Categoria | Cultura

Le sorelle Lescano

Pubblicato il 25 gennaio 2015 da redazione

1930

La musica ci può ancora salvare

Qual è la cosa più bella della vita? Questo genere di domande potrebbero lasciare molti di fronte a un’ incertezza incolmabile. Chi sarebbe mai quel folle che a bruciapelo – stile sofista che col peplo e i piedi scalzi giri per la città esercitando la nobile arte della maieutica – vorrebbe mai imbarcarsi in una conversazione tanto inconsistente? A voce siamo tutti molto capaci a fare gli evasivi, ma poi – e sono certa capiti a tutti – finiamo noi stessi col pungolarci un pochino, tanto per vedere se siamo soddisfatti di noi o se ci conosciamo abbastanza. Quindi ipotizziamo che realmente ci interessi

rispondere a questa domanda, così bizzarra da estrarre dal cilindro, e cominciamo a pensare davvero a quali siano le cose per cui crediamo valga la pena vivere.

Ovviamente la risposta è diversa per tutti e solo noi sappiamo la scala di valori e di priorità che intimamente custodiamo. Eppure, giocando nuovamente con questi interrogativi, nell’atmosfera scanzonata di una filosofia spiccia delle sette di sera, mi è venuto in mente il frammento di una conversazione fatta tempo fa, che riporto testualmente.

Mi dici una cosa bella?”

Credo che la musica ci possa salvare”

Nel raccontare la storia di oggi, voglio dunque partire da qui: dalla fiducia che la musica, con tutto ciò che essa rappresenta, possa essere un valido strumento di rivincita e di vita.

Prendiamo la radio. Tutti ne abbiamo una e capita spesso di accenderla, in macchina, o in casa, mentre si prepara il pranzo o si riordina la libreria, rendendola un sottofondo o una compagnia lontana. Ovviamente, accostata a tutti i moderni strumenti di riproduzione musicale, in cui è consentito scegliere l’ordine dei brani da ascoltare, salvare playlist personalizzate ed organizzare la musica in cartelle specifiche per trovare sempre la canzone giusta al momento giusto, pensare di ascoltare la radio, sembra quasi lanciarsi in un vero atto di fede. Lasciarsi intrattenere dagli altri senza pretese. Cos’è rimasto, ai giorni nostri, di questo concetto di ascolto fiducioso? L’abbandonarsi al fatto che accendere la radio significhi ancora oggi, come in passato, decidere di immergersi nella musica specchio del nostro tempo, indipendentemente dal fatto che essa sia o meno gradita al nostro gusto. Ciò che sembra banale, adesso, potrebbe diventare una chiave di lettura interessante, procedendo a ritroso e ritornando indietro fino ai tempi in cui, prima di spotify, itunes, mp3, satellite e televisore, la vera cultura della musica popolare passava esclusivamente attraverso la radio.

 

Trio_Lescano_1

La storia delle Sorelle Lescano raccontata con gli occhi di chi ascolta la radio.

Oggi, nel 2015, sono passati 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Se volessimo ripercorrere gli anni della guerra armandoci non di libri di storia, ma di canzoni d’epoca, ci renderemmo presto conto che la cultura musicale tra gli anni ‘30 e ‘40 rimandava a un sentire popolare che, malgrado i conflitti e il totalitarismo, associava ancora la musica alla gioia e alla vita. Tra le celebrità musicali del Ventennio spiccarono certamente loro: le Lescano. Tre sorelle giovani, graziose, eleganti e talentuose, dotate dei numeri giusti per affermarsi come modelli da seguire, se non fosse stato per l’origine ebraica da parte di madre, che, nel rapido affermarsi delle leggi razziali del 1938, le avvolse presto in un’aura di mistero.

Ed è questa forse la cosa che più colpisce della musica di quell’epoca: la contraddizione perpetua tra fantasia e realtà, quasi a voler usare il ritmato susseguirsi di melodie sincopate per coprire il rumore delle bombe e della paura.

Il trio delle sorelle trovò l’apice del proprio successo proprio in quegli anni di terrore malcelato; la propaganda era fortissima e le “Tre grazie del microfono” ingaggiate dall’EIAR tra gli artisti radiofonici più in voga, firmarono presto un contratto discografico per realizzare una serie di dischi che raggiunsero in brevissimo tempo un successo insperato. Col passare degli anni la loro popolarità crebbe progressivamente e per le ragazze, venute a cuore al grande pubblico con l’italianizzazione dei loro nomi ungaro-olandesi: Alessandra, Giuditta e Caterinetta, il passo dalla grande ribalta alla richiesta della cittadinanza italiana fu molto breve.

La domanda ufficiale al Ministero degli Interni risale al 1939 e, a seguito di un complesso procedimento, durato oltre tre anni, per l’accertamento dei requisiti necessari, grazie alla notorietà raggiunta, riuscirono ad ottenere una dichiarazione che ne sancisse la loro effettiva non appartenenza alla razza ebraica. Documento che rappresentò, al contempo, un lasciapassare per il proseguimento della loro carriera musicale e una piena giustificazione, agli occhi della società, del grande consenso che il trio aveva raccolto dall’opinione pubblica e dallo stesso Mussolini.

La musica delle Lescano divenne dunque una vera e propria colonna sonora del periodo bellico e, con l’armonia della polifonia e la delicata allegria dei ritmi e dei testi, si insinuò come efficace strumento di evasione che, portando a pensare a frivoli tulipani e a scanzonate orchestrine, contribuì a trovare speranza e salvezza in un contesto che dal punto di vista sociale e politico aveva già rasentato il punto di non ritorno.

maramao tulipan

La fortuna delle sorelle fu dunque riposta nel loro talento e nella grazia della loro immagine pubblica, tale da vincere addirittura il pregiudizio e il razzismo, in nome del valore che la loro musica aveva iniziato ad assumere in Italia. Al di là di ogni analisi storica e critica, mi piace dunque pensare che sia stato il bisogno di speranza degli italiani a spingere il Trio Lescano tanto in alto; un bisogno talmente viscerale da tramutarsi perfino in beneficio dell’illusione. Le autorità chiusero gli occhi dinanzi a ciò che era scomodo vedere e l’energia allegra di quelle melodie si spanse un po’ ovunque generando abbandono e ottimismo.

Ci sono molte teorie relative alla vera biografia delle tre sorelle Lescano e al loro effettivo rapporto col fascismo e con le autorità costituite de primi anni 40. Alcuni pensano che sia stata la denuncia da parte di un trio rivale e il conseguente arresto a sancire la fine del loro strabiliante successo, altri ritengono, al contrario, che tutto il mistero attorno al Trio non fosse altro che un’enorme bolla di sapone, gonfiata ad hoc per accrescere il loro seguito. Non si sa dunque quale sia l’effettivo epilogo di questa vicenda.

In conclusione però, discostandoci dai professionali studi storici e sociologici e tornando alla dimensione domestica e ingenua di chi, a sera, negli anni della guerra, accendeva la radio e ascoltava, mi viene da pensare che fosse facile credere – pur senza troppa convinzione – che sia stato il potere della musica a salvare le tre sorelle e a condurle in una dimensione idealizzata e leggera, al di sopra del tempo e dello spazio. Così, nella stessa ottica, quando – sempre alla radio- si apprese che la guerra e il terrore finalmente erano tramontati, bastò la serenità riacquistata a chiudere il cerchio e a far scemare il bisogno di una canzonetta qualunque, canticchiata tra i denti, per guadagnarsi un sorriso e farsi salvare a propria volta.

di Maria Elena Micali

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