Categoria | Scienza e Tecnologia

Giovani Transgender sotto la lente di ingrandimento

Pubblicato il 29 aprile 2016 da redazione

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Alcuni scienziati stanno valutando i risultati, sia psicologici sia medico-fisici, di alcune terapie controverse finalizzate a ritardare la scelta definitiva del proprio genere.



Per i bambini transgender, che pensano che i loro corpi siano di sesso sbagliato, la pubertà può essere terrificante. Per alleviare questo trauma psicologico, i medici stanno sempre più spesso somministrando dei farmaci che bloccano la pubertà fino a quando il corpo e le capacità decisionali dell’individuo siano abbastanza maturi, di solito intorno ai 16 anni, per poter iniziare un trattamento cross-sex.
Ma gli effetti collaterali di questa terapia non sono completamente conosciuti e sia gli scienziati sia i medici stanno ancora cercando di stabilire come trattare i bambini che mettono in dubbio il sesso assegnatoli al momento della nascita. Un recente progetto di ricerca statunitense si appresta a reclutare, a partire dal prossimo mese di maggio, un campione consistente di giovani transgender.
Finanziato dal National Institutes of Health (NIH), con 5,7 milioni di dollari, il progetto si classifica già come il più grande studio, mai prima d’ora sperimentato su giovani transgender, secondo solo a quello realizzato per monitorare gli effetti psicologici che si incontrano ritardando la pubertà. Il leader dello studio, Robert H. Lurie, Illinois, afferma che la ricerca in corso è giunta a un vero “punto di svolta”.
Il campione sarà costituito da 280 adolescenti transgender, che verrà seguito per almeno cinque anni. Un gruppo riceverà i farmaci bloccanti la pubertà, all’inizio dell’adolescenza, mentre un altro, più vecchio, riceverà gli ormoni cross-sex. Il risultato di questa ricerca potrebbe aiutare i medici a giudicare il modo migliore per aiutare quegli adolescenti che sono alla ricerca di una transizione.
Circa il 75% dei bambini che mettono in dubbio in pubertà il loro genere si identifica nel sesso assegnatoli alla nascita. Ma coloro che si identificano come transgender in adolescenza quasi sempre lo confermano in modo permanente. “Negare loro la possibilità di una transizione non è etico”, afferma la bioeticista Simona Giordano, dell’Università di Manchester, Regno Unito. “Non trattare gli adolescenti non significa essere neutrali, ma esporre i bambini a un sacco di danni.”

 

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L’Età del consenso
Eppure, non c’è un’età chiara in cui i bambini possono acconsentire a trattamenti irreversibili, tra cui gli ormoni. Per disporre di più tempo per decidere e lasciare che i loro corpi maturino, ai bambini transgender sulla cuspide dell’adolescenza viene spesso dato un farmaco GnRH antagonista, che blocca gli effetti degli ormoni sessuali. Questo è “il modo più sicuro per alleviare gli adolescenti transgender nel momento peggiore della loro vita”, spiega Wylie Hembree, un endocrinologo della Columbia University di New York.
Si sa, invece, ancora molto poco su come il rinvio della pubertà influisca sulla salute fisica. Gli antagonisti del GnRH sono stati utilizzati per decenni per curare bambini che iniziano a maturare troppo presto, ma alcuni scienziati temono che in quelli più grandi, rimandando la pubertà, si possa interrompere lo sviluppo osseo, riducendone la densità, e quello cerebrale, con conseguenze cognitive.
Entro la fine dell’anno, la Endocrine Society aggiornerà le proprie linee guida per il trattamento dei giovani transgender.  Stephen Rosenthal, un endocrinologo pediatrico dell’Università della California (UCSF), a San Francisco, leader del nuovo studio, anticipa due importanti modifiche. Una è quella di interrompere il periodo consigliato per la terapia ormonale cross-sex fino 16 anni, consentendo una maggior flessibilità in funzione del momento in cui il bambino entrerà in pubertà.
L’altra modifica è quella più controversa: se consentire ai bambini in età prepuberale di vivere con il genere in cui si identificano. Poiché la maggior parte dei bambini che mettono in dubbio il loro genere non lo fanno anche dopo l’adolescenza, molti psicologi scoraggiano “la transizione sociale ” fino a quando l’adolescenza non è superata.

 

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L’approccio “aspettiamo e vediamo”.
Ma incoraggiare i bambini a vivere con il genere in cui si identificano è la scelta che si sta sempre più diffondendo. “C’è stato un vero e proprio cambiamento epocale”, dice Diane Ehrensaft, una psicologa dell’università californiana UCSF.
Anche molti attivisti per i diritti dei transgender supportano questo modello e lo preferiscono a qualsiasi altro approccio con terapie Gay-Conversion. “Stai parlando di un bambino? Non credo che parli sul serio”, dice Asaf Orr, avvocato ufficiale del Centro Nazionale per i Diritti delle Lesbiche di San Francisco. La strategia migliore, dice, è “sostenere l’esplorazione di genere del bambino, indipendentemente da quello che sarà il risultato finale “.
La psichiatra Jack Drescher, presso il William Alanson White Institute, di New York ha dichiarato che “molte persone si stanno basando solo dichiarazioni di opinioni personali, non suffragate da ricerche scientifiche”.
Tuttavia, in diversi stati degli Stati Uniti, Ontario e Canada, la terapia Gay-Conversion è stata vietata, incluse tutte quelle pratiche che non aiutano  i bambini a vivere attivamente il genere in cui si identificano.

Non importa quale sarà l’approccio, l’importante è che sia i medici sia le famiglie aiutino i bambini a capire ciò che stanno vivendo. Il percorso di transizione, sociale e fisico, è un lungo viaggio che prima di tutto va accompagnato.

di Adriana Paolini

 

http://www.nature.com/news/largest-ever-study-of-transgender-teenagers-set-to-kick-off-1.19637

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