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Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, cittadino onorario di Milano

Pubblicato il 21 ottobre 2016 da redazione

dalai lama

Tenzin Gyatso

XIV Dalai Lama, capo supremo della chiesa buddista del Tibet, fino al 1959 anche sovrano temporale, premio nobel per la pace nel 1989  è da oggi  cittadino onorario della città di Milano. Come primo appuntamento ha voluto incontrare i giovani ed entusiasti studenti dell’università Bicocca, al teatro Arcimboldi. Davvero bella questa testimonianza e attenzione che l’Università più giovane di Milano ha voluto riservare ai suoi 33 000 studenti, in viso a un Paese che negli ultimi anni non ha saputo fermare un’incessante migrazione di giovani, ad oggi circa 300 000, che sta sempre più incrementando. Un pensiero lungimirante che capisce l’esposizione di queste nuove generazioni a una quotidiana insicurezza sociale ed economica, ma anche allo sgretolarsi di un tessuto etico-morale che nella globalizzazione cerca nuovi germogli e spunti per rinnovarsi. Un mandala quotidiano vivo, quello dei nostri tempi, in cui diventa sempre più evidente che nulla è per sempre e tutto è in divenire, in un andamento circolare incessante, in cui questi due estremi si scambiano ruolo all’infinito e ciò che era l’inizio diventa la fine dell’altro. E chi meglio del Dalai Lama poteva spiegare il senso di questa antichissima ruota della vita.

Dal mongolo dalai ‘oceano’ e dal tibetano lama ‘maestro, capo’, ecco spiegato il nome e il compito dell’ormai 81enne Tenzin Gyatso, ‘capo universale’ e cuore compassionevole di una nuova etica quella secolare, che da tempo sta diffondendo un po’ in tutto il pianeta: gentilezza, rispetto, comprensione, compassione, fratellanza, consapevolezza, impegno, responsabilità di sé e degli altri, anche dei propri nemici, e grande dialogo con la scienza, la fisica, la cosmologia, la biologia, la psicologia e tutte le grandi filosofie scientifiche del nostro tempo e infine sviluppo di tutte le connessioni intereligiose.

 

Lectio Magistralis di Sua Santità il Dalai Lama, Milano 20 Ottobre 2016.

Cari fratelli e sorelle, giovani e non più giovani, sono molto felice di incontrarvi oggi, perché il tempo scorre inesorabile, complice il passato, ma è il momento di muoversi di guardare al futuro. La mia generazione con il XX secolo se ne va, ma voi avete l’opportunità di costruire un futuro felice e la responsabilità di questa felicità e di questo futuro è nel vostro interesse. Createlo allora questo futuro. Quando incontro i miei amici, tutti vecchi come me, ci diciamo a chi toccherà adesso, chi se ne andrà per primo? Quando invece incontro i giovani mi sento più giovane anch’io.

Oggi vi voglio parlare del mio impegno nel mondo su tre fronti .

 

Primo impegno

Penso sempre a me come a uno degli altri 7 miliardi di essere umani, animali sociali, che oggi vivono sul pianeta. Il futuro dell’individuo, oggi più che mai, dipende dalla comunità. Il riscaldamento globale colpisce tutta l’umanità così come le violenze e gli omicidi. Sulle catastrofi ambientali possiamo incidere fino ad un certo punto, ma almeno i disastri creati dall’uomo dovremmo prevenirli. Questi succedono per una vecchi dicotomia che ancora si perpetua: noi e loro. Dobbiamo, invece, pensare solo come noi, noi di tutto il mondo, noi tutta la famiglia umana del mondo. Tante religioni, anche, ma un unico concetto comune: creare compassione nel nostro cuore fisico e nell’intera umanità. Questo sì che sarebbe un grande potere: è una filosofia diversa, ma semplice.

 

Secondo impegno

L’altro mio impegno globale è promuovere l’armonia religiosa, globale. Tutte le religioni portano lo stesso messaggio: compassione, perdono, tolleranza. Anche gli scienziati hanno scoperto che alla base c’è un’innata capacità umana di promuovere la compassione. Tutte le religioni promuovono questa compassione. Anche quelle non teiste che come la mia, di ricerca causa-effetto, arriva alla conclusione che “se io faccio del bene ricevo del bene, se danneggio qualcuno ne sarò danneggiato”.

 

Terzo impegno

Rispetto per tutte le religioni e per tutti quelli che non credono in nessuna religione. Educazione alla compassione. Esistono tanti diversi sistemi educativi. Dobbiamo progettare un mondo di valori, di cooperazione con un approccio di secolarizzazione. 30 anni di discussione con cosmologi, biologi, fisici e psicologi non hanno saputo spiegare perché sono qui. Fare qualche pratica per controllare l’emozioni e cercare la calma: questo è molto importante. Combinare il pensiero e il controllo delle emozioni, di tutto il sistema delle emozioni per ottenere felicità per noi, per le famiglie, per tutti.

