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La ‘lady di ferro’ che ha cambiato la politica inglese

Pubblicato il 26 maggio 2013 da redazione

maggie thathcher

Quando l’8 aprile scorso le agenzie di stampa hanno annunciato la morte a 87 anni di Margaret Thatcher, laprima donna a diventare primo ministro della Gran Bretagna, l’Inghilterra si è divisa nettamente tra sostenitori e detrattori. Ha stupito l’intensità delle reazioni, quasi feroci, dettate da un rancore profondo. Anzi, negli ex distretti minerari e industriali metallurgici del Nord del paese, colpiti dalle chiusure decise dai suoi governi negli anni 80, si è apertamente festeggiato la morte della leader conservatrice. Ma non solo nella ‘ex classe operaia’ le reazioni sono state dure: per esempio, il regista Ken Loach che ha raccontato in molti suoi film, come grazie Signora Thatcher, Riff Raff e piovono pietre, la fine del welfare state inglese e le sofferenze della classe lavoratrice di quegli anni, ha duramente criticato il costo delle esequie (con onori militari, ma non funerali ufficiali di Stato), stimato in 10 milioni di sterline, circa 12 milioni di euro. Ha anche dichiarato sarcastico che lei avrebbe trovato il modo di risparmiare privatizzando il suo stesso funerale e appaltandolo all’offerta più bassa…. Un’esplosione di odio e risentimento spontanea, come se il tempo non fosse passato affatto. C’è chi sulla copia di un quotidiano, accanto alle parole “Margaret Thatcher is dead” (la Thatcher è morta) ha scritto con un pennarello a lettere cubitali “at least !”. Finalmente. E c’è chi pure la Thatcher aveva chiuso la sua esperienza di governo 23 anni prima, nel 1990. Questo significa che se le decisioni prese da lei e dai suoi governi hanno cambiato profondamente la società inglese, hanno anche lasciato dietro di se ferite ancora oggi aperte. Ma è anche vero che a migliaia hanno aspettato per ore il passaggio della salma nelle strade di Londra. Mentre veniva portata alla piccola cappella di St. Mary Undercroft dove si è celebrato il funerale, la folla le ha tributato un omaggio da eroe della patria, fatto di applausi, fiori, inni patriottici, Union Jack listate a lutto. In molti ritengono che la sua fermezza e le sue idee abbiano salvato l’Inghilterra in uno dei suoi momenti più bui. Un personaggio controverso, hopelessly divisive come l’ha definita qualche commentatore politico, cioè che ha diviso irrimediabilmente le persone. Non è un bel giudizio per una statista. Sulle sue scelte sarà la Storia, come sempre, a dire l’ultima parola. Tuttavia non si può negare che ancora adesso nella politica, anche quella internazionale, si senta l’influenza di quegli anni. Molti fra politici e storici sono concordi nel pensare che Margaret Thatcher abbia cambiato il modo stesso di fare politica. Non solo quella del Partito Conservatore, ma anche quella dei suoi avversari politici, Partito Laburista per primo. Margaret Hilda Roberts nacque a Grantham, piccola città industriale nella contea del Lincolnshire, il 13 ottobre del 1925, seconda figlia di Alfred Roberts, piccolo commerciante proprietario di due drogherie. La madre, Beatrice Ethell, era sarta. I genitori, Cristiani Metodisti praticanti, fin da giovane educarono Margaret all’etica del sacrificio e del lavoro. Il padre in particolare fu la figura che accese la passione politica di Margaret. Membro del Conservative Party, fu anche sindaco della sua città tra il 1945 ed il 1950, quando perse le elezioni nella generale ascesa del Labour Party nel paese. Uomo che si era creato la sua posizione da solo, fu sempre convinto che il miglior modo di aiutare chi si trovasse in difficoltà fosse incoraggiarlo nella fiducia in se stesso e nel proprio lavoro, a rimboccarsi le maniche ed affrontare i problemi: esser troppo generosi rende le persone dipendenti dall’aiuto altrui e fiacca la loro volontà, impedendo la piena realizzazione delle potenzialità che Dio ha dato a ciascuno. Un insegnamento che Margaret fece proprio e che mantenne per tutta la vita. Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, vinse una borsa di studio per la prestigiosa università di Oxford, da cui uscì laureata in chimica con una tesi sull’applicazione dei raggi X nell’indagine della struttura molecolare dei cristalli. Sua insegnante fu Dorothy Hodgkin, vincitrice del premio Nobel nel 1964 per le sue scoperte in questo campo. Dagli studi scientifici Margaret apprese, per sua stessa ammissione, una mentalità logica che applicò poi con successo alla sua carriera. Ma la politica restava il suo primo interesse. Divenne rapidamente presidentessa del gruppo studentesco conservatore. Uno dei suoi colleghi di studio ed amici era membro del Partito Conservatore di Dartford, nel Kent. Assistendo ad un intervento pubblico di Margaret, rimase impressionato dalla decisione con cui sosteneva le sue idee e dal suo linguaggio, diretto e semplice. Margaret era cresciuta in un ambiente popolare e non amava l’atteggiamento intellettuale e raffinato dei Conservatori, troppo abituati a rivolgersi all’elettorato della borghesia medio – alta e dell’aristocrazia inglesi. Nonostante fosse giovanissima e soprattutto donna, in una società ancora molto sessista, riuscì a farsi presentare dai “Tories” alle elezioni nazionali del 1950 e 1951. A 25 anni era la più giovane candidata alle elezioni di tutto il paese. Venne presentata nel collegio di Dartford, tradizionalmente feudo dei socialisti del Labour Party: in entrambi le tornate elettorali infatti perse contro il candidato laburista Norman Dodds, ma ridusse il suo distacco alla fine passò da 6.600 voti a soli 1000. Durante una cena di partito, nel febbraio 1951, incontrò Denis Thatcher, giovane imprenditore di successo nel campo petrolifero: fu amore a prima vista. Dopo un fidanzamento di pochi mesi, Margaret divenne la Signora Thatcher. In quegli anni l’Inghilterra era un paese devastato: aveva orgogliosamente