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I procedimenti d’infrazione aperti a giugno dalla UE

Pubblicato il 20 giugno 2013 da redazione

bandiere europaCon le procedure d’infrazione aperte questo mese la Commissione europea avvia azioni legali nei confronti di alcuni Stati membri per inadempimento degli obblighi previsti dalla normativa dell’Unione. Le decisioni qui esposte, relative a settori diversi, si propongono di garantire la corretta applicazione del diritto dell’Unione a favore dei cittadini e delle imprese.

La Commissione ha adottato oggi 186 decisioni, compresi 47 pareri motivati e 12 deferimenti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, 4 dei quali comprendono sanzioni pecuniarie. Si riporta qui di seguito una breve esposizione delle decisioni principali. Per ulteriori informazioni sulla procedura di infrazione si rimanda a MEMO/12/12.

 1.          Deferimenti alla Corte di giustizia con richiesta di sanzioni pecuniarie

 ·                   Ambiente: l’Italia nuovamente deferita alla Corte di giustizia in relazione allo smaltimento dei rifiuti in Campania; la Commissione chiede sanzioni pecuniarie

 La Commissione europea ha deciso di deferire nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia europea a causa della gestione non corretta dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, che si protrae ormai da molto tempo. Il diritto dell’Unione europea prevede infatti l’obbligo per gli Stati membri di raccogliere e smaltire i rifiuti in modo da proteggere la salute umana e l’ambiente. Dopo più di tre anni dalla precedente sentenza in materia, la Commissione deferisce nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia. In questo caso la Commissione chiede l’imposizione di una sanzione forfettaria pari a 25 milioni di EUR (21 067 EUR per ciascun giorno trascorso tra le due sentenze della Corte), oltre ad una sanzione giornaliera di 256 819,20 EUR per ogni giorno successivo alla seconda sentenza della Corte e fino al termine dell’infrazione.

 (per ulteriori informazioni: IP/13/575 – J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Trasporti: la Commissione deferisce il Belgio alla Corte di giustizia a motivo delle norme che regolano i sistemi di trasporto intelligenti

 La Commissione europea ha deciso di citare il Belgio davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea a causa del mancato recepimento della direttiva 2010/40/UE relativa ai sistemi di trasporto intelligenti (“STI”). La Commissione chiede l’imposizione di una sanzione giornaliera di 34 540,80 EUR, da versarsi a decorrere dalla data della sentenza favorevole della Corte fino alla notifica, da parte del Belgio, del pieno recepimento delle norme nella propria legislazione nazionale.

La direttiva 2010/40/UE avrebbe dovuto essere recepita da tutti gli Stati membri dell’Unione nelle rispettive legislazioni nazionali entro il 27 febbraio 2012. Le norme in questione stabiliscono un quadro generale per la diffusione di STI (tecnologie dell’informazione e della comunicazione applicate ai trasporti) nel settore del trasporto stradale e nelle interfacce con altri modi di trasporto.

(per ulteriori informazioni: IP/13/561 – H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

Sicurezza marittima: la Commissione deferisce il Belgio alla Corte di giustizia a motivo delle norme che regolano le inchieste sugli incidenti marittimi

La Commissione europea ha deciso di deferire il Belgio alla Corte di giustizia per non aver dato piena attuazione alla Direttiva in materia di inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo. La Commissione chiede l’imposizione di una sanzione giornaliera di 55 265,28 EUR, da versarsi a decorrere dalla data della sentenza favorevole della Corte fino alla notifica, da parte del Belgio, della piena attuazione delle norme nella propria legislazione nazionale. Tali sanzioni pecuniarie sono proposte dalla Commissione in base al trattato di Lisbona e tengono conto sia della durata e della gravità dell’infrazione, sia delle dimensioni dello Stato membro. La decisione definitiva in merito alle sanzioni pecuniarie spetta alla Corte di giustizia. La direttiva prescrive agli Stati membri di istituire un organo inquirente permanente ed imparziale, dotato dei necessari poteri e del personale inquirente adeguatamente qualificato e competente in materia di sinistri ed incidenti marittimi.

(per ulteriori informazioni: IP/13/560 – H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

Efficienza energetica nell’edilizia: la Commissione deferisce il Portogallo alla Corte di giustizia per mancato recepimento della normativa UE in materia

La Commissione europea deferisce il Portogallo alla Corte di giustizia dell’Unione europea per il mancato recepimento della direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia. Secondo tale direttiva gli Stati membri devono stabilire e applicare requisiti minimi di rendimento energetico per tutti gli edifici, assicurare la certificazione del rendimento energetico degli edifici e prescrivere l’ispezione regolare dei sistemi di riscaldamento e di condizionamento. La direttiva inoltre fa obbligo agli Stati membri di garantire che, entro il 2021, tutti i nuovi edifici siano del tipo denominato “a energia quasi zero”. La Commissione chiede l’imposizione di una sanzione giornaliera di 25 273,60 EUR. La misura di tale sanzione viene fissata tenendo conto sia della durata e della gravità dell’infrazione, sia delle dimensioni dello Stato membro. In caso di sentenza affermativa da parte della Corte, la sanzione giornaliera dovrà essere pagata dalla data della sentenza fino all’avvenuto recepimento della normativa UE in questione. L’importo definitivo della sanzione giornaliera sarà deciso dalla Corte.

(per ulteriori informazioni: IP/13/579 – M. Holzner – tel. +32 229 60196 – cellulare +32 498 98 2280)

 

2.          Altri deferimenti

Dogane: la Bulgaria deferita alla Corte di giustizia per inottemperanza all’obbligo di rivedere il regime di agevolazioni fiscali e doganali nel proprio accordo con gli Stati Uniti d’America

La Commissione europea ha deferito oggi la Bulgaria alla Corte di giustizia per inadempimento dell’obbligo di adeguare al diritto dell’Unione l’accordo bilaterale in materia di assistenza tecnica stipulato con gli Stati Uniti d’America.

Con l’adesione all’Unione europea, la Bulgaria ha assunto l’impegno di conformare i propri accordi con paesi terzi al diritto dell’Unione. Tale obbligo riguarda anche l’accordo in materia di assistenza tecnica stipulato con gli Stati Uniti d’America; in base a tale accordo, la Bulgaria rinuncia ai dazi doganali e all’IVA sulle importazioni collegate a progetti di assistenza finanziati dagli Stati Uniti. Tale situazione eccede quanto consentito dalla normativa dell’Unione in materia di dazi doganali e IVA.

