Categoria | Politica-Economia

Una guerra nucleare è possibile!

Pubblicato il 04 novembre 2022 da redazione

Luigi Mosca

Luigi Mosca.

Nel 2012, Stéphane Hessel, e Albert Jacquard, hanno pubblicato un piccolo libro intitolato “Exigez!” (Esigete!), in cui chiedono “il disarmo nucleare totale” perché il mondo, diversamente, non sarà mai più un luogo sicuro, ma solo una grande polveriera in cui un Capo di Stato, preso da una insana pazzia, per semplice stupidità o per errore potrebbe darle fuoco, cancellando in men che non si dica praticamente ogni forma di vita sull’intero pianeta.

Per capire come a partire dal 1907, quando Albert Einsten formulò la mitica equazione E=mc², si è potuti arrivare a partorire un’aberrazione così grande come la bomba H, abbiamo intervistato il Professor Luigi Mosca, fisico delle particelle, già Direttore del LSM “Laboratoire Souterrain de Modane” (CEA-CNRS) e successivamente Consigliere Scientifico.

 

Professor Mosca potrebbe introdurre brevemente ai nostri lettori, come è stata applicata la formula di Einsten alla fissione e alla fusione nucleare, per ottenere le famose bombe A e H ?

Sino all’inizio del secolo scorso, la convinzione dei fisici era che la massa e l’energia fossero conservate separatamente. Con i lavori di Einstein, e in particolare con la formulazione che l’Energia è uguale alla Massa, si dimostra che potenzialmente è possibile trasformare una parte della massa, o la sua totalità, in energia e viceversa.

In seguito tutta la fisica dimostrerà ampiamente l’esistenza o la fattibilità di questi processi.

 

– E = m c² – Equivalenza massa-energia: cio’ che si conserva è la loro somma;
– Bombe A (a fissione): conversione dell’1 per mille della massa in energia;
– Bombe H (a fusione D+T): conversione del 3-4 per mille della massa in energia.

 

Tornando, invece, alle nostre bombe nucleari, qui la trasformazione consiste nel passare da una frazione della massa in gioco in energia. E più precisamente per le bombe a fissione nucleare la conversione è di circa l’1 per 1000. Mentre nelle bombe successive a Idrogeno, le bombe H, la conversione è del 3-4 per 1000.

In questi processi in cui la massa viene trasformata, l’energia che si sviluppa si libera nei reattori nucleari in modo controllato. Il processo è lo stesso di quello che avviene nel Sole, la stella a noi più vicina, in cui a partire dalla fusione dell’Idrogeno, e poi degli elementi successivamente più pesanti, si libera energia che in parte arriva fino a noi e che consente fra l’altro la vita sulla Terra.

 

Rispetto alle bombe di Hiroshima e Nagasaki, che erano bombe a fissione, le più moderne bombe H quanta energia distruttiva sviluppano e che tipo di morte riservano alle forme viventi?

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La vittima di una bomba atomica.

Hiroshima.

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TNT = TriNitroToluene: esplosivo classico considerato come «referenza» per valutare la potenza degli altri esplosivi.

 

Qualitativamente i processi sono sostanzialmente gli stessi. Quello che cambia soprattutto è la potenza. Le bombe H esistenti negli arsenali, in particolare quelle in stato di allerta permanente, sono in media 30 volte più potenti di quella di Hiroshima e rispetto a quest’ultima, che era a fissione, quelle attuali sviluppano un’onda d’urto/di calore/di radioattività. In ogni caso ne sono state prodotte di ancora più potenti.

Schematicamente gli effetti principali di una bomba nucleare (A o H) sono tre:

– L’onda d’urto. Qualsiasi forma vivente in un attimo viene proiettata violentissimamente e scarnificata.

– La temperatura. Nel cuore della bomba H la temperatura sale a diverse decine di milioni di gradi, poi in seguito all’esplosione questo calore, a quel punto di migliaia di gradi, si espande investendo tutto ciò che la circonda per diversi kilometri, a seconda della potenza.

– La radioattività. Tutti i prodotti dell’esplosione, essendo più o meno altamente instabili, decadono e questa è essenzialmente la radioattività.

Gli effetti sugli organismi viventi, e in particolare sull’uomo, dipendono dalla posizione relativa delle persone rispetto alla verticale del punto 0, cioè del punto in cui è avvenuta l’esplosione. Nella parte più centrale sarà massimo l’effetto dell’onda d’urto e del calore, mentre man mano ci si allontana diventa relativamente maggiore quello della radioattività.