tenuto testa alla Germania Hitleriana per sei anni, aveva anche combattuto nel Pacifico ed in Asia contro il Giappone. Ma la vittoria finale era arrivata al costo della sua migliore gioventù, le sue industrie e le sue città principali pesantemente bombardate. Inoltre la seconda guerra mondiale aveva accelerato il processo di decolonizzazione già avanzato dagli anni 30. L’india, ad esempio, la colonia più rappresentativa, ottenne l’indipendenza nel 1948. Per cui si ritrovò senza più un Impero, dopo secoli di gloria e potenza, di nuovo una piccola isola nel continente europeo. Era anche un paese con un debito enorme, contratto proprio con la nuova potenza egemone mondiale (e incidentalmente, sua ex colonia): gli Stati Uniti con la “Legge affitti e prestiti” avevano fornito all’amico prima e poi alleato britannico materie prime, aerei, armi, navi vitali per poter vincere la guerra. Ancora nel 1950 i beni di prima necessità come la carne, lo zucchero, la benzina erano razionati ed ottenibili solo con la tessera annonaria, la carta aveva un costo esorbitante. Ma ciò nonostante, la Gran Bretagna doveva ancora sostenere una parte militare importante, dovuta al suo status di potenza vincitrice e dalla “cortina di ferro” che stava calando tra gli ormai ex alleati. In Germania Ovest le forze di occupazione britannica affiancavano quelle Americane, Francesi e Canadesi, fronteggiando quelle dell’Unione Sovietica. La guerra fredda iniziava in quel momento, ma avrebbe potuto diventare più calda che mai, in qualsiasi momento: dal 1950 al 1952, infatti, l’Inghilterra si trovò ancora coinvolta in una guerra a migliaia di chilometri dalla madrepatria, in Corea, dopo l’aggressione dei comunisti Nordcoreani alla Corea del Sud, filoccidentale. E sullo sfondo di questo panorama, la costosissima corsa alle armi atomiche, dalla quale la Gran Bretagna non avrebbe potuto sottrarsi per la sua posizione… L’insieme di tutti questi elementi confermò nella giovane Signora Thatcher la necessità che bisognasse impegnarsi per la rinascita dell’Inghilterra e contemporaneamente confermò la sua avversione verso ogni forma di dottrina socialista. Margaret Thatcher in quegli anni utilizzò la sua laurea lavorando per alcune industrie chimiche come ricercatrice, ma furono sempre rapporti instabili. Non solo perché la Thatcher pensava soprattutto alla politica: il suo carattere ostinato, la sua tendenza a primeggiare rendeva difficile la sua integrazione in gruppi di lavoro. Nel 1944 era riuscita a procurarsi una copia del libro dell’economista liberale Friedrich Von Hayek “la strada verso la servitù”, appena pubblicato in Inghilterra. Hayek nelle sue teorie predicava di lasciare agli individui la massima libertà nell’iniziativa economica, sostenendo che l’intervento degli stati sui prezzi, le quantità e i tipi di beni prodotti senza dubbio avrebbe portato alla negazione della libertà di iniziativa del singolo e alla nascita delle dittature totalitarie. Gli stati fascisti e comunisti, con la pianificazione economica sottoposta all’autorità statale, erano la prova evidente di quanto fosse reale il pericolo. Nello stesso anno la conferenza finanziaria e monetaria di Bretton Woods, nel New Hampshire, portò 44 paesi a progettare il nuovo ordine economico mondiale (almeno per i paesi a sistema capitalistico) secondo il pensiero dell’economista inglese John Maynard Keynes: nella sua teoria basato sulla ciclicità di periodi di prosperità e di crisi economica, Keynes sostenne la necessità di regole poste dagli stati per evitare che si ripetessero periodi di grande depressione e diffusa disoccupazione. Pur predicando la centralità della libera iniziativa di mercato, Keynes sostenne il controllo degli eccessi del libero mercato da parte dello stato dovesse avvenire attraverso le leve del cambio fisso fra le valute, le politiche salariali e la spesa pubblica, per garantire la massima occupazione e contenere il tasso di inflazione. La memoria andava agli anni precedenti: in Germania e in Italia i movimenti fascisti avevano preso piede proprio approfittando della rabbia generata dall’ingiustizia sociale ed economica. In Russia la situazione del resto non era stata diversa nel momento in cui il Bolscevismo aveva preso il potere…. Convintasi però di non avere una preparazione sufficiente per le sue ambizioni, riprese gli studi, con l’appoggio incondizionato del marito, laureandosi in legge nel 1953 con una specializzazione in diritto fiscale, nonostante fosse incinta dei suoi due figli gemelli, Mark e Carol.. Ma la sua grinta e il suo talento le procurarono finalmente la candidatura in un seggio relativamente sicuro, nel distretto di Finchley, nell’aprile del 1958. Dopo una dura campagna elettorale, finalmente venne eletta alla Camera dei Comuni come deputato nel 1959, il coronamento di un sogno. Subito si mise in luce presentando una proposta di legge perché le assemblee dei consigli comunali fossero sempre aperte al pubblico. Da quel momento la sua presenza nel “sancta sanctorum” della democrazia inglese non fu mai interrotta, venendo rieletta ad ogni tornata elettorale. Nella sua vita politica si dimostrò subito in grado di mantenere una sua autonomia di giudizio: se da un lato si pronunciò contro il divorzio, per il mantenimento della pena di morte e per la reintroduzione delle punizioni corporali nelle scuole, facendosi la fama di dura reazionaria, dall’altro appoggiò le proposte di legge per depenalizzare l’omosessualità maschile e sostenne una legge sull’aborto, così come per l’abolizione delle corse dei cani. Varietà di giudizio che disorientarono molti, ma furono gradite dall’elettorato conservator-liberale meno ortodosso. Obbiettivo dichiarato della Thatcher fu sempre quello di ampliare l’elettorato conservatore, quindi non si rivolse mai solo a chi già condivideva le sue idee, sarebbe stato troppo comodo, ma sopratutto cercò di parlare a chi non le appoggiava.

