Categoria | Scienza e Tecnologia

Open Source e Software Libero – Sesta parte

Pubblicato il 16 settembre 2013 da redazione

Pacchetti & Repository

Premessa

Andremo ora a vedere alcuni aspetti generali necessari per comprendere meglio una la struttura di una distribuzione, cioè la pacchettizzazione ed i repository.

Pacchettizzazione

Fino ad ora abbiamo sempre parlato di programma come un unico file eseguibile, nella pratica e normalmente è composto da più file eseguibili e non, come script, file di configurazione, etc..

Il tutto viene condensato in un file solo, un cosiddetto archivio compresso, che è nient’altro che un modo di raggrupparli assieme e comprimerli, rendendolo più piccolo della somma delle dimensioni dei v ari componenti.

La pacchettizzazione non è una caratteristica peculiare di Linux ma anche il software dei sistemi proprietari funziona nello stesso modo.

Talvolta nel pacchetto vengono ineriti anche altri file, come documentazione, istruzioni, riconoscimenti, licenza, etc..

Esistono molti metodi di pacchettizzazione, nel precedente articolo ci siamo imbattuti in tar, usato per il Kernel, per quanto riguarda le distro ne usano uno proprio oppure pure quello di un’altra.

I due metodi di archiviazione, riconoscibili dall’estensione, più usati in Linux sono:

.deb usato da Debian e derivate

.rpm usato da Redhat e derivate

Vediamo, per esempio questo pacchetto Debian (figura 1):

1trattasi di un player di radio su internet, tratto da Sourceforge.

Sotto Ubuntu cliccandovi sopra con il tasto destro e scegliendo estrai qui si ottiene una cartella dello stesso nome (senza il .deb) contenete tutti i file in due sottocartelle: Debian e usr.

Figura 2.

Figura 2.

Nella seguente immagine (figura 2) si vede la struttura della cartella, aperta sulla sottocartella share di usr:

Anche qui è inutile cercare di capire il significato di tutti file, ma dovrebbe essere sufficiente per avere una idea di cosa contiene un pacchetto.

Repository

Ogni distribuzione mantiene uno server (o più) su cui sono archiviati i pacchetti già pronti all’installazione e personalizzati per la distro stessa, in pratica sono archivi di software, repository (repo), per l’appunto.

Le grandi distribuzioni hanno più repository che contengono migliaia di software, questo è naturalmente possibile perchè sono sempre software gratis, anche se non sempre Liberi, inoltre almeno una distro ha cominciato a mettere pacchetti a pagamento.

Questa è una grande differenza rispetto a Windows dove i vari programmi sono distribuiti da più produttori con modalità diverse, essendo in genere non Liberi anche se gratis (freeware) e molti a pagamento.

Quindi, in Linux, da un unico centro è possibile installare tutti i programmi e ricevere anche i relativi aggiornamenti, e questo è un’altra ragione della sicurezza del sistema, che non costringe ad accettare software di provenienza dubbia.

Figura 3.

Figura 3.

Come esempio riportiamo una schermata di Synaptic (figura 3), che è un gestore di pacchetti molto valido (di default su Ubuntu, fino a poco tempo fa):

L’uso è molto intuitivo, in questo caso è stato evidenziato un plugin (pacchetto che aggiunge3 funzionalità ad un altro software) del noto player audiovideo VLC che, dal quadratino verde, si capisce essere già installato come pure due librerie necessarie per il funzionamento di VLC (libvlccore5 e libvlc5).

Volendo installare il plugin per Firefox (Mozilla) basta selezionarlo cliccandovi sopra ds. e scegliendo installa, e poi facendo applica.

Figura 4.

Figura 4.

E’ da notare che il sistema si occupa anche di installare tutte le dipendenze necessarie quali librerie o altro, ad esempio, volendo installare il controllo remoto remuco-vlc, selezionandolo e cliccando su applica si possono vedere, prima del via definitivo all’installazione, tutti i pacchetti che lo compongono (figura 4):

Figura 5.

Figura 5.

Synaptic permette anche di avere altre preziose informazioni sul pacchetto installato, ad esempio cliccando ds. su vlc e scegliendo proprietà si aprirà questo box (figura 5):

Figura 6.

Figura 6.

