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Sogni: fra clinica e psicoanalisi

Pubblicato il 30 marzo 2022 da redazione

Come la mente si libera dalla censura dell’inconscio e mette in scena se stessa, per un solo spettatore.

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Riferimenti al mondo onirico sono presenti nella letteratura fin dalle origini di questa: l’Epopea di Gilgamesh risalente al 2000 a. C.. il protagonista sogna di incontrare Enkidu e intraprendere con lui una violenta lotta finché, riconosciuta la forza dell’avversario, Gilgamesh lo conduce da sua madre per chiederle di adottarlo come gemello. Al suo risveglio egli racconta il sogno a sua madre che ne da’ un interpretazione profetica, dicendo al figlio che presto incontrerà un compagno molto forte che farà bene a tenersi stretto. Da lì in poi sono frequenti i rifermenti ai sogni nella storia di molte civiltà. i Sumeri praticavano il rituale dell’incubazione: un individuo scendeva in luogo sacro sotterraneo e dormiva lì per una notte. I sogni fatti durante tale notte di solito rivelavano una profezia, chiarita da un interprete.  Nella Bibbia troviamo più di un episodio di diafanìa, cioè l’interpretazione del sogno come intervento divino in un fatto terreno (sono famose le diafanie di Mosè).

Già migliaia di anni fa quindi, si iniziò a pensare che i sogni non erano una attività del tutto casuale e priva di senso, ma che avessero un legame con la vita reale. Nel corso della storia tutte le civiltà hanno dato a modo loro un peso diverso all’attività onirica, ma si è iniziato a studiarla approfonditamente, da un punto di vista clinico e psichiatrico, quando si sono resi disponibili i mezzi tecnologici per farlo, come gli elettroencefalogrammi o più precisamente dei rudimentali precursori di questi.

Il primo a stilare una trattazione  su l’interpretazione dei sogni fu Sigmund Freud, che con la pubblicazione dell’omonimo libro pose le basi della psicoanalisi. Pur trattando l’argomento da un punto di vista scientifico, egli andava nettamente contro le teorie scientifiche allora presenti sull’argomento, che consideravano i sogni come una attività sconnessa dei neuroni e del tutto casuale, priva di senso. Freud così come Jung e molti altri psicanalisti dell’epoca iniziarono lo studio della psicoanalisi attraverso un ripiegamento riflessivo sui propri sogni. Questo processo piuttosto lungo di autoanalisi che ogni esperto del mestiere deve necessariamente fare, è detto “training”. Secondo il filosofo tedesco l’attività onirica è il migliore mezzo a disposizione per indagare le fantasie rimosse dall’area cosciente del cervello durante il giorno. Durante la notte la mente mette in scena come su un palcoscenico le nostre paure e i più profondi desideri che non osiamo confessare nemmeno a noi stessi.

 

Cosa fa il cervello mentre dormiamo?

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Dalla metà del ventesimo secolo sino ad oggi molti studiosi si sono impegnati nell’indagine dei meccanismi che ci portano a sognare. È stata chiarita una netta differenza tra l’attività cerebrale durante il sonno e quella della veglia. Tramite la registrazione dell’attività elettrica del cervello si ottiene  l’EEG (elettroencefalogramma) , un tracciato che descrive l’andamento temporale dell’attività cerebrale.

L’EEG effettuato su un individuo dormiente ha un andamento detto “ritmo alfa”, cioè un ritmo caratterizzato dalla ripetizione di onde regolari, omogenee, sincronizzate,  ampie e lente. Tale ritmo è tipico del sonno o di altre situazioni in cui il corpo è rilassato, gli occhi sono chiusi e in generale l’ambiente circostante tranquillo. Invece durante la veglia e le situazioni di vita intensa l’EEG rivela che il cervello assume il “ritmo beta”: le diverse aree del cervello hanno attività desincronizzate tra loro, il tracciato rivela la sovrapposizione di ritmi diversi, quindi nella totalità si ha un ritmo veloce, disomogeneo, con picchi e gole, cambiamenti di fase repentini, tipici degli stati di attenzione.

Ma spesso il  sonno non è così quieto come sembra! Nel 1953 Aserinsky e Kleitman annunciano la scoperta della “fase REM” (Rapid Eye Movements) nell’uomo. Durante tale fase del sonno, che sopraggiunge in piena notte o prima del risveglio mattutino, il cervello ha un attività elettrica caratterizzata da ritmo beta, come se fosse in uno stato di veglia in una dimensione parallela, con inibizione degli output motori e degli input visivi e uditivi e frequentissimi movimenti delle pupille al di sotto delle palpebre chiuse. Si è ipotizzato fin da subito (Dement e Kleitman nel 1957) che la fase REM fosse l’equivalente fisiologico del sogno e tale teoria ha posto le basi della neurofisiologia e della psicoanalisi moderne. Tuttavia tale interpretazione oggi è superata, contenuti di tipo “onirico” sono presenti anche nello stato di sonno passivo e addirittura nello stato di veglia quieta che precede o segue il sonno.  Gli studi di La Berge nel 1985 hanno però dimostrato che il sogno “lucido”, in cui l’individuo è consapevole che sta sognando, avvengono solo nella fase REM.

 

Quando si inizia a sognare?