La Commissione ha chiesto alla Bulgaria di modificare l’accordo al fine di renderlo compatibile con il diritto dell’Unione europea, oppure di recedere unilateralmente dal medesimo (cfr. IP/12/672). Dato che la Bulgaria non ha provveduto a tale richiesta, la Commissione ha deciso di deferire il caso alla Corte di giustizia europea.

(per ulteriori informazioni: IP/13/573 – E. Traynor – tel. +32 229 21548 – cellulare +32 498 98 3871)

 

Ambiente: la Commissione deferisce la Grecia alla Corte di giustizia per inquinamento provocato da nitrati

La Commissione europea ha deferito la Grecia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la mancata adozione delle misure necessarie a garantire che l’inquinamento delle acque provocato da nitrati sia affrontato in modo efficace. Nonostante la direttiva sui nitrati sia in vigore dal 1991, la Grecia non ha ancora provveduto a identificare una serie di zone vulnerabili all’inquinamento provocato da nitrati, né a adottare provvedimenti atti a combattere efficacemente tale inquinamento in queste zone. La Commissione ha pertanto deciso di deferire la Grecia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: IP/13/576 – J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Mercato interno: la Commissione deferisce l’Ungheria alla Corte di giustizia a motivo delle condizioni restrittive per l’emissione di buoni pasto e di altri compensi in natura

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Ungheria alla Corte di giustizia dell’Unione europea a causa delle norme che regolano l’emissione dei buoni pasto e dei voucher per attività ricreative e per vacanze. La Commissione ritiene infatti che le restrizioni introdotte dalla nuova normativa ungherese siano contrarie ai principi fondamentali che sanciscono la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, principi garantiti dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea (articoli 49 e 56 del TFUE), nonché dalla direttiva sui servizi (Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno).

(per ulteriori informazioni: IP/13/578 – C. Hughes – tel. +32 2 2964450 – cellulare +32 498 964450)

 

La Commissione deferisce i Paesi Bassi alla Corte di giustizia per discriminazione nell’applicazione delle tariffe per studenti

La Commissione europea ha deciso di citare i Paesi Bassi davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea per discriminazione nei confronti di studenti provenienti da altri Stati membri dell’UE, ai quali sono state negate le tariffe agevolate sui trasporti pubblici che vengono riconosciute agli studenti olandesi. Il trattato sull’Unione europea prevede che gli studenti dell’Unione, ovunque decidano di studiare all’interno dell’UE, godono degli stessi diritti riconosciuti agli studenti locali, a meno che il diritto dell’Unione non preveda una deroga espressa al principio di parità di trattamento nel caso di specifici benefici, come ad esempio la concessione di aiuti al mantenimento agli studi.

La Commissione ritiene che i Paesi Bassi, limitando l’applicazione delle tariffe agevolate su treni e autobus agli studenti che sono cittadini olandesi o residenti di lungo periodo nei Paesi Bassi, abbiano violato il principio della parità di trattamento. Tutti gli altri cittadini dell’Unione che studiano nei Paesi Bassi, compresi gli studenti Erasmus, sono pertanto oggetto di discriminazione.

(per ulteriori informazioni: IP/13/574 – D. Abbott – tel. +32 229 59258 – cellulare +32 498 95 9258)

 

OGM: la Commissione deferisce la Polonia alla Corte di giustizia per mancato adempimento dell’obbligo di istituire registri per annotare la localizzazione degli OGM coltivati

La Commissione ha deciso oggi di citare la Polonia davanti alla Corte di giustizia per mancato adempimento della normativa UE sul monitoraggio delle coltivazioni di organismi geneticamente modificati.

La direttiva 2001/18/CE prescrive l’obbligo di notificare alle autorità nazionali competenti la localizzazione delle coltivazioni di OGM e di annotarla in un registro istituito da ciascuno Stato membro e reso noto al pubblico. Tale processo garantisce che il pubblico abbia accesso ad un livello appropriato di informazioni, consente il monitoraggio degli effetti che gli OGM possono produrre sull’ambiente e permette di adottare misure di coesistenza. La Polonia ha finora omesso di recepire tali prescrizioni nel proprio ordinamento giuridico nazionale.

(per ulteriori informazioni: IP/13/571 – F. Vincent – tel. +32 2 2987166 – cellulare +32 498 987166)

 

Mercato interno del gas: la Commissione deferisce la Polonia alla Corte di giustizia a motivo dell’applicazione di prezzi del gas regolamentati alle imprese

La Commissione ha deciso oggi di citare la Polonia davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea per inottemperanza alle norme che disciplinano il mercato interno dell’energia nell’Unione. La direttiva sul gas (2009/73/CE) stabilisce che i prezzi devono essere determinati principalmente dalla relazione tra domanda ed offerta. L’intervento dello Stato per fissare le tariffe del gas applicabili a clienti non domestici non consente l’accesso al mercato del gas a nuovi fornitori e impedisce ai consumatori polacchi di cogliere appieno i vantaggi che il mercato interno può offrire. 

Secondo il diritto dell’Unione, la regolamentazione dei prezzi non può rappresentare il criterio principale per la fissazione delle tariffe, e può applicarsi soltanto in circostanze eccezionali, sempreché siano soddisfatte alcune condizioni rigorose, tra le quali il requisito di proporzionalità.

(per ulteriori informazioni: IP/13/580 – M. Holzner – tel. +32 229 60196 – cellulare +32 498 98 2280)

 

Trasporti: la Commissione deferisce la Spagna alla Corte di giustizia a motivo delle norme che regolano l’assunzione di lavoratori portuali

La Commissione europea ha deciso oggi di deferire la Spagna alla Corte di giustizia dell’Unione europea a motivo delle norme relative all’assunzione di lavoratori portuali in diversi porti spagnoli. Attualmente alle imprese di movimentazione di carichi operanti in tali porti non è permesso ricorrere al mercato per assumere il proprio personale. Al contrario, le norme vigenti obbligano tali imprese a partecipare finanziariamente al capitale di società private che in cambio forniscono loro il personale necessario. Solo quando i lavoratori indicati da tali società private non sono adatti o sufficienti per le mansioni richieste le imprese di movimentazione di carichi possono assumere il loro personale liberalmente sul mercato. La Commissione ritiene che i fornitori di servizi di movimentazione di carichi provenienti da altri Stati membri che desiderino stabilirsi nei porti spagnolo possano essere dissuasi dal farlo a causa di tali pratiche di lavoro restrittive.

