Categoria | Politica-Economia

Cresce l’umanità e cresce l’aspettativa di vita.

Pubblicato il 10 luglio 2015 da redazione

Folla

Il Rapporto delle Nazioni Unite sulla crescita del mondo.

Secondo una stima dell’Onu del 2013, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere 9,6 miliardi di individui entro il 2050, con una crescita maggiore nelle regioni dell’Africa.

L’India dovrebbe diventare il più grande paese del mondo, superando la Cina intorno al 2028, mentre la Nigeria potrebbe superare gli Stati Uniti entro il 2050.

Nel 2013 la popolazione mondiale era di 7,2 miliardi di individui e si prevede un aumento di quasi un miliardo di persone, fino a 8,1 miliardi di individui, entro il 2025, per arrivare a 9,6 miliardi nel 2050, questo è il nuovo rapporto delle Nazioni Unite (World Population Prospects).

La maggior parte della crescita della popolazione avverrà nelle regioni in via di sviluppo, che sono destinate a crescere da 5,9 miliardi nel 2013 a 8,2 miliardi nel 2050. Nello stesso periodo, le popolazioni delle regioni sviluppate rimarranno sostanzialmente invariate a circa 1,3 miliardi di persone. La crescita dovrebbe essere più rapida nei 49 paesi meno sviluppati, che sono destinati a raddoppiare (da circa 900 milioni di abitanti nel 2013 a 1miliardo e 800 milioni nel 2050).

A livello di paese, gran parte dell’aumento complessivo previsto per il 2050 avverrà nei paesi ad alta fertilità, principalmente in Africa, così come nei paesi a maggior densità di popolazione come India, Indonesia, Pakistan, Filippine e Stati Uniti.

Anche se in generale la crescita demografica del mondo è rallentata alcuni paesi in via di sviluppo, specialmente l’Africa, sono ancora in rapida crescita.

 

folla bambini

 

Fertilità superiore al previsto

Rispetto alla precedente valutazione delle Nazioni Unite, sulle tendenze demografiche mondiali, la crescita totale prevista è superiore alle aspettative, in particolare dopo il 2075. Uno dei motivi è da ricercare nella fertilità corrente, che in certi paesi ha visto un rialzo per la disponibilità di informazioni. In 15 paesi ad alta fertilità dell’Africa sub-sahariana, la media stimata di figli per ogni donna è cresciuta di oltre il 5%.

In alcuni casi, secondo John Wilmoth, direttore del Dipartimento di Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite per la Distribuzione delle Popolazioni, il livello effettivo di fertilità degli ultimi anni sembra essere aumentato; in altri casi, la stima precedente era troppo bassa.

Inoltre, lievi modifiche al trend di fertilità previsti per alcuni paesi popolosi hanno determinato proiezioni più elevate sulle future dimensioni della popolazione, a cui si è aggiunto un rapido aumento della speranza di vita alla nascita in diversi paesi: vita più lunga, come più alta fertilità, genera grandi popolazioni. Anche i progressi nella metodica hanno  contribuito a modificare i trend di crescita delle popolazioni.

 

Miliardo più, miliardo meno

La maggior parte dei risultati presentati sono basati sull’andamento della “variante media” delle Nazioni Unite, che riduce notevolmente, nei prossimi anni, i livelli di fertilità dei paesi a fertilità intermedia e alta. Per questi paesi, si presume che il futuro andamento di declino della fertilità sarà simile a quello osservato per altri paesi, durante la seconda metà del 20° secolo, soprattutto in Asia e America Latina.

“Il ritmo attuale del declino della fertilità in molti paesi africani potrebbe essere più veloce o più lento di quanto suggerito da questa esperienza storica”, ha detto Wilmoth: “Piccole differenze nell’andamento della fertilità dei prossimi decenni potrebbero comportare importanti conseguenze a lungo termine nella struttura e distribuzione delle popolazioni”.

