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Vision 2050: Vivere sul pianeta, vivere bene, ma entro i suoi limiti

Pubblicato il 18 marzo 2016 da redazione

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Dall’inizio della rivoluzione industriale, una massiccia espansione delle attività economiche ha trasformato il pianeta.

 

Dal 1820 al 2003, il prodotto interno lordo (PIL) è aumentato di quasi 60 volte in termini reali.

Questa espansione ha aumentato il tenore di vita medio anche se la popolazione umana è aumentata di sei volte, ma questa espansione economica è costata grandi cambiamenti ambientali globali e l’ulteriore espansione demografica (che dovrebbe traguardare 10 miliardi di persone entro il 2100) minaccia la futura prosperità dell’intero pianeta, umanità compresa. Il miglioramento del tenore di vita di circa due miliardi di persone che vivono in estrema povertà, il raggiungimento di un numero di abitanti sostenibile e la garanzia di disporre di sistemi che supportino la vita sul pianeta e il benessere umano sono le sfide principali del 21° secolo.

I nostri attuali sistemi economici, politici e sociali globali non sono all’altezza di questa sfida. C’è una fondamentale asimmetria nei nostri sistemi economici, che premia la produzione e il consumo di materie prime commercializzate a breve termine a spese del capitale natura necessario al benessere umano a lungo termine. Con una maggioranza di persone che ora vivono in aree urbane (che arriveranno a circa due terzi della popolazione mondiale entro il 2050) questa asimmetria dovrebbe accentuarsi ulteriormente e le connessioni con la natura diventare meno evidenti, ma non meno importanti. Per correggere questa asimmetria occorrerà trasformare l’uso del capitale natura, attraverso una migliore comprensione del ruolo che questo capitale svolge nel sostenere il benessere umano, facendo opera di informazione nei contesti decisionali e politici, affinché le istituzioni incentivino e premino una gestione a lungo termine. Per troppo tempo si sono considerate la conservazione e lo sviluppo economico come sfere separate.

Lo sviluppo sostenibile nel 21 ° secolo richiede il riconoscimento esplicito che lo sviluppo sociale e quello economico fanno parte e dipendono da una biosfera stabile e resistente.

Un decennio fa, il Millennium Ecosystem Assessment (MA) ha richiamato l’attenzione sull’importanza degli ecosistemi naturali nel sostenere il benessere umano. Ha anche raccolte prove su come le azioni umane abbiano ridotto la sostenibilità dei servizi ecosistemici. L’intento della MA è stato quello di catalizzare gli sforzi per invertire questo declino. Attualmente, sono in corso centinaia di attività che spingono per arrestare questa tendenza e che vedono impegnati molteplici attori: singoli individui, comunità, imprese, organizzazioni non governative, governi e organizzazioni internazionali.

 

Che cosa si intende con Capitale Natura e Servizi Ecosistemici

PER UN MONDO SOSTENIBILE_ VISION 2050

 

Il Capitale Natura si riferisce ai componenti non viventi degli ecosistemi, diversi dalle persone che vivono e producono, e a quello che contribuiscono a generare in beni e servizi di valore per le persone. I beni di questo capitale assumono molte forme, compreso il capitale in manufatti (edifici e macchinari), il capitale umano (conoscenze, competenze, esperienza e salute), il capitale sociale (relazioni e istituzione), e il capitale finanziario (ricchezza monetaria), e il capitale natura. Molteplici forme di interazione tra questi capitali generano beni e servizi. Ad esempio, la raccolta di pesce dipende dalla disponibilità degli stock ittici (capitale natura), che dipendono da habitat di alta qualità (capitale natura), ma la sua raccolta dipende anche dalle navi da pesca (capitale prodotto, sostenuto da capitale finanziario), le competenze e l’esperienza dei pescatori (capitale umano), e la gestione della pesca (capitale sociale).

