Categoria | Europa

L’Europa risponde alle catastrofi naturali e di origine umana

Pubblicato il 26 aprile 2013 da redazione

Bruxelles, 16 aprile 2013

La Commissione europea presenta oggi due documenti strettamente correlati: la strategia UE di adattamento ai cambiamenti climatici e il Libro verde, adottato in concomitanza con la strategia, sulle assicurazioni nell’ambito delle catastrofi naturali e di origine umana. Mentre la strategia introduce un quadro normativo e meccanismi atti a rendere l’UE più capace di affrontare gli effetti attuali e futuri dei cambiamenti climatici, il Libro verde lancia una consultazione pubblica attraverso la quale si vuole raccogliere opinioni sul grado di adeguatezza e disponibilità dei tipi di assicurazione attualmente sul mercato.

Connie Hedegaard, Commissaria responsabile dell’Azione per il clima, ha così dichiarato: “Ridurre le emissioni mondiali di gas serra deve restare una delle nostre massime priorità, se vogliamo contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e scongiurare l’insorgere di cambiamenti climatici pericolosi. In Europa, tuttavia, gli effetti negativi dei cambiamenti climatici si fanno già sempre più sentire, perciò è fondamentale che lo sviluppo territoriale avvenga all’insegna dell’adattamento a questi cambiamenti. La nostra strategia aiuterà i governanti dei paesi europei a scegliere le soluzioni migliori nell’interesse dei loro cittadini, in modo da stimolare la crescita e l’occupazione ed evitare di dover affrontare domani ingenti costi umani, economici e ambientali.”

Michel Barnier, Commissario per il Mercato interno e i servizi ha affermato in proposito: “Aumentano le calamità naturali e quelle provocate dall’uomo, eppure non sfruttiamo ancora appieno la capacità del settore assicurativo di cautelarci. Per colmare questa lacuna occorre ricercare soluzioni a livello europeo, così come è necessario trovare strumenti comuni per prevenire le catastrofi e sensibilizzare i cittadini e le imprese. Il Libro verde, oltre a lanciare un dibattito importante su queste questioni, ci consentirà di tracciare un quadro più completo della situazione nei vari Stati membri.”

Questo il commento di Kristalina Georgieva, Commissaria europea per la Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi: “Riteniamo che le polizze di assicurazione, se ben concepite, possano fungere anche da strumenti di mercato, utili a dissuadere da comportamenti azzardati, sensibilizzare ai rischi e far sì che le decisioni economiche e finanziarie siano sistematicamente prese in modo da scongiurare il rischio di calamità.”

Una strategia imperniata su tre obiettivi di fondo

· Incitare gli Stati membri all’azione: la Commissione incoraggerà tutti gli Stati membri ad adottare strategie di adattamento globali (al momento sono 15 i paesi ad avere una strategia di questo tipo) e metterà a disposizione fondi per aiutarli a migliorare le loro capacità di adattamento e a mettere in campo interventi. Sosterrà inoltre gli sforzi delle città in tal senso, invitandole a sottoscrivere un impegno su modello del Patto dei sindaci.

· Impostare l’azione UE in modo che sia “a prova di clima”, integrando ancor più l’adattamento in politiche particolarmente delicate come l’agricoltura, la pesca e la politica di coesione, facendo sì che l’Europa possa contare su infrastrutture più resilienti e promuovendo l’uso delle assicurazioni per tutelarsi contro le catastrofi naturali e d’origine umana.

· Decidere con piena conoscenza di causa, rimediando all’attuale scarsità di conoscenze in fatto di adattamento e dando maggiore impulso alla piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT), per farne l’istanza di riferimento per le informazioni sull’adattamento in Europa.

Creare occupazione, risparmiare sui costi

La strategia dà forte rilievo alle opzioni di adattamento a basso costo, benefiche sia per l’economia sia per il clima e che si rivelano valide sotto svariati altri profili. Oltre a promuovere una crescita sostenibile, essa stimolerà investimenti resilienti ai cambiamenti climatici e creerà nuovi posti di lavoro in settori quali l’edilizia, la gestione delle acque, le assicurazioni, le tecnologie agricole e la gestione degli ecosistemi.

Dalla stima dei costi e dei benefici futuri risulta che ogni euro speso per proteggerci dalle inondazioni ci farebbe risparmiare sei euro di danni. Tra il 1980 e il 2011 più di 2 500 persone sono morte a causa di inondazioni, oltre 5 milioni e mezzo ne sono state colpite e le perdite economiche superano i 90 miliardi di euro. Il costo annuo del mancato adattamento ai cambiamenti climatici ammonterebbe almeno a 100 miliardi di EUR nel 2020, per salire a 250 miliardi nel 2050.