 

Ho sentito parlare della potentissima Zar Bomba. Di che cosa si tratta, quante ne sono state costruite e da chi?

La Zar Bomba è sovietica. Si tratta della più potente bomba H mai costruita (57 Megatons di TNT ≈ 3 800 bombe di Hiroshima) è stata fatta esplodere il 30 Ottobre 1961 nell’arcipelago della Nuova Zembla (nell’Oceano Artico) a 4 Km di altezza.

Poi c’è anche la più potente bomba USA, la Castel Bravo (bomba H di 15 Megatons ≈ 1000 bombe di Hiroshima) fatta esplodere il 1° Marzo 1954 sull’atollo di Bikini a 7 metri di altezza (!!!) con gravi conseguenze per le popolazioni locali e l’ambiente in un raggio di diverse centinaia di kilometri.

 

Dai tempi di Hiroshima, vi sono state 2074 esplosioni nucleari nel mondo a scopo di prova (test):

– 1030 negli Stati Uniti, 215 atmosferici e 815 sotterranei;

– 715 in Unione Sovietica, 216 atmosferici e 499 sotterranei;

– 210 in Francia, 50 atmosferici e 160 sotterranei.

– 45 nella Repubblica Popolare Cinese, 23 atmosferici e 22 sotterranei;

– 57 in Gran Bretagna, 21 atmosferici e 36 sotterranei di cui 24 effettuati negli Stati Uniti;

– 7 in India;

– 6 in Pakistan;

– 3 nella Corea del Nord.

A quelli confermati, appena menzionati, se ne aggiunge un altro, sospettato di essere stato realizzato dall’Africa del Sud e da Israele, forse congiuntamente, nel 1979 nell’Oceano Indiano vicino all’isola di Marion.

L’asse di simmetria terrestre (non quello di rotazione), anche se di molto poco, potrebbe aver cambiato direzione.

Gli effetti maggiori, sia sulle persone sia sull’ambiente, sono stati quelli di un massiccio irraggiamento radioattivo.

Questi i luoghi più colpiti: Kazakhstan (URSS) – Arcipelago della Nuova Zembla (URSS) nell’Oceano Artico – Atollo di Bikini (USA) nelle Isole Marshall – Alamogordo (New Mexico / USA) – Sahara e Polinesia Francese.

 

Sempre per restare in tema, cosa ne pensa del nuovo sarcofago in allestimento a Cernobyl e dell’eventuale pericolosità di reattori nucleari simili e costruiti nella stessa epoca ?

Cernobyl, Edificio del reattore 4 esploso.

Cernobyl, reattore distrutto.

Il reattore di Cernobyl è stato spento, ed entro il 2017 verrà ultimato un nuovo sarcofago del peso di 20000 tonnellate (tre volte quello della torre Eiffel), le dimensioni di una cattedrale, per mettere in sicurezza quello vecchio, realizzato in emergenza al momento della catastrofe, ma che in tutti questi anni ha continuato a lasciar filtrare radioattività nell’ambiente circostante. Anche se arriva tardi, questo nuovo sarcofago, che verrà posto sopra quello vecchio, è indispensabile, poiché è condizione essenziale per confinare la radioattività e procedere poi allo smantellamento della centrale, che richiederà ancora diverse decine di anni e la messa a punto e lo studio di una strumentazione adeguata.

Per quanto riguarda l’eventuale pericolosità dei diversi reattori costruiti all’epoca di Cernobyl, e oggi ancora in funzione, ci sono degli aspetti che riguardano la concezione dei reattori e degli aspetti che riguardano il loro invecchiamento, che sono due problemi distinti. Nel caso di Cernobyl il primo problema è stato quello di un confinamento troppo scarso: gli involucri moderni sono decisamente più robusti. Poi ci sono stati degli errori umani gravissimi, al punto che l’equipe che si stava occupando del reattore aveva messo in opera dei test a titolo di prova, che avevano fatto saltare 6 livelli di sicurezza su 7, volontariamente. Attualmente in un reattore, a seconda della sua età, vengono sostituite anche spesso le componenti che man mano si degradano. Certo non si può sostituire tutto, quindi arrivati ad un certo punto le centrali debbono venir smantellate completamente. Da un punto di vista della concezione, invece, la situazione è migliore. C’è invece un problema più importante, che riguarda il sito in cui è ubicato un reattore o in cui ne verrà installato uno nuovo. Prendiamo ad esempio il Giappone, con una cinquantina di reattori, istallato in una delle zone più sismiche del mondo, sovente associata a degli tzunami: un’irresponsabilità incredibile!