Gli ecosistemi soddisfano e sostengono la vita umana attraverso i servizi ecosistemici che riparano e mantengono le aree boschive preservando i terreni e migliorando la qualità dell’acqua per le persone che stanno a valle; gli habitat acquatici sostengono le popolazioni dei pesci catturati come riserve di cibo; le mangrovie stabilizzano le coste e diminuiscono i danni delle tempeste che investono le comunità umane; le foreste e gli oceani immagazzinano il carbonio che serve a regolare il clima; laghi e le montagne offrono una vista estetica, un’opportunità di svago e di ispirazione spirituale. I servizi ecosistemici sono le condizioni e i processi che gli ecosistemi generano o contribuiscono a generare a beneficio delle persone. Questi vantaggi scaturiscono dalle interazioni tra le piante, gli animali e i microbi dell’ecosistema, così come i biotici, gli abiotici e i componenti ingegnerizzati umani dei sistemi ecologici sociali. I servizi ecosistemici sono prodotti lungo l’intera filiera degli ecosistemi fortemente gestiti (come per esempio quelli agro) con bassa impronta umana. I servizi ecosistemici possono produrre benefici diretti, come frutti di mare, o intermedi (alla base dei servizi finali; per esempio, la generazione degli habitat che supportano le popolazioni ittiche).

Il ritmo della ricerca sui servizi ecosistemici negli ultimi dieci anni è aumentato notevolmente, ma ha portato a uso incoerente e confuso dei termini. Per esempio, i termini “servizi ambientali” e “servizi ecosistemici” sono utilizzati indifferentemente, ma il significato in realtà non è lo stesso. I servizi ecosistemici connotano l’integrazione delle componenti sia biotiche sia abiotiche, e molte persone equiparano i servizi ambientali con i rifiuti e il riciclaggio forniti dalle maestranze locali.

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Capire con esattezza come vengono generati i servizi ecosistemici permette di valutare i costi e i benefici di una determinata politica, e come gli stessi vengano ripartiti tra le parti interessate. Le istituzioni, come ad esempio i diritti di proprietà e di accesso, così come la natura dei servizi in questione, incorniciano il contesto politico e influenzano la serie di incentivi per l’uso privato e pubblico e la fornitura di servizi ecosistemici. Comprendere le strutture del paesaggio e i possibili incentivi istituzionali può favorire una gestione e una governance più efficace e informata.

Se le politiche fossero progettate in tal senso contemplerebbero il pagamento dei servizi ecosistemici (PES), anche attraverso sostegni economici rivolti ai fornitori dei servizi dell’ecosistema stesso, per l’azione, l’accesso, o il mantenimento di un servizio. Così ad esempio, il diritto di gestione della pesca dovrebbe incentivare i pescatori a custodire meglio gli ecosistemi che producono il pesce gli stessi catturano.

Le preoccupazioni su come gli ecosistemi risponderanno ai cambiamenti climatici e ad altri cambiamenti, graduali o repentini, hanno comportato uno sforzo maggiore anche sulla comprensione e lo studio della loro capacità di recupero, da locale a scala planetaria. Il capitale natura dotato di maggiore capacità di recupero avrà una maggiore capacità di persistere e adattarsi al cambiamento, e continuare a fornire servizi ecosistemici e benessere all’ecosistema. Questa capacità dei sistemi ecologici sociali, di sostenere i servizi degli ecosistemi naturali e di preservarli dai danni dovuti ai cambiamenti in corso, permetterà anche di sostenere percorsi di sviluppo in ambienti mutevoli, dove l’incertezza e la sorpresa prevalgono. Soluzioni efficaci che generino buoni risultati sia per le persone sia per la natura possono essere migliorate con l’adozione di un approccio più integrato tra sistemi dinamici, che favoriscano una maggior comprensione dei complessi sistemi sociali ecologici. Questo modo di pensare pone l’accento sulla necessità di una governance meno rigida, ma più adattabile e versatile.

 

A che punto siamo e quali sono i problemi ancora da risolvere?

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Negli ultimi dieci anni i progressi fatti nel fare emergere questi concetti sono stati notevoli. Influenti attori, sia del settore pubblico sia di quello privato oggi parlano abitualmente dell’importanza dei servizi di capitale e degli ecosistemi naturali, la ricerca scientifica è avanzata in modo significativo, e stanno emergendo nuove istituzioni. Tuttavia, cambiamenti tangibili nel funzionamento delle imprese e dei governi non si rilevano ancora più di tanto, soprattutto in relazione alle urgenze del problema. L’asimmetria fondamentale dei sistemi economici che porta a sottovalutare la gestione del capitale natura resta sostanzialmente invariata..