Per cui il mio impegno fondamentale per migliorare il mondo su cosa si basa? Su qualcosa oltre il cuore, lavorare sull’istruzione a partire dall’asilo fino all’università. Ora è troppo diretta a un sistema materialistico che non tiene conto dell’umanità, dell’etica secolare, del secolarismo per esempio in India dove ci sono tante religioni e anche chi non crede in nessuna religione, eppure c’è rispetto per tutti.

Insieme alle università americane e indiane stiamo studiando un curriculum basato sulle scoperte scientifiche moderne, pensato all’individuo di oggi. Sono più di 30 anni che mi interesso ad un dialogo tra le scienze. La scienza buddista e indiana hanno molto approfondito la comprensione della sofferenza: un animo gentile e compassionevole sostiene la salute dell’individuo. La violenza distrugge le difese immunitarie. La psicologia moderna è molto indietro rispetto alla conoscenza buddista e indiana, in cui la mappa degli aspetti cognitivi è molto ampia e dettagliata. Anche la cosmologia ha stabilito l’osservazione come aspetto fondamentale. L’osservazione nel buddismo è molto approfondita. Dobbiamo pensare a tutti quelli che non hanno credo e che, quindi, non possono trovare alcun beneficio da un etica secolare, dal secolarismo, un termine che stiamo pensando di cambiare con uno più accessibile a tutti.

 

Tenzin Gyatso risponde ad alcune domande

Esiste una filosofia valida per tutti?

Quella che vi ho appena descritto. Se le persone crescono su una istruzione materialistica, poi producono una cultura materialistica, priva di strumenti cognitivi per l’emotività e la profondità dell’individuo. Senza questi strumenti l’individuo è indifeso, non preparato ad affrontare la materialità della vita. C’è differenza tra chi possiede questi strumenti e chi non li ha. I primi sono stabili e controllano la loro emotività. I secondi sono instabili e affrontano la loro emotività con violenza.

 

Qual è il segreto per vivere bene e affrontare i problemi?

A volte incontro vecchi amici che mi chiedono qual è il tuo segreto della giovinezza? … è un segreto e non te lo dico … C’è un modo di dire tibetano che abbraccia la realtà che mi si presenta, che ho imparato fin da quando ero un bambino di 5 anni: “Quando sono felice, la mia mente è felice e tutti possono essere felici. La sofferenza di tutti gli altri la prendo su di me, così tutti possono essere felici.” Penso che l’addestramento e condizionamento mentale mi hanno aiutato in questi 81 anni a calmare la mente e mi sento uno dei 7 miliardi degli altri abitanti della Terra. Se pensassi di essere il Dalai Lama mi sentirei solo, schiantato. Invece pensando di essere uno dei tanti, sento gli altri miei fratelli e “se loro non sono felici vado da loro e gli faccio il solletico fino a quando non ridono”.

 

Pensi che possiamo avere un mondo pacifico o è solo un’utopia?

Avere una reale percezione della realtà. Essere ottimisti. Tutto è in progress, tutto è mostrato. Dimentica il padre, si compassionevole, pacifico, attivo.

Per il mondo pacifico dobbiamo guardare le differenze con il secolo precedente. I paesi vicini si facevano la guerra. Ora milioni di persone si riversano sulle strade per chiedere la pace. L’Europa unita è un buon esempio. Allargare tutta l’Europa anche alla Russia, all’Unione Asiatica, all’Unione Africana fino all’Unione del Mondo stesso. Questi sono tutti segnali positivi. Il conflitto come soluzione dei problemi è un concetto vecchio. Quello attuale dovrebbe invece essere un mondo di relazione. Invece di divario bisogna convergere verso l’amicizia, gli scambi culturali, di pensiero, di istruzione condivisa e viaggiare per conoscere il mondo.

L’India è un luogo dove convivono molte religioni in armonia e l’indiano medio questa armonia la dà per scontata. Dove esiste una sola religione la mentalità è ristretta. Anch’io quando ero in Tibet pensavo che il buddismo fosse la religione migliore, invece conoscendo e interagendo con le altre ne ho avuto grande beneficio. I conflitti attuali sono dovuti a negligenze passate. Che senso ha creare problemi e poi pregare Dio che li tolga. Allora noi abbiamo la responsabilità di creare problemi e Dio quella di toglierli. Se Gesù o Budda fossero qui e gli chiedessero di portare la pace nel mondo, loro risponderebbero: ma li hai creati tu questi problemi, allora li devi risolvere tu!

 

Come può l’uomo accettare e combattere la sofferenza?

Esiste una sofferenza fisica e una mentale. Quella fisica se ha una condizione mentale serena è in grado di reggere lo sforzo. Quella mentale invece non ha via di uscita, salvo il modo cognitivo attraverso il quale la mente si mette in relazione con il problema. Se invece addestri la mente ad affrontare i problemi in modo positivo la puoi gestire. Anche affrontare i problemi in modo scientifico, razionale, cioè capendo come è strutturato, è un modo per affrontarlo facendo esattamente ciò che serve per risolverlo.

Adriana Paolini

 

 

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