Sviluppo e utilizzo dei droni in campo militare.

Pubblicato il 20 novembre 2013 da redazione

Aerial Target.

Aerial Target.

Recentemente sui quotidiani e sui telegiornali si sente sempre più spesso parlare di “droni” impiegati in ambito militare. Ma che cosa sono esattamente?

I droni o aeromobili a pilotaggio remoto(APR) sono dei velivoli che non presentano alcun pilota a bordo e che quindi sono controllati a distanza o da stazioni di terra o da altri aerei.

Questa tecnologia affonda le sue radici nel passato. Infatti la prima cosa che assomiglia ad un drone fece la sua comparsa nel 1848 quando gli austriaci attaccarono la città di Venezia con dei palloni aerostatici caricati con dell’esplosivo. Qualcosa di più simile ai droni moderni apparve durante la prima guerra mondiale quando prima l’Aerial Target (velivolo controllato mediante tecniche di radio-comando) e poi l’aeroplano automatico Hewitt-Sperry conosciuto con il nome di bomba volante (controllato mediante dei giroscopi) compirono il loro primo volo. I droni vennero prodotti su larga scala per la prima volta durante la seconda guerra mondiale quando Reginald Denny stupì così tanto i capi militari americani con una dimostrazione, che riuscì a convincerli a concedere i fondi per un produzione su larga scala (alla fine produsse circa 15000 esemplari).

Unmanned Aircraft System MQ-9 Predator B.

Unmanned Aircraft System MQ-9 Predator B.

Oggi il principale utilizzatore di droni sono gli Stati Uniti d’America che li utilizza sia per scopi ricognitivi sia per attacchi ”mirati”. Numerose sono state le denunce di organizzazioni non governative nei confronti degli americani. Sono stati stilati dei rapporti infatti dove vengono accusati gli USA dell’uccisione di numerosi civili durante gli attacchi con droni. Da parte loro gli americani hanno replicato che delle morti dei civili sono responsabili i terroristi (i bersagli degli attacchi) che si mischiano alla popolazione civile nel tentativo di nascondersi.

Sono due le nuove tecnologie di droni apparse recentemente. La prima sono i droni “al guinzaglio”. Questo tipo di macchina è un piccolo elicottero equipaggiato di radio, telecamere e tutto il necessario che serve a controllare il territorio circostante un plotone di uomini. E’ progettato per volare ad una quota di 300 m, lontano da occhi indiscreti ed è collegato a terra mediante dei microfilamenti che sono controllati dagli uomini che deve proteggere. Oltre a controllare la presenza di ostacoli, mine o imboscate, può anche essere utilizzato per comunicazioni via radio tra battaglioni separati sul campo di battaglia. Inoltre se il nemico dovesse individuare e distruggere i microfilamenti questo drone è in grado autonomamente di raggiungere la base del plotone a cui appartiene per evitare di fornire informazioni al nemico.

Drone al guinzaglio.

Drone al guinzaglio.

La seconda innovazione invece risale a questo maggio: per la prima volta un drone delle dimensioni di un caccia è riuscito a decollare e atterrare autonomamente a bordo di una portaerei. Questo velivolo chiamato X-47B potrebbe spianare agli Stati Uniti la strada per il lancio di aerei da e verso qualunque parte del mondo in quanto non dovrebbero più chiedere l’autorizzazione a determinati paesi per utilizzare le loro basi militari. L’ammiraglio Ted Branch l’ha definito addirittura un giorno storico per gli Stati Uniti dato che, essendosi ridotto in giro per il mondo il loro accesso a porti oltremare, basi aeree avanzate e spazio aereo, il reparto aeronautico e delle portaerei è sempre più importante.

Per il futuro sono in fase di sperimentazione anche droni sub-orbitali capaci quindi di volare ad altissime quote. Insomma la guerra delle macchine contro gli uomini o dei ricchi contro i poveri, secondo come la si vuol intendere, è appena cominciata.

di Camillo Molino

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