 

Aumentare la consapevolezza dell’interdipendenza esistente tra la natura e gli esseri umani

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Numerosi sono gli sforzi che vengono continuamente fatti per aumentare la comprensione generale del legame fondamentale esistente tra gli ecosistemi e il benessere umano. In molti casi, l’interesse dei decision-maker ha creato una così forte richiesta di informazioni da superare perfino l’offerta proposta dalla scienza.

Eppure, la consapevolezza dell’interdipendenza esistente tra natura e umanità non è ancora sufficientemente diffusa. Nonostante gli sviluppi promettenti dei grandi dibattiti in corso sulle questioni planetarie, come quello del World Economic Forum che ha sottolineato i primi 10 rischi globali per le imprese, le questioni ambientali sono ancora mantenute ad un rango inferiore e risultano di scarso interesse e preoccupazione per la maggioranza dell’opinione pubblica. La maggior parte delle teorie economiche e commerciali ignorano il Capitale Natura, così come lo ignorano le altre forme di capitale legate non solo alla vita economica, ma anche a quella sociale. Questo isolamento relega tutte le considerazioni e le decisioni in merito ai servizi di capitale legati agli ecosistemi naturali ai soli ministeri dell’ambiente, e non alla finanza, all’agricoltura o all’industria, né ai dipartimenti di sostenibilità aziendale, o a quelli di rappresentanza, né alle popolazioni rurali povere, e neppure alle popolazioni urbane che mancano di direttive guida sull’uso delle risorse.

Riservare ai servizi di capitale e agli ecosistemi naturali, un più ampio consesso decisionale serve ad operare importanti trasformazioni su larga scala sia nelle direttive politiche sia nelle pratiche e sia negli investimenti. Queste considerazioni non servono solo a guidare le decisioni in merito alle risorse e alla conservazione della natura, ma anche per quelle relative alla salute, l’agricoltura, l’energia, la sicurezza idrica, le infrastrutture, lo sviluppo urbano, la finanza e la sicurezza nazionale. Supportare i leader di settore a comprendere queste connessioni non è facile, ma le decisioni della società in merito a queste problematiche sarebbero ben diverse se i servizi legati al capitale natura fossero incorporati negli ecosistemi.

 

Far progredire la scienza.

Con il progredire della scienza nascono strumenti che rendono sempre più accessibili l’analisi e l’individuazione dei supporti decisionali più adatti a identificare le criticità del capitale natura, quantificarne e mapparne il valore in termini di servizio dell’ecosistema, evidenziarne le differenze spaziali, temporali e sociali in termini di produzione di servizi dell’ecosistema, la fornitura di servizi ai beneficiari e l’esplorazione di possibili compromessi

 

La fornitura e la resilienza dei servizi ecosistemici.

Le nuove conoscenze, le metriche, i dati e gli strumenti hanno reso più facile valutare e contabilizzare i benefici della natura alle persone e hanno fornito modi concreti per individuare e valutare il trade-off derivante dalle diverse decisioni possibili. Sono stati compiuti molti progressi nel quantificare, mappare, ed esplorare le relazioni esistenti tra i diversi servizi ecosistemici e le biodiversità; le previsioni di cambiamento dell’ecosistema hanno permesso di valutare i cambiamenti di uso del suolo e il clima; e la modellazione spaziale ha permesso di prevedere come i cambiamenti incideranno sul flusso dei servizi ecosistemici. Meno progressi sono stati, invece, fatti nella comprensione della dinamica dei sistemi adattativi, compresa una valutazione sulle potenzialità del cambiamento climatico e di altre importanti perturbazioni che influenzano il capitale natura e la fornitura futura dei servizi ecosistemici. I recenti progressi nel settore dei sistemi complessi e la resilienza dei servizi ecosistemici, utilizzano sia la scienza naturale e sociale, per capire come gli shock ambientali e sociali disturbano i sistemi, e a sua volta come quei sistemi rispondono, in modo che sia possibile mantenere la sostenibilità. La comprensione della resilienza unitamente alla modellazione del servizio ecosistemico aiuterà la valutazione e la progettazione di interventi di gestione alternativi, in modo che, in un futuro incerto, i servizi ecosistemici siano più sicuri.

 

Comprendere il valore dei servizi ecosistemici e il capitale natura.