La prima occasione

1970 Margaret Thathcher entra nel governo Heath come ministro dell'educazione.

1970 Margaret Thathcher entra nel governo Heath come ministro dell’educazione.

Nel 1970 i conservatori vinsero le elezioni ed il leader Edward Heath divenne primo ministro. Margaret Thatcher venne chiama a far parte dell’esecutivo come ministro dell’educazione. l’Inghilterra già dal decennio precedente aveva imboccato la strada di un lento declino economico – sociale, dovuto alla crisi del suo modello di stato: dal 1945 i governi laburisti che si erano alternati alla guida del paese, assieme al favore internazionale per le politiche Keynesiane, avevano creato progressivamente una moderna socialdemocrazia in cui i diritti di cittadinanza cercavano di sposarsi alla libertà di iniziativa economica. Un sistema a economia mista, con i principali servizi come elettricità, gas, acqua, carbone erano gestiti direttamente dallo stato, ma erano anche presenti forme di intervento anche nelle aziende private in difficoltà. La pianificazione economica avveniva secondo un modello consociativo di scelte il più possibile condivise tra le parti sociali, coinvolgendo direttamente per la prima volta le “Trade Unions”, gli storici sindacati inglesi. Il sistema sanitario nazionale era all’avanguardia, copriva tutte le situazioni di difficoltà in cui poteva incorrere il cittadino nella sua vita e era sostanzialmente gratis. E il sistema previdenziale garantiva sostegno nei momenti di disoccupazione e trattamenti pensionistici adeguati al costo della vita, slegati dalla quantità di contributi versati dal singolo. Il tutto veniva sostenuto da un sistema di tassazione diretta progressiva, garantendo equità nel prelievo fiscale. Il “welfare state” aveva assicurato relativa pace sociale e consenso, tanto che il metodo non venne messo in discussione nemmeno dai governi conservatori. Ma negli anni ‘60, mentre gli altri paesi europei ancora crescevano nell’onda del “miracolo economico” del dopoguerra, la Gran Bretagna perdeva terreno, apparendo come “il grande malato” dell’area europea. La fine dell’impero, sostituito dal “Commonwealth”, una comunità di stati con legami istituzionali ed economici con la madrepatria, non era riuscita a compensare la perdita di mercati privilegiati per i propri prodotti. La decisione di investire la maggior parte delle risorse nel sociale lasciò l’industria senza un piano di innovazione nella produzione e di sviluppo delle infrastrutture. Il debito pubblico saliva costantemente, la crescita economica stagnava e l’inflazione sembrava essere entrata in una spirale di crescita incontrollata. La legislazione sul lavoro ingessava il paese e rendeva difficile lo sviluppo di nuovi ambiti economici. In questo panorama, la Thatcher dovette realizzare, come i suoi colleghi, drastici risparmi nel suo dicastero. Non volendo toccare la spesa educativa, i suoi tagli si rivolsero ad altre voci. Per primo promosse un piano di chiusura delle scuole elementari più piccole e favorì la creazione di comprensori per le scuole superiori. Abolì anche la somministrazione del latte gratis nelle scuole per i bambini da 7 a 11 anni, mantenendola in parte per i più piccoli. Questa misura però inorridì l’opinione pubblica e diede il destro ai laburisti per una campagna durissima contro di lei. Sui giornali venne chiamata con disprezzo “Margaret Thatcher, the milk snatcher”, Margaret che toglie il latte ai bambini. Per quanto non convinta dell’utilità di questa decisione, per lo scarso risparmio che avrebbe generato, per lealtà al governo l’aveva attuata. Ammise poi con alcuni collaboratori che in questo modo aveva ottenuto il massimo dell’impopolarità con il minimo del successo economico – amministrativo. Una lezione amara, di cui fece tesoro. La crisi petrolifera che colpì la comunità occidentale in quegli anni non fece che aumentare i problemi in cui si dibatteva il governo inglese. Travolto dall’insuccesso, il governo Heath venne sconfitto nelle elezioni del 1974 e i conservatori tornarono all’opposizione. Margaret Thatcher più che mai in quel momento si sentì forte delle proprie convinzioni e ne fece il proprio cavallo di battaglia nella lotta per la leadership nel partito: le idee che aveva appreso dall’esempio del padre e dalle teorie di Friedrich Von Hayek. Quello era il momento per portarle al successo. Al congresso nazionale del 1975 sostenne apertamente che o si cambiava la struttura economica ed amministrativa del paese o si sarebbe andati al collasso. Ogni misura che si limitasse a tagliare la spesa o aumentare le entrate era solo un palliativo. Lo stato doveva limitare il suo intervento in economia. Non era più possibile promettere tutto a tutti: la massima occupazione e alto tenore di vita, servizi di massa a basso costo e bilanci pubblici in ordine. Era ora di lasciare che la libertà di azione di imprenditori e consumatori tornasse a equilibrare il sistema. Solo il Partito Conservatore poteva sostenere questo cambio di rotta radicale. Margaret Thatcher tornò in parlamento, questa volta come leader del partito e dell’opposizione conservatrice. Il 19 gennaio 1976 pronunciò in un discorso alla Kensington Town Hall un duro attacco al sistema economico sovietico, a cui replicò il ministro della difesa russo sulla rivista Krasnaya Zvezda definendola la “Lady di ferro”, per la sua intransigenza. Da allora fu per tutti, nemici o sostenitori, the Iron Lady e lei stessa apprezzò tale definizione. Nel frattempo, il governo laburista guidato da James Callaghan si stava avviando anch’esso al medesimo insuccesso. Lasciava un’Inghilterra piegata dalla recessione, bloccata dai veti incrociati delle diverse categorie, flagellata da scioperi continui e scontri nelle piazze, quasi sull’orlo dell’ingovernabilità. Nel 1979 il primo ministro Callaghan pronunciò il famoso discorso dell’ “inverno del nostro scontento” : citando la famosa apertura del Riccardo III di William Shakespeare, il premier laburista ammise di fatto il fallimento di tutte le politiche di contenimento della crisi e che il baratro stava ormai davanti al Regno Unito. Le Trade Unions, i potenti sindacati inglesi, avevano voltato le spalle ai loro referenti politici laburisti, nel momento in cui essi non avevano saputo garantire alla classe lavoratrice la difesa dell’occupazione e del tenore di vita che si aspettavano da loro. Una serie di scioperi paralizzò il paese, mostrando quanto fosse divenuto il potere di queste organizzazioni. Al loro vertice nel corso degli anni erano arrivati i sindacalisti più duri, determinati ed estremisti, espressione di una radicalizzazione della base. L’ultima credibilità residua del fronte laburista era andata perduta. Incapace di prendere decisioni coraggiose ma impopolari , si era bruciato il consenso, così come avevano fatto i governi conservatori precedenti.