(per ulteriori informazioni: IP/13/559 – H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

Sanità animale: la Commissione deferisce la Svezia alla Corte di giustizia per non aver cessato i test della paratubercolosi sui bovini

La Commissione ha deciso oggi di citare la Svezia davanti alla Corte di giustizia europea per non aver dato corretta attuazione alla direttiva 64/432/CEE; la Svezia ha infatti continuato a realizzare i test della paratubercolosi sui bovini importati da altri Stati membri.

Le condizioni armonizzate di sanità animale che regolano gli scambi di bovini, stabilite dalla direttiva 64/432/CEE, non fissano requisiti sanitari per quel che concerne la paratubercolosi. In aggiunta, l’obbligo di realizzare i test della paratubercolosi sui bovini dopo il loro arrivo dissuade gli allevatori svedesi dall’importare bovini da altri Stati membri dell’Unione, che applicano misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative. Tali test non possono pertanto giustificarsi in base all’articolo 36 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che disciplina i divieti e le restrizioni all’importazione.

(per ulteriori informazioni: IP/13/570 – F. Vincent – tel. +32 2 2987166 – cellulare +32 498 987166)

 

3.          Altri casi d’interesse

  La Commissione chiede all’Italia di recuperare i prelievi sulle eccedenze dovuti dai produttori di latte

Oggi la Commissione ha esortato l’Italia all’azione per rimediare le carenze nel recupero dei prelievi sulle eccedenze dovuti dai produttori lattiero-caseari che hanno superato le quote individuali negli anni in cui il paese ha superato le quote latte nazionali.

Le autorità italiane, nonostante le ripetute richieste della Commissione, non hanno ancora adottato i provvedimenti opportuni per recuperare i prelievi dovuti tra il 1995 e il 2009, che si stima corrispondano a un importo complessivo di almeno 1,42 miliardi di EUR e che, per la maggior parte, non sono ancora stati riscossi.La Commissione ha sottolineato la necessità di rimborsare tale importo al bilancio dello Stato, per evitare che le conseguenze ricadano sui contribuenti italiani.

Il mancato recupero di questi prelievi vanifica le azioni intraprese a livello europeo per stabilizzare il mercato dei prodotti lattiero-caseari, oltre a creare distorsioni della concorrenza con altri produttori europei e italiani che hanno rispettato le quote di produzione o pagato i prelievi sulle eccedenze in caso di superamento dei limiti.

(per ulteriori informazioni: IP/13/577 – R. Waite – tel. +32 229 61404 – cellulare +32 498 96 1404)

 

Fiscalità: la Commissione chiede a cinque Stati membri di dare attuazione alle norme fondamentali dell’Unione contro l’evasione fiscale

Oggi la Commissione ha inviato pareri motivati al Belgio, alla Grecia, alla Finlandia, (provincia di Åland), all’Italia e alla Polonia, chiedendo loro di notificare il recepimento nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali della direttiva sulla cooperazione amministrativa.

La direttiva sulla cooperazione amministrativamira ad aumentare la trasparenza, a migliorare lo scambio di informazioni ed a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, strumenti fondamentali per combattere l’evasione fiscale (cfr. IP/12/1376). Gli Stati membri erano giuridicamente obbligati a dare applicazione a tale direttiva a partire dal 1° gennaio 2013. Il Belgio, la Grecia, la Finlandia, l’Italia e la Polonia non hanno ancora notificato alla Commissione l’avvenuto recepimento della direttiva in questione nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali.

(per ulteriori informazioni: IP/13/572 – E. Traynor – tel. +32 229 21548 – cellulare +32 498 98 3871)

 

Trasporto ferroviario: la FRANCIA ed il REGNO UNITO esortati a dare attuazione alle norme concernenti il tunnel sotto il Canale della Manica.

La Commissione europea ha inviato alla Francia ed al Regno Unito una richiesta formale in cui li esorta a rispettare le norme dell’Unione per evitare l’applicazione a passeggeri e carichi di diritti eccessivi di accesso alla linea ferroviaria del tunnel sotto il Canale della Manica. La Commissione ha inoltre chiesto loro di garantire l’esistenza di un organo regolatore completamente indipendente, nonché di porre fine ad un accordo che gestisce in modo restrittivo la capacità disponibile per determinati operatori ferroviari. I diritti elevati per l’accesso alla linea ferroviaria vanno ad aumentare il prezzo del biglietto per i passeggeri e le imprese di trasporto ferroviario di merci denunciano di non poter sostenere i costi necessari a spedire un maggior volume di merci attraverso il tunnel; tali merci viaggiano pertanto sulla rete stradale, provocando maggiore congestione stradale ed inquinamento.

(per ulteriori informazioni: IP/13/557 – H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

Trasporti: la Commissione esorta la Germania a rispettare le norme dell’Unione in tema di separazione dei conti nel settore ferroviario

La Commissione nutre preoccupazioni riguardo alla mancata attuazione da parte della Germania delle norme relative alla separazione dei conti tra i gestori dell’infrastruttura e le imprese ferroviarie, nonché all’applicazione dei diritti per l’accesso alle linee ferroviarie. Questa procedura fa parte di una serie di procedure simili avviate nei confronti di diversi Stati membri in materia di separazione dei conti. Il sistema tedesco rende possibili le sovvenzioni incrociate delle attività di trasporto commerciale mediante fondi statali per le infrastrutture e i servizi pubblici di trasporto dei passeggeri.