La proiezione “variante alta”, per esempio, che cresce (in media) di un ulteriore “mezzo figlio” per donna, rispetto alla variante media, implica per il 2050 una popolazione mondiale di 10,9 miliardi. La “variante bassa”, dove le donne, in media, hanno “metà bambino” in meno di quelle prese in esame dalla variante media, per il 2050 ipotizza una popolazione di 8,3 miliardi. Così, una differenza costante di solo metà bambino, sopra o sotto la variante media, comporterebbe nel 2050 una popolazione globale di circa 1,3 miliardi in più o in meno rispetto alla previsione ipotizzata con la variante media.

 

Sempre più paesi di grandi dimensioni

Le nuove proiezioni tracciano solo alcuni dei risultati di rilievo a livello nazionale. Per esempio, intorno al 2028, l’India dovrebbe superare la Cina, quando i due paesi avranno una popolazione ciascuno di circa 1,45 miliardi. In seguito, la popolazione indiana continuerà a crescere per diversi decenni fino ad arrivare a circa 1,6 miliardi, per poi diminuire lentamente a 1,5 miliardi nel 2100.

La popolazione cinese, d’altra parte, dovrebbe iniziare a diminuire dopo il 2030, scendendo forse 1,1 miliardi nel 2100.

La popolazione della Nigeria dovrebbe invece superare quella degli Stati Uniti nella prima metà del secolo, ed entro la fine potrebbe iniziare a competere con la Cina come il secondo paese più popoloso al mondo. Entro il 2100 ci potrebbero essere, inoltre, molti altri paesi con una popolazione superiore a 200 milioni: Indonesia, Repubblica Unita di Tanzania, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Uganda e Niger.

 

Grandi variazioni nei livelli di fertilità

Sulla base delle informazioni contenute nel rapporto, i paesi del mondo possono essere classificati in tre gruppi a seconda del loro attuale livello di fertilità. Negli ultimi decenni molti paesi hanno ridotto la dimensione media della famiglia.

Si stima che il 48% della popolazione mondiale vive in paesi “a basso fertilità”, in cui le donne hanno in media meno di 2,1 figli. Tra i Paesi a bassa fertilità c’è tutta l’Europa, tranne l’Islanda, 19 paesi dell’Asia, 17 nelle Americhe, 2 in Africa e 1 in Oceania. I maggiori Paesi a bassa fertilità sono Cina, Stati Uniti, Brasile, Russia, Giappone e Vietnam.

Un altro 43% dell’umanità vive in Paesi a “fertilità intermedia”, dove le donne hanno in media fra 2,1 e 5 bambini. Paesi a fertilità intermedia sono India, Indonesia, Pakistan, Bangladesh, Messico e Filippine.

Il restante 9% del mondo vive in paesi “ad alta fertilità”, in cui la donna media ha 5 o più figli. Tra i 31 Paesi ad alta fertilità, 29 si trovano in Africa e 2 sono in Asia (Afghanistan e Timor Est).

 

Folla Congo

 

Africa in rapida crescita

Entro il 2050, più della metà della crescita mondiale della popolazione avverrà in Africa. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, che utilizzano la variante media, la popolazione africana entro la metà del secolo potrebbe più che raddoppiare, passando da 1,1 miliardi di oggi a 2,4 miliardi nel 2050 e raggiungendo, potenzialmente, 4,2 miliardi entro il 2100.

Questo rapido aumento della popolazione africana avverrà in ogni caso, anche se in futuro è prevista una sostanziale riduzione dei livelli di fertilità. Le proiezioni, che prendono come riferimento la variante media, presuppongono che la fertilità scenderà da 4,9 figli per donna, nel 2005-2010, a 3,1 nel 2045-2050, fino a 2.1 da 2095-2100. Il divario nelle nuove proiezioni per l’Africa, in cui si contrappongono la variante alte e quella bassa, corrisponde appunto a metà bambino, in più o in meno, per ogni donna, rispetto alla variante media che è pari a circa 600 milioni di persone entro il 2050 (2,7 contro 2,1 miliardi) e potenzialmente 3,2 miliardi persone entro il 2100 (6,0 contro 2,8 miliardi).

Indipendentemente dall’incertezza che aleggia sul futuro della popolazione africana, quella regione avrà un ruolo centrale nel plasmare la dimensione e la distribuzione della popolazione mondiale nel corso di questo secolo.

