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La storia di un airone dalle ali spezzate …

Pubblicato il 15 gennaio 2012 by redazione

Nasci, stai un po’ con la mamma, un tempo sindacale e poi via, si va a cominciare.
Nido, asilo, scuola elementare, medie, superiori: tutto possibilmente a tempo pieno.

Nel tempo libero cosa fai? Se sei un tipo sedentario e nessuno ti può portare in giro: computer, play station, tv. Se invece mammina o bambini-sitter sono disponibili vieni immediatamente allevato come un vero cavallo di razza: sport, tutti rigorosamente a livello agonistico, arte, musica, sempre a un livello di massima eccellenza perché sicuramente sei un vero talento, un astro nascente.

I tuoi genitori, poco tempo e forse anche poca voglia, si sa tutti quei capriccetti, ma per i figli si spende volentieri e così un po’ per sogni di onnipotenza, un po’ per assolversi la coscienza molte famiglie si indebitano per costruire un futuro eccelso.
Ma nel presente? Nel presente queste piccole persone sono sole. E più sono sole più diventano fastidiose per avere un po’ di attenzione. E infatti i genitori se ne accorgono fin troppo presto e li impegnano sempre di più. Qualcuno poi li porta anche dallo psicologo, che allunga qualche farmaco, in dosaggio adeguato si capisce, e così finalmente li calma, li addomestica.

Certo cavalli di razza dicevamo, ma addomesticati, addestrati a non creare problemi.
Fino alla fine delle medie ce la fanno. Poi alle superiori qualche problema in più c’è.

L’industrializzazione dell’educazione non è un fatto da poco e la natura preme nelle pulsioni di chi cresce. A volte un po di lettino terapeutico ritorna e aiuta, altrimenti droga sesso, alcool e disco sono lì a portata di mano. Certo sono cose che fanno male. Ma cosa vuoi che sia, da giovani un po’ di trasgressione ci vuole, dà il giusto sale alla vita.

E così arriviamo all’università. Qui si fanno i conti veri con il proprio futuro. Bisogna dare e prendere il massimo, non ci sarà un’altra occasione.
Dal Lunedì al Giovedì: 7.30 sveglia, 8.30 inizio lezione, 13.30 pausa panino, 14.30 si ricomincia, un paio d’ore in biblioteca per studiare e poi 19.00 giretto, a prendere una sana boccata d’aria tra buffet, cocktail e passerella.
Venerdì sera libera uscita per tutti, le truppe si scatenano e dopo l’happy-buffet di rito si va alla happy-disco a pogare un po’, meglio se stonati da qualche aiutino chimico. Ora ce n’è per tutti i gusti e a prezzi molto convenienti. Anzi se costa così poco sicuramente non può far male e poi mi aiuta a essere me stesso, quel vero figo che dentro so di essere, libero, disinvolto, disinibito, simpatico. Insomma quante storie è solo un po’ di carica, di sostegno.

Bene l’Università è finita e adesso? Un po’ di sana bottega a imparare dai migliori, se paghi bene puoi ottenere la loro attenzione, altrimenti ci sono sempre gli stage, e più lunghi sono e più il successo è garantito. Meglio se in qualche grande azienda che fa curriculum.

Ma quale futuro attende queste giovani generazioni di razza? A quali modelli di vita possono affacciarsi? Quali eredità sociali, politiche, economiche, morali ed etiche possono rivendicare e di quali risorse disporranno?

Domande importanti che devono trovare risposte, ma che anche altri forse dovrebbero porsi, come le generazioni più vecchie che li hanno preceduti… non siamo messi benissimo è vero, ma non facciamo diventare “tabù” queste domande solo perchè preferiamo non rispondere… In tutti questi anni eravamo lì anche noi, ma abbiamo preferito tacere e farci gli affari nostri. Forse avremmo dovuto partecipare di più alla vita del Paese e soprattutto vigilare meglio su chi era stato delegato a tutelare e amministrare il bene comune, che a tutto ha pensato tranne che a quello.

Ora non dovremmo mancare di nuovo l’occasione, ma fare la nostra parte e in certi casi farci anche un po’ da parte. Soprattutto dovremmo obbligare a farsi completamente da parte certi canuti, rinsecchiti, avidi ingordi, ultra-settantenni, che non vogliono mollare. Rigidi monoliti che ingombrano la strada e non fanno passare né i cinquantenni, scaricati in mezzo a una strada senza più lavoro né dignità, né le nuove generazioni che chiedono di poter sognare un futuro, né chiunque chieda strada. Convinti così di fermare il mondo, di dilatare all’infinito il tempo che fa Tic Tac.

Se non gli impediremo di imbalsamare completamente le nostre vite, tra qualche decennio la società dei futuri non più giovani ci butterà via, come quei vecchi egoisti qualunquisti, che li han lasciati soli, senza carattere, né ambizione, né passione, né coraggio, né voglia di rimettersi in gioco, incapaci di sognare, di vivere fino in fondo, di voler sapere come va a finire…

di Adriana Paolini

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