(per ulteriori informazioni: IP/13/556 – H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

4.          Altri pareri motivati

Il Belgio, Cipro, la Repubblica ceca, il Portogallo e la Romania sono esortati a conformarsi alla normativa dell’Unione in materia di scorte petrolifere

Oggi la Commissione ha chiesto formalmente al Belgio, a Cipro, alla Repubblica ceca, al Portogallo e alla Romania di prendere i provvedimenti necessari per ottemperare senza riserve agli obblighi loro imposti dalla legislazione dell’Unione in materia di scorte petrolifere. La direttiva 2009/119/CE fa obbligo agli Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio in caso di possibili perturbazioni. Considerate l’importanza del petrolio nel mix energetico dell’Unione, la forte dipendenza dell’Unione dalle importazioni di petrolio greggio e di prodotti petroliferi, nonché l’instabilità geopolitica in molte tra le regioni produttrici, risulta fondamentale garantire ai consumatori l’accesso ai prodotti petroliferi in qualsiasi momento. La Commissione europea ha inviato oggi un parere motivato al Belgio, a Cipro, alla Repubblica ceca, al Portogallo e alla Romania, in quanto tali Stati membri non hanno ancora notificato alla Commissione alcuna misura di recepimento della citata direttiva nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali. Se gli Stati membri non ottempereranno entro due mesi al loro obbligo, la Commissione potrà decidere di deferirli alla Corte di giustizia.

La direttiva avrebbe dovuto essere recepita dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2012. Le procedure d’infrazione sono state avviate nel gennaio 2013 contro 17 Stati membri venuti meno ai loro obblighi di recepimento. È stata inviata una lettera di costituzione in mora al Belgio, alla Bulgaria, a Cipro, alla Repubblica ceca, alla Grecia, alla Spagna, all’Ungheria, alla Lituania, al Lussemburgo, alla Lettonia, a Malta, ai Paesi Bassi, alla Polonia, al Portogallo, alla Romania, alla Slovenia e al Regno Unito. La Commissione sta esaminando la situazione negli altri Stati membri contro i quali ha avviato procedure d’infrazione, e l’azione di oggi potrà essere integrata con altri pareri motivati per i prossimi cicli di infrazione.

Per ulteriori informazioni: http://ec.europa.eu/energy/oil/secure_supply_en.htm

 

(per ulteriori informazioni: M. Holzner – tel. +32 229 60196 – cellulare +32 498 98 2280)

 

Efficienza energetica nell’edilizia: la Commissione chiede a sette Stati membri di adottare provvedimenti nazionali in materia di efficienza energetica negli edifici

Oggi la Commissione ha chiesto formalmente al Belgio, alla Finlandia, alla Francia, alla Lettonia, alla Germania, ai Paesi Bassi ed alla Polonia di prendere provvedimenti per garantire il pieno adempimento dei rispettivi obblighi derivanti dalla normativa UE in materia di efficienza energetica negli edifici (direttiva 2010/31/EU). La Commissione ha inviato un parere motivato ai suddetti Stati membri, chiedendo loro di notificare alla Commissione tutti i provvedimenti adottati per dare attuazione alla direttiva che doveva essere recepita nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali entro il 9 luglio 2012. Tale direttiva prevede che gli Stati membri devono stabilire e applicare requisiti minimi di prestazione energetica agli edifici nuovi ed esistenti, garantire la certificazione della resa energetica degli edifici e prescrivere l’ispezione regolare dei sistemi di riscaldamento e di condizionamento. La direttiva inoltre fa obbligo agli Stati membri di garantire che, dal 2021 in avanti, tutti i nuovi edifici siano del tipo denominato “a energia quasi zero”. Tramite un adeguato recepimento e la conseguente attuazione della direttiva, gli Stati membri dell’UE possono ottenere risparmi energetici significativi, dovuti alla maggiore efficienza dell’energia impiegata, nonché ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Se gli Stati membri non ottempereranno al loro obbligo entro due mesi, la Commissione potrà decidere di deferirli alla Corte di giustizia.

Nel settembre 2012 la Commissione aveva avviato procedure d’infrazione contro 24 Stati membri che non avevano notificato le misure nazionali a recepimento della direttiva nei propri ordinamenti giuridici. Nel frattempo, mentre alcuni Stati membri hanno notificato alla Commissione le rispettive misure nazionali di recepimento, altri non vi hanno provveduto; per questo motivo sono stati inviati pareri motivati all’Italia, alla Grecia, al Portogallo e alla Bulgaria nel gennaio 2013, nonché alla Spagna ed alla Slovenia nell’aprile 2013. La Commissione ha inoltre deciso di deferire il Portogallo alla Corte europea di giustizia per non aver adottato gli atti legislativi necessari a recepire nell’ordinamento giuridico nazionale la direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia (cfr. IP/13/579).

Per ulteriori informazioni:

per ulteriori informazioni: M. Holzner – tel. +32 229 60196 – cellulare +32 498 98 2280)

 

La Commissione chiede al Belgio ed al Portogallo di adottare provvedimenti in materia di gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali

La Commissione europea ha chiesto oggi al Belgio ed al Portogallo di adottare e di trasmettere gli orientamenti necessari per sostenere le autorità competenti responsabili della gestione delle infrastrutture per la sicurezza stradale, conformemente agli obblighi sanciti dal diritto dell’Unione. Tali autorità sono responsabili, tra l’altro, del controllo della sicurezza stradale e delle classificazioni della sicurezza. La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato nell’ambito delle procedure d’infrazione dell’Unione europea. Se il Belgio o il Portogallo non informeranno la Commissione dei provvedimenti adottati per garantire il pieno rispetto della citata direttiva entro due mesi, la Commissione potrà deferire i casi all’esame della Corte di giustizia dell’Unione europea. Il Belgio ed il Portogallo erano tenuti ad adottare orientamenti a livello nazionale entro il 19 dicembre 2011, a norma della direttiva 2008/96/EC sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali, ed a comunicarli alla Commissione entro il 19 marzo 2012. Il Belgio vi ha provveduto solo parzialmente, mentre il Portogallo non vi ha provveduto affatto. La mancata adozione o comunicazione degli orientamenti può impedire alle autorità competenti di applicare correttamente le procedure stabilite dalla direttiva, portando come conseguenza una diminuzione della sicurezza delle infrastrutture stradali, con effetti dannosi per tutti gli utenti della strada.