 

Europa in contrazione

Oltre l’Africa, la popolazione del resto del mondo è destinata a crescere poco più del 10% tra il 2013 e il 2100, mentre quella europea dovrebbe ridursi del 14%. Il tasso di fertilità in quasi tutti i paesi europei è ora al di sotto del livello richiesto, nel lungo periodo, perché sia possibile la sostituzione completa della popolazione (su una media circa 2,1 figli per donna). Il tasso di fertilità europeo, invece, nel suo insieme prevede un aumento da 1,5 figli per donna nel 2005-2010, a 1,8 nel 2045-2050 e di 1,9 per 2095-2100. Nonostante questo aumento, nei paesi a bassa-fertilità il tasso di crescita dovrebbe rimanere al di sotto di quello di sostituzione, a cui consegue una probabile contrazione della dimensione totale della popolazione.

 

anziani

 

Vita più lunga in tutto il mondo

Secondo il rapporto World Population Prospects, nei prossimi anni l’aspettativa di vita dovrebbe aumentare sia nei paesi sviluppati e sia in quelli in via di sviluppo. Il 20 ° secolo ha visto il più rapido declino del tasso di mortalità di tutta la storia umana. Per il mondo nel suo insieme, la speranza di vita alla nascita è passato da 47 anni nel 1950-1955 a 69 anni 2005-2010.

Nel corso dei prossimi 40 anni, l’aspettativa di vita alla nascita è destinata a proseguire su un percorso simile. A livello globale, si prevede di raggiungere 76 anni nel 2045-2050 e 82 anni in 2095-2100. Entro la fine del secolo, le persone nei paesi sviluppati potrebbero vivere in media circa 89 anni, rispetto ai circa 81 anni delle regioni in via di sviluppo.

L’aspettativa di vita dovrebbe aumentare nei paesi meno sviluppati del mondo (PMA), che comprendono molti paesi altamente affetti da HIV/AIDS. La speranza di vita alla nascita nei PMS è stata stimata in 58 anni nel 2005-2010, ma si prevede cresca a circa 70 anni nel 2045-2050, e 78 anni da 2095-2100.

 

La bassa fecondità spinge la popolazione a invecchiare

Come diminuisce la fertilità e l’aspettativa di vita aumenta, la percentuale della popolazione al di sopra di una certa età si alza. Questo fenomeno, noto come invecchiamento della popolazione, si verifica in tutto il mondo.

In generale, le regioni più sviluppate sono stati leader di questo processo, e la loro esperienza fornisce un punto di confronto per l’invecchiamento futuro delle popolazioni delle regioni meno sviluppate. Nel 1950, il numero di bambini (persone sotto i 15 anni) del “mondo più sviluppato” è stato più del doppio del numero di persone anziane (dai 60 anni in sù). I bambini rappresentano in quest’ultimo caso il 27% del totale della popolazione, mentre le persone anziane solo il 12%. Fino al 2013, la percentuale delle persone anziane delle regioni più sviluppate aveva superato quella dei bambini (23% contro 16%), e nel 2050, la percentuale di persone anziane sarà circa il doppio di quella dei bambini (32% contro 16%).

L’invecchiamento della popolazione è meno avanzato nelle regioni in via di sviluppo, in particolare nei paesi in cui la fertilità rimane relativamente elevata. In queste regioni, la percentuale di bambini è sceso da 38% nel 1950 al 28% nel 2013, mentre la percentuale di persone anziane è aumentata dal 6 al 9%. Tuttavia, per regioni meno sviluppate si prospetta un periodo di maggior invecchiamento della popolazione. Entro il 2050, la loro percentuale di persone anziane raggiungerà il 19%, mentre quella dei bambini scenderà al 22%.

Per la Cina e altre aree, in particolare in Asia orientale, dove la fertilità è al di sotto del livello di sostituzione da diversi anni, la relazione delle Nazioni Unite sottolinea che l’invecchiamento della popolazione è più avanzato e procede più rapidamente che in altre parti del mondo sviluppato.