Il valore dei servizi ecosistemici non è sempre chiaro né a chi prende decisioni né al pubblico. Una loro valutazione economica-monetaria potrebbe, a volte, essere utile. Dove una valutazione monetaria viene fortemente contestata o manca la robustezza, o dove le metriche di valore monetario non sono rilevanti per prendere delle decisioni, si preferisce più spesso riportare i risultati in termini biofisici o direttamente in termini di impatto sulla salute o sulle condizioni della vita umana. Anche se recenti lavori hanno cominciato a descrivere le diverse modalità con cui i sistemi naturali incidono sulla salute umana e sul suo benessere, la scarsità di modelli e strumenti di esplorazione sono ancora la grande lacuna che impedisce una ricerca critica.

 

Contabilizzare il capitale natura.

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Mantenere il capitale natura è fondamentale per i futuri flussi di servizi ecosistemici. Concentrarsi solo sulle tendenze nella fornitura di servizi non è sufficiente. L’attuale disposizione dei servizi ecosistemici può essere aumentata temporaneamente riducendo il capitale natura, come ad esempio la raccolta di più pesce a scapito di esaurimento degli stock. Contabilizzare il capitale natura è un importante strumento aggiuntivo per indagare uno sviluppo sostenibile. Questi conti evidenziano aree di sviluppo “a scapito del capitale natura” che richiederebbe l’intervento della politica.

Sono stati sviluppati una serie di quadri contabili, tra cui quello della “ricchezza inclusiva”, per tentare di valorizzare tutte le forme di capitale fisso: umano, fabbricati, sociale e capitale natura. Aumentare la ricchezza inclusiva significa dotare le generazioni future di una “base produttiva,” più grande, in grado di fornire più beni e servizi per sostenere il benessere umano. La ricchezza inclusiva può essere usata come un indicatore di sostenibilità, anche se la misura esatta del valore del capitale fisso resta impegnativa.

La questione importante è di come aggregare correttamente, nel corso del tempo, i valori attuali e quelli futuri. Gli economisti in genere sostengono che i valori futuri dovrebbero essere scontati. Tuttavia, l’opportunità di attualizzazione nei casi che riguardano il capitale natura con influenze potenzialmente profonde sulle generazioni future è controversa e comporta problematiche etiche e considerazioni economiche. I dibattiti sulla attualizzazione dei cambiamenti climatici nel contesto politico mette in luce l’importanza e la mancanza di un accordo su come la società dovrebbe aggregare nel tempo costi e benefici.

 

La comprensione della governance: norme sociali, politiche, incentivi e comportamenti.

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Il capitale natura è degradato e i servizi ecosistemici sono quantitativamente insufficienti soprattutto a causa del fallimento dei mercati e di altre istituzioni che non hanno fornito gli incentivi adeguati per conservarne il valore. La riforma delle politiche e le istituzioni possono contribuire a correggere l’asimmetria fondamentale che premia la produzione di beni commercializzati, ma non riesce a premiare la fornitura di servizi ecosistemici. Gli incentivi per mantenere o migliorare il capitale natura e aumentare la fornitura di servizi ecosistemici possono essere recuperati in molti modi, tra cui tasse ambientali, sistemi di cap and trade, leggi e regolamenti ambientali, certificazioni di prodotto e norme sociali di gestione incoraggianti.

I sistemi socio-ecologici sono complessi e caratterizzati da più processi che interagiscono con dinamiche non lineari.

Le scale multiple (locali e internazionali) e le forme di governo (ad esempio, le norme sociali e le regole politiche) spesso si sovrappongono e si intersecano, e in genere differiscono dalle scale biofisiche con cui vengono generati i servizi ecosistemici. La progettazione politica per la governance dei sistemi ecologici sociali dovrebbe riflettere la complessità di fondo di tali sistemi e dovrebbe spiegare i complessi modelli spaziali di fornitura di servizi dell’ecosistema e gli schemi spaziali che collegano la fornitura ai suoi beneficiari.

L’integrazione di economia comportamentale, psicologia e teoria della resilienza costituisce un importante potenziale per una progettazione politica più efficace. L’economia comportamentale e la psicologia sociale forniscono informazioni sul modo in cui le persone prendono decisioni e possono portare a migliori interventi di politica e di gestione. Una migliore comprensione delle motivazioni umane, delle sue preferenze e delle norme culturali circostanti la natura e dei suoi benefici è un prerequisito per i cambiamenti nelle interazioni fra natura e umanità. L’antropologia, l’economia comportamentale, la psicologia, la sociologia, e le altre scienze sociali sono direttamente rilevanti.

