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Perché dovremmo utilizzare i social network?

Pubblicato il 18 aprile 2018 by redazione

Come rilevano gli psicologi americani Prochaska e Di Clemente, i soggetti cambiano solo se sono costretti a farlo e se il cambiamento rappresenta per essi un’opportunità significativa, detta affordance, ovvero una risorsa che l’ambiente offre a un soggetto in grado di coglierla: ogni oggetto è quindi dotato di proprietà che supportano un particolare tipo di azione e non altre. Possiamo quindi considerare l’opportunità come una specie di “invito” dell’ambiente a essere utilizzato in un certo modo piuttosto che in un altro.

Inoltre il legame tra soggetto e opportunità è anche il risultato di un processo d’ interpretazione legato al contesto e alla cultura nella quale il soggetto è inserito, il soggetto può quindi scegliere, in base ai propri obiettivi, il tipo di proprietà più utile a lui tra quelle che il social network offre; il livello di utilità è legato, oltre che al tipo di obiettivo, alla struttura fisica del medium (viene definito medium ogni strumento artefatto in grado di permettere ai soggetti di superare i vincoli della comunicazione faccia a faccia, la situazione di interazione più naturale e antica, all’interno della quale i due soggetti interagenti devono essere contigui sia spazialmente che temporalmente), ai significati e alle pratiche associate al medium e al contesto in cui è collocato.

Le opportunità non sono tutte uguali, ma variano di importanza a seconda del bisogno sotteso e possiamo riconoscere che in questo senso i social network (i nuovi media) rispondono ad alcuni tra i bisogni fondamentali dell’essere umano:

–        Bisogni di sicurezza, in quanto in essi le persone con cui gli individui comunicano sono solo “amici” e non estranei; posso quindi decidere chi è “un amico”, controllare ciò che mostra di sé e della sua vita e commentarlo.

–        Bisogni associativi: con gli “amici” posso comunicare e scambiare opinioni, risorse, applicazioni e anche cercare qualcuno con cui intraprendere una relazione sentimentali.

–        Bisogni di autostima: io posso scegliermi gli “amici”, ma anche gli altri possono farlo, quindi “se in tanti mi hanno scelto come amico allora valgo”.

–        Bisogni di autorealizzazione: posso raccontare me stesso nel modo che preferisco e posso utilizzare le mie competenze anche per aiutare qualcuno dei miei “amici” che mi ascolta.

I social network rispondono alla definizione di “nuovi media”. Per superare i limiti ontologici inscritti in essa, l’uomo ha quindi creato degli strumenti, i “media” appunto, che gli hanno permesso di superare tale limitazione. I “media” sono come “dispositivi di mediazione” che da una parte facilitano il processo di comunicazione, superando i vincoli imposti dal faccia a faccia, dall’altra, ponendosi in mezzo tra i soggetti interagenti. Sostituiscono l’esperienza diretta dell’altra persona, con una percezione indiretta (mediata), essi non sono quindi oggetti neutri, cioè semplici “canali” attraverso i quali si trasmette un messaggio, ma a seconda del tipo di medium utilizzato, l’attività comunicativa dei soggetti interagenti viene influenzata a tre livelli:

–        Fisico: attraverso l’insieme delle caratteristiche naturali del medium (ad esempio il fatto che esista una bacheca, o il livello di tecnologizzazione del telefono cellulare che sto utilizzando).

–        Simbolico: l’insieme dei significati richiesti per poter utilizzare il medium ed espressi attraverso di esso. Ad esempio ogni social network utilizza una propria interfaccia che richiede una comprensione da parte dell’utente per essere utilizzata nel modo adeguato, oppure ogni gruppo può utilizzare consapevolmente o inconsapevolmente un linguaggio specialistico o un proprio gergo non immediatamente comprensibile a chi non ne è parte.

–        Pragmatico: attraverso l’insieme dei comportamenti con i quali il soggetto utilizza i social network, questi comportamenti sono legati alle opportunità e ai vincoli offerti dal medium utilizzato, da una parte, e dal contesto in cui ci si trova dall’altro.

Queste tre dimensioni sono tra loro in rapporto dialettico: il cambiamento di un elemento provoca un cambiamento anche negli altri.

