Categoria | Cultura

I Tenenbaum

Pubblicato il 27 febbraio 2017 da redazione

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Take a sad song and make it better.
I Beatles iniziano a cantare ed ecco che si apre un sipario di colori e personaggi che compaiono uno
alla volta come in un teatro di burattini.
Le maschere ci sono anche qui, non meno variopinte e caricaturali, ma le dinamiche descritte sono
proiettate sin dalle prime battute su un piano intimo e personale, di fronte a tante finestre che si
spalancano per raccontarci le vicende dei protagonisti. Gli ingredienti di un buon racconto ci sono
tutti e il linguaggio narrativo è chiaro sin dall’esordio.
Questa storia è da vedere, ascoltare e leggere, ci dice il regista. Una storia che parte da un libro, la
cui copertina è sollevata proprio davanti agli occhi dell’incredulo spettatore, che da principio si
trova davanti ad una pagina battuta a macchina, con un narratore pronto a iniziare la lettura.
Iniziamo anche noi.

 

I-Fratelli-Tenenbaum

Prologo.
Anni Settanta. New York. 111 di Archer Avenue. Royal Tenenbaum, avvocato, vive la sua vita
altoborghese nella sua casa altoborghese, con la sua famiglia altoborghese. Sposato con Etheline,
donna intelligente e taciturna, ha avuto insieme a lei tre figli. Due maschi, Chas e Richie, ed una
femmina, Margot Helen, adottata all’età di due anni. I tre piccoli Tenenbaum sono tutti caratterizzati
da una particolare genialità, seppur in ambiti diversi, al punto da esser considerati, sin da
tenerissima età, bambini prodigio. Etheline, loro madre, ha fatto dell’educazione dei figli il
principale scopo della propria vita, mentre Royal, padre assente e marito infedele, vive la
condizione di capofamiglia con superficialità, rompendo gli equilibri già precari dei bambini e
alimentando le diversità di trattamento tra i fratelli. La vicenda si apre con un Royal Tenenbaum
ancora giovane che riunisce i figli attorno a un tavolo per comunicare loro la sua separazione da
Etheline.
Il tema da cui partire è quello dell’aspettativa. Cosa ci si aspetta dagli altri nella vita? E da se stessi?
C’è un destino che ci muove o bisogna lottare con le unghie e con i denti per conservare i nostri
privilegi? Questa storia ci insegna che tutto quel che crediamo sicuro è meno certo di ciò che non ci
aspettiamo e che cambiare non solo è possibile, ma addirittura necessario.

 

tenenbau

Capitolo successivo.
In un passaggio di scene Wes Anderson ci riporta avanti di vent’anni. I tre giovani Tenenbaum sono
divisi dalle circostanze della vita e, per una ragione o per l’altra, si trovano dispersi per il mondo a
lottare con i propri fantasmi del passato. Chas è padre di due bambini e, dopo la morte della moglie,
vive nella costante paura di vedersi strappare alla vita le cose a cui tiene di più, Margot, che un
tempo era stata drammaturga, è in crisi creativa, vive intrappolata nella noia di un matrimonio senza
amore che neppure i continui tradimenti riescono ad attenuare, mentre Richie, ex campione di
tennis, è in viaggio in mare e si tormenta nel vano tentativo di dimenticare l’amore che prova verso
la propria sorella adottiva.
Sarà qui che un evento inaspettato porterà di nuovo i tre fratelli nella stessa casa in cui erano
cresciuti, costretti, per qualche tempo, a dividere lo stesso tetto con entrambi i loro genitori.
Emerge allora la potenza brillante di una sceneggiatura teatrale – elaborata dallo stesso regista Wes
Anderson e dall’attore e sceneggiatore Owen Wilson – da cui traspare la meravigliosa eterogeneità
che caratterizza le piccole dinamiche sentimentali che legano le persone nei loro rapporti
interpersonali. Si capirà quanto tenace possa rivelarsi la forza di un legame familiare, ma allo stesso
tempo sarà rassicurante scoprire, tra le righe di questa commedia dolceamara e piena di spunti di
riflessione, che tutto è nelle nostre mani e che nessun rapporto, neanche il più forte, va dato per
scontato o lasciato esposto all’incuria del tempo.
Possiamo girare il mondo e fare un milione di capitomboli prima di tornare alla ragione, ma
dopotutto, volendolo davvero, alla fine avremo sempre la possibilità di liberarci dei nostri macigni e
di tornare a fidarci della vita.
Attraverso le fila di una trama semplice, ma ricca di chiaroscuri, spiccano, come perni su cui
concentrare la nostra attenzione, immagini forti e intrise contemporaneamente di vile realismo e
sublime poesia.
La voglia di dire addio al mondo, la paura di rivelare i propri sentimenti, l’ansia del tradimento e la
frustrazione sono compensati dalla tenuità di colori pastello, che ci accompagnano lungo tutta la
vicenda e che si esaltano nella sincerità di sentimenti disarmanti e di piccole leggere dinamiche
affettive in cui ognuno di noi, uscendo dal teatro dei burattini, potrà riconoscersi.
Così sentiremo il vento tra i capelli, mischiato alle note di una canzone d’amore, che fermerà il
tempo per un secondo, facendo accordare il ritmo del mondo a quello dei nostri battiti nel petto, alla
sola vista di una persona che amiamo.
E le speranze fatte volare via, perchè troppo legate ad un passato che non esiste più, potrebbero
stupirci e farsi ritrovare, al tramonto, come un falco addestrato che, liberato, ritorna all’improvviso
sulla via di casa.
Royal Tenembaum, abilmente interpretato da Gene Hackman, rappresenta con la sua personalità
caotica il percorso tortuoso di una vita che può lasciarci stupiti di noi stessi e della nostra capacità di
adattamento alle vicissitudini che ci si presentano. La violenza del rifiuto, la superficialità di un
passato di inganni e bugie possono dunque ridursi ad una piccola pozzanghera di rimpianto,
asciugata dal sole caldo di una corsa scavezzacollo per la strada e da una possessività dolce e folle
che rende un uomo ancora geloso della moglie che ha tradito e abbandonato.
Poesia, ironia, dolore e rimpianto si fondono insieme in questo piccolo teatro familiare, dove i
contorni appuntiti delle parole piene di rancore e degli ostacoli che si creano vivendo
quotidianamente fianco a fianco vengono smussati dalla gentilezza di scene costruite con colori e
pennelli, in cui il rosa, il giallo, il celeste e tutte le sfumature delle emozioni umane sono accarezzati
da una colonna sonora nobile ed evocativa, che accompagna i nostri protagonisti, dando loro voce
quando le parole non servono.

Erodoto nelle sue Storie diceva che per considerare un uomo veramente felice bisogna aspettare di
vedere il modo in cui ha lasciato la vita. Ebbene, I Tenenbaum è un film che celebra la forza delle
seconde occasioni e che ci ricorda che non è mai troppo tardi per darsi la possibilità di dimostrare il
bene e per prendere una canzone triste e renderla migliore.
di Mariaelena Micali

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