1979 – 1983 il primo mandato

l partito Conservatore comprese che in quel momento Margaret Thatcher fosse l’unico vero cavallo di razza nel

1979 Margaret Thathcher diventa la prima donna a raggiungere la carica di primo ministro inglese. Sarà il primo di tre mandati consecutivi.

1979 Margaret Thathcher diventa la prima donna a raggiungere la carica di primo ministro inglese. Sarà il primo di tre mandati consecutivi.

panorama della politica inglese, per cui i leader fecero quadrato attorno a lei e la proposero come candidata premier. La Thatcher si preparò intensamente, cambiando la propria immagine pubblica e affinando la sua naturale capacità oratoria di “agganciare” chi l’ascoltava. Il 4 maggio 1979 venne proclamata la sua vittoria nelle elezioni, con il 42% dei consensi. Era la prima volta che una donna assumeva la carica di primo ministro nella storia inglese. Non era stata una percentuale da trionfo: una parte del serbatoio elettorale era finito nel crescente astensionismo, ma non c’era stato lo sfondamento a sinistra. I Conservatori avevano goduto del mancato accordo tra Partito Laburista e Liberale, come del forte scontento dell’elettorato laburista. La maggioranza dell’elettorato inglese la rispettava, in una certa qual misura riteneva necessari i suoi metodi, ma non la amava. Tuttavia fu sufficiente, grazie alla legge elettorale inglese, a conquistare oltre il 60% dei seggi alla Camera dei Comuni. In un discorso tenuto alla stampa prima di entrare per la prima volta al numero 10 di Downing Street, citando San Francesco d’Assisi, affermò la sua volontà di unire il paese per portarlo fuori dalle difficoltà. Un discorso che le verrà rinfacciato molto spesso negli anni seguenti, non solo dagli avversari. La prima misura che il governo Thatcher presentò in Parlamento fu la riforma del regime fiscale. Il sistema ridusse i prelievi alla fonte dei redditi, introducendo forme di tassazione indiretta. Il che volle dire più danaro nelle tasche dei lavoratori, ma anche un incremento di tariffe e accise su beni e servizi. I malumori nella pubblica opinione crescevano al passo della recessione: nel 1981 il prodotto interno lordo segnava l’11,2% in meno rispetto al decennio precedente. Inoltre il governo Thatcher chiese un netto rialzo dei tassi di interesse per cercare di limitare la crescita dell’inflazione. Misure dall’impatto durissimo sulla società, sostenute dal primo ministro con la massima determinazione. Contro chi obbiettò che questo era il colpo di grazia per molte imprese in difficoltà, la Thatcher rispose con la certezza che l’eliminazione di aziende ormai “bollite” avrebbe liberato quote di mercato e risorse per le imprese più vitali, il che avrebbe aumentato l’occupazione. Per i dipendenti licenziati dalle aziende che chiudevano, strozzate dal debito verso le banche, le motivazioni della Thatcher suonavano invece come un calcio nel sedere, visto che nel contempo avrebbero subito anche la beffa della riforma dei sussidi di disoccupazione e il taglio agli ammortizzatori sociali. Fino a che l’economia non fosse stata in grado di offrire nuovi posti di lavoro, come avrebbero sbarcato il lunario le famiglie inglesi? Allo stesso modo finirono sotto la scure dei tagli la spesa per l’assistenza sociale e l’edilizia pubblica: quest’ultima nel decennio 1979 – 89 avrebbe subito una contrazione del 67%. Intanto sempre più famiglie venivano sfrattate, come conseguenza della perdita del lavoro, per cui aumentavano vertiginosamente le occupazioni abusive di edifici abbandonati. La protesta nichilista del punk rock, nata negli Stati Uniti, raggiunse l’Inghilterra in quegli anni e esplose, nutrita dalla disperazione delle periferie e dal rifiuto per le istituzioni di una grande parte della popolazione giovanile, la più colpita dalla crisi. “Anarchy in the U.K.” e “God save the Queen” dei Sex Pistols divennero gli inni del movimento. Qualcuno all’interno del partito conservatore, spaventato dalla rabbia che cresceva, incominciò a chiedere di ammorbidire la linea politica, ma la Thatcher seppe tenere il partito unito: “The Lady is not for turning !”, “la signora non torna