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I social network implicano radicali e irreversibili cambiamenti nei processi comunicativi e nelle realazioni interpersonali. Essi provocano una vera e propria riconfigurazione delle opportunità di mediazione culturale, così profonda da mettere in crisi la soggettività e la corporeità degli utenti dei social network (http://mashable.com/2011/03/18/china-top-social-network/)

Essi modificano le pratiche dell’interazione sociale e obbligano ad adattarsi alla nuova situazione; rimuovono dall’interazione il corpo e i significati che porta con sé, rendendo autonomi i contenuti trasmessi.

Il social network richiede ai soggetti che stanno interagendo di adattare la loro comunicazione al medium che utilizzano, indi per cui, se essi non conoscono le caratteristiche del social network specifico, potrebbero interpretare in modo scorretto i messaggi, approdando a errate conclusioni; ma man mano che essi si adattano al medium, trovano nuovi strumenti per supplire alle loro limitazioni e arrivano a creare un nuovo sistema simbolico che può però diventare un ostacolo per utenti neofiti, che se non accetteranno le convenzioni, non potranno comprendere le comunicazioni tra utenti esperti.

Indipendentemente dal livello culturale dei soggetti e dalle loro possibilità di accesso alle tecnologie, ogni medium produce quindi uno squilibrio tra utenti esperti e non esperti, questo fenomeno viene definito come digital divide; questa espressione significa “divario”, “divisione digitale”, e indica la mancanza di accesso e di fruizione delle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche. Nel caso specifico dei social network il divario, più che dalla disponibilità di disporre delle tecnologie necessarie ad utilizzarli, è prodotto proprio dalla possibilità di inscrivere quanto sta avvenendo in un’ ottica di senso.

Da un punto di vista relazionale, effetto ancor più importante dell’uso dei social network è la rimozione del corpo e dei significati connessi, dall’interazione, infatti nell’interazione faccia a faccia il soggetto “è il suo corpo” e questo permette negli individui l’attivazione di un sistema innato composto dai cosiddetti “neuroni specchio” (mirror), scoperti recentemente da ricerche nell’ambito delle scienze cognitive (http://www.youtube.com/watch?v=1G0GY0oQspE).

Si è infatti recentemente scoperto che nella corteccia premotoria è presente un gruppo di neuroni bimodali motori e percettivi, i neuroni specchio appunto, che si attivano sia durante l’esecuzione di azioni correlate a oggetti sia durante l’osservazione di un individuo che compie la stessa azione. Pare quindi esista un processo simulativo basato sulle informazioni ricavate dagli atti motori che fa quindi sì che l’io trasformi le informazioni visive in un atto motorio potenziale. Durante questo processo simulativo nell’osservatore si generano rappresentazioni interne degli stati corporei connessi all’azione e alla sensazione che sta osservando, “come se” stesse compiendo un’azione simile o provando la stessa emozione. Questi processi simulativi automatici e inconsapevoli, sono alla base del processo di riconoscimento e espressione emotiva (alfabetizzazione emotiva) che stà alla base, dell’“Intelligenza emotiva” (concetto teorizzato da Goleman nel 1995 nella famosa opera omonima), che si serve di quell’importantissimo fenomeno chiamato empatia, ovvero la capacità di riconoscere emozioni e sentimenti negli altri e offrire una risposta a questi congruente; nel frattempo, mettendosi “nei panni” degli altri e collegando emozioni e comportamenti, il soggetto impara a riconoscere e dare un senso anche alle propri stesse emozioni. Dal momento che però introduciamo un medium, il soggetto è “disincarnato” (disembodied) dal punto di vista del suo interlocutore e la fisicità del corpo umano viene sostituita da quella del medium, che nei social network consiste in un corpo virtuale, costituito di immagini parziali e contestualizzate, ciò comporta tre conseguenze. Innanzitutto la persona non può avvalersi del corpo dell’altro per comprendere le sue emozioni e questo si riflette sul processo di apprendimento delle proprie e altrui emozioni, che sarà quindi mancante di un importante punto di riferimento e ciò potrebbe favorire l’ “analfabetismo emotivo”. In secondo luogo il soggetto che comunica finisce per identificarsi con il messaggio in quanto (il soggetto è il messaggio), privato esso dell’aspetto corporeo, gli altri soggetti interagenti possono costruire la sua identità in modo indiretto, interpretando i messaggi e le immagini che egli condivide e che possono quindi formarsi, senza una conoscenza diretta e recente, un’ immagine sbagliata di lui. Ad esempio l’errore della pars pro toto, cioè l’identificazione del soggetto nel complesso, con le piccole parti della modalità con la quale egli si presenta; contemporaneamente però questo fenomeno può essere visto come una possibilità da parte del soggetto stesso che decide di costruirsi una presentazione “strategica”, proprio per trasmettere una precisa immagine di sé, impression management (http://thesituationist.wordpress.com/2008/03/03/social-networks/).