Senza contare il terrorismo internazionale. Ricordo quando, quasi trent’anni fa, parlando con un ingegnere che mi stava facendo visitare un reattore francese, gli chiesi qual era il rischio che temeva di più. Già allora, mi rispose subito che era quello di un attacco terroristico. Anche un aereo di linea può cadere su un reattore. Insomma, le cose che possono succedere sono veramente le più diverse.

Negli anni Sessanta diversi reattori (allora erano più piccoli di quelli attuali) erano stati installati in siti sotterranei tra cui alcuni in Svizzera e altri in Norvegia. In particolare, a un reattore installato a metà strada fra Neuchâtel e Losanna accadde lo stesso tipo di incidente verificatosi a Fukushima, cioè la fusione del cuore. Chiusi i portelloni il sito venne decontaminato, ma praticamente nessuno della popolazione seppe nulla dell’incidente. Io stesso andavo in vacanza da quelle parti, ma non ne avevo mai sentito neppure parlare. Certo, se si pensa che i reattori attuali sono dieci volte più potenti, si può ben immaginare come tutto diventi più complesso. Se però almeno le componenti più critiche del reattore di Fukushima fossero state istallate in un sito sotterraneo, l’incidente sarebbe risultato nettamente meno grave.

 

Abbiamo quindi una prima indicazione positiva, che i reattori andrebbero forse costruiti in siti sotterranei. Ma se, invece, volessimo usare delle energie completamente alternative a quelle nucleari? Di quali disponiamo e in questo senso come si è orientata la ricerca?

In primo luogo voglio precisare che i reattori sotterranei non sono esenti da problemi. Le scorie devono, infatti, venire comunque trattate e collocate in siti adatti e molto profondi. Anche in Italia il dibattito è ancora aperto e i siti attuali sono solo provvisori.

Le migliori energie alternative sono quelle rinnovabili e pulite. Penso che la soluzione dovrà essere un mix tra quella solare, come quella del Marocco che si sta costruendo ora (e a cui la Germania guarda con grande attenzione), quella eolica, la biomassa e l’idroelettrico. Quanto al nucleare, oggi ha due vie in fase di studio e sperimentazione. La prima è quella di proseguire con i reattori a fissione nucleare, di cui è prospettata una “quarta generazione”, ma che pur essendo più efficienti (si tratta di sur-generatori) hanno però dei nuovi rischi legati ai materiali che servono a trasportare il calore: per me questa non è affatto una buona strada. L’altra prospettiva è quella molto più ambiziosa, di riuscire a realizzare dei nuovi reattori basati sulla fusione nucleare, che la ricerca insegue da decine di anni, e che attualmente sono ancora un miraggio, sia per i problemi più tecnici legati alla fusione stessa, che deve funzionare in modo continuo e controllato, sia per il semplice mero costo del kilowatt/ora, che deve essere contenuto e in scala con altri tipi di sorgenti di energia.

 

Qual è secondo lei la reale situazione della centrale di Fukushima di cui non si parla più, quasi ad intendere che il problema sia definitivamente superato?

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Fukushima.

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Fukushima.

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Fukushima.

Per quanto riguarda Fukushima, il problema non è affatto superato! Anche se i rapporti degli esperti non sono sempre coerenti, pero’ alcune cose importanti sono chiare:

– i “cuori” dei reattori 1, 2 e 3 hanno subito una fusione;

– l’acqua del mare usata per il raffreddamento dei reattori (in parte trattenuta e in parte riversata nel mare) è molto contaminata da prodotti radioattivi;

– la decontaminazione di tutta la zona di evacuazione della popolazione (e al di là) è un processo lungo e difficile;

– il personale della centrale è stato diversamente irradiato e contaminato durante gli interventi d’urgenza;

– è difficile dare credito alla versione ufficiale che pretende che i 1500 decessi tra le persone evacuate siano dovuti unicamente allo stato di “stress” e per nulla alle radiazioni subite!

– infine, last not least, nel caso di un nuovo importante terremoto, con o senza tzunami, il rischio di una catastrofe ancora più grande non è affatto da escludere.

