Categoria | Cultura

La mediazione familiare

Pubblicato il 23 marzo 2015 da redazione

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Noi conosciamo la Verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. B. Pascal, da “Pensieri”

 

E’ un percorso alternativo alla lite legale, non è né una terapia coniugale né una consulenza tecnica, e non si basa sul piano antagonista del vincitore- perdente. La mediazione familiare si configura come un percorso integrabile con l’iter giudiziario più che una forma di de-giuridicizzazione delle cause familiari.

Non è né un corpo estraneo né un processo alternativo o in contrapposizione con quello giudiziario, ma piuttosto uno spazio, un frammento di esperienza all’interno di un contesto come quello della separazione, che consente di dare un senso personale, alla luce della storia del rapporto di coppia, al confronto con i diritti e doveri, che si trasformano in aspettative, desideri, richieste, possibilità e rinunce.”

La mediazione familiare è un’opportunità che accetta a priori la molteplicità delle scelte di vita insite nelle trasformazioni sociali in atto, ponendo l’accento sulla riorganizzazione della quotidianità. Bisogna considerare la vicenda separativa come una eventualità a cui potenzialmente sono esposte tutte le famiglie, coniugate o meno, lo sforzoè di dare coerenza operativa al presupposto di base, che ha individuato nella separazione, per quanto non prevista, sofferta e complessa da gestire, un evento possibile che fa parte della normalità di una famiglia odierna, in cui i partner e l’avere figli si sono scelti, sulla base di una decisione libera e della responsabilità individuale.

E’ un intervento circoscritto su obiettivi concordati con una durata predefinita e limitata nel tempo, in cui una terza persona imparziale, qualificata e con una formazione specifica (mediatore familiare) agisce per facilitare la risoluzione del conflitto tra le parti.

La mediazione familiare è un’attività concreta di cooperazione il cui obiettivo principale è quello di aiutare i coniugi al dialogo e a ripristinare la comunicazione interrotta affinchè raggiungano un accordo rispondente ai propri bisogni, ai propri interessi e a quelli di tutti i membri coinvolti. In questo senso è uno strumento al passo con la necessità, per la famiglia in trasformazione, di rifondarsi attorno all’autoregolamentazione e al mantenimento delle relazioni su un canale comunicativo aperto ed efficace riguardo alle responsabilità affettive e di cura.

Il percorso “mediativo” costituisce uno spazio in cui le persone progettano, condividono e realizzano un orizzonte futuro possibile e sostenibile per tutte le parti coinvolte.

La mediazione familiare si va sempre più diffondendo quale tecnica di ricomposizione del conflitto nella separazione coniugale, anche se il termine ricomposizione è riduttivo rispetto alla globalità di intenti e obiettivi che la mediazione si pone, fra questi il principale è la costruzione di nuovi canali comunicativi interpersonali che siano tesi ad oltrepassare lo scontro relazionale, consentendo ad entrambi gli ex-coniugi di riprogettare un futuro che, pur non essendo distaccato al passato, non continui a subirne l’influenza.

La mediazione, allora, è una costruzione collaborativa di obiettivi comuni attraverso la condivisione trasparente delle informazioni necessarie per negoziare gli accordi in modo da trasformare la crisi coniugale in un momento produttivo di nuove e diverse opportunità per se stessi come persone singole rispetto al futuro (dato che del passato si fa un uso strumentale per ragionare sul presente e proiettarsi in ciò che sarà il domani) e come genitori responsabili per salvaguardare il benessere psichico dei figli. Mediazione è sinonimo di condivisione di un progetto comune, essere genitori, e di riscatto personale dal fallimento coniugale.”

Chi è il mediatore familiare

Il ruolo del mediatore familiare è quello di portare i membri della coppia a trovare da sé le basi di un accordo durevole e mutualmente accettabile, tenendo conto dei bisogni di ciascun componente della famiglia e particolarmente di quelli dei figli, in uno spirito di corresponsabilità e di uguaglianza dei ruoli genitoriali.”

La figura del mediatore, esperto nella gestione dei conflitti e con una formazione specifica, è un soggetto terzo neutrale, imparziale e non dà giudizi. Garantisce il segreto professionale e la riservatezza in autonomia dall’ambito giudiziario, non può riferire ad alcuno l’andamento ed i contenuti della mediazione, si adopera affinchè i componenti della coppia elaborino in prima persona un programma di separazione e/o divorzio soddisfacente per se e per i figli.

Ad entrambi i genitori, quali unici interlocutori, si riconosce la capacità e la responsabilità di valutare ed affrontare i bisogni propri e dei figli fuori da una logica di vincitore e perdente.

La separazione coniugale comporta per tutti i membri della famiglia, disorientamento, difficoltà e sofferenza personale, poichè rappresenta il fallimento del proprio progetto di vita.