(per ulteriori informazioni: H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

Farmacovigilanza: la Commissione chiede a quattro Stati membri di conformarsi alla normativa sui medicinali per uso umano

La Commissione ha inviato oggi una richiesta formale alla Repubblica ceca, alla Spagna, alla Polonia ed alla Slovenia, esortando tali Stati membri a garantire piena ottemperanza al disposto della direttiva 2010/84 per quanto concerne il codice comunitario relativo al medicinali per uso umano. La citata direttiva razionalizza e rafforza il sistema di monitoraggio della sicurezza dei medicinali nel mercato europeo, oltre a migliorare la sicurezza per i pazienti e la salute pubblica aumentando l’efficacia della prevenzione, del rilevamento e della valutazione delle reazioni avverse ai medicinali. La direttiva permette inoltre ai pazienti di segnalare le reazioni avverse a medicinali direttamente alle autorità competenti. I quattro Stati membri citati, benché fossero tenuti a recepire la direttiva entro il 21 luglio 2012, non vi hanno ancora provveduto. Gli Stati membri interessati hanno due mesi per informare la Commissione circa i provvedimenti adottati per garantire la piena conformità al diritto dell’Unione. La mancata notifica di provvedimenti appropriati potrà indurre la Commissione a rinviare i casi in oggetto alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: F. Vincent – tel. +32 2 2987166 – cellulare +32 498 987166)

 

Ambiente: la Commissione chiede all’ITALIA e ai PAESI BASSI di recepire la normativa dell’Unione sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici

La Commissione europea ha esortato l’Italia e i Paesi Bassi a recepire la normativa dell’Unione sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali. La direttiva in questione mira a ridurre al minimo l’uso degli animali in esperimenti e impone, laddove sia possibile, il ricorso ad alternative, garantendo nel contempo la massima qualità della ricerca svolta nell’Unione. La direttiva avrebbe dovuto essere recepita dagli Stati membri entro il 10 novembre 2012. Poiché nessuno dei due Stati membri ha rispettato la scadenza, il 31 gennaio 2013 la Commissione ha notificato loro una lettera di costituzione in mora. L’Italia non ha ancora comunicato alla Commissione alcuna modifica della normativa nazionale in materia. I Paesi Bassi sostengono che il campo d’applicazione della direttiva coincida parzialmente con quello della legislazione olandese vigente, ma la Commissione continua a nutrire preoccupazioni riguardo al mancato recepimento di determinate disposizioni nell’ordinamento giuridico olandese. La Commissione ha pertanto deciso di inviare ad entrambi gli Stati membri un parere motivato. Se gli Stati membri non adotteranno i provvedimenti necessari entro due mesi, i loro casi potranno essere deferiti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che può imporre sanzioni pecuniarie.

(per ulteriori informazioni: J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Sanità pubblica: la Commissione chiede a due Stati membri di rispettare le norme di qualità e sicurezza dei trapianti di organi umani

La Commissione ha inviato oggi una richiesta formale al Lussemburgo ed alla Slovenia esortandoli a garantire il pieno rispetto della direttiva 2010/53/UE relativa alle norme di qualità e sicurezza degli organi umani destinati ai trapianti. Tale direttiva prevede che in tutti gli Stati membri vengano designate le autorità competenti per il reperimento degli organi e per le strutture e le attività di trapianto, per i sistemi di tracciabilità, così come per le segnalazioni di reazioni ed eventi avversi gravi. La direttiva stabilisce inoltre le prescrizioni per il trasporto sicuro degli organi e per la caratterizzazione dei singoli donatori e degli organi. I due Stati membri non hanno ancora recepito tale direttiva nelle rispettive legislazioni nazionali, benché fossero tenuti a provvedervi entro il 27 agosto 2012. Gli Stati membri interessati hanno due mesi per informare la Commissione circa i provvedimenti adottati per garantire la piena conformità al diritto dell’Unione. La mancata notifica di provvedimenti appropriati potrà indurre la Commissione a rinviare i casi in oggetto alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: F. Vincent – tel. +32 2 2987166 – cellulare +32 498 987166)

Trasporto ferroviario: La Commissione chiede all’Austria di recepire le norme dell’Unione in materia di sicurezza ferroviaria

La Commissione ha chiesto all’Austria di allineare la propria legislazione nazionale ad una direttiva europea in materia di sicurezza ferroviaria (direttiva 2004/49/CE), in particolare per quanto riguarda la certificazione e l’autorizzazione di sicurezza, il processo decisionale dell’autorità preposta alla sicurezza, l’obbligo di indagine di incidenti gravi e l’obbligo di informare sulle indagini in merito a tali incidenti e di trasmettere le raccomandazioni in materia di sicurezza. Tale normativa avrebbe dovuto essere attuata a decorrere dal 30 aprile 2006. In mancanza di una risposta soddisfacente da parte dell’Austria, la Corte può decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Nel novembre dello scorso anno la Commissione ha avviato una procedura d’infrazione in materia nei confronti dell’Austria, ed ora procede a notificare un parere motivato (che costituisce la seconda fase del procedimento d’infrazione dell’Unione). L’Austria ha due mesi per rispondere alla Commissione.

(per ulteriori informazioni: H. Kearns – tel. +32 229 87638 – cellulare +32 498 98 7638)

 

Libertà di movimento: la Commissione chiede a Cipro di rispettare le norme dell’UE

La Commissione europea ha deciso oggi di notificare un parere motivato a Cipro a causa dell’inadempimento dell’obbligo di recepire ed attuare correttamente la direttiva sulla libertà di movimento (direttiva 2004/38/CE). Tale direttiva stabilisce che gli Stati membri possono prescrivere ai cittadini dell’UE di dichiarare la propria presenza nel territorio nazionale entro un termine ragionevole e non discriminatorio; gli Stati membri possono inoltre sanzionare l’inosservanza di tali prescrizioni tramite “sanzioni proporzionate e non discriminatorie”. Tali condizioni non si danno nel caso della sanzione prescritta dalla legge cipriota, che prevede una multa fino a 1 000 EUR per i cittadini dell’Unione europea che soggiornano a Cipro per più di 21 giorni e che omettono di dichiarare la propria presenza in territorio cipriota entro 35 giorni dal loro arrivo.

Continuano inoltre a prodursi notevoli ritardi nel rilascio di permessi di residenza per i familiari di cittadini dell’UE originari di paesi terzi, ritardi che si protraggono oltre il termine massimo di 6 mesi previsto dalla direttiva.

Infine, i diritti per ottenere una carta di soggiorno permanente dopo 5 anni di soggiorno ammontano a 80 EUR e sono più elevati rispetto ai diritti per il rilascio dei documenti d’identità per i cittadini ciprioti, che ammontano a 20 EUR, allorché la direttiva dispone che i documenti di soggiorno vanno rilasciati ai cittadini dell’Unione ed ai loro familiari “a titolo gratuito o dietro versamento di una somma non eccedente quella richiesta ai cittadini nazionali per il rilascio di documenti analoghi.”