 

Attualmente vi sono 1800 bombe nucleari in stato di massima allerta permanente. Può chiarire cosa significa e come funzionerebbe, tecnicamente, l’attivazione delle stesse in caso di “necessità” ?

La decisione di “premere sul bottone” sta nelle mani di una sola persona: il Presidente dello Stato (tra i 9) in questione. Nel caso di una riposta, il tempo a disposizione del Presidente è solo di pochi minuti, poiché i suoi missili debbono imperativamente partire prima che le loro basi di lancio vengano distrutte. Così una guerra nucleare tra due Stati (ad esempio fra India e Pakistan oppure fra Russia e Stati Uniti), finirebbe con l’annientamento reciproco (MAD) nell’arco complessivo di circa un’ora.

 

Si calcola che se esplodessero a catena un migliaio di bombe nucleari, la temperatura scenderebbe intorno allo zero e resterebbe così per almeno un anno, mentre lo strato di ozono, che ci protegge dai raggi ultravioletti del Sole, verrebbe completamente distrutto. Dopo questo periodo di “inverno nucleare” il ritorno della luce solare produrrebbe un’irradiazione così intensa che la maggior parte delle specie viventi sparirebbero, compreso il plancton marino che è all’inizio della catena alimentare. Di che cosa si tratta esattamente ed esiste la possibilità, come affermano alcuni, di costruire dei rifugi sotterranei in cui continuare a vivere?

L’inverno nucleare, dovuto ai fumi immensi delle numerose grandi città distrutte, provocherebbe un forte abbassamento della temperatura e una distruzione, parziale o totale, dello strato di Ozono (O3).

Ritenuto da alcuni specialisti come esagerato nelle sue conclusioni, il modello dell’“inverno nucleare” contiene comunque una buona parte di verità.

La possibilità concreta di rifugi sotterranei per milioni o miliardi di persone mi pare totalmente utopistica! E poi quando uno esce che cosa trova ?

Come dice bene Gorbatchev: “Una guerra nucleare si distingue dalle altre nel fatto che gli eventuali superstiti invidierebbero i morti!”

 

Effetti delle radiazioni

 

L’eliminazione della radioattività dipende dal Tempo di dimezzamento (T1/2) dei singoli elementi.

Per esempio: (T1/2) dello Iodio131 ≈ 8 giorni, (T1/2) del Cesio137 ≈ 30 anni, (T1/2) del Plutonio239 ≈ 24 000 anni, e cosi’ via.

La ricostruzione dello strato di Ozono (O3) per azione dei raggi UV sull’Ossigeno (O2) richiederebbe tipicamente alcune decine di anni.

 

A questo punto è chiaro che dobbiamo riuscire ad eliminare le 16000 bombe sparse per il Pianeta. Ma tecnicamente parlando come si smantellano i rifiuti radioattivi che ne derivano e come si mettono in sicurezza nelle varie miniere preposte senza intaccare le falde acquifere?

Il numero di bombe negli arsenali è già passato da 70 000 (su circa 130000 prodotte in totale) a 16000. È quindi chiaro che sopprimere le restanti 16 000 bombe non porrebbe nuovi problemi sul piano tecnologico. La difficoltà è solo politica!

Quanto al trattamento del materiale fissile di recupero, basti sapere che attualmente negli Stati Uniti circa metà del combustibile fissile dei reattori proviene appunto dallo smantellamento della bombe nucleari.

Occorre, però fare una piccola digressione. Queste bombe stoccate o in stato di allerta contengono del materiale fissile e poi la parte di Idrogeno che serve per la fusione. La parte che pone problemi è soprattutto quella fissile. Una bomba H, in realtà, non richiede solo il processo di fusione dell’Idrogeno, ma anche quello che serve a innescarlo e per il quale occorre innalzare la temperatura a diverse decine di milioni di gradi, esattamente come accade nel cuore del Sole dove la temperatura arriva a questi valori. Il solo modo che finora si è trovato per innalzare la temperatura a questi livelli è stato quello di far precedere la fusione dall’esplosione di una bomba A. Quindi la bomba H, in realtà, contiene anche una bomba A che serve a innescare il processo di fusione dell’Idrogeno, o meglio dei due isotopi dell’Idrogeno, il Deuterio e il Trizio.

Attualmente esistono diverse decine di tonnellate di materiale fissile, stoccato nel mondo in siti, in linea di principio, “sicuri”.