L’ultima conseguenza consiste nel fatto che il messaggio si separa dal soggetto per diventare un’entità a sé stante, autonoma da esso e stabile: mentre nel faccia a faccia il messaggio è “evanescente”, è legato ai soggetti interagenti e appena prodotto tende a scomparire e non può essere modificato, nel social network il messaggio tende a stabilizzarsi, avere vita propria e continua a produrre i suoi effetti anche a molta distanza di tempo, sui soggetti interagenti e sugli altri “amici”.

 

di Arianna De Batte

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I social Network più importanti nel mondo: perché sono così diffusi e quali vengono utilizzati di più?

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I social Network più importanti nel mondo: perché sono così diffusi e quali vengono utilizzati di più?

Pubblicato il 25 febbraio 2012 by redazione

Social-Network-e-ModaQuesta riflessione parte da un assunto fondamentale: l’uomo è un essere sociale.

L’esperienza sociale, quale essa sia, rappresenta un importante punto di riferimento per i comportamenti e le decisioni degli individui: è attraverso l’interazione sociale che costruiamo e condividiamo cultura, linguaggio e modalità d’espressione e in estrema analisi decidiamo chi vogliamo essere.

Che cos’è un social network?

Possiamo definire un social network una piattaforma basata sui nuovi media, che consente all’utente di gestire sia la propria rete sociale, sia la propria identità sociale.

Secondo le ricercatrici americane DanahBoyd e Nicole Ellison è sostanzialmente composto da tre elementi: la presenza di uno spazio virtuale nel quale l’utente possa costruire e esibire un profilo personale, profilo che deve essere accessibile da parte di tutti gli utenti dello spazio; la possibilità di creare una lista di altri utenti con i quali è possibile entrare in contatto e comunicare; la possibilità di analizzare le caratteristiche della propria rete, in particolare le connessioni degli altri utenti.

E’ quindi evidente come la principale caratteristica dei social network non sia quella di facilitare la creazione di nuove relazioni con sconosciuti (cosa che era già possibile prima dell’avvento dei social network, utilizzando forum e chat), ma ciò che li rende differenti rispetto ai nuovi media disponibili in precedenza, è la capacità di rendere visibili (a sé stessi e agli altri) e utilizzabili le proprie reti sociali, dal momento che è possibile identificare opportunità personali, relazionali e professionali, altrimenti non immediatamente evidenti.

Il cyberspazio

Fino all’avvento dei media le caratteristiche dell’identità e della rete sociale erano limitate dai vincoli spaziali e temporali cui ciascuno è soggetto, ma con la nascita di internet si sono ampliati i confini delle reti sociali, portando alla creazione di un nuovo spazio sociale, il “cyberspazio”, che unisce alcune caratteristiche delle reti sociali tradizionali (interazione, supporto e controllo sociale), con le caratteristiche del Web (multimedialità, creazione e condivisione di contenuti). Grazie al cyberspazio è possibile far entrare nella propria rete sociale anche amici “virtuali”, cioè persone mai incontrate del vivo e lo sviluppo di Internet e l’evoluzione della sua interfaccia, grazie al Web 2.0, rende possibile raccontare ai nostri contatti esperienze e sentimenti e avere un ruolo attivo nel definire le caratteristiche della propria “posizione” (ruolo), all’interno dei gruppi sociali di riferimento; allo stesso tempo le possibilità di ricerca e analisi offerte da Internet, consentono di verificare la “posizione” degli altri e confrontarla con la propria.

