Categoria | Politica-Economia

I minerali insanguinati, che finanziano genocidi e guerre nei paesi sottosviluppati

Pubblicato il 18 giugno 2015 da redazione

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Il 19 Maggio il Parlamento Europeo ha preso posizione sui minerali estratti illegalmente, chiamati anche minerali insanguinati, che finanziano genocidi e guerre nei paesi sottosviluppati.

La posizione sostenuta dai deputati europei è stata quella di imporre a tutte le società che si occupano a qualsiasi livello dell’importazione, della lavorazione e dell’utilizzo di quattro dei minerali principali , oro, tungsteno, tantalio e stagno un controllo preventivo sulla provenienza degli stessi. In particolare si vuole evitare che i proventi dei minerali estratti in zone di guerra vengano utilizzati per acquistare armi e sostenere gruppi armati che abusino poi della popolazione.

Probabilmente influenzata dalle lobby industriali la Commissione Europea aveva proposto un regolamento che valesse solo per le importazioni di materiale grezzo in Europa e soprattutto  che non ponesse vincoli obbligatori alle aziende, ma che fosse solo su base volontaria. In pratica sarebbe bastato trasformare i minerali fuori dall’Europa producendo telefoni cellulari, notebook,  gioielli o componenti per l’industria automobilistica etc. e poi importare il prodotto finito senza alcun obbligo. Secondo uno studio di Global Witness, la proposta della Commissione Europea copre solo lo 0,05% delle imprese europee coinvolte nell’importazione dei minerali.

Alcuni eurodeputati conservatori ritengono che un regolamento troppo restrittivo aumenterebbe l’onere finanziario per le aziende europee, altri ritengono che provocherebbe di fatto un embargo verso i paesi in guerra finendo poi per danneggiare ulteriormente le popolazioni che vivono sull’estrazione del minerale.

Per i sostenitori  la scelta è molto semplice: o l’Unione Europea impone un obbligo generale di verifica o il testo non sarà efficace e si lascerà prosperare il commercio di questi minerali nel sangue.

 

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Il modello di regolamento chiesto dal Parlamento Europeo è  quello a cascata, ogni intermediario nel commercio di questi minerali dovrà verificare da quello precedente la corretta provenienza del materiale e ne sarà responsabile. Attualmente non sono state ancora definite le sanzioni da applicare, ma la Commissione e il Parlamento europei proseguiranno.

Le imprese europee importano quasi il 25% del traffico totale di “minerali di sangue”.  L’Europa è il secondo importatore mondiale di telefoni cellulari, computer portatili e notebook. Di cui, nel 2014, il 70% proveniente dalla Cina. Sempre nel 2014 questa ha importato più di 4.000 tonnellate di stagno, tantalio, tungsteno e oro dalla Colombia, Repubblica  Democratica del Congo (RDG) e dei paesi limitrofi.

L’importanza del mercato europeo consente quindi all’Unione Europea di avere una grande autorevolezza per la lotta contro i minerali di conflitto.

Oro, tungsteno e stagno sono minerali molto conosciuti nei paesi industrializzati. Vengono utilizzati da millenni, come l’oro, o da centinaia di anni dall’industria siderurgica come il tungsteno, mentre lo stagno rappresenta il materiale per saldature leggere oggi più diffuso al mondo. Il tantalio invece è un minerale assolutamente sconosciuto all’opinione pubblica, ma fondamentale per la società odierna.

Banalmente quando  comprate un nuovo telefono cellulare o un notebook, nell’apparecchio che comprate sicuramente c’è molta tecnologia e informatica, ma anche una quantità di metalli inimmaginabile. Oro, stagno, alluminio, silicio, rame, sono solo alcuni di quelli dei metalli utilizzate dalle tecnologie elettroniche, ma quello che vi permette di parlare o facebookare o twittare più a lungo con il mondo globalizzato è sicuramente il tantalio. Questo è utilizzato anche nelle videocamere, nei sistemi ABS, nei navigatori e ovunque sia necessario ottimizzare il consumo della corrente elettrica, nei chip di nuovissima generazione. I condensatori al tantalio consentono un grande risparmio energetico e quindi una maggiore durata della carica delle batterie. Ma anche ove sia necessaria un’altissima resistenza al calore, come nell’industria aerospaziale, per la costruzione delle turbine.