Tramite tale parere motivato, la Commissione chiede a Cipro di adeguarsi alle norme pertinenti dell’UE. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà deferire Cipro alla Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: M. Andreeva – tel. +32 229 91382 – cellulare +32 498 99 1382)

 

Diritto del lavoro: la Commissione chiede alla Danimarca di applicare il principio della parità di trattamento al personale a tempo parziale del settore dell’istruzione comunale

La Commissione europea ha chiesto alla Danimarca di dare piena attuazione alla direttiva dell’UE sul lavoro a tempo parziale nel settore dell’istruzione municipale. In particolare, la Commissione esorta le autorità danesi a garantire la parità delle condizioni di impiego tra il personale permanente e il personale a tempo parziale impiegato per meno di 8 ore alla settimana o per meno di un mese. Diversi contratti collettivi del settore dell’istruzione comunale in Danimarca escludono il suddetto personale a tempo parziale dal godimento di una serie di vantaggi che vengono invece riconosciuti agli impiegati a tempo pieno e ad altre categorie di impiegati a tempo parziale. La direttiva 97/81/CE sul lavoro a tempo parziale prescrive la parità di trattamento tra i lavoratori a tempo parziale e i lavoratori a tempo pieno comparabili. Uno Stato membro può solo eccezionalmente decidere di escludere il personale avventizio da tale protezione. La normativa danese in materia invece ne esclude il personale avventizio anche nei casi in cui la citata eccezione non risulta applicabile. La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato nell’ambito delle procedure d’infrazione dell’UE. La Danimarca dispone quindi di due mesi per informare la Commissione circa i provvedimenti presi per adeguare la propria legislazione alla normativa UE. In caso contrario la Commissione potrà decidere di deferire la Danimarca alla Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: J. Todd – tel. +32 229 94107 – cellulare +32 498 99 4107)

 

Agricoltura: la Commissione chiede alla GRECIA di garantire il libero accesso al mercato ai produttori vinicoli dell’isola di Samos

La Commissione europea ha chiesto ufficialmente alla Grecia di modificare la normativa nazionale che prescrive a tutti i produttori vinicoli dell’isola di Samos di appartenere alla cooperativa vinicola locale e di conferire a quest’ultima tutta la loro produzione di mosto.

Uno dei denuncianti, che ha chiesto il permesso di produrre autonomamente, si è visto respingere la propria domanda sulla base di tale normativa. La Commissione ritiene che un provvedimento che renda obbligatoria l’appartenenza a un’organizzazione produttiva violi il principio del mercato libero, che garantisce a tutti i produttori il libero accesso al mercato, regolato solamente dalle misure che emanano da regole comuni a tutto il settore a livello dell’Unione europea.

La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato, emesso in seguito alla risposta insoddisfacente fornita dalla Grecia ad una lettera di costituzione in mora notificata nel 2011. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: R. Waite – tel. +32 229 61404 – cellulare +32 498 96 1404)

 

Materiale riproduttivo vegetale: La Commissione chiede alla Grecia di modificare le proprie disposizioni che regolano le importazioni di materiale riproduttivo vegetale da altri Stati membri

La Commissione ritiene che la legislazione greca violi l’articolo 34 del TFUE, sulla libera circolazione delle merci, in quanto prescrive che qualsiasi persona che importi materiale riproduttivo vegetale da un altro Stato membro deve essere in possesso di una licenza di commercializzazione. Per il rilascio di tale autorizzazione devono essere soddisfatte alcune condizioni restrittive. Salvo eccezioni di scarso rilievo, tale prescrizione si applica sia agli utenti privati che a quelli commerciali. La Grecia sostiene che tale prescrizione mira a proteggere la salute delle piante impedendo che venga piantato materiale infetto. Le ragioni addotte dalle autorità greche sono state tuttavia ritenute insufficienti poiché non hanno dato risposta alle preoccupazioni essenziali della Commissione, vale a dire segnatamente le condizioni alle quali viene rilasciata la licenza di commercializzazione. Nessuna delle citate condizioni è stata ritenuta essenziale al fine di proteggere la salute delle piante qualora il materiale riproduttivo vegetale venga acquistato per scopi commerciali. Nel caso degli utenti privati, l’obbligo di ottenere una licenza di commercializzazione è ritenuto eccessivo. La Grecia dispone di due mesi per adeguare la propria legislazione al diritto dell’Unione.

(per ulteriori informazioni: F. Vincent – tel. +32 2 2987166 – cellulare +32 498 987166)

 

Fiscalità: la Commissione chiede alla Grecia di porre fine alla tassazione discriminatoria del latte e della carne

La Commissione europea ha chiesto formalmente alla Grecia di modificare la propria legislazione fiscale, in quanto discriminatoria per quanto concerne il latte, i prodotti lattiero-caseari e la carne proveniente da altri Stati membri.

La Grecia attualmente applica una tassa sugli acquisti di latte e di prodotti lattiero-caseari. Questa tassa viene tuttavia applicata in modo diverso ai prodotti nazionali rispetto ai prodotti provenienti da altri Stati membri. Alcuni prodotti nazionali sono esenti da tasse, mentre altri sono tassati in modo minore.

Viene imposta anche una tassa sugli acquisti di carne, sia domestica che importata. Tale imposta viene tuttavia utilizzata per finanziare un organismo pubblico, denominato ELOGAK, che accorda sussidi agli agricoltori greci, finendo quindi per beneficiare solamente i prodotti nazionali.

