Mafalda, quest’anno compie 50 anni. La bambina a fumetto di 6 anni, ispirata a un personaggio di un romanzo argentino del 1962, scritto da David Viñas, Dar la cara, è stata, forse, per la mia generazione tra le figure immaginarie più amate e in qualche modo più emulate degli anni ’70. Ribelle, spavalda, contestatrice, intelligente, colta, dal sexappeal molto snob di sinistra, viene disegnata e scritta da Quino, pseudonimo dell’argentino Joaquín Lavado. Pubblicata prima in America Latina e poi in Europa, tra gli anni 64 e 73 del secolo scorso, Mafalda popolerà ogni giorno le pagine de El Mundo a Buenos Aires, insieme ai suoi amici: Felipe, Manolito, Susanita, Guille, Miguelito, Libertad.
Felipe è l’amico elettivo di Mafalda, al quale affida tutte le sue più intime riflessioni, sul mondo e sulla vita. Lui è un idealista, che odia i libri, ma non i fumetti tra i quali preferisce il Cavaliere Solitario, che imita prendendosi in spalla tutte le responsabilità del mondo. Felipe è ispirato all’amico di Quino, il giornalista Jorge Timossi.
Manolito invece è esattamente il contrario, anche se un vero genio della matematica, non brilla certo per umanità, ma per un autentico cinico opportunismo. Attento solo a fare affari, vende caramelle ai suoi amici.
C’è poi Susanita, frivola, superficiale che sogna solo un marito ricco, tanti figli e che disdegna tutti i poveracci e i diseredati.
Mafalda ha anche un fratellino Guille, che emula la sorellina maggiore e che ama disperatamente Brigitte Bardot. Ah, gli piace anche la minestra che invece Mafalda odia con tutto il cuore.
Miguelito, invece, è assillato da molte fissazioni che dipendono però solo dal suo atteggiamento, un po’ ottuso. Apparentemente egoista è invece molto generoso e ammira Mussolini, perché piace a suo nonno.
Infine c’è la piccola Libertad, a cui il padre parla spesso di una rivoluzione sociale che prima o poi arriverà.
Il giornalista Jorge Timossi.
Joaquín Lavado, Quino.
Mafalda si spende e spande per il bene dell’umanità e la pace nel mondo, contro la fame, il razzismo e la guerra in Vietnam, interrogando gli adulti (i suoi genitori) con le grandi domande di sempre e alle quali, come sempre, pochi hanno ricevuto risposte franche e sincere. I bambini si sa, pongono sempre questioni imbarazzanti alle quali solitamente si sorride con comprensione, ma a quelle di Mafalda i suoi genitori reagiscono quasi sempre con crisi di nervi vere e proprie. I genitori di Mafalda sono persone comuni, il padre Angel lavora come impiegato in una Compagnia di Assicurazioni e ha una forte passione per piante e fiori, mentre la madre Raquel è una casalinga che suona il pianoforte.
A partire dagli anni 1966 Mafalda sbarca in Europa, in Spagna in particolare, dove nell’arco di circa 10 anni venderà cinque milioni di copie.
Purtroppo nel 1973, dopo più di duecento animazioni a colori di 1 minuto e mezzo ciascuna, trasmessi in Argentina, Quino decide di non pubblicare più nessuna nuova striscia, salvo per qualche campagna sui diritti umani per Unicef, dove illustra la Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia o quando nel 1988 il Ministero per gli Affari Esteri argentino, usa la bimba ribelle per un manifesto dedicato alla Giornata universale dei diritti umani e sempre nello stesso anno quando viene usata per un manifesto italiano dedicato all’Ecologia.
Fino all’ultima volta nel 2009 quando, dopo più di 30 anni, riappare all’improvviso in tutta la sua piccola prorompente statura per ribadire con forza, lo slogan di una campagna contro la sottomissione della donna, “non sono una donna a sua disposizione”, la frase pronunciata da Rosy Bindi contro l’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Auguri Mafalda, sei sempre una grande consolazione!
di Adriana Paolini
Linkografia:
https://www.youtube.com/watch?v=wDRnJJ4RsLk