Questo materiale, appartenente alla famiglia degli ossidi, in natura si trova molto raramente puro, generalmente è associato ad altri ossidi. Esistono giacimenti in varie parti del mondo  tra cui Cina, Brasile, Australia, Repubblica Democratica del Congo (RDG) Ruanda e Russia. Attualmente il maggior produttore di tantalio è il Brasile. In questo paese il tantalio è estratto come sottoprodotto della stagno. Mentre l’80% delle riserve mondiali si trova nella RDG,  in una miscela complessa con la columbite, un’altro ossido. Le rocce che lo contengono sono estremamente fragili e tendono a polverizzarsi facilmente. Nel 2012 la percentuale di tantalio estratta nella RDG è stata del 9% dell’intera produzione mondiale. In Africa il nome del materiale grezzo da raffinare è chiamato Coltan dalla contrazione ddi due parole columbite e tantalio.

 

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Questo piccolo paese centro-africano è sempre stato seduto sulla sua rovina sin dai tempi di re Leopoldo II. Il monarca belga dal 1880 al 1908 ne fece la sua colonia personale, un dominio privato gestito senza alcun controllo, neppure quello del governo belga, e che ha costretto le popolazioni locali a lavorare gratuitamente per la raccolta del caucciù. Essendo una colonia personale non veniva utilizzato l’esercito belga, ma reclutati 10.000 sgherri (oggi li chiameremmo”contractor”) tra la peggior feccia occidentale. Le mutilazioni sistematiche di mani, piedi e per le donne i seni e lo stupro furono solo alcuni dei brutali strumenti usati per costringere le popolazioni locali a lavorare, di fatto in schiavitù. Le condizioni disumane di lavoro, le epidemie e la fame provocata dalla distruzione punitiva dei raccolti, provocarono in 23 anni circa 10 milioni di morti su una popolazione stimata nel 1880 di 20-25 milioni di persone. Quando nel 1909 re Leopoldo II fu costretto a cedere il suo possedimento al governo belga le cose non cambiarono di molto ed è grazie all’invenzione della gomma sintetica, dopo il primo conflitto mondiale, e alla produzione sudamericana che questo sfruttamento cessò.

Purtroppo nel frattempo le compagnie di estrazione belghe, attive già con Re Leopoldo II, avevano cominciato a trovare oro, diamanti e metalli rari (tra cui il 50% delle riserve mondiali di cobalto) nel sottosuolo congolese. Oggi il Congo è una repubblica indipendente e il suo governo figura al 154° posto,  in una scala da 1 a 175, dove quest’ultimo valore è il peggiore (l’Italia è “solo” al 69° posto),  nel rapporto annuale sulla corruzione, stilato da Trasparency International (http://www.transparency.org/).

Oggi nel paese ci sono almeno 500 miniere, la maggior parte illegale, i minatori sono stimati dall’ONU in 500.000 individui, con un reddito di 1-2 dollari al giorno e una ricaduta economica su 10 milioni di persone. L’aspettativa di vita è di 50 anni e il 71,3 % della popolazione è sotto la soglia di povertà.

Le grandi riserve naturali di foreste sono intensamente sfruttate, in maniera diretta o indiretta, dalle multinazionali che procedono al disboscamento sistematico delle foreste per ricavarne legname pregiato e aprire nuove miniere di diamanti e di oro, stagno, tantalio (coltan), tungsteno. L’abbondanza di oro e coltan ha fatto esplodere il fenomeno delle miniere illegali, se ne contano ormai più di cinquecento in tutto il paese.

Il tantalio è un elemento metallico con numero atomico 73, è pesantissimo,  peso atomico 180,9: tre volte più pesante del ferro, punto di fusione elevato: 2996 C° è un ottimo conduttore  ed è inattaccabile da quasi tutti gli acidi a temperatura .

 

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Tra i maggiori esportatori di tantalio figurano il Ruanda e l’Uganda pur avendo scarsissime riserve naturali. Il Ruanda è anche uno dei maggiori esportatori di diamanti, pur non avendo una sola miniera. Ciò è dovuto al fatto che questi paesi finanziano e supportano tutti i movimenti di guerriglieri che si proclamano più o meno rivoluzionari, presenti nella RDG. Ben lontani dall’immaginario leggendario legato a Che Guevara, questi occupano principalmente le zone di estrazione del minerale e costringono le popolazioni locali o a lavorare come schiavi o a pagare una sorta di tangente sulle proprie estrazioni. Pagamento che avviene in natura con sacchi di materiale estratto.

I famosi guerrieri bambini che tanto ci impressionano in fotografia vengono strappati alle loro famiglie in Ruanda, Uganda o nella stessa DRC (Democratic Republic of Congo). Gli viene dato in mano un kalashnikov e se dimostrano di essere dei duri, di solito giustiziando qualche riottoso, diventano guerriglieri altrimenti finiranno la loro vita come schiavi minatori.

Questo perché le miniere non controllate dai guerriglieri sono sotto la protezione dell’esercito nazionale che pretende anch’esso la sua parte di “torta” dai minatori.