 

Capire l’impatto delle politiche e della gestione.

Per valutare l’impatto delle politiche e delle decisioni su un uso sostenibile del capitale natura e sulla fornitura di servizi ecosistemici è essenziale impostare dei test, questi consentono un apprendimento continuo e una gestione adattativa che cambia a secondo delle necessità del momento.

Per valutare gli impatti occorre monitorare il variare dei valori biofisici e socio-economici. La maggior parte dei dati raccolti finora sono inadeguati, perché economicamente poco sostenuti. Gli analisti devono perciò cercare di fare il massimo con il minimo di cui dispongono.

La valutazione dell’impatto politico è invece spesso ostacolato da una errata comprensione e padronanza di termini e linguaggi che ingenerano feedback troppo lunghi e ritardi nell’applicazione di azioni efficaci. Perciò risulta difficile progettare paesaggi sperimentali su ampia scala senza lasciare posto a complesse catene di causalità. La comprensione dei complessi legami causali resta così spesso incompleta, soprattutto se in presenza di nuove condizioni climatiche ed ecosistemi emergenti. Gli impatti causali complicano infatti l’attuazione delle politiche e innestano possibili controversie su chi dovrebbe pagare i servizi, quanto e chi dovrebbe assumersi l’eccesso dei rischi nel caso gli stessi fossero stati sottodimensionati.

Ad esempio, la distruzione (o il ripristino) degli habitat può comportare un’eventuale perdita (o aumento), di biodiversità, ma per sapere l’esito si dovrebbe poter aspettare qualche decennio o magari anche qualche secolo.

 

Incorporare il capitale natura e i servizi ecosistemici nella politica e nella gestione.

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I governi nazionali, le organizzazioni internazionali, le aziende e le organizzazioni non governative hanno iniziato a incorporare informazioni sul capitale e sui servizi degli ecosistemi naturali nella politica e nella gestione, ma questa prassi non è ancora una pratica standard.

La Cina ha piani ambiziosi per armonizzare lo sviluppo economico con quello della natura: “civiltà ecologica del 21 ° secolo”. In seguito alla grave siccità del 1997 e le drammatiche inondazioni del 1998, la Cina ha istituito il più grande programma di PES (Pagamento Servizi Ecosistemici) al mondo, il programma di conversione di terreni in pendenza, l’iscrizione di 120 milioni di famiglie per convertire terreni coltivati ​​in foreste e praterie (per circa 9 milioni di ettari) e terra sterile (circa 12 milioni di ettari) a foresta. I progressi sugli obiettivi biofisici è stato raggiunto, ma i progressi sugli obiettivi sociali di lotta alla povertà e mezzi di sussistenza sostenibili è ancora in progress. La Cina ha già creato una rete di “ecosistemi che funzionano come Aree di Conservazione” per mettere a fuoco la conservazione di aree con elevato ritorno sugli investimenti a beneficio del pubblico. Le funzioni rese dall’Ecosistema di Aree di Conservazione attualmente coprono circa il 45% del Paese. La Cina ha anche annunciato che per monitorare i servizi di capitale resi dagli ecosistemi naturali intende applicare un nuovo valore di riferimento, il “prodotto lordo ecosistema,” da affiancare al PIL

La Costa Rica ha aperto la strada al PES su scala nazionale e da Paese con il più alto tasso di deforestazione al mondo è passata ad essere uno dei pochi paesi con una rete di riforestazione. Il programma di estensione della copertura forestale sui terreni agricoli, in base a contratti PES, prevede un incremento dall’11% al 17% .

 

Anche altri paesi si stanno muovendo.