Tali disposizioni violano le norme dell’Unione che vietano qualunque misura atta a produrre effetti equivalenti ai dazi doganali, creando un’imposizione interna discriminatoria. La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: E. Traynor – tel. +32 229 21548 – cellulare +32 498 98 3871)

 

Ambiente: la Commissione chiede all’UNGHERIA di dare attuazione alla normativa UE in tema di emissioni industriali

La Commissione europea ha esortato l’Ungheria a informare sullo stato dell’attuazione nell’ordinamento giuridico ungherese della normativa UE in tema di emissioni industriali. La nuova direttiva sulle emissioni industriali sostituisce ed aggiorna la normativa precedente con l’obiettivo di prevenire, ridurre ed eliminare per quanto possibile l’inquinamento derivante da attività industriali, e doveva essere recepita nell’ordinamento giuridico nazionale entro il 7 gennaio 2013. In seguito al mancato rispetto della scadenza originale, il 31 gennaio 2013 la Commissione ha notificato all’Ungheria una lettera di costituzione in mora. La Commissione ha inviato ora un parere motivato e, in caso di mancata adozione dei provvedimenti necessari entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Appalti pubblici: la Commissione chiede all’Italia di rispettare la normativa UE

La Commissione europea ha chiesto oggi all’Italia di applicare correttamente la normativa dell’Unione sugli appalti pubblici alla procedura per la costruzione di nuovi edifici per l’amministrazione giudiziaria a Bari, il cui valore stimato ammonta a 350 milioni di euro. L’Italia non ha applicato le norme pertinenti del diritto dell’Unione in materia di appalti pubblici in quanto riteneva si trattasse solamente di un contratto di locazione e non di un appalto di lavori. La Commissione ritiene pertanto che l’Italia sia venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in virtù della direttiva 93/37/EEC che coordina le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori (direttiva applicabile al momento dell’aggiudicazione). Le norme dell’Unione in tema di appalti pubblici sono state formulate per garantire la concorrenza nell’UE, la trasparenza e la parità di trattamento, nonché il miglior rapporto qualità/prezzo. La mancata applicazione di tali norme danneggia l’interesse pubblico, oltre a rendere più difficile per gli operatori economici privati la partecipazione agli appalti pubblici.

La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato basato sulle procedure d’infrazione dell’UE. In caso di mancata notifica, entro due mesi, dei provvedimenti adottati per porre fine a tale violazione del diritto dell’Unione, la Commissione potrà decidere di deferire il caso all’esame della Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: C. Hughes – tel. +32 2 2964450 – cellulare +32 498 964450)

 

Ambiente: la Commissione chiede al PORTOGALLO di migliorare la valutazione dei parchi eolici.

La Commissione europea nutre preoccupazioni riguardo al fatto che in Portogallo l’espansione dei parchi eolici sia permessa senza essere preceduta da un’adeguata valutazione dei relativi effetti. Questo problema incide anche sulla rete Natura 2000 di aree protette e presenta ripercussioni potenziali tali da destare preoccupazioni per l’ambiente e per le specie protette. Per esortare il Portogallo a modificare la propria legislazione in materia, la Commissione ha notificato un parere motivato.

A norma della direttiva sulla valutazione dell’impatto ambientale, i progetti che possono causare ripercussioni significative sull’ambiente devono essere valutati prima di essere ufficialmente autorizzati, e i progetti realizzati all’interno di aree Natura 2000 devono anche essere sottoposti ad una valutazione appropriata e conforme a quanto disposto dalla direttiva sugli habitat. Il Portogallo attualmente si trova in violazione di entrambe le direttive a causa di una nuova legge che esonera i progetti dall’obbligo della valutazione qualora i lavori richiesti siano qualificati come un aggiornamento al di sotto di un determinato limite. La Commissione nutre preoccupazioni al riguardo poiché ritiene che l’autorizzazione all’espansione sistematica di progetti già prossimi al limite condurrà inevitabilmente ad una violazione della normativa concepita per proteggere la salute umana e l’ambiente.

(per ulteriori informazioni: J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Fiscalità: la Commissione europea chiede al Portogallo di porre fine alla tassazione discriminatoria delle imprese non residenti

La Commissione europea ha chiesto al Portogallo di modificare la propria normativa che disciplina la fiscalità delle imprese non residenti di proprietà di cittadini portoghesi residenti.

Le imprese aventi la loro sede legale o di direzione effettiva fuori dal Portogallo sono soggette all’imposta sulle società per il reddito ottenuto in Portogallo. Alla pari di altri contribuenti, tali imprese possono godere di una serie di benefici fiscali. Tali benefici tuttavia non vengono accordati nel caso in cui più del 25% del capitale delle suddette imprese non residenti sia di proprietà di cittadini portoghesi residenti.

La Commissione europea ritiene che l’applicazione di un trattamento fiscale differente alle imprese non residenti, basato sulla residenza dei partecipanti al capitale, rappresenti un ostacolo alla libera circolazione dei capitali. La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: E. Traynor – tel. +32 229 21548 – cellulare +32 498 98 3871)

 

Appalti pubblici: la Commissione chiede alla Romania di rispettare le norme UE

La Commissione europea ha chiesto oggi alla Romania di garantire il pieno rispetto delle direttive europee in materia di appalti pubblici. La Commissione sostiene che la procedura d’appalto per l’esecuzione dei lavori di riabilitazione della strada nazionale che unisce Crasna e Iași è stata condotta in violazione delle direttive 2004/18/CE e 89/665/CEE. La procedura d’appalto è stata gestita dall’ente nazionale rumeno delle strade e delle autostrade, ed è stata condotta in base a una legge nazionale che in seguito è stata considerata incompatibile con le norme europee in materia di appalti pubblici. Di conseguenza, sono mancate dal bando di gara informazioni essenziali e i partecipanti sono stati privati del pieno diritto ad un ricorso efficace.

La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato basato sulle procedure d’infrazione dell’UE. In caso di mancata notifica, entro due mesi, dei provvedimenti adottati per porre fine a tale violazione del diritto dell’Unione, la Commissione potrà decidere di deferire la Romania alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Per ulteriori informazioni: http://ec.europa.eu/internal_market/publicprocurement/infringements/cases/index_en.htm

(per ulteriori informazioni: C. Hughes – tel. +32 2 2964450 – cellulare +32 498 964450)

 

Ambiente: la Commissione chiede alla SLOVENIA di migliorare la gestione dei rifiuti e delle discariche

La Commissione europea ha esortato la Slovenia a migliorare lo smaltimento dei rifiuti presso diverse discariche nella città di Celje. Destano preoccupazione sia una discarica vicina al centro della città, in cui la terra di un sito industriale dismesso fortemente inquinato da metalli pesanti è stata utilizzata come discarica illegale, sia un’altra discarica presso la vicina Bukovžlak. Più in generale, la Commissione ritiene anche che la Slovenia non abbia preso misure sufficienti a garantire che la terra sollevata e i detriti contaminati non rappresentassero una minaccia per la salute umana e per l’ambiente durante la costruzione del centro tecnologico di Celje, avvenuta nel 2006. La Commissione ha inviato ora un parere motivato e, in caso di mancata adozione dei provvedimenti necessari entro due mesi, il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