indietro!”, tuonò la Thatcher in un famoso discorso al congresso del partito nel 1980. Nel 1981 il paese fu scosso da scontri di piazza quasi quotidiani, mentre il famoso sciopero dei netturbini lasciò nelle strade di Londra e delle altre grandi città montagne di spazzatura, che attiravano insetti e ratti. Nonostante gli analisti economici indicassero segnali di una inversione di tendenza, l’onda lunga della crisi raggiunse il suo livello più basso, con oltre 3 milioni di persone che sarebbero risultate senza lavoro all’inizio del 1983. Come se non fosse sufficiente tutto questo, il governo Thatcher dovette anche destreggiarsi nella crisi nordirlandese, che ormai aveva assunto le dimensioni di una guerra civile. Margaret Thatcher considerò l’I.R.A. (Irish Republican Army) e le altre organizzazioni nazionaliste cattoliche solo gruppi terroristici. Gli attriti tra nazionalisti repubblicani cattolici e unionisti protestanti fedeli alla corona inglese erano sfociati nel 1969 in scontri di piazza sempre più accesi. Organizzazioni paramilitari estremiste di entrambi gli schieramenti avevano iniziato una campagna di omicidi e attentati dinamitardi che aveva insanguinato tutto il Nord Irlanda, mentre ogni manifestazione finiva regolarmente in guerriglia urbana. La situazione , aggravata dalla crisi economica in un’area già depressa come l’Irlanda, divenne tanto grave che Londra inviò l’esercito per dividere i contendenti e controllare il territorio. Ma i cattolici accusarono la Royal Army di essere di fatto al fianco degli unionisti. Il 30 gennaio 1972, durante una marcia di attivisti cattolici, i soldati del 1st Parachute Regiment aprirono il fuoco sui manifestanti disarmati, uccidendone 14. Molti vennero colpiti alle spalle. Quel giorno passò alla storia come la “bloody Sunday” e segnò l’inizio della guerra aperta contro lo stato inglese. Nemmeno l’intervento del controspionaggio e del famoso SAS, le forze speciali di Sua maestà britannica, riuscirono a sconfiggere l’organizzazione paramilitare irlandese. Il 5 maggio 1981 Robert Gerard “Bobby” Sands, detenuto per attività di appoggio all’I.R.A., morì dopo 66 giorni di sciopero della fame nella famigerata Maze Prison. Nei giorni seguenti altri 9 simpatizzanti o militanti dell’I.R.A. seguirono la sua sorte. Bobby Sands protestava contro un provvedimento in realtà già preso dal precedente governo laburista che prevedeva per i detenuti dell’I.R.A. lo stesso trattamento dei criminali di massima pericolosità. A Sands e ai suoi compagni venivano negate le visite dei parenti, venivano tenuti in regime di isolamento e spesso sottoposti a trattamenti che avevano provocato le proteste delle organizzazioni per i diritti umani. Margaret Thatcher dopo la morte di Sands e dei suoi compagni, rilasciò una gelida dichiarazione in cui li accusava di essere criminali abituali, che avevano fatto della delinquenza una sua scelta di vita. Ma le loro vittime non avevano avuto altrettanta libertà: il crimine resta crimine, non ci sono giustificazioni. Se il principio di legalità certamente non è negoziabile in uno stato di diritto, le parole della Thatcher furono avvertite, da una parte della pubblica opinione, gelide e prive di umanità almeno quanto i crimini che intendevano condannare. Fu un tremendo autogol: in tutto il mondo vi furono manifestazioni anti inglesi e di sostegno alla causa dell’I.R.A. Qualcuno nei corridoi di Westminster incominciò a dire che la sua intransigenza fosse riuscita nell’impresa di rendere la Gran Bretagna arrogante e antipatica, almeno quanto lo era lei…. Già a un anno prima della fine della legislatura ben pochi sarebbero stati disposti a scommettere sulla conferma della Thatcher nelle imminenti elezioni del 1983 e tra gli esponenti conservatori molti iniziavano a chiedersi se fosse la leader giusta per il partito…

 

 

Una guerra a 7000 miglia da casa

Il sottoufficiale Batista della marina argentina scorta i Royal Marines presi prigionieri nella residenza del governatore a Port Stanley

Il sottoufficiale Batista della marina argentina scorta i Royal Marines presi prigionieri nella residenza del governatore a Port Stanley

Talvolta nella storia, le situazioni peggiori, che sembrano senza una via di uscita, inaspettatamente possono trasformarsi in “a hook in the sky”, un “gancio in mezzo al cielo” a cui appendersi per evitare di precipitare. Quando alle 21.00 del primo di aprile del 1982 i commandos della marina Argentina sbarcarono nei pressi della capitale delle isole Falklands , seguiti dai mezzi da sbarco dell’esercito, l’intero mondo venne sorpreso dal precipitare così inatteso di una situazione giudicata dagli analisti politici come tranquilla. Le isole Falklands sono un arcipelago posto nel sud Atlantico, di fronte alle coste dell’Argentina a circa 350 miglia, circa 560 chilometri. Costituite da due isole principali, Falkland orientale e occidentale e scoperte alla fine del 600, vennero dapprima colonizzate da marinai e pescatori francesi provenienti da St. Malo, per questo battezzate Isles Malouines. Passate alla Spagna per un trattato coloniale, continuarono ad esser chiamate Islas Malvinas in spagnolo. Dopo l’indipendenza, l’Argentina da subito rivendicò il possesso delle isole verso gli inglesi, che le avevano occupate intorno al 1830, facendone una questione di prestigio nazionale. La corona britannica ribattezzò le isole Falklands in onore del visconte di Falkland. Queste terre rocciose, sottoposte a un clima rigido per buona parte dell’anno per la posizione vicina all’Antartide, avevano avuto un valore commerciale durante gli anni d’oro della caccia alle balene e importanza militare per la loro posizione nell’Atlantico, quando la Royal Navy dominava i mari del mondo. Già nella prima guerra mondiale la flotta asiatica della marina germanica venne annientata proprio in una battaglia svoltasi davanti alle isole. Ma nel 1982, questi dominions, posti a più di 12.000 chilometri dalla madrepatria, non avevano molta importanza per un paese che si dibatteva nella peggiore crisi economica e di identità della sua storia. Solo poche migliaia di coloni che vi allevavano pecore e raccoglievano torba continuavano orgogliosamente a vantare il legame con Londra. E allora perché per gli attaccanti scatenare una guerra per un territorio ormai tanto inutile? E perché dover andare a morire per un retaggio dell’impero, così lontano in termini di distanza e di importanza? La realtà è che anche in Argentina la situazione è pessima: il governo militare che ha preso il potere nel 1976 con un golpe sanguinoso, dopo anni di repressioni, torture, sparizioni, ha anche ridotto il paese, potenzialmente tra i più ricchi dell’America latina, praticamente alla fame. Le proteste non si contano più, le madri di Plaza de4 Mayo, dalla piazza dove si riuniscono ogni giorno, sfidavano apertamente il regime e chiedevano la verità sul destino dei loro figli, migliaia di ragazzi e ragazze spariti nel nulla, il dramma dei “desaparecidos”. Il generale Leopoldo Galtieri leader della junta aveva bisogno assolutamente di un diversivo per prendere tempo e trovare aiuti, altrimenti il regime sarebbe caduto in fretta. Un’azione patriottica sembrava essere la via più breve per rinsaldare il consenso attorno al governo: la riconquista delle isole Malvinas. L’Operazione Rosario venne avviata sulla base della convinzione che la Gran Bretagna non fosse in grado di reagire in quel momento e che avrebbe acconsentito alla cessione definitiva dei territori. A Londra la polemica esplose come una bomba atomica: i giornali si chiesero come mai il tanto celebrato controspionaggio non avesse intuito la mossa argentina e che cosa avrebbe fatto il governo. Per di più la marina inglese era nel bel mezzo di una pesante ristrutturazione dovuta alla crisi economica e al cambio delle priorità strategiche. Le portaerei HMS Hermes e HMS Invincible, orgoglio della flotta, stavano per essere vendute all’India e all’Australia in attesa di unità più piccole e moderne, la cui costruzione era prevista genericamente “entro il decennio”. Per di più la guarnigione delle Falkland, per gli stessi motivi di bilancio, era stata ridotta all’osso. Vi era in zona in quel momento una sola nave militare, il rompighiaccio HMS Endurance, tra l’altro anch’esso in via di dismissione. Per di più la nave era in missione nell’isola della Georgia Australe, a sud delle Falkland, per reagire proprio ad una prima mossa degli argentini: in vista dell’invasione, nel dicembre 1981 un gruppo di operai appartenenti a una società di commercio rottami era sbarcata sull’isola per demolire le vecchie strutture baleniere abbandonate da anni. Senza alcuna autorizzazione, avevano issato la bandiera argentina, causando un primo incidente diplomatico fra i due paesi. Il 19 marzo 1982 un reparto di fanteria argentino era sbarcato appoggiato dal sottomarino Santa Fè ed aveva ufficializzato l’occupazione della Georgia Australe. Margaret Thatcher si trovava in una situazione che avrebbe rischiato di stritolarla: una parte della pubblica opinione chiedeva la sua testa per le politiche economiche, una parte della sua stessa maggioranza l’accusava di aver sottovalutato la situazione nel sud Atlantico, chiedendo l’immediata riconquista dei territori. Un’altra parte dei leader conservatori avrebbe voluto invece intavolare trattative di pace attraverso l’ONU e le altre organizzazioni internazionali, sostenendo apertamente che le forze armate inglesi, concentrate nel ruolo NATO in Germania e nel nord Atlantico, piagate dai continui tagli di bilancio, non erano in grado di sostenere una spedizione militare così in fretta e così lontano: già a giugno l’inverno australe avrebbe avvolto le isole e reso del tutto impossibile un’azione militare. La Thatcher riunì immediatamente un gabinetto di guerra: dopo una consultazione con la regina Elisabetta, il primo ministro dichiarò al Primo lord del mare e capo di stato maggiore della marina Sir Henry Leach di mettersi al lavoro con gli ammiragli del comando navale per elaborare un piano di guerra, perché entro pochi giorni una Task Force sarebbe salpata per andarsi a riprendere le isole. L’Inghilterra si

cartina apparsa sui giornali inglesi che rende bene l'idea della lontananza delle Falklands dalla madrepatria

cartina apparsa sui giornali inglesi che rende bene l’idea della lontananza delle Falklands dalla madrepatria

stava giocando tutto, se non avesse reagito all’aggressione, sarebbe stato un paese disonorato, finito, senza più dignità davanti a se stesso e alla comunità internazionale, la cui parona non avrebbe contato più niente. Come sempre, Margaret Thatcher giocò la carta della fermezza e del coraggio. Gli esperti militari del Foreign Office avevano chiarito che la Task Force avrebbe dovuto contare solo sulle scorte di munizioni e materiali che fosse stata in grado di trasportare. Le navi appoggio in servizio non sarebbero state sufficienti, avrebbero dovuto essere requisiti o affittati anche bastimenti civili. Per quanto abituati al clima del nord Inghilterra, le truppe non erano pronte per combattere una guerra in ambiente marino invernale. L’unico punto di appoggio era la piccola isola di Ascension, nell’Atlantico equatoriale, troppo poco per una forza così imponente.