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In Sud Africa, la pianificazione dei servizi ecosistema è collegata alla pianificazione dello sviluppo di informazione sulle decisioni nella gestione delle acque e di allocazione, la riduzione della povertà, la gestione dei disastri, e la pianificazione del territorio. Belize ha incorporato il valore dei servizi ecosistemici nella gestione delle zone costiere per trovare un punto di equilibrio tra le necessità del turismo, quelle della pesca, e gli obiettivi del Paese per la protezione delle coste. Il Regno Unito ha condotto una valutazione su scala nazionale sullo stato e le tendenze degli ecosistemi, dei servizi, e degli impatti. Il Regno Unito ha anche istituito un comitato Capitale Natura che riferisce direttamente alla Commissione Economica Governativa del Regno Unito e non al Dipartimento Ambiente del Regno Unito. La Fondazione Gulbenkian in Portogallo ha creato l’ecosistema Servizi Partnership Marine per condividere le informazioni sui servizi dell’ecosistema. In Svezia, i servizi ecosistemici sono incorporati nella pianificazione urbana e nella gestione delle aree verdi. Negli Stati Uniti, le agenzie federali hanno cominciato a incorporare informazioni sui servizi ecosistemici nel processo decisionale e nella valutazione dei danni alle risorse naturali. Un comitato interministeriale della Casa Bianca sta esplorando ulteriori passi e la recente legislatura ha aperto una discussione sui servizi ecosistemici nel processo decisionale. In tutta l’America Latina ci si sta adoperando per garantire l’acqua nelle città.

Dal 2006, sono stati istituiti o sono in fase di sviluppo più di 40 fondi per l’acqua, con sistemi di pagamento da parte dei consumatori di acqua a valle a comunità a monte per modificare la gestione del territorio e migliorare la qualità e la quantità dell’acqua, anche attraverso un monitoraggio continuo e condiviso.

 

Nuove politiche forniscono incentivi al settore privato.

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Nel settore della pesca, la gestione dei diritti limita la raccolta complessiva, ferma la “corsa al pesce,” riduce le catture accessorie, e migliora l’efficienza. Cap and trade per le emissioni di carbonio, imposte sulle attività con impatti negativi sugli ecosistemi, PES, e schemi di certificazione che forniscono ai consumatori informazioni, sono tutti modi per riallineare gli incentivi nel settore privato, proteggere e valorizzare il capitale natura e fornire servizi di ecosistema. Alcuni amministratori delegati aziendali sono impegnati a includere il valore della natura nelle pratiche commerciali.

Ruckelshaus ha sintetizzato oltre 20 esempi di approccio di servizi dell’ecosistema sia nella sfera privata sia in quella pubblica per informare gli organi decisionali nella pianificazione del territorio, nel ripristino degli ecosistemi, PES, pianificazione dell’adattamento climatico, gestione dei rischi aziendali, pianificazione dello sviluppo, e come affrontare progetti infrastrutturali.

La Banca Mondiale Wealth and Valuation per le iniziative sui Servizi dell’Ecosistema sta lavorando per espandere i conti economici nazionali per includere il valore dei servizi ecosistemici e il capitale natura. La Banca di sviluppo InterAmerican, attraverso la sua biodiversità e il suo programma di servizi ecosistemici, mira a integrare i servizi ecosistemici negli investimenti infrastrutturali. Per tutti i prestiti, la International Finance Corporation richiede la valutazione dell’impatto ambientale sui servizi dell’ecosistema. Allo stesso modo, le Nazioni Unite hanno proposto la contabilizzazione dei servizi ecosistemici e il capitale natura. La Divisione Statistica ha creato una contabilità ecosistemica sperimentale. Il Wealth Report fornisce informazioni sulle variazioni del capitale natura, nel corso degli ultimi 20 anni, in 140 paesi.

Nonostante questi progressi, l’incorporazione del capitale natura e delle informazioni sui servizi ecosistemici nelle decisioni resta ancora un’eccezione e non la regola.

 

Occorre accelerare i progressi verso lo sviluppo sostenibile

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Una strategia vincente per il futuro comprende: sviluppo di solide prove che colleghino le decisioni agli impatti sul capitale natura e i servizi ecosistemici, per il benessere umano; lavorare a stretto contatto con leader di governi, imprese e società civile per sviluppare e rendere accessibili le conoscenze, gli strumenti e le pratiche necessarie a integrare i servizi del capitale natura e i servizi ecosistemici con il processo decisionale di tutti i giorni; riformare le politiche e le istituzioni e potenziare le capacità per allineare gli obiettivi del privato a breve termine con gli obiettivi sociali a lungo termine.