Il coltan viene estratto con pale e picconi negli alvei, nei  depositi alluvionali e nelle rocce fragili anche su rapide colline che spesso tendono a sbriciolarsi e questo provoca spesso delle frane. La ghiaia ricavata viene setacciata attraverso maglie di 5 mm sino a estrarre il metallo più pesante. Il materiale raccolto in sacchi di 20 kg viene quindi trasportato a spalla da bambini e ragazzi sino al centro di scambio più vicino. A volte a più di due giorni di cammino nella foresta. La percentuale di morte tra i minatori è altissima a causa di frane, asfissia, lavoro forzato e violenze dei guerriglieri. Ciliegina sulla torta, il tantalio e anche radioattivo, seppur in misura leggera, con conseguenze più che prevedibili sulla salute dei  minatori.

Nel 2003 le tredici principali compagnie commerciali mondiali che trattavano il coltan erano così suddivise: tre belghe, tre inglesi, tre giapponesi, una tedesca, una cinese, una svizzera,  una americana.

Il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (PNUE) di  Nairobi, ha stimato in 1,3 miliardi di dollari all’anno il giro di affari dei gruppi criminali internazionali militarizzati implicati nel traffico di minerali, oro, legname, carbone e avorio e che finanziano dai 25 ai 49 gruppi armati sia congolesi che stranieri. Questa rete criminale opera dai paesi confinanti come Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania.

Queste bande sono attive soprattutto nella Provincia Orientale, nel Nord Kivu, nel Sud Kivu e nel Katanga, quelle a maggior estrazione mineraria, con circa 8000 combattenti.

Gli USA per primi si sono dotati di una legislazione, legge Dodd-Frank, che obbliga le società a determinare se stagno, tungsteno, tantalio e oro utilizzati nei loro prodotti provenga da zone in cui siano presenti conflitti insanguinati. A un anno dall’entrata in vigore della legge, nel loro rapporto annuale congiunto, Amnesty International  e l’ONG Global Witness, che monitorizza il saccheggio delle risorse minerarie, hanno segnalato che l’80% delle società quotate in borsa negli Stati Uniti ,che usano questi materiali, non controllano la provenienza delle loro materie prime.

L’ONU è presente nella RDC dal 1999, con la missione Monusco che conta circa 20.000 uomini per un costo di 1,38 miliardi di dollari l’anno. Questa missione assorbe quasi  un quarto del budget delle Nazioni Unite per le operazione di interposizione (peacekeeping). Il più grande finanziatore della missione sono gli Stati Uniti d’America, che nel 2011 hanno anche firmato un accordo bilaterale con la RDC di 1,8 bilioni di dollari che cancella il debito congolese verso gli USA. In questo modo gli USA si sono assicurati un valido partner per le loro importazioni di coltan, che attualmente ammontano a 272,8 milioni di dollari all’anno, e di altri metalli.  Il progetto di disimpegno prevede la fine della missione a metà del 2017, ma ben pochi continuano a crederci.

L’afflusso massiccio di minatori nelle zone di estrazione del coltan ha devastato interi territori, per procurarsi cibo e legname. La zona principale di estrazione del coltan comprende anche il Parco Nazionale Kahuzi Biega. I vasti disboscamenti, per far posto alle miniere e per fornire legna, hanno distrutto l’habitat naturale decimando gli animali selvatici. Hanno inoltre causato l’insabbiamento dei fiumi con riduzione della portata idrica. Ma i minatori hanno anche  bisogno di procurarsi del cibo e per fare ciò uccidono la selvaggina che hanno a disposizione. Si calcola che nell’ultimo decennio siano stati uccisi 8000 elefanti e 3700 gorilla. La carne di quest’ultimi è particolarmente apprezzata dalle popolazioni di origine ugandese. Non sia hanno dati sulle uccisioni di altri tipi di animali meno conosciuti.

Inoltre, essendo miniere “abusive” tutte le operazioni vengono svolte in modo artigianale, e così dopo le operazioni di filtraggio nei fiumi, i materiali residui vengono abbandonati direttamente sulla sponda ed essendo molto inquinanti, se non radioattivi, possono inquinare anche l’acqua.

di Marco Pavesi

 

Linkografia

Fonti:

https://www.globalwitness.org

http://ipisresearch.be/

http://monusco.unmissions.org

http://www.unep.org/

http://www.raisehopeforcongo.org

http://tanb.org/coltan

http://www.betterworldcampaign.org/

 

Giornali:

http://www.lephareonline.net/

http://groupelavenir.org

http://www.congojet.com

 

Video (in spagnolo):

https://www.youtube.com/watch?v=ofZQ4ZRy-1I

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