E l’ultimo gioiello entrato in servizio, il caccia a decollo verticale British Aerospace Harrier, non era mai stato provato in condizioni così estreme. Inoltre avrebbe dovuto contendere il dominio dell’aria all’aviazione di marina e a quella di terra argentine. Equipaggiate di velivoli ed armamenti abbastanza moderni, queste costituivano il timore più grande per gli strateghi inglesi. Se la Royal Navy avesse perso anche solo una portaerei, avrebbe voluto dire la sconfitta sicura per gli inglesi. Dal lato politico inoltre la Thatcher dovette anche affrontare il rapporto con gli Stati uniti. Alleato principale nella NATO, paese storicamente amico, dopo l’elezione a presidente del Repubblicano Ronald Reagan i rapporti si erano ancor più stretti fra i due paesi. Reagan era un conservatore, impegnato in un programma simile a quello inglese di “deregulation” in economia (le politiche dette “Reaganomics”), convinto sostenitore delle politiche neoliberiste e avversario deciso del comunismo in politica internazionale. Con Margaret Thathcher era nata anche un’amicizia personale basata sulla sintonia a livello politico. Ma il rapporto rischiava di essere incrinato dalla vicenda delle Falkland. Gli Stati Uniti avevano appoggiato più o meno apertamente, in funzione antisocialista, molti dei golpe militari in Sudamerica che avevano deposto governi democratici legittimi e per questo erano sulla graticola di fronte all’opinione pubblica internazionale. Molti di queste giunte militari stavano compiendo

crimini contro l’umanità, denunciati dalle organizzazioni come Amnesty International. Il governo argentino aveva ricambiato l’appoggio degli States nel golpe del 1976 inviando “consulenti militari” in molti dei paesi del centro America. Ora Reagan si trovava in imbarazzo fra i due alleati. Il ministro degli esteri americano Caspar Weinberger inviò il segretario di stato Alexander Haigh come un commesso viaggiatore della pace fra Londra e Buenos Aires, ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza che le cose erano andate troppo oltre. Weinberger consigliò Reagan di non contrastare l’Inghilterra nell’Operazione Corporate, la riconquista delle isole, anzi gli americani concessero informazioni ottenute dai satelliti militari e consentirono agli inglesi di utilizzare la recentissima versione L del missile aria-aria a guida infrarossa AIM 9, che diede agli inglesi il sostanziale dominio dell’aria. Gli stati Uniti anzi promossero sanzioni economiche verso una delusissima Argentina. Il 3 aprile l’ONU votò una risoluzione di condanna per l’invasione, era la copertura di legalità internazionale che la Thathcher stava aspettando. Dopo quasi un mese di navigazione, le forze inglesi arrivarono il 19 aprile intorno alle isole, stabilendo una zona di interdizione totale e preparandosi allo sbarco. Le operazioni si aprirono il 21 aprile con la riconquista della Georgia Australe, dove il piccolo contingente argentino venne costretto alla resa e il sottomarino Santa Fe messo fuori combattimento. La marina argentina reagì all’inizio delle operazioni inviando la portaerei 25 de Mayo (ironicamente, una ex unità inglese classe Colossus) da nord e l’incrociatore General Belgrano da sud, assieme ad altre unità minori, per rompere il blocco inglese. Ma la flotta argentina non sapeva di essere seguita da occhi nascosti: il sottomarino da attacco a propulsione nucleare HMS Conqueror seguiva la flotta argentina da sud, la mancanza di vento aveva già messo uno stop al possibile intervento della portaerei argentina a nord, con i suoi aerei da attacco A4 Skyhawk. Il General Belgrano era il vecchio incrociatore americano USS Phoenix, scam

pato all’attacco giapponese di Pearl Harbour. Benché riammodernata, era un’unità ormai obsoleta, ma i suoi 15 cannoni da 152 millimetri avrebbero potuto essere letali se fosse arrivata a ridosso dei punti di sbarco inglesi. Il 28 aprile il Conqueror prese contatto col gruppo del Belgrano, riportando in tempo reale a Londra la posizione dell’unità. Nel momento in cui la flotta argentina virò verso le isole, anche se al di fuori dell’area di interdizione di 300 chilometri, la Thatcher diede l’ordine di affondare il Belgrano. Alle 15.57 del 2 maggio tre siluri mk 8 vennero lanciati dal Conqueror, due dei quali raggiunsero la nave aprendo degli squarci nella fiancata da cui le acque gelide dell’Atlantico incominciarono a riversarsi nella nave. Essendo rimasta senza energia elettrica, non potè avvisare il resto della flotta, che si era data alla caccia del Conqueror nè pompare l’acqua fuori. Alle 17.00, nel buio della sera, il Belgrano affondò inclinato sul fianco sinistro. Oltre 300 furono i morti, altri 770 furono tratti in salvo dalle unità argentine tra il 3 e il 5 maggio. L’Argentina montò una protesta furiosa, accusando l’Inghilterra e la Thatcher di crimini di guerra, in quanto il Belgrano stava in realtà rientrando a Ushuaia, come testimoniò il comandante Hector Bonzo. Quindi la perdita di tutte quelle vite fu assolutamente inutile. La polemica montò anche in Gran Bretagna, ma l’ammiragliato respinse le accuse, affermando che la mossa del Belgrano era stata ambigua: con il buio della sera avrebbe potuto portarsi in acque poco profonde entro la zona delle 200 miglia di interdizione e col buio far perdere le proprie tracce al Conqueror. Per questo, secondo le leggi internazionali di guerra, la flotta inglese aveva preso la decisione di prevenire una probabile violazione del perimetro di sicurezza attorno alle Falklands. L’affondamento causò un ulteriore inasprimento delle critiche alla Thathcher e alla sua figura di leader. Solo dopo molti anni venne rivelato che i codici segreti della marina Argentina prima della guerra erano stati violati dall’intelligence e le intercettazioni avevano confermato l’intenzione del comando argentino di effettuare que

Un cartello stradale in Argentina nel 2005 recita: “Le Malvinas sono argentine”.