Il conflitto coniugale nei suoi diversi aspetti (affidamento dei figli, divisione dei beni, assegno di mantenimento) è lo spazio di lavoro del mediatore familiare, professionista che accompagna la coppia nella costruzione di un ambito di relazioni significative che permettano di trovare soluzioni che siano soddisfacenti per entrambi i partner ma soprattutto che rispettino le esigenze e i bisogni affettivi e relazionali dei figli.

Il mediatore familiare porta la coppia a scoprire le risoluzioni più adatte ai bisogni che emergono dalla narrazione della quotidianità, escludendo ogni forma di delega all’esperto.

La sua funzione è quella di guidarli, favorendone il cammino verso una stabilità ed un equilibrio psico-affettivo  di fronte alla crisi per la rottura del legame coniugale.

Durante la separazione, la fiducia e la disponibilità reciproca verso l’ex partner raggiungono spesso livelli minimi e l’ostilità può toccare punte elevatissime: i figli in tali situazioni sono di fatto coinvolti in un conflitto a volte molto aspro e pesante da sopportare.

Il mediatore familiare pertanto, sollecita le parti per la risoluzione del conflitto tramite la stimolazione alla comunicazione attiva e chiarificazione dei bisogni di tutti, mantenendo la funzione cardine nella gestione degli incontri, dare un sostegno concreto e tempestivo ai genitori che sono in una fase particolarmente vulnerabile significa dare loro la possibilità di affrontare meglio i problemi della vita quotidiana la quale pone, da subito, dei cambiamenti con cui essi devono misurarsi realmente.

Il mediatore familiare prima di iniziare il percorso “mediativo” illustra le regole necessarie e le fa rispettare, dando la parola in modo equilibrato ad entrambi. Non parteggia per nessuna delle parti, controlla che il processo evolva correttamente, evitando sbilanciamenti e abusi di potere da parte dell’uno o dell’altro coniuge, devono cioè imparare a comunicare fra loro come genitori anche se non più partners e, soprattutto, hanno bisogno di sapere che la capacità di raggiungere un accordo sull’immediato futuro rappresenta la migliore prospettiva per sé e per i figli.

Entra in comunicazione empatica con la coppia, tenendo un ruolo attivo nell’ascolto e nel dialogo. Sin dall’inizio pone l’attenzione sul futuro passando per il presente e recuperando solo i temi del passato che siano significativi per il progetto di mediazione.

Ricordiamo il codice deontologico del mediatore familiare.

I temi che si affrontano

Gli argomenti più discussi:

  • Ripristino della comunicazione “civile” tra i coniugi
  • L’affidamento condiviso dei figli
  • Analisi dei bisogni dei genitori e dei figli
  • La continuità genitoriale e importanza della bi-genitorialità
  • L’assegno di mantenimento
  • Aspetti economici e patrimoniali

E’ la coppia in ogni caso, che sceglie le problematiche da negoziare. Diventa probabile, quindi che essa senta la necessità di portare in mediazione solo alcuni temi che vengono tipicamente affrontati nell’ ambito di una separazione, avendo per gli altri già elaborato in autonomia delle soluzioni soddisfacenti. In tali casi si parla di mediazione mirata, che implica pertanto un numero circoscritto di incontri.

Il percorso di mediazione vuole incentivare il ricorso alla creatività da parte dei partner, cercando di favorire l’ascolto reciproco, nella ricerca di risoluzioni condivise e soprattutto senza prendere immediatamente decisioni normative.

Tralasciando, almeno in parte, il proprio conflitto, i genitori si ritrovano nella stanza del  mediatore familiare per affrontare i problemi relativi alle questioni che ancora hanno in comune: relazioni con figli e parenti, denaro, casa, responsabilità etc…

La mediazione è dunque un contesto particolare, caratterizzato da un lato dal voler raggiungere un obiettivo concreto e dall’ altro da uno spazio che permette la libertà di scelta.

Affidamento condiviso

Nel sistema precedente, come modificato dalla Riforma del 1975, l’affidamento dei figli in occasione dei procedimenti di separazione e divorzio veniva di norma disposto dal giudice in favore dell’uno o dell’altro coniuge, anche se l’art. 155 c.c., nel prevedere comunque la possibilità di adottare ogni altro provvedimento e di disporre diversamente con riguardo all’ esercizio esclusivo della potestà, consentiva forme di affidamento congiunto.

La consapevolezza dell’importanza di conservare al figlio rapporti significativi con entrambe le figure genitoriali anche dopo la disgregazione del nucleo, aveva indotto il legislatore a esplicitare modalità differenti rispetto a quella tradizionale dell’affidamento esclusivo ad un solo genitore: in particolare l’art. 6 della legge sul divorzio, dopo la Riforma del 1987, contemplava la possibilità di disporre affidamento congiunto e quello alternato, quali possibili variazioni rispetto all’affidamento mono-genitoriale, in un quadro di condivisione delle comuni responsabilità educative riguardo ai figli per i coniugi divorziati e separati.

