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Diary of a Rocket Scientist

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Diary of a Rocket Scientist

Pubblicato il 29 novembre 2012 by redazione

Alcuni dei membri di Skyward con l'astronauta Sandra Magnus

Alcuni dei membri di Skyward con l’astronauta Sandra Magnus.

Con questa pagina inizia il conto alla rovescia di Skyward

Domenica 17 Giugno 2012

Eccoci qua. Da un gruppo di appassionati e caotici studenti di ingegneria nasce Skyward, la prima associazione universitaria italiana di missilistica sperimentale!

Vi racconterò la storia dal mio punto di vista, quello di Pietro Campi, studente dell’ultimo anno di Ingegneria Spaziale. Spero vi piaccia!

Tutto è cominciato un nuvoloso pomeriggio di Novembre 2011. Da qualche tempo due miei compagni, Aureliano e Sid (due davvero fatti a modo loro), chiaccheravano di un gruppo di studenti più giovani che stavano tentando di costruire un missile per battere il record europeo di altitudine, detenuto dalla Delft University. Per un ingegnere spaziale come me è stato come trovare Disneyland proprio dietro l’angolo. E vedete, qui al Poli abbiamo una sorta di genuino odio verso gli Olandesi di Delft. Quale migliore occasione per farli rosicare, una volta tanto?

Per i ragazzi non è stato difficile convincermi a collaborare nel loro progetto, che da quasi un anno è anche il mio: il Rocksanne Programme. Suona più come un gruppo post-rock finlandese che un programma di sviluppo per missili, lo so. Comunque, loro erano un gruppo di quindici studenti della triennale con la passione per lo spazio, l’ingegneria e soprattutto per motori a razzo che vomitano fiamme e urlano come le streghe la notte di Halloween. Quello che gli mancava era la conoscenza tecnica e una direzione precisa per il progetto, ed ecco perché sono venuti da noi, gli studenti della laurea specialistica, per convincerci a entrare nel gruppo. Devo dire che con me non hanno avuto molto da fare per convincermi: ho praticamente accettato appena ho saputo cosa volevano costruire.

Così, dopo il mio primo incontro con Giovanni, uno dei fondatori di cui sentirete parlare, mi sono trovato a capo della divisione di strutture e aerodinamica del razzo. A quel punto immaginavo fosse un giocattolino in piccola scala, non più lungo di un metro. Durante le vacanze di Natale, per la gioia della mia ragazza, modificammo il progetto e disegnammo un mostro di due metri e mezzo con propulsione a zucchero che poteva raggiungere i 1500 metri di quota. Lo chiamammo Rocksanne I-X.

E si, ho detto zucchero. Combinatelo con nitrato di potassio in proporzione 65/35 e preparatevi a correre…perché brucia come l’inferno.

Capimmo anche che per battere Delft non bastava la passione di quindici pazzi assortiti. Avevamo bisogno di tecnologia, materiali e conoscenze, e ne avevamo bisogno in fretta. Ecco perché a metà febbraio, in piena sessione d’esami, organizzammo un incontro con alcuni professori per chiedere il loro aiuto.

Devo dirlo, ero piuttosto scettico. Avevo già visto molti bei progetti affondare sotto lo schiacciante peso della burocrazia universitaria e non pensavo che i professori volessero spendere il loro tempo, e magari anche un po’ dei soldi del Politecnico, per aiutarci a farci saltare le dita in laboratorio.

Per una volta mi sbagliavo, e di parecchio. Fu uno shock vedere il Prof. Lanz, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, darci completo supporto per il progetto, con tanto di sede nostra, budget per acquistare materiali e uso completo dei laboratori per costruire i nostri pezzi. Credo fosse l’occasione che aspettava per vedere un po’ di luce splendere sopra la nostra università. Mi sorprende ancor oggi, se ci penso.

Dopo un sondaggio all’ultimo sangue, decidemmo di chiamarci Skyward Experimental Rocketry.

Organizzammo una conferenza il 17 Aprile, che andò molto oltre i nostri sogni più selvaggi: si presentarono più di duecento studenti nell’aula magna, al punto che gli stessi professori dovettero rimanere in piedi! Di quei duecento, 85 chiesero di entrare in Skyward, obbligandoci a fare delle selezioni. Dopo uno scontro all’ultimo sangue tra studenti, da 18 che eravamo arrivammo a 62.

Io mi occupai di scegliere i ragazzi per i team di aerodinamica e strutture, e ogni tanto mi sento ancora in colpa per aver dovuto scartare parecchi di loro…ma non è stato facile scegliere tra tutte quelle richieste!

E quattro mesi dopo, eccoci qua. Ci siamo. Il nostro Rocksanne I-X sta arrivando. Abbiamo un team di 50 progettisti effettivi, un propellente che in gergo ingegneristico “spacca” e dei bellissimi tesserini che ci permettono di entrare e uscire a piacere dai laboratori di Aerospaziale.

Ogni giorno penso che tutti gli sforzi che ho fatto per arrivare al quinto anno siano stati ripagati.

Ogni giorno mi sveglio felice perché ho trovato delle belle persone e dei nuovi amici nel gruppo. Giovanni, Michele, Aureliano, Sid, Luca, Paola e tanti altri sono coloro che mi accompagnano in questa avventura.

Ogni volta che penso di non essere in grado di fare qualcosa mi dico «hei, tu costruisci razzi!» e mi spunta il sorriso.

Guardate sempre chi sogna così forte da cambiare il mondo attorno a se: non saprete mai di cosa è capace. Nemmeno io so ancora quanto in alto potremmo arrivare.

… Siamo Skyward. Siamo i sognatori di domani.

di Pietro Campi

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