sistema ormonale, e la paragonavano a quella degli ormoni estrogeni che, in alta concentrazione, possono causare una femminilizzazione dei neonati maschi.

L’impatto sul plancton è decisamente pesante e, a cascata, quello sugli organismi marini come, appunto, sulla balenottera comune, uno dei più grande filtratori al mondo di acqua marina, che di plancton si nutre. Questa specie, già a rischio di estinzione, è risultata estremamente contaminata dagli ftalati. E ora si teme sulle possibili interferenze nelle sue capacità riproduttive.

I dati stimati ottenuti sono il frutto di un’analisi tossicologica effettuata nei laboratori del dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Siena, su campioni di adipe sottocutaneo di 18 balenottere vive, recentemente campionate. Si tratta di una buona percentuale di quelle presenti in estate nelle acque del Santuario Pelagos, stimate in un numero complessivo attorno a 150 esemplari.
planctonAttraverso un dardo modificato, i ricercatori hanno asportato, una piccola porzione di pelle e grasso sottocutaneo, che hanno poi analizzato per quantificare il livello di concentrazione di inquinanti presenti nei tessuti e per valutare gli effetti tossicologici conseguenti, come le potenziali variazioni genetiche che si potrebbero sviluppare. I dati sono poi stati confrontati con quelli di un’area di riferimento ”incontaminata”, quella del Mare di Cortez, in Messico.

Questo studio è il primo al mondo ad aver verificato la presenza di microplastiche nel plancton e nelle balenottere comuni.

“Adesso vogliamo analizzare meglio gli effetti tossicologici dell’inquinamento da plastiche – dice la professoressa Fossi – non solo sulla balenottera comune, ma anche su altri organismi, come le tartarughe, lo squalo elefante e i pesci che vivono sul fondale marino come la sogliola.
Su questo aspetto il nostro gruppo ha vinto un assegno di ricerca cofinanziato dalla Regione Toscana, che dà la possibilità ad un giovane ricercatore di indagare su queste innovative tematiche ambientali. Inoltre, grazie al sostegno del ministero dell’Ambiente abbiamo proposto all’Unione europea di adottare i cetacei e la tartaruga Caretta come indicatori delle stato di salute del Mediterraneo, con l’obiettivo, che l’Europa si propone di realizzare entro il 2020, di riportare il Mare Nostrum ad un buono stato ambientale.”

di Adriana Paolini

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