Mentre gli adulti trascorrono nella fase REM solo il 20-25% delle ore di sonno, nei neonati tale fase di sonno “attivo” o “paradosso” è molto più lunga: il feto passa settimane intere in una continua fase REM; dopo la nascita, prima delle comparsa del sonno passivo devono passare alcuni mesi, come è emerso dagli ipnogrammi, cioè grafici tempo/fasi del sonno, effettuati su neonati, prematuri e non.  Come spesso accade, la natura è stata intelligente nel “progettare” il sonno dei neonati con tantissime ore di fase REM, poiché questa è fondamentale per consolidare le esperienze vissute e indurre la formazione di nuove sinapsi nervose. Dormendo si memorizzano tutte le cose apprese nelle ore diurne, modificando i circuiti che si sono rivelati maggiormente utili, ripulendo il cervello dalle informazioni inutili.

Studi sull’attività onirica dei bambini  affermano che sin dalle ventitreesima  settimana di gestazione essi sognano, ma non sono storie complete, bensì solo sensazioni ed emozioni poiché a pochi mesi non hanno ancora il senso del tempo, vivono una realtà fatta di attimi consecutivi di cui non colgono il senso temporale. Prima dei trentasei mesi manca la capacità verbale di raccontare il sogno e fino ai sette – otto anni di vita sogno e fantasia si intrecciano al punto da non poter fare affidamento sul racconto. Secondo Sigmund Freud, i sogni infantili sono di tipo “ottativo”: chiari, brevi, coerenti e con la trasparente attuazione di un desiderio diurno o la copia fedele di avvenimenti vissuti durante il giorno precedente. Solo dopo i cinque anni iniziano a prendere piede i fenomeni di mascheramento del contenuto autentico del sogno.  Poiché i bambini hanno un sonno caratterizzato prevalentemente dalla fase REM sono anche maggiormente soggetti agli incubi.

 

Gli incubi

Un incubo è un tipo di sogno angosciante, terrificante e dettato da un forte stato di allerta e paura, accompagnati spesso da un senso di oppressione al petto, tachicardia, difficoltà respiratorie. È da considerarsi un disturbo del sonno relativo proprio alla fase REM. Spesso il dormiente è così terrorizzato dal sogno che si sveglia, a causa del cambiamento del ritmo elettroencefalografico, non più quieto e regolare. Tale risveglio è accompagnato dalla difficoltà nel riaddormentarsi proprio a causa di questo stato di agitazione acquisito durante l’incubo che impedisce il rilassamento mentale e fisico necessario per condurre il cervello verso un periodo di ritmo alfa.

 

Interpretazione dei sogni

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Sigmund Freud.

Il primo sognatore ad essere analizzato e il primo uomo ad analizzare un sogno sono la stessa persona, Sigmund Freud, che col metodo delle libere associazioni pose le basi, ancora oggi largamente valide, per l’interpretazione dei sogni. Il suo metodo consisteva nel ricordare, magari mettendoli per iscritto, singoli fotogrammi separati del sogno e lasciare affiorare alla mente ricordi o idee in genere, evocati dagli elementi di tale fotogramma.  In tal modo il sognatore stesso inconsapevolmente interpreta il proprio sogno facendo gli opportuni collegamenti.  Freud applicava tale metodo anche ai suoi pazienti, aiutandoli a ricostruire il sogno ed effettuando il collegamento finale tra contenuto manifesto del sogno (cioè il racconto stesso di esso al risveglio) e contenuto latente (il suo significato nascosto ed inconscio).

Secondo l’approccio freudiano il sogno altro non è che l’appagamento allucinatorio di desideri inconsci non soddisfatti. Interpretarlo significa accedere alla parte più segreta, antica e nascosta della coscienza del paziente, portando alla luce verità mai ammesse che spesso il paziente inizialmente smentisce e rifiuta. Tali aspetti della psiche del paziente vengono abilmente nascosti dalla sua coscienza tramite quattro fasi dette di condensazione (espressione di più contenuti in un solo oggetto o in un solo tempo), di spostamento ( di un contenuto su di un altro solo apparentemente privo di senso), di trascrizione simbolica (della scena attraverso il linguaggio simbolico del sogno, diverso da persona a persona) e la drammatizzazione (tramite il sogno la psiche esprime il conflitto inconscio di cui è vittima).

 

Secondo Freud il vero protagonista del sogno è l’inconscio, l’unico attore della scena che si maschera e si traveste per sfuggire alla censura della coscienza.

La pubblicazione degli studi di Freud prima e i vari studi clinici e scientifici della seconda metà del ‘900 poi, hanno del tutto smentito quindi i vari filoni popolari e folkloristici che attribuiscono ad ogni simbolo un significato preciso (la casa, l’albero, il serpente, i denti …), premonitore, un collegamento con la realtà futura o un avvertimento divino.  Ogni simbolo gioca un ruolo diverso in base al paziente, ai suoi disturbi, ricordi, emozioni, sesso, età e tanto altro.

A differenza delle credenze tradizionali gli studi clinici e psicoanalitici qui descritti sono di stampo scientifico e in quanto tali suscettibili di smentite, conferme, precisazioni, approfondimenti, scoperte rivoluzionarie come tutto ciò che ha a che fare con la scienza e la medicina. Inoltre, in quanto strettamente legati agli abissi dell’animo umano, i sogni rimarranno per sempre, almeno parzialmente, insondabili (e per questo affascinanti) come l’animo stesso.

di Silvia Ciuffreda

 

Linkografia:

http://www.treccani.it/enciclopedia/sonno-e-sogno_(Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica)/
http://www.treccani.it/enciclopedia/psicofisiologia-del-sonno-e-del-sogno_(Enciclopedia-Italiana)/
http://it.wikipedia.org/wiki/Incubo_(sogno)
http://www.psychomedia.it/index1.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Sogno#Fasi_del_sonno

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