Libro verde sulle assicurazioni contro le catastrofi

Al pari di molte altre regioni del mondo, l’Unione europea è vulnerabile a quasi tutti i tipi di catastrofi naturali. Oltre alle perdite umane, esse provocano ogni anno danni dell’ordine di miliardi di euro, che incidono sulla stabilità economica e sulla crescita. Talvolta gli effetti delle catastrofi superano i confini nazionali e minacciano vaste zone dei paesi confinanti. I costi di eventi particolarmente catastrofici, seppure circoscritti a livello locale ma non adeguatamente coperti da un’assicurazione, possono gravare pesantemente sul bilancio del paese colpito e causare peraltro conseguenti squilibri interni ed esterni. Si tratta quindi di un problema serio, che tocca cittadini, imprese e governi di tutta l’Unione.

Il Libro verde pone una serie di quesiti circa l’adeguatezza e la disponibilità delle assicurazioni contro le catastrofi. Lo scopo è di sensibilizzare le persone a questo tema e valutare se, per migliorare il mercato delle assicurazioni in questo settore, è utile o legittimo intervenire a livello di Unione europea. Più in generale, poi, questa iniziativa apporterà nuove conoscenze e concorrerà a fare dell’assicurazione uno strumento di gestione delle catastrofi, contribuendo in tal modo a forgiare una cultura condivisa della prevenzione e della mitigazione dei rischi di catastrofe.

Prossime tappe

La comunicazione che delinea la strategia di adattamento è rivolta alle altre istituzioni dell’UE, che devono esprimersi in merito. La Commissione ha organizzato per il 29 aprile una conferenza sulla strategia, che riunirà a Bruxelles le parti interessate.

Il Libro verde sarà in consultazione pubblica fino al 30 giugno 2013. La Commissione, dopo avere esaminato le risposte pervenute, deciderà il da farsi, potendo disporre di vari strumenti, legislativi e non legislativi.

Contesto

Il riscaldamento in Europa sta avvenendo più velocemente che in altre parti del mondo, se si considera che nel decennio scorso la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 1,3°C rispetto all’epoca preindustriale, a fronte di un aumento medio nell’intero pianeta di 0,8°C. Sebbene questo fenomeno non provochi dappertutto gli stessi effetti, che variano secondo le condizioni climatiche, geografiche e socioeconomiche, è indubbio che nessuno Stato membro sfugge ai cambiamenti climatici. Sono in aumento alcuni fenomeni meteorologici estremi: nell’Europa meridionale e centrale si osserva una maggiore frequenza di ondate di calore, incendi boschivi e siccità, mentre nell’Europa settentrionale e nordorientale si prevedono precipitazioni e inondazioni più abbondanti, con un maggior rischio di inondazioni ed erosioni costiere. A causa dell’intensificarsi di questo tipo di eventi è probabile che le catastrofi assumano dimensioni più vaste, destinate a tradursi in ingenti perdite economiche, problemi di sanità pubblica e perdite umane.

In Europa il bacino mediterraneo, le zone montane, le pianure densamente popolate, le zone costiere, le regioni più remote e l’Artico sono zone particolarmente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. Inoltre, tre quarti della popolazione europea vive in aree urbane esposte ad ondate di calore, inondazioni o all’innalzamento del livello del mare.

Vedi anche

Bruxelles, 16 aprile 2013

La Commissione interviene per rafforzare la trasparenza delle imprese sulle questioni sociali e ambientali

La Commissione europea ha proposto oggi una modifica della normativa vigente in materia di contabilità al fine di migliorare la trasparenza di alcune grandi società sulle questioni sociali e ambientali. Le imprese interessate avranno l’obbligo di informativa sulle politiche, sui rischi e sui risultati riguardanti le questioni ambientali e sociali e quelle legate al lavoro, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione e alla diversità nei consigli di amministrazione.

Il commissario per il Mercato interno e i servizi Michel Barnier ha dichiarato: “Oggi proponiamo un’importante normativa sulla trasparenza delle imprese in tutti i settori per fornire informazioni utili alle imprese, agli investitori e a tutta la società, come richiesto a gran voce dalla comunità degli investitori. Le imprese che già pubblicano informazioni sui risultati finanziari e non finanziari adottano una prospettiva di più lungo termine nei processi decisionali, sostengono minori costi di finanziamento, attraggono e mantengono personale di talento e, infine, hanno più successo. Si tratta di aspetti importanti per la competitività dell’Europa e per la creazione di nuovi posti di lavoro. Occorre che le migliori pratiche diventino la regola. Le nuove norme si applicano soltanto alle grandi società con più di 500 dipendenti, perché i costi che le piccole e medie imprese (PMI) dovrebbero sostenere per ottemperare alla nuova normativa probabilmente supererebbero i benefici.