Per quanto riguarda il nucleare civile, i  siti migliori per le scorie radioattive si trovano in Finlandia, nelle miniere di sale, perché lì sono particolarmente asciutte.

Il problema principale, infatti, è che queste scorie rimarranno attive a lungo termine, per decine, centinaia, migliaia di anni, a seconda dei diversi tempi di decadimento di ogni tipo di componente delle scorie stesse. Naturalmente non si trovano siti stabili ovunque e il problema delle falde acquifere in effetti è emergente. E poi una volta trovato il sito non è detto che la popolazione che abita nei dintorni accetti la scelta.

 

Ma se eliminassimo gli ordigni nucleari utilizzati come deterrenti strategici cosa succederebbe a Paesi come Israele, la cui sopravvivenza è strettamente legata alla protezione nucleare?

Questo è un po’ il cuore del problema del disarmo totale e credo di poter rispondere anche a nome della rete delle molte Associazioni che si stanno adoperando in questo senso. Secondo la nostra analisi, che riguarda i 9 Stati, che come Israele, detengono armi nucleari quale deterrente strategico, a partire dal 1945, che segna l’inizio dell’era militare nucleare, c’è stato un cambiamento radicale nelle strategie di difesa, di cui non si è preso purtroppo coscienza.

Prima del ’45, se uno Stato disponeva di uno esercito importante, implicitamente esercitava un effetto dissuasivo su eventuali altri Paesi, potenzialmente aggressori. E se, ad un certo punto, questa condizione dissuasiva non bastava più scoppiava una guerra, alla fine della quale c’erano dei vincitori e dei vinti.

Dopo il ’45, se si ripete lo stesso ragionamento, ma con delle armi nucleari e ad un certo punto questa forza dissuasiva non funziona più perché il capo di uno Stato aggressore impazzisce e decide di dar corso alla guerra con l’uso di armi nucleari, alla fine del conflitto non ci sarebbero più dei vincitori, ma solo dei vinti: questo è quindi un cambiamento radicale, a 180°.

 

Frammento della testimonianza di una hibakusha, Setsuko Thurlow, sopravvisuta nel 1945 allo scoppio della bomba di Hiroshima, riferita dalla stessa Setsuko all’Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite, il 26 Ottobre 2011.

Setsuko Thurlow.

Setsuko Thurlow.

“Nonostante fosse mattina il cielo era scuro come al crepuscolo, con delle polveri e del fumo che salivano nell’atmosfera. Vedevo dei cortei di figure fantomatiche che si muovevano lentamente dal centro della città di Hiroshima verso le colline circostanti. Quei corpi erano nudi e lacerati, sanguinanti, bruciati, anneriti e gonfi. Essi erano mutilati, la carne e la pelle pendevano dalle ossa, ad alcuni gli occhi erano caduti nelle mani, ad altri lo stomaco era scoppiato e gli intestini pendevano fuori. Noi ragazze raggiungemmo la processione di questi fantasmi, facendo attenzione a non camminare sui cadaveri o gli agonizzanti. Vi era un silenzio mortale, rotto solamente dai gemiti dei feriti e dalle loro suppliche per avere dell’acqua. L’odore nauseabondo delle pelli bruciate riempiva l’aria”.

 

La sopravvivenza di Israele, quindi, non è affatto assicurata dalle sue armi nucleari. Semmai è vero il contrario: le sue armi nucleari (le basi di lancio) potrebbero divenire un bersaglio privilegiato da un potenziale Stato nemico!

Detto su di un piano più generale: le bombe nucleari sono armi di minaccia ed, eventualmente, armi di vendetta (di annientamento reciproco), ma in nessun caso armi di difesa!

Ciò che è importante capire è che, con l’avvento dell’Era Nucleare Militare, è diventato impossibile garantire la sicurezza di uno Stato indipendentemente dagli altri Stati. Rimane, quindi, una sola possibilità: garantire la sicurezza a “tutti” gli Stati, eliminando completamente e globalmente le armi nucleari e quelle di distruzione di massa. Diversamente non vi sarà sicurezza per alcuno Stato, indipendentemente dal fatto che uno Stato possegga o non possegga questo tipo di armi. Anzi chi le possiede sarà un bersaglio migliore.