Per migliorare il piano decisionale occorrono solide prove che dimostrino come incorporare il capitale natura. Queste prove servono a costituire una sorta di portafoglio, di studi ben documentati di successi e fallimenti, che le prossime generazioni possano spendere per elaborare politiche efficaci e imparare dagli sforzi passati.

Alcuni esempi attuali di contesti decisionali promettenti riguardano: la fornitura di acqua nelle città, la pianificazione dello sviluppo nazionale e costiero, la gestione della pesca e la conservazione degli oceani, le filiere di approvvigionamento delle industrie e gli investimenti nelle infrastrutture. Raffinare e replicare questi approcci e portarli nel flusso globale può stimolare l’innovazione e l’azione, guidando in profondità il cambiamento sistemico per la sostenibilità. Un vero impegno richiederebbe però codeveloping e cocreating, conoscenza e comprensione delle problematiche del mondo reale. Allora i processi decisionali migliorerebbero la rilevanza, la credibilità e la legittimità della scienza e la sua diffusione. Inoltre i leader potrebbero favorire una maggiore diffusione delle informazioni sugli ecosistemi e l’accessibilità ai dati scientifici. Una piattaforma che riduce i tempi e i costi unitamente ad una condivisione dei dati biofisici e sociali potrebbe migliorare notevolmente la trasparenza e la fiducia necessari tra le parti che si sforzano di bilanciare lo sviluppo multiplo e gli obiettivi ambientali.

Forse la sfida più difficile del percorso resta la rimozione dell’asimmetria fondamentale alla base dei sistemi economici, che premia la produzione di prodotti commercializzati, ma non la fornitura di servizi ecosistemici nonmarketed e l’uso sostenibile del capitale natura che supporta quei servizi.

Gli otto Obiettivi di sviluppo del millennio stabiliti dalle Nazioni Unite nel 2000 erano un meccanismo attraverso il quale la comunità internazionale sperava di incoraggiare l’integrazione di benessere, riduzione della povertà, e obiettivi ambientali. Nel 2005, il MA ha concluso che gli interventi politici per migliorare il benessere umano attraverso lo sviluppo di rado considerano l’uso sostenibile del capitale natura. Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio è stato ostacolato dalla scarsa integrazione tra gli obiettivi ambientali e quelli di altro tipo.

I nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (MDG) vogliono integrare meglio i tre pilastri dello sviluppo sostenibile: sociale, economico, e ambientale. La vera prova sarà la sua attuazione.

 

Actionable: come spiegare le connessioni tra natura e benessere umano.

Un gruppo ad alto livello delle Nazioni Unite, sulla sostenibilità globale, afferma che “per rendere trasparente sia il costo dell’azione sia quello dell’inazione, i processi politici potrebbero evocare sia le argomentazioni scientifiche sia la volontà politica di agire per un futuro sostenibile, per sradicare la povertà, ridurre le disuguaglianze, rendere la crescita inclusiva, la produzione e il consumo più sostenibili e fronteggiare i cambiamenti climatici. Allo stesso modo, il Consiglio mondiale delle imprese per lo sviluppo sostenibile, nel suo documento “Vision 2050”, definisce un obiettivo chiave: “non solo vivere sul pianeta, ma vivere bene ed entro i limiti del pianeta .. ..
Questa stella polare è un tentativo per aiutare i leader dei governi, delle imprese e della società civile ad evitare di ripetere gli errori del passato, prendendo decisioni isolate che si traducano poi in conseguenze indesiderate per l’intera umanità, l’ambiente e il pianeta Terra” Questa visione è stata recentemente tradotta in un Programma d’Azione 2020, che definisce un guardrail per le imprese, per metterle in grado sì di prosperare, ma all’interno di uno spazio operativo di sicurezza per la Terra.

Come le popolazioni umane crescono, e crescono sempre più scollegate dalla natura, così deve crescere il più possibile, e certamente non di meno, la sostenibilità.

Adriana Paolini

 

Linkografia:

http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/03/14-conclusions-european-court-auditors-special-report/

http://www.wbcsd.org/vision2050.aspx

http://www.wbcsd.org/WEB/PROJECTS/BZROLE/VISION2050-FULLREPORT_FINAL.PDF

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1503751112

 

A scuola di alta finanza osservando la Natura

Questa economia uccide.

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