Il social networking nasce infatti dall’incrocio di queste due tendenze: nuovi media come supporto alla propria rete sociale (organizzazione ed estensione di essa) e espressione della propria identità sociale (descrizione e definizione) e/o come strumento per analizzare la rete e l’identità sociale degli altri membri (esplorazione e confronto).

Twitter-HelpI social network sono diventati popolarissimi grazie all’uso di Facebook, My Space e Twitter, le cui caratteristiche stanno cambiando radicalmente le abitudini della popolazione occidentale; gli ultimi dati rilevano che dieci milioni di italiani sono iscritti a Facebook e di questi quasi un terzo trascorre almeno un’ora al giorno sul social network, per rimanere in contatto con i propri amici, reali o virtuali.

La principale novità dei social network è quella di permettere l’unione dell’esperienza sociale della nostra vita reale, con il “cyberspazio”, creando uno spazio sociale ibrido assolutamente inedito, che definiamo “interrealtà”. Insomma, la diffusione dei social network ha permesso di far entrare il virtuale nel nostro mondo reale e viceversa, offrendoci un potentissimo strumento di creazione e/o modifica della nostra esperienza sociale; per secoli gli uomini hanno avuto, come unica modalità di relazione, l’interazione faccia a faccia, ora i social network e la riduzione dei confini tra reale e virtuale stanno modificando significativamente le relazioni sociali.

Le relazioni possibili in un social network sono di due tipi: bidirezionali o “a stella”. La prima modalità è quella che risponde la concetto di “amicizia” (ricordiamo che il concetto di “amico” su Facebook è molto diverso dal significato che tale termine ricopre nella realtà, infatti, per costruirsi la cerchia dei propri contatti, si parte inizialmente dalla cerchia di amicizie reali, ma poi ci si estende a conoscenze vaghe, fino a illustri sconosciuti),  ovvero entrambi gli utenti accedono al profilo dell’altro e possono contattarsi tramite e-mail, poi, a seconda del social network che si sta utilizzando, possono leggere e/o scrivere ognuno sulla bacheca dell’altro, citarsi a vicenda o richiedere i pareri sulle note, esplorarne le reti sociali per verificare la presenza di contatti interessanti (persone o gruppi), conoscere le azioni compiute dall’altro all’interno del social network, scambiare file o giochi ecc… Attraverso questo meccanismo si crea una rete sociale chiusa all’interno della quale possono entrare solo le persone accettate come “amici” e al cui interno nessuno è totalmente sconosciuto e chiunque è identificabile come “amico” di qualcun’altro. Per questo, per avere notizie riguardo uno specifico utente, oltre che contattarlo direttamente, posso chiedere informazioni alla sua rete sociale.

La seconda modalità è quella “a stella” (tipica ad esempio di Twitter), è quella che distingue esplicitamente tra emittente e ricevente, ovvero i messaggi dell’emittente possono essere generali, cioè condivisi con tutti i riceventi presenti nella sua rete sociale, oppure individuali, cioè diretti a uno specifico ricevente; l’utente ricevente può rispondere ai messaggi dell’emittente, ma non contattare direttamente gli altri soggetti riceventi a meno che non si venga esplicitamente autorizzati a farlo. In base a tale meccanismo un utente può essere sia emittente che ricevente a seconda della rete sociale cui è connesso (in una rete di questo tipo si può ad esempio contattare un gruppo musicale di interesse o un personaggio famoso, diventandone “seguace”, iniziando cioè a “seguirlo”).

Se la modalità di relazione bidirezionale consente di creare reti chiuse composte solo da “amici di amici”, la modalità di relazione a stella crea reti aperte all’interno delle quali la maggior parte di utenti riceventi (i followers) non ha altri contatti con l’emittente se non quello della rete sociale in questione (per cui non si tratta solitamente di amici “reali”); ciò che quindi unisce emittente e ricevente non è un bisogno analogo, ma complementare: gli emittenti cercano visibilità, i riceventi sono curiosi di conoscere la vita (di personaggi famosi) o le impressioni (di esperti di un tema specifico) degli emittenti scelti (ed è per questo motivo che questo social network è utilizzato da una particolare tipologia d’utenti e presenta ottiche di senso e obiettivi peculiari).

Pubblicizzare” un prodotto d’eccezione: noi stessi

Per quanto riguarda l’identità sociale, o meglio del suo aspetto “esterno”, di visibilità, i social network permettono di decidere come presentarsi alle persone che compongono la rete (con un processo che possiamo definire impressionmanagment, nel quale mettiamo in atto una sorta di tecnica di marketing per “pubblicizzare” un prodotto d’eccezione: noi stessi) e in merito gli strumenti sono di due tipi: individuali e di gruppo.

Gli strumenti individuali sono molteplici: il primo è il profilo: esso permette di descriversi in modo codificato, cioè rispettando una serie di parametri predefiniti dal social network che si sta utilizzando (attività, interessi, musica preferita, programmi TV ecc..); a seconda della politica adottata dal social network, i profili possono essere totalmente pubblici, parzialmente pubblici o accessibili a pagamento. Il secondo strumento è la possibilità di condividere contenuti multimediali come foto e video.

Infine, se presente nel social network in questione, l’utente può utilizzare la propria bacheca o quella dell’amico, per raccontare cosa sta facendo o pensando o esprimere opinioni (alcuni social network, come ad esempio Twitter, si sono specializzati nel permettere di condividere in tempo reale eventi e impressioni, utilizzando messaggi di testo o contenuti multimediali).

Per quanto riguarda gli strumenti di gruppo invece i principali sono: i gruppi, che consentono a più persone di aggregarsi secondo un interesse comune; è possibile creare un proprio gruppo, sia iscriversi a uno già esistente, l’accesso al quale può essere libero (gruppo pubblico), richiedere l’autorizzazione dell’amministratore (gruppo privato) o il suo invito (gruppo segreto). Per ogni gruppo vi è un profilo provvisto di immagine, breve descrizione e tipologia di riferimento per indecizzarlo (affari, arte, politica, spettacolo ecc..); la partecipazione ad esso consente ad ogni utente di inviare messaggi agli altri partecipanti e visualizzare quelli inviati al gruppo.

Gli eventi: essi, al contrario dei gruppi, hanno un luogo e una scadenza, una precisa descrizione spazio-temporale, si tratta infatti di feste, concerti, incontri o appuntamenti che si vogliono segnalare alla propria rete di amici o al proprio gruppo; l’autore dell’evento, al momento della creazione, può decidere il livello di visibilità e a chi inviare l’invito, se a tutta la propria rete o solo ad alcuni membri. Questi primi due strumenti sono perlopiù comuni alla maggior parte dei social network, mentre invece solo in alcuni di essi sono disponibili anche le applicazioni che consentono una descrizione ancor più dettagliata della propria identità sociale (ad esempio su Facebook vi è l’applicazione “causes”, che permette di segnalare e sostenere cause di ogni tipo).

Appare evidente che quindi i diversi social network presentano caratteristiche differenti che si aprono a diverse modalità d’uso e nascono quindi con obiettivi differenziati, motivo per cui non vengono utilizzati indiscriminatamente da qualsiasi fascia d’età, ma le diverse tipologie di utenti li usano a seconda di come possono soddisfare, ognuno in maniera specifica, bisogni e esigenze particolari. Sicuramente, come già ricordato sopra, i principali social network per numero di utenti sono Twitter, Facebook e My Space, anche se quest’ultimo possiamo considerarlo ormai “defunto” e in un certo senso anche gli altri due..non se la passano tanto bene! I social network infatti proliferano come funghi e ne nascono continuamente di nuovi, destinati a soppiantare in breve tempo quelli che ora stiamo utilizzando.

Ma torniamo alle origini…

Da un punto di vista storico, nella fase che potremmo chiamare “delle origini”, il primo social network in assoluto nasce da una semplice esigenza, ovviare alla presenza di informazioni false e malintenzionati nei siti di incontri online, offrendo questa possibilità in un ambiente più sicuro e controllato; nel 1997 viene quindi creato da Andrew Weinreich Sixdegrees.co (www.sixdegrees.com). Nella fase “di maturazione” si collocano Ryze.com e Friendster; il primo fu creato da Adrian Scott nel 2001 ed è il primo social network pensato per l’ambito commerciale e professionale, l’obbiettivo non è quindi trovare l’anima gemella, ma fare affari insieme, Friendster fu invece creato nel 2002 da Jonathan Abrams e fu pensato come un’ evoluzione di Sixdegrees, esso non si differenzia molto, dal punto di vista delle caratteristiche generali, dagli odierni social network e si sviluppò grazie al coinvolgimento di tre comunità “di nicchia” realmente esistenti: i blogger, gli omosessuali della California e i partecipanti al Burning Man Art Festival ( http://www.burningman.com/ ), (evento artistico-espressivo che si tiene annualmente nel Black Rock Desert, in Nevada) e raggiunse in un anno la quota di trecentomila utenti.