Chi sostiene che una guerra nucleare non si verificherà mai sbaglia. Dal ’45 in avanti, mediamente ogni 6 anni si è arrivati molto vicini allo scoppio di una guerra nucleare. A riguardo la documentazione prodotta è vastissima. In realtà abbiamo avuto una fortuna incredibile, come si legge nei rapporti di diversi generali militari che si sono occupati di recuperare i posti di comando della Guerra Fredda.

Nell’importante libro del giornalista americano Eric Schlosser “Command and Control. Nuclear weapons, the Damascus accident and the illusion of safety” – The Penguin Press, New York, 2013 (630 pagine di documentazione!) – Schlosser prende in esame un incidente avvenuto negli Stati Uniti, e una serie di altre situazioni in cui si sono verificati degli incidenti che potevano comportare esplosioni nucleari e malintesi. Non è vero quindi che una guerra nucleare non potrà succedere, anche in tempi relativamente brevi.

 

Come spiega l’incredibile “letargia” nella quale sono immerse le nostre società nei confronti del rischio che rappresentano le armi nucleari. Rischio che, come abbiamo visto, può implicare persino l’estinzione dell’Umanità nella sua totalità?

Vi è questo paradosso per cui un problema che è oggettivamente al primo posto per la sua gravità, è anche quello di cui i mass media e i singoli cittadini parlano di meno!

I motivi sono diversi:

– Mancanza di tempo.

– Mancanza di competenza.

– Esistenza soggettiva, ma sovente pesante, di altre priorità. Se uno deve occuparsi di mangiare e di sopravvivere, difficilmente potrà occuparsi di altro.

– Mancanza di informazione sullo stato di allerta permanente di circa 2000 bombe nucleari, la cui potenza è, in media, 30 volte quella della bomba su Hiroshima. Io stesso negli ultimi anni ho avuto occasione di parlare con circa 150 persone di estrazione sociale e cultura diverse: nessuno era al corrente di queste bombe nucleari in stato di allerta permanente!

– Resistenza psicologica a interessarsi di un problema troppo ansiogeno, con conseguente negazione dell’esistenza del problema. Le stesse 150 persone di prima, per lo più dicevano che una guerra nucleare non poteva scoppiare. Oppure altri dicevano: “Sì è assolutamente spaventoso, ma noi facciamo di tutto per non pensarci!”.

– Delega agli “specialisti” e attivisti nelle varie associazioni (de-responsabilizzazione). Parecchia gente ci ha detto “Sì occupatevi di questo problema, è veramente importante!”, ma nessuno di loro è disposto ad impegnarsi.

Supponiamo ora, con un po’ di ottimismo, che tra 15-20 anni siano state eliminate tutte le bombe e le armi nucleari, che cosa impedirà che qualcuno, diciamo tra 50 anni, non ricominci da capo? Perché è chiaro che si possono eliminare le bombe, ma non si può più eliminare la conoscenza di come si costruiscono. Anche solo un ragazzino che va su internet vede, infatti, come si fa a costruire una bomba fino all’ultima vite e questo evidenzia il problema di fondo.

Sul piano individuale e sociale la vera soluzione nella durata è quella di una cultura della “non-violenza solidale”.

Sul piano internazionale, invece, è in un regime di cooperazione tra tutti gli Stati che consenta di affrontare in modo risolutivo i gravi problemi cui l’Umanità si trova a dover far fronte: la miseria nel mondo, i problemi del clima (riscaldamento e inquinamento), i problemi delle risorse energetiche e dell’acqua.

Si deve lavorare quindi sul piano della motivazione. Ciascuno di noi nella sua cucina ha un coltello di media dimensione che serve per tagliare il pane, il salame, ecc. A volte però questo coltello può diventare un’arma. Che cosa fa si che nella stragrande maggioranza dei casi non venga utilizzato come un’arma? Il fatto che la gente, normalmente, non ha motivazioni per usarlo come un’arma.

E qui è la stessa cosa, cambia semplicemente la scala. Perché con un coltello si può uccidere una persona mentre con le armi nucleari si può uccidere l’Umanità!

È l’uomo che deve cambiare. Il mondo non deve, quindi, semplicemente eliminare le armi nucleari, ma deve cambiare in profondità il suo stesso atteggiamento.

 

Se dovesse suggerire il da farsi alle nuove generazioni quali indicazioni darebbe?

L’Orologio dell’Apocalisse.

Che bisogna agire sui due piani. Prima di tutto ora c’è un’urgