Categoria | Politica-Economia

Muhammad Yunus e Microcredito: un modello forse in crisi

Pubblicato il 10 aprile 2013 da redazione

risciò_MonsoniMuhammad Yunus e Microcredito, sono la stessa cosa?

La domanda che da secoli la storia ci propone è questa: l’uomo/il personaggio pubblico e l’ideale coincidono? Vanno considerati imprescindibilmente come un’unica entità o valutati separatamente?

L’ennesima riprova dell’essenzialità della questione ci viene offerta dalla vicenda Muhammad Yunus e della sua Grameen Bank!

La vicenda

La bolla esplode all’inizio del dicembre 2010, quando sull’emittente televisiva norvegese NRK viene trasmesso un documentario del reporter danese indipendente Tom Heinemann: Intrappolato nel microcredito. Il giornalista, da anni impegnato nell’inchiesta sulla validità ed efficacia dei sistemi di microcredito, asseriva che nel 1996 Yunus avesse dirottato alcuni fondi espressamente destinati al finanziamento di microprestiti della Grameen Bank verso la società controllata Grameen Kalyan (società destinata alla costruzione di edifici residenziali e progetti di aiuto sociale), il tutto senza l’autorizzazione dei Paesi benefattori. I finanziamenti provenivano da Norvegia, Svezia e Stati Uniti, per un totale di 74,5 milioni di euro. Nel 1997, solo la Norvegia fece partire un’indagine attraverso la propria ambasciata a Dhaka, scoprendo che effettivamente Yunus aveva violato gli accordi e davanti alla vaga difesa di Yunus, secondo la quale l’operazione era stata fatta per motivi fiscali, l’allora ambasciatore norvegese Hans Fredrik Lehne rispose che in fondo la Grameen Bank, essendo un’entità no-profit, non era soggetta a obblighi fiscali.

Yunus si difese con una lettera davanti all’ambasciatore, sostenendo che facendo diventare la controllata a sua volta creditrice della controllante, avrebbe instillato nei dirigenti della banca una maggiore “disciplina finanziaria”, e in tutta risposta decise di ritrasferire nuovamente tutti i finanziamenti alla Grameen Bank (prima solo la quota della Norvegia, pari a 30 milioni di euro, poi anche le quote erogate dagli altri benefattori), onde evitare futuri contenziosi.

La vicenda sembrava essersi chiusa nel lontano 1998 e il documentario, caduto a pennello dopo la premiazione con il Premio Nobel per la Pace, sembrava non aggiungere nulla di nuovo, soprattutto dal momento che dopo la sua messa in onda, una seconda analisi della faccenda, ordinata dal Ministro norvegese per lo Sviluppo Internazionale, aveva concluso che “la faccenda era stata chiusa”, ossia non vi era stato alcun episodio di corruzione o sottrazione di fondi.

Eppure, fu l’inizio della fine.

Tom Heinemann.

Tom Heinemann.

Le critiche

Nel suo documentario, Tom Heinemann continuava sostenendo che il microcredito non avesse migliorato la vita dei poveri, basandosi sui dati raccolti dall’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) secondo i quali se nel 1990 la percentuale di bengalesi che viveva sotto la soglia di povertà era l’ 84%, nel 2009 la percentuale di uomini che vivevano con meno di due dollari al giorno era dell’80%.

Ma è qui che bisogna fare una precisazione. L’idea di Grameen Bank e del “suo” microcredito deve essere distinta dalle diverse società di microcredito esplose negli ultimi anni e che vantano più di 27 milioni di clienti, e un credito complessivo nei confronti dei poveri di circa 5 miliardi di euro.

I prestiti concessi dalla Grameen Bank, sono prestiti dove gli interessi sono valutati non solo in base alle condizioni di mercato (e comunque inferiori ai tassi di interesse applicati dalle banche nazionalizzate), ma anche in base alle condizioni di povertà dei soggetti in questione. Ai gruppi non viene mai prestata una somma superiore a una certa soglia e anche per accedere a prestiti più ingenti (come quelli relativi alla casa) è necessario avere determinati “requisiti” di solvibilità (vedi articolo precedente). Inoltre, il denaro ricavato dagli interessi applicati sui prestiti resta nella Banca e quindi torna ai poveri, dal momento che i mutuatari della banca sono anche suoi azionisti, il 95% ( quasi 8,6 milioni di clienti), mentre solo il 5% è riservato allo Stato. Nove membri su dodici del consiglio di amministrazione della Grameen Bank rappresentano gli azionisti “popolari”.

Lo stesso non vale per le altre società di microcredito sorte in ogni dove in India: queste applicano altissimi tassi di interesse (arrivando a superare il 30%), usando i profitti per entrare in borsa (come nel caso della SKS Microfinance) e concedendo prestiti multipli allo stesso soggetto, senza considerare minimamente il reddito del mutuatario. In aggiunta, i sistemi di recupero crediti, denunciati dallo stesso Heinemann, sono talvolta poco ortodossi e simili ai fenomeni di strozzinaggio: non a caso, negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi suicidi motivati dall’incapacità di restituire il prestito!

Ma le critiche non sono mancate anche dal mondo degli economisti.

Bateman.

Milford Bateman.

Gli economisti Ha-Joon Chang e Milford Bateman, il secondo intervistato nel documentario di Heinemann, sostengono che il Microcredito sia, in realtà, una soluzione fittizia al problema della povertà che di fatto conduce solo a un “dirottamento” delle energie da parte degli Stati.

Le principali obiezioni dei due economisti sono:

  • Il concetto di Microcredito è essenzialmente basato su una concezione neo-liberale che pone l’individuo al centro del proprio successo economico, mentre in realtà questo è il risultato di uno sforzo collettivo, realizzato attraverso imprese e cooperative.
  • L’autofinanziamento, di fatto, attraverso la restituzione dei prestiti da parte dei poveri, porta alla creazione di interessi molto alti, difficilmente sostenibili: mentre, questo inconveniente verrebbe attenuato da un intervento statale.
  • Nonostante i prestiti siano destinati fondamentalmente alla creazione di piccole imprese, alla fine questi vengono utilizzati dai mutuatari per far fronte a “spese straordinarie” (come matrimoni, funerali o spese sanitarie).
  • Come sostiene Chang, le imprese create attraverso i prestiti iniziali non sono riuscite a sopravvivere nel lungo periodo.
Ha Joon Chang.

Ha Joon Chang.

Il licenziamento”

Nel Maggio 2011, Muhammad Yunus è stato ufficialmente “licenziato” dal governo bengalese, perché troppo vecchio per guidare una banca governativa (anche se di fatto la Grameen Bank non appartiene che in minima parte al Governo). Di fronte allo spettacolare fatturato dell’impero Grameen, difficile che il Governo non voglia avere la sua parte. E nonostante i membri di Grameen sostengano che tutte le società siano tra loro giuridicamente indipendenti, l’obiettivo del Governo è proprio quello di dimostrare che in realtà queste siano tutte controllate dalla Grameen Bank, perché messe le mani su una, la madre, messe le mani su tutto!

Ciò con cui il Governo dovrà fare i conti è il fatto che molte delle imprese Grameen sono in parte detenute a maggioranza da società straniere!

di Giulia Pavesi

Fonti

http://www.spiegel.de/international/business/microfinance-guru-under-pressure-muhammad-yunus-fights-to-save-his-reputation-a-734650-2.html

Per quanto riguarda le critiche mosse da Chang e Bateman

http://www.guardian.co.uk/global-development/poverty-matters/2011/mar/09/microfinance-neoliberal-fairytale

 http://tomheinemann.dk/the-micro-debt/

 http://www.economist.com/blogs/freeexchange/2010/02/microfinance?zid=300&ah=e7b9370e170850b88ef129fa625b13c4

 http://mondo.panorama.it/India-microcredito-al-tracollo

Lascia un commento

Advertise Here

Foto da Flickr

Guarda tutte le foto

Advertise Here

LINK