Per vedere tutte le dipendenze basta cliccare sulla relativa linguetta (figura 6):

Come si vede sono moltissime, del resto può facilmente desumersi dalle enormi possibilità che ha Vlc, comunque sono state installate tutte automaticamente e l’utente non si è dovuto preoccupare di nulla, se non di scegliere il software che desiderava!

Figura 7.

Figura 7.

Di seguito sono invece riportati tutti i files (o cartelle) installati con Vlc (figura 7):

Anche questi sono moltissimi ad esempio aprendo la cartella usr/share/doc/vlc si possono trovare tutte le informazioni sul pacchetto (anche troppe, talvolta!).

Figura 8.

Figura 8.

Ma ovviamente non è finita qui, ad esempio (figura 8), scegliendo il box sulla sinistra origine, si vedranno i repository ove sono localizzati i pacchetti:

Figura 9.

Figura 9.

Gli stessi si possono vedere ed anche aggiungerne scegliendo repository dalle impostazioni (figura 9):

Per concludere questa breve e parziale rassegna su Synaptic, si esamini la schermata iniziale (figura 10):

in fondo a sinistra è riportato il numero di pacchetti presenti: 39884!

Figura 10.

Figura 10.

E questo avendo abilitato poche repository oltre a quelle di base!

Ora è vero che molti pacchetti sono in realtà librerie, manuali etc. ed altri programmi da linea di comando, ma è facilmente intuibile che la disponibilità di software è veramente ampia.

Nello specifico prendendo Debian 7.0 nei repo di default ci sono circa 37.500 pacchetti di cui circa la metà sono programmi, fra gli altri circa 170 metapacchetti (pacchetti che ne installano altri), circa 1.00 di transizione (necessari per la continuità fra un versione e l’altra) poi ci sono tutti i pacchetti di localizzazione.

La lingua di una distro e/o degli applicativi viene determinata dalla localizzazione, ad esempio Libreoffice (ex OpenOffice) è disponibile in 174 lingue, quanti sono appunto i pacchetti di localizzazione, in pratica è facilissimo passare da una lingua all’altra, analogo esempio per Iceweasel (un Firefox completamente Libero) ha 90 localizzazioni etc..

Inoltre sono presenti 2.500 pacchetti .doc (documentazione), altro punto di forza del Software Libero, così come richiesto dalla free Software Foundation.

Figura 11.

Figura 11.

Ultimamente sono apparsi gestori di pacchetti forse più intuitivi e, quindi, meno completi ma più accattivanti per la grafica più user friendly come Ubuntu Software Center (figura 11):

Figura 12.

Figura 12.

Qui (figura 12) aperto alla voce scienza ed ingegneria:

Figura 13.

Figura 13.

Un altro sistema di gestione dei pacchetti è Yast, usato ad esempio da OpenSuse e Fedora che adottano pacchetti .rpm, e dalle potenzialità simili per la gestione software, ma dotato di molte altre possibilità (figura 13),

Figura 14.

Figura 14.

Un altro ancora è Adept (figura 14), usato da Kubuntu:

Figura 15.

Figura 15.

Un altro esempio può essere Puppy Linux (figura 15) che, oltre ad adottare alcuni repository di Ubuntu ha anche i suoi con una specifica pacchettizzazione (.pet) e proprio sistema di gestione:

In alto si notano i box per la scelta di repo di Ubuntu.

Nella pratica i gestori di pacchetti con i relativi repo, sono i precursori dei tanti software store presenti sugli smartphone.

Conclusioni

Quello che si è inteso mostrare in questo articolo come è organizzata in generale la gestione del software in una distro.

E’ solo una panoramica che non esaurisce tutti i metodi di installazione software, ma riteniamo sia utile per familiarizzarsi con i sistemi Linux.

Ancora una volta non bisogna impressionarsi dalla varietà dell’offerta software, ma anzi comprendere che ciò è un valore aggiunto dei sistemi Liberi, per altro, installando una moderna distro generalista, essa sarà già dotata di tutto il software di base necessario compreso un gestore di pacchetti, senza costringere l’utente ad operare scelte che, inizialmente, possono creare disguidi e confusione.

di Tullio Bertinelli

 

Linkografia

Naturalmente sul web esistono moltissimi link ai vari argomenti trattati, il rischio è di avere troppe informazioni, qui sono riportati quelli richiamati dal testo.

http://sourceforge.net/projects/radiotray/?source=directory

Per quanto riguarda le varie distribuzioni sono state solo citate, ma verranno illustrate meglio in seguito

 

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