A partire dal 2003 abbiamo poi la fase “espressiva” che è rappresentata principalmente da tre differemyspace_artistanti social network: My Space, Facebook e Twitter, gli unici, che fra i numerosissimi social network presenti sulla scena, sono riusciti a superare il contesto di nicchia o regionale e raggiungere la dimensione globale. My Space nasce nel 2003 ad opera di Tom Anderson e Chris De Wolfe ed è il primo social network che permette una personalizzazione del proprio profilo con l’inserimento di immagini, video e suoni, ciò ha fatto sì che diventasse il social network di riferimento per musicisti e cantanti emergenti che solitamente lo usavano per presentare le proprie canzoni e renderle disponibili per il download gratuito, oggi però ciò non è più precluso ai social network concorrenti. Facebook nasce nel 2004, ad opera del diciannovenne studente dell’Università di Harvard, Mark Zuckerberg, che crea il sito TheFacebook.com, che voleva essere la versione online dell’annuario dell’università, che include i profili e le foto degli iscritti (“face” = “volto” e “book” = “libro”), successivamente furono incrementate le opportunità relazionali ed espressive del servizio, inserendo nuovi elementi (come “bacheca”, “foto”, “note”, “gruppi”, “eventi”) e consentendo l’accesso a tutti gli utenti Internet di età superiore ai tredici anni. A partire dal 2009 Facebook sarà il social network più utilizzato al mondo e negli Stati Uniti, superando persino Google, il principale motore di ricerca al mondo, per pagine viste.

Nel 2006 infine viene creato Twitter. Pensato da Jack Dorsey, per essere usato anche in mobilità, tramite telefono cellulare, si propone due scopi principali: raccontarsi e sapere cosa fanno gli altri (“to tweet” = “cinguettare); Twitter può essere fruito tramite sms e sfrutta la modalità relazionale a stella, vi è un emittente (following) che manda un messaggio e un ricevente (“follower” = “seguace”). Se inizialmente solo Twitter consentiva l’utilizzo mediante telefono cellulare, ora questo è possibile per tutti i social network. Se Facebook ha avuto il merito di unire più aspetti relazionali e connettere le persone maggiormente (inserendo oltre alla presentazione tramite profilo anche la possibilità di condividere link, foto, la chat, i private messages, i gruppi, gli eventi eccetera) e per questo motivo attualmente è il social network più utilizzato al mondo e il preferito dal popolo teen.

Twitter presenta un aspetto maggiormente professionale e informativo (più che connetere le persone, in un certo senso le “mette in vetrina”), esso è infatti definito un “information network” ed è maggiormente utilizzato dalla fascia d’età tra i 25 e i 35 anni, con un medio/alto livello socioeconomico e culturale, oltre che essere visto come particolarmente fruttuoso per specifiche aree professionali in particolare.

Oltre ai social network più popolari se ne stanno sviluppando molti altri, a seconda dell’esigenza e della fantasia degli utenti.

Sempre a scopo della ricerca della professione e della presentazione in rete del proprio curriculum LinkedIn è sicuramente tra i più famosi.

Mentre invece può essere considerato un flop il tentativo di soppiantare Facebook da parte di Google con il recente (e già “caduto in disgrazia”) Google plus.

Couchsurfing, è utilizzato dai globtrotter di tutto il mondo per condividere le proprie esperienze di viaggio e dare e ricevere ospitalità.

Anobii, una sorta di libreria virtuale dell’utente con connesse recensioni.

Miso, che si basa sulla condivisione di serie Tv da fruire online.

Attualmente Twitter e Facebook rappresentano i servizi più avanzati nello sviluppo dei social network, ma non certamente il loro punto di arrivo.

di  Arianna De Batte

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