lla mossa, per cui il siluramento era stato giustificato. Quando i soldati inglesi del 2nd Parachute Regiment entrarono a Port Stanley alla mattina del 14 giugno, catturando oltre 8000 soldati argentini affamati e semicongelati, la guerra era costata agli inglesi 255 morti e 777 feriti, 4 navi da guerra e 3 navi da trasporto affondate, 10 aerei Harrier / Sea Harrier e 24 elicotteri perduti. L’Argentina però piangeva 649 morti, aveva subito la perdita di 1 incrociatore, 1 sommergibile, 2 motovedette, 1 nave spia e ben 61 aerei e 25 elicotteri. Nel 1983 il generale Galtieri rassegnò le dimissioni e la dittatura argentina cadde. Quando le navi inglesi rientrarono a luglio nei porti di Plymouth e Portsmouth, la vittoria aveva completamente cambiato le carte in tavola: l’Inghilterra era una nazione di nuovo fiera di se, compattata attorno alle proprie forze armate e orgogliosa della prova data al mondo intero. E Margaret Thatcher era passata da essere leader destinata alla sconfitta a uno dei politici inglesi col più alto indice di gradimento nella storia del paese. 

 

 

 

Linkografia

http://it.wikipedia.org/wiki/Margaret_Thatcher

http://en.wikipedia.org/wiki/Margaret_Thatcher

La biografia su Wikipedia di Margaret Thatcher (pagine in lingua italiana e inglese)

http://www.bbc.co.uk/history/people/margaret_thatcher

pagina della della televisone pubblica inglese British Broadcasting Company (BBC) con i collegamenti ai servizi dedicati alla Thatcher

http://www.bbc.co.uk/history/british/modern/thatcherism_01.shtml

discussione sul “Thatcherismo”, come venne chiamato l’orientamento politico ed economico perseguito dal primo ministro Thatcher e dal Partito Conservatore durante gli anni ’80 (Dennis Kavanagh, Liverpool University and Nottingham University Professor for BBC History Notebooks)

http://www.margaretthatcher.org/essential/

sito della “Margaret Thatcher Foundation” con pubblicazioni, discorsi e carriera politica della “Lady di ferro”.

http://en.wikipedia.org/wiki/The_Road_to_Serfdom

Friedrich Von Hayek (1899-1992) , economista liberale di origini austriache, grande avversario degli interventi statali in economia. La sua opera più conosciuta ed importante è “la strada verso la servitù”.

http://en.wikipedia.org/wiki/John_Maynard_Keynes

John Maynard Keynes, padre delle teorie economiche di intervento nei mercati e della ciclicità dei periodi di crisi.

http://en.wikipedia.org/wiki/Winter_of_Discontent

l’inverno del 1979, in cui la crisi economica e sociale inglese si fece più dura e la protesta esplose verso la classe politica.

http://www.bbc.co.uk/news/uk-politics-22070491

11 anni di governi Thatcher in statistiche

http://www.radioclash.it/testi/recensioni_b/out_onthe_street/1_take_down_uj.htm

La crisi degli anni 70 e la fine del sogno inglese: “Out on the street”, di Mauro Zaccuri.

The Clash 1976-2006, quando la musica sapeva parlare”.

http://en.wikipedia.org/wiki/Bloody_Sunday_(1972)

Domenica 30 gennaio 1972 a Belfast, nella contea nordirlandese del Derry, i soldati del 1st Parachute Regiment inglese aprono il fuoco su una manifestazione cattolica, uccidendo 14 persone inermi. E’ la Bloody Sunday, considerata storicamente l’evento che iniziò la guerra civile nel Nord Irlanda.

http://it.wikipedia.org/wiki/Isole_Falkland

storia delle isole Falkland

http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_delle_Falkland

la Guerra delle isole Falkland, descrizione e riflessioni

http://www.falklandswar.org.uk/

Sito dedicato al conflitto armato fra Gran Bretagna e Argentina del 1982 nelle isole Falkland

http://www.airspacemag.com/military-aviation/falklands.html

Air war in the Falklands, Air & Space Magazine, by Carl Posey, September 2002

http://it.wikipedia.org/wiki/ARA_General_Belgrano_(C-4)

la vicenda dell’affondamento del General Belgrano

http://www.independent.co.uk/news/uk/politics/thatcher-confidential-the-untold-story-of-the-falklands-war-8544805.html

La storia contrastata delle reazioni politiche interne al parlamento e al governo inglesi dopo l’invasione argentina delle Falkland

http://www.telegraph.co.uk/news/politics/margaret-thatcher/9980046/Margaret-Thatcher-and-the-Falklands-War-doubts-and-fears-in-a-far-off-conflict-that-changed-Britain.html

retrospettiva del Telegraph su Margaret Thatcher e i 74 giorni di guerra all’Argentina

http://www.bbc.co.uk/news/uk-politics-10377114

pagina della BBC online dedicata alla vicenda delle Falkland e le decisioni prese dalla Thatcher

http://en.mercopress.com/2013/04/08/falklands-war-a-turning-point-for-margaret-thatcher-s-image-and-political-fortunes

MercoPress, South Atlantic press agency, come la Guerra nelle Falkland ha cambiato la fortuna politica del partito conservatore e salvato la carriera della Thatcher

http://www.guardian.co.uk/politics/2013/apr/09/margaret-thatcher-falklands-gamble

La Thatcher e la scommessa politica sulla vittoria nelle Falkland

 

Bibliografia e riferimenti

Thatcherism and British Politics: The End of Consensus?” by Dennis Kavanagh (Oxford University Press, 1987)

Intelligence” John Keegan, Arnoldo Mondadori Editore, collana Le Scie, 2006

Il conflitto delle Falkland/Malvinas : un’analisi sistemica”, Roberto Sala, Franco Angeli Editore, 1996

1 Comments For This Post

  1. Chiara Says:

    Articolo eccezionale per una donna eccezionale

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