I dati della relazione si basano sull’analisi complessiva di dati demografici pervenuti da tutto il mondo a aprtire dal 2010, in occasione dei censimenti delle popolazioni. Queste informazioni sono state compilate accuratamente e sistematicamente analizzate nel corso degli ultimi due anni dai demografi che lavorano all’interno del Dipartimento di Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite per la Distribuzione delle Popolazioni.

 

 Le grandi Megalopoli ospitano una piccola parte del Mondo

Tokio

Tokio.

L’agenda di sviluppo post-2015 dovrà affrontare sfide vecchie e nuove per il benessere di milioni di abitanti delle città di tutto il mondo. Le città e le aree urbane sono al centro dei processi economici, sociali e ambientali che incidono sulla sostenibilità.

Il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile richiederà pertanto una pianificata urbanizzazione, tenendo conto della crescita delle città di ogni dimensione. I modelli di dimensione della città e di crescita variano notevolmente nello spazio e nel tempo, come dimostrano le nuove stime delle Nazioni Unite, così come le proiezioni delle città e delle aree urbane.

 

Pur aumentando di numero, le grandi megalopoli del mondo ospitano una piccola parte della popolazione urbana.

Le megalopoli del mondo_1

Le megalopoli del mondo_2

Le megalopoli del mondo_3

 

Nel 1990, ci sono state dieci megalopoli con più di 10 milioni di abitanti, che hanno ospitato 153 milioni di persone. Oggi, il numero delle megalopoli in tutto il mondo è più che raddoppiato. Nel 2014, 28 megalopoli ospitavano 453 milioni di persone, circa il 12% degli abitanti urbani di tutto il mondo. Di queste 28 megalopoli,    16 si trovano in Asia, 4 in America Latina, 3 in Africa ed Europa e 2 in Nord America.

Tokyo, con i suoi 38 milioni di abitanti, rimane l’agglomerato urbano più popoloso del Mondo, superiore a Delhi con 25 milioni di unità e Shangai con 23 milioni, Città del Messico, Mubay e San Paolo, ciascuna con 21 milioni di individui. Osaka ha poco più di 20 milioni di abitanti, seguita da Pechino con poco meno di 20 milioni di persone. New York e il Cairo completano la lista delle dieci aree urbane più popolate con circa 18,5 milioni di abitanti ciascuna.

Entro il 2030, tredici nuovi megalopoli emergeranno nelle regioni sottosviluppate. Anche se la popolazione di Tokyo dovrebbe diminuire, nel 2030 essa dovrebbe rimanere la città più grande del mondo scendendo a 37 milioni di abitanti, seguita da vicino da Delhi, che salirà a 36 milioni di individui sempre nello stesso periodo. Le nuove megalopoli cresceranno nelle regioni meno sviluppate, tra queste le città di Bangkok, Bogotà, Lima e Luanda, più altre 7 megalopoli in Asia e 2 in Africa.

 

Le piccole città che ospitano gran parte della popolazione urbana sono in rapida crescita.

In generale, quasi la metà dei 3,9 miliardi di abitanti delle città di tutto il mondo risiede in insediamenti relativamente piccoli, con meno di 500.000 abitanti. Nel 2014, circa 505 milioni di persone delle regioni più sviluppate vivevano in insediamenti urbani con meno di 500.000 abitanti, mentre nelle regioni meno sviluppate lo hanno fatto un 1,4 miliardi di persone. Nei paesi meno sviluppati, più della metà della popolazione (56%) ha vissuto in queste relativamente piccole aree urbane.

Le piccole città con meno di 300.000 abitanti, anche se in calo, sono state quelle preferite e hanno rappresentato i luoghi di maggior concentrazione della polazione urbana già a partire dal 1990. Nel frattempo, sono entrate in quota anche le città con più di 1 milione di abitanti.

Molte piccole città ora stanno crescendo rapidamente. Si calcola che tra i 679 insediamenti urbani con 300.000-500.000 abitanti nel 2014, 271 siano cresciuti a un tasso medio annuo del 3% in più nel periodo 1990-2014.

 

Molte altre città crescono, invece,  sempre più lentamente o si contraggono.