Secondo la proposta, le grandi società con più di 500 dipendenti avranno l’obbligo di pubblicare informazioni rilevanti e concrete in materia ambientale e sociale nelle relazioni annuali. L’approccio adottato garantisce che gli oneri amministrativi siano ridotti al minimo. Invece che una vera e propria relazione di “sostenibilità” dettagliata, si pubblicheranno informazioni sintetiche, utili a comprendere l’evoluzione, i risultati e il posizionamento dell’impresa. Se la pubblicazione dei dati relativi a un determinato settore non è rilevante per l’impresa, non ci sarà alcun obbligo di informativa, ma soltanto quello di motivare la scelta. Inoltre, è possibile pubblicare i dati a livello di gruppo, invece che per ogni singola società del gruppo.

Il provvedimento proposto è stato concepito in un’ottica non prescrittiva e lascia ampia flessibilità alle imprese, che possono divulgare le informazioni più pertinenti nel modo che ritengono più utile. Le società possono avvalersi delle linee guida nazionali o internazionali che ritengono più opportune (per esempio, il Global Compact dell’ONU, l’ISO 26000 o il codice di sostenibilità tedesco).

Per quanto riguarda la trasparenza in materia di tutela della diversità nelle posizioni dirigenziali, le grandi società quotate dovranno pubblicare informazioni sulla propria politica della diversità, con dati relativi all’età, al genere, alla provenienza geografica e alle esperienze formative e professionali. Le informazioni pubblicate dovranno indicare gli obiettivi della politica, le modalità di attuazione e i risultati conseguiti. Le società che non hanno elaborato una politica della diversità dovranno motivare questa scelta. Tale approccio è conforme al quadro generale dell’Unione europea in materia di governo societario.

Contesto

Questa misura è stata annunciata dalla Commissione nella comunicazione relativa all’Atto per il mercato unico nell’aprile 2011 (cfr. IP/11/469), nella comunicazione “Strategia rinnovata per il periodo 2011-2014 in materia di responsabilità sociale delle imprese” pubblicata nell’ottobre 2011 (cfr. IP/11/1238) e nel piano d’azione sul governo e sul diritto delle società adottato nel dicembre 2012 (cfr. IP/12/1340).

La Commissione ha tenuto consultazioni molto ampie con gli Stati membri, le imprese, gli investitori e le altre parti interessate, cominciando con un’ampia consultazione pubblica nel novembre 2010. Nel 2012 è stata portata a termine la valutazione d’impatto che ha preso in considerazione le diverse possibili scelte politiche al fine di adottare una proposta equilibrata, che consenta progressi significativi in materia di pubblicazione di relazioni utili e trasparenti da parte delle imprese, senza comportare un sovraccarico amministrativo.

L’attuale normativa dell’Unione europea, in particolare la quarta direttiva sul diritto societario, disciplina la pubblicazione delle informazioni non finanziarie lasciando alle imprese la facoltà di pubblicare alcune informazioni sugli aspetti ambientali, sociali e di altra natura che riguardano le loro attività. Gli obblighi imposti dalla vigente normativa, tuttavia, si sono dimostrati non chiari e inefficaci, con un’applicazione difforme nei diversi Stati membri. Attualmente meno del 10% delle grandi imprese dell’UE pubblica con regolarità questo genere di informazioni. Col tempo alcuni Stati membri hanno introdotto obblighi che vanno al di là della quarta direttiva sul diritto societario. Per esempio, la Gran Bretagna ha introdotto nel 2006 una normativa, ora in fase di aggiornamento, mentre la Svezia ha adottato una normativa nel 2007 e la Spagna nel 2011; nello stesso anno la Danimarca ha modificato la sua normativa, mentre l’ultimo aggiornamento in Francia risale a maggio 2012.

I costi connessi all’obbligo di informativa a carico delle società di grandi dimensioni sono commisurati al valore e all’utilità delle informazioni e alle dimensioni, all’impatto e alla complessità delle società.

Il 6 febbraio 2013 il Parlamento europeo ha adottato due risoluzioni (“Responsabilità sociale delle imprese: comportamento commerciale trasparente e responsabile e crescita sostenibile e Responsabilità sociale delle imprese: promuovere gli interessi della società e un cammino verso una ripresa sostenibile e inclusiva) che riconoscono l’importanza della trasparenza delle imprese sulle questioni di natura ambientale e sociale.

Cfr. anche MEMO/13/336.

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