La Commissione chiede inoltre alla Slovenia di garantire che la legislazione nazionale rispetti le norme UE di valutazione dell’impatto sull’ambiente dei progetti d’infrastruttura. La Slovenia ha adottato un sistema nazionale di istruzione dei progetti che non rispetta in toto gli standard UE; neppure il concetto di “autorizzazione” si conforma alle prescrizioni della direttiva né alla giurisprudenza della Corte di giustizia. La Commissione ha inviato ora un parere motivato e, se la Slovenia non adotta i provvedimenti necessari entro due mesi, il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Libertà di stabilimento e libera circolazione dei servizi: la Commissione chiede alla Slovenia di rispettare le norme UE

La Commissione europea ha chiesto oggi alla Slovenia di rispettare le norme dell’UE sulla libertà di stabilimento e sulla libera prestazione dei servizi (articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea ed articoli 10, 13 e 16 della direttiva sui servizi nel settore dell’istruzione).

In seguito alle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione, la legislazione slovena è stata modificata per permettere ad altri istituti d’istruzione superiori di altri Stati membri di offrire i loro programmi in Slovenia. La normativa vigente in Slovenia prevede tuttavia la necessità di istituire una procedura amministrativa speciale di diritto derivato che permetta a fornitori dell’UE di operare in Slovenia. La normativa di diritto derivato non è stata adottata nonostante l’obbligo giuridico che la prevede. Questo significa in pratica che gli istituti di istruzione superiori appartenenti ad altri Stati membri non possono esercitare il loro diritto di stabilire una succursale o una filiale o di offrire programmi d’istruzione mediante accordi di convalida o di franchising poiché la procedura amministrativa prevista dalla legge non è ancora stata istituita.

Dato l’inadempimento dell’obbligo di stabilire i criteri e le condizioni di tali procedura amministrativa, la Commissione chiede alla Slovenia, mediante un parere motivato, di adottare i provvedimenti necessari per conformarsi pienamente alla normativa dell’Unione in materia. Se le autorità nazionali non risponderanno in maniera soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia.

(per ulteriori informazioni: C. Hughes – tel. +32 2 2964450 – cellulare +32 498 964450)

 

Ambiente: la Commissione chiede alla SPAGNA di rivedere l’impatto del collegamento ferroviario previsto in Andalusia.

La Commissione europea nutre preoccupazioni riguardo all’autorizzazione per la costruzione di un collegamento ferroviario ad alta velocità, che la Spagna ha rilasciato prima di aver valutato adeguatamente l’impatto di tale progetto sull’ambiente, in violazione di quanto prescritto dalla legislazione dell’Unione. Il problema riguarda una parte del progetto di collegamento ferroviario per unire le città di Siviglia ed Almeria, che attraverserà una delle riserve più importanti di uccelli steppici in Andalusia, attualmente designata quale zona di protezione speciale, e che potrà quindi causare un deterioramento significativo del loro habitat.

La Commissione, nel giugno 2011, ha invitato una lettera di costituzione in mora al riguardo; sebbene siano stati realizzati alcuni progressi, la Commissione ritiene che non siano stati adottati i provvedimenti necessari per proteggere adeguatamente tale zona ed ha deciso di inviare un parere motivato. Se la Spagna non adotterà i provvedimenti necessari entro due mesi, il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

(per ulteriori informazioni: J. Hennon – tel. +32 229 53593 – cellulare +32 498 95 3593)

 

Fiscalità: la Commissione chiede alla Spagna di porre fine alla tassazione discriminatoria sugli investimenti di imprese non residenti

La Commissione europea ha chiesto alla Spagna di modificare la propria normativa applicabile alla fiscalità dei dividendi esteri, vale a dire dei dividendi pagati da un’impresa non residente ad un’impresa spagnola, in quanto tale normativa risulta discriminatoria. Il trattamento fiscale riservato ai dividendi esteri è più oneroso rispetto a quello riservato ai dividendi di fonte nazionale (pagati da imprese residenti in Spagna). Per esempio, per godere delle agevolazioni fiscali previste, un’impresa spagnola che vuole investire in un’impresa non residente deve rispettare un maggior numero di requisiti (relativi, ad esempio, al livello del reddito e della partecipazione dei titolari al capitale), rispetto a un’impresa che investe in un’impresa residente. In altri casi, le agevolazioni fiscali previste per i dividendi di fonte nazionale non sono applicabili ai dividendi esteri.

La Commissione ritiene che tale regime sia incompatibile con la libertà di stabilimento e di prestazione di servizi, con la fornitura transfrontaliera di merci e con la libera circolazione di capitali, tutti principi sanciti dai trattati dell’UE.

La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: E. Traynor – tel. +32 229 21548 – cellulare +32 498 98 3871)

 

Fiscalità: la Commissione chiede al Regno Unito di garantire che i consumatori possano ottenere il rimborso dell’IVA dai fabbricanti

La Commissione europea ha chiesto ufficialmente al Regno Unito di modificare la propria legislazione per garantire che i clienti finali possano recuperare l’IVA dai fabbricanti per qualsiasi rimborso di beni a prezzo ridotto acquistati attraverso terzi (ad esempio lo shampoo acquistato in un supermercato).

Secondo la normativa UE in materia di IVA, i consumatori hanno il diritto di recuperare l’IVA anche quando ottengono il rimborso di beni danneggiati, difettosi o che non rispondono alle loro aspettative, oppure quando il cliente restituisce le merci. La normativa vigente nel Regno Unito non permette tuttavia ai fabbricanti di restituire l’IVA pagata dal cliente al momento dell’acquisto.

Il 24 maggio 2012 il Regno Unito ha annunciato di voler procedere ad una modifica della propria normativa in materia per allinearsi alla legislazione dell’Unione, tuttavia non vi ha ancora provveduto. La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato. In mancanza di una risposta soddisfacente entro due mesi, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’UE.

(per ulteriori informazioni: E. Traynor – tel. +32 229 21548 – cellulare +32 498 98 3871)

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