La maggior parte delle città con tassi di crescita bassi nel 1990-2014 si trovano in Europa, Nord America e Asia Orientale. Il numero di città con tassi di crescita annuali inferiori all’1%  è raddoppiato investendo da 129 città iniziali, nel 1970-1990, a 264 città nel 1990-2014. Solo 3 città in Africa avevano tassi di crescita così bassi.

Anche se il numero di città che si stima si siano contratte sia relativamente piccolo, negli ultimi decenni è comunque salito. Durante 1970-1990, in 60 città il trend di crescita è stato negativo, la maggior parte di queste erano nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti d’America. Durante 1990-2014, il numero di città con una popolazione in declino è salito a 98, molte di queste sono situate nella Federazione Russa, Ucraina e in altri paesi europei. Le città in contrazione includono diverse capitali, come Bratislava, Budapest, Riga, Sarajevo, Tallinn, Tbilisi e Erevan. Nel 2014-2030, il numero di città con popolazioni in decrescita dovrebbe scendere a 45, e si trovano per lo più nei paesi a bassa-fertilità o in popolazioni a nascite zero.

 

L’aspettativa di vita cresce in tutto il mondo

Ultracentenari

I morti di vecchiaia rappresentato quasi la metà di tutti i decessi a livello mondiale nel periodo 2005-2010, segnando una pietra miliare dello sviluppo socio-economico del mondo.

Ognuno aspira a morire ultracentenario, ma fino a poco tempo fa, meno della metà di tutte le persone nate nel mondo sopravviveva al suo 65° compleanno. Tuttavia, gli studi più recenti sull’andamento delle popolazioni nel mondo rivelano che il mondo ha raggiunto un importante traguardo: grazie al miglioramento nella aspettativa di vita degli ultimi 50 anni, la percentuale di decessi che si verificano per vecchiaia, definito come il numero di morti a 65 anni e oltre, su un totale di 100 morti a tutte le età, è aumentata di 28 punti percentuali: dal 22% nel 1950-1955 al 50% nel 2005-2010 in tutto il mondo.

Il più grande aumento percentuale di morti di vecchiaia si è verificato nelle regioni meno sviluppate, e il più piccolo in quelle più sviluppate, rispettivamente di circa 30 e 10 punti percentuali.

 

Nuove aspettative di vita_1 Nuove aspettative di vita_2 Nuove aspettative di vita_3 Nuove aspettative di vita_4

 

In tutto il mondo l’aumento della percentuale di morti di vecchiaia è dovuta principalmente alla riduzione delle morti dei bambini in giovane età.

Dividendo le età in infantile (0-4 anni), età media (5-64), e vecchiaia (65 anni), si nota come la percentuale di decessi in età media cambi solo di 2 punti percentuali: dal 38% nel 1950-1955 al 36% nel periodo 2005-2010. In altre parole, l’aumento di un punto percentuale è stato attribuito al diminuito numero bambini morti in giovane età. La principale causa di morte dei bambini di giovane età è dovuta a malattie trasmissibili; la riduzione della mortalità infantile è al quarto posto nell’agenda degli Obiettivi di Sviluppo del II Millennio delle Nazioni Unite.

Per i paesi meno sviluppati (LDC), la percentuale di morti in età media è notevolmente aumentato, passando dal 34% nel 1950-1955 al 40% nel 2005-2010, per lo più a causa di HIV/AIDS.

Per le regioni più sviluppate (MDR), la percentuale di morti in età media è diminuita, passando dal 34% nel 1950-1955 al 25% nel 2005-2010, soprattutto grazie a una forte riduzione delle malattie non trasmissibili e a una ridotta percentuale di mortalità infantile scesa al di sotto dell’1% nel 2005-2010.

di Adriana Paolini

 

Linkografia:

World Population Prospects: www.unpopulation.org

Rapporto_Come cresce il mondo_1

Rapporto_Come cresce il mondo_2_2014 Urban Agglomerations Wallchart

Rapporto_Come cresce il mondo_3_2014 Urban-Rural Areas Wallchart

Lascia un commento

Advertise Here

Foto da Flickr

Guarda tutte le foto

Advertise Here

LINK