Categoria | Green

Aspettando Green Utopia

Pubblicato il 11 marzo 2014 da redazione

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E’ possibile immaginare una città dove l’elemento vegetale è parte strutturale dell’edificio ? Dove esiste un cantiere mangiato dalla terra, in cui persone da ogni parte del mondo scambiano idee e tecniche ? Dove c’è un forno comune che sforna pizze e focacce tutto il giorno, con la farina portata dai visitatori della città ?

Il sei marzo alle 18.00, presso la Libreria Skira Triennale di Milano, si è svolto l’incontro “Aspettando Green Utopia”, secondo appuntamento di una rassegna di eventi organizzati da Wolters Kluwer, che preannuncia l’omonima manifestazione che si terrà dall’8 al 13 Aprile, negli spazi della Fabbrica del Vapore, in via Procaccini 4 a Milano, una piccola città di quattromila metri quadri di pura architettura vegetale.

Si tratta di uno degli eventi di Sharing design, manifestazione a cura di Milano Makers, dove si potranno toccare con mano le proposte più innovative dell’abitare e del vivere green.

L’iniziativa, patrocinata fra gli altri dalle Accademie di Belle Arti di Verona, Bologna, dal Comune di Milano, dalla Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma, da Promoverde e dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) ha come focus l’uso dell’elemento vegetale quale materiale primario di costruzione, affinché il “verde” concorra a realizzare l’ambiente ideale di vita quotidiana dell’uomo.

Tecniche e materiali si ispirano, a volte, a saperi e tradizioni antichi, ma anche ai nuovi materiali ecologici e sostenibili come terra cruda o bambù, da sempre ampiamente impiegato in Asia per la sua resistenza e stabilità, o la canna palustre (arundo donax), la paglia e il salice di casa nostra.

Vegetal City - Luc Schuiten.

Vegetal City – Luc Schuiten.

L’idea è quella di integrare l’urbano e l’extraurbano in un “abbraccio green”, progettando oggetti che contengano piante, orti terapeutici e coltivazioni domestiche.

Il coordinatore e l’ideatore degli eventi di Greenutopia sono a cura di Maurizio Corrado direttore di Nemeton Magazine, che insieme a Wolters Kluwer modulerà gli incontri. Molti gli architetti che partecipano al progetto, fra gli altri: Mauricio Cardenas, Andrea Facchi, Eliana Baglioni, Giusi Ferone, Monica Botta, Studio Limes, Francesco Poli, Alberto Rabitti, Beppe Facente, Roberto Maci, Riccardo Rigolli, Luca Rogora.

Tutti questi esperti, ognuno con temi diversi, e una propria ricchezza su cosa sia “sharing” e su cosa sia “green”, convergeranno i loro sforzi in questa piccola città utopica, e insieme ad altri soggetti dell’architettura più d’avanguardia, proveranno a rispondere alle esigenze sempre più pressanti di sostenibilità ambientale ed economica.

Giusi Ferone, architetto, porta la sua esperienza di design da Verde Profilo, elementi di arredo che integrano la pianta viva nella struttura, dove il limite tra oggetto e natura è sempre più indistinguibile.

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L’elemento vegetale collabora all’elemento tecnico, come lo chiama Mauricio Cardenas, architetto, “l’acciaio vegetale unito all’acciaio minerale”, che a tal proposito ci mostra oltre ai suoi progetti un manuale sulla costruzione con il bambù, illustrando come sceglierlo, gli aspetti meccanici e fisici, “Il bambù come materiale da costruzione” edito da Wolters Kluwer, laddove le schede tecniche non esistono. Indaga le potenzialità del materiale, legate alla leggerezza e robustezza e svolge il progetto partendo proprio dalle sue debolezze, dall’aspetto vivo e dalla necessità del prendersi cura dello stesso.

Monica Botta, specializzata in parchi terapeutici, invece, presenta un progetto dove è il verde a prendersi cura di noi. Si concentra sull’ortoterapia e sui “Green Garden”, ci anticipa il tema degli orti fragili nei quali si muoveranno aziende, amici creativi e “performances”.

Andrea Tessadori Facchi per Collettica Geologika propone per “Green Utopia” un cantiere partecipato dove si costruisce insieme. A tal proposito chiama aiuti. C’è bisogno di far muovere le mani. Lo chiama il muro del suono, oltre che di terra, fatto dallo scambio di conoscenze, dai suoni ripetuti del mestiere, che creano questa dimensione di coinvolgimento e di ritorno alla terra madre. L’attenzione è rivolta alla proprietà collettiva e all’associazione tra l’uomo e il suo luogo. Sembra essere l’anima della festa.

Perché quel che traspare dall’incontro è anche questo: la festa libera, i limiti e le opportunità, la tecnica e il sociale.

Tullio Zenone, vivaista, ma forse più un’artista della pianta, lavora con il salice vivo. Per la prima volta nella sua esperienza professionale porterà una cupola di otto metri di salice vivo. La sta facendo crescere, per poi sradicare l’installazione e riproporla dove ci sarà l’occasione. Il concetto è quello di abitare dentro l’albero vivo, come non pensare a un insediamento elfico, in questo caso nomade ?

Claudia Mendrini infine, ci sfama. E’ quasi ora di cena e l’anticipazione di un forno comune, fulcro del progetto è allettante.

Sviluppa la sua installazione su più livelli: il forno condiviso, centro della convivialità, è il primo livello, il terreno coltivabile il secondo e infine un terzo piano di attrezzi costruiti con gli scarti che di nuovo vanno ad alimentare il forno.

All’interno della nascente città verde, Milano Makers organizza la mostra “Sharing Design, il mondo 3d incontra il mondo 10d”, prosecuzione dell’esperienza del 2013 e giudicata come tra le più innovative di tutta la settimana del design milanese. In particolare si guarda all’architettura ecosostenibile e all’autocostruzione con l’utilizzo di materiali a basso impatto ecologico e completamente sostituibili, in vista dell’Expo 2015. Entrambi i temi sono più che attuali e si esprimono, attraverso l’uso di tecniche attuali rese più abbordabili negli ultimi tempi, come le stampanti 3d e l’esperienza delle 10 dita dell’artigianato.

Cesare Castelli ci racconta dell’esperienza d’avanguardia di Milano Makers, del loro censimento di autoproduttori e di come sia nata anche dalle necessità del momento. Distingue gli associati in tre grandi gruppi: i grandi architetti che si autoproducono per sperimentare, i progettisti che devono reinventarsi in un settore molto cambiato e i giovani che cercano il loro spazio.

Il momento vuole essere di importanza non solo estetica, ma sociale: “condivisione”, è la parola più ripetuta nella serata. “Realizzazione” invece è l’altra protagonista, perché non si tratta solo di parlare di progetti, ma di vederli, toccarli con mano e usarli.

Dalle 11.30 fino a mezzanotte gli organizzatori garantiscono aperitivi, eventi, scambio di conoscenze. Il fuorisalone è vivo.

Molte volte avremo visto esempi isolati di questo tipo sulle riviste, ma insieme e reali per una settimana ?

“Green Utopia” ha in luce questo aspetto evanescente, progettata per essere  dismessa nella materia, pensata per concretizzare un’idea.

 di Shabala De Silva

1 Comments For This Post

  1. luciana Says:

    Ma quando questo diventerà realtà?

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