Per attuarlo la giurisprudenza ha di norma ritenuto necessarie alcune condizioni, quali l’accordo dei genitori nel richiederlo, l’assenza di conflittualità fra loro, la sussistenza di stili di vita omogenei, la vicinanza delle rispettive abitazioni; sono stati proprio questi rigorosi presupposti, non  sempre rinvenibili in una realtà che vuole sovente aspro il conflitto tra coniugi che hanno determinato un uso limitato di questa tipologia di affidamento, di fatto adottata in una minoranza dalle sole separazioni consensuali.

Con la L. 8  febbraio 2006, n. 54 il legislatore ha inteso voltare pagina ed attuare a pieno il diritto del minore ad un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, prevedendo un meccanismo che la giurisprudenza ha più volte sottolineato, l’insufficienza della casa familiare costituisce l’unico punto di riferimento costante per i figli, che consenta loro di partecipare attivamente alla vita del figlio anche dopo la disgregazione del nucleo familiare, abbandonando così la tradizionale distinzione di ruoli tra il genitore che si occupa del figlio e del genitore per il tempo libero.

In questa prospettiva, la bi-genitorialità non costituisce una legittima rivendicazione del genitore, bensì un diritto soggettivo del minore da collocare nell’ambito dei diritti della personalità.

La disposizione legislativa rappresenta un notevole passo verso l’ equiparazione della famiglia naturale a quella matrimoniale, quanto meno con riguardo al trattamento dei rapporti di filiazione rispetto ai quali il matrimonio perde inconsistente misura la visione che lo aveva contraddistinto.  Per tanto, questa nuova Legge ha profondamente mutato la disciplina esistente e in qualche modo ha capovolto le prescrizioni normative in materia di affidamento.

Tuttavia, la vera novità della L. 54/2006 è rappresentata dal ribaltamento della prospettiva da cui guardare il rapporto tra genitori e figli non più secondo l’ottica dei doveri dei genitori nei confronti del minore, ma piuttosto in ragione del diritto del minore. La Legge di riforma capovolgendo il precedente assetto normativo, in cui l’affidamento c. d. condiviso era l’eccezione e l’affidamento esclusivo la regola, muove dall’idea che l’affidamento ad un solo genitore non privilegi gli interessi del minore.

L’affidamento esclusivo, infatti, tende da una parte a deresponsabilizzare il genitore non affidatario che uscendo dalla famiglia, pensa di dovere ai figli solo la corresponsione di un assegno e qualche visita infrasettimanale; dall’altra l’affidamento ad un solo genitore può indurre ad avere un atteggiamento possessivo nei confronti dei figli, talvolta incontrollato divenendo strumentalizzazione nei conflitti con l’ex coniuge.

Una delle finalità dell’ istituto dell’affido condiviso è proprio quella di porre i genitori in una posizione paritetica.

Quali i vantaggi ?

La mediazione è un confronto amichevole

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La maggior parte dei soggetti in lite non sono realmente avversarie ma assumono questo stile data la natura del sistema legale; nella realtà vorrebbero risolvere il problema perché capiscono l’importanza di mantenere il loro rapporto pacifico nell’interesse di tutti i membri della famiglia. E’ la via migliore per evitare la distruzione del rapporto tra le parti e sostenere la corresponsabilità e l’uguaglianza dei ruoli genitoriali.

 

La mediazione familiare avviene in privato

La scelta del mediatore limita l’intervento esterno ad un professionista in grado di mantenere un clima di confidenzialità. Le informazioni che apprende durante gli incontri sono riservate e non possono essere riferita a terzi e sono soggette al segreto professionale

 

La mediazione familiare costa meno

Rappresenta una fonte di risparmio sia dal punto di vista psicologico che da quello economico. Il costo per risolvere la lite è inferiore nella mediazione mediazione rispetto al sistema legale. Difatti il percorso prevede un numero di 12 incontri.

  • Fase di Pre-mediazione (Da 1 a 3 incontri)
  • Fase di Negoziazione (Da 6 a 8 incontri)
  • Fase di Accordo (Max 2 incontri

 

La mediazione familiare è più veloce

I coniugi sono aiutati a “separarsi civilmente” e in tempi realmente brevi raggiungendo accordi durevoli e soddisfacenti; essi partecipano attivamente alla ricerca delle soluzioni dei conflitti familiari e al progetto educativo dei figli. Il fine è quello di redigere un documento di accordo con i coniugi che presenteranno ai loro avvocati o direttamente al giudice per la ratifica ufficiale .

Concludendo , la coppia si aspetta dal mediatore una consulenza diversa, una consulenza basata su maggiore Ascolto e maggiore tempo a disposizione per valutare il Valore degli oggetti o delle decisioni da prendere.

In Italia , non ancora abbastanza diffusa , purtroppo, la Mediazione familiare e… pensare che i conflitti familiari sono un tema di ordine sociale e ristabilire la Pace rimane un obiettivo fondamentale per ogni sana organizzazione .

Basterà ricordare W. Shakespeare: La Pace fa germogliare i suoi ulivi ovunque “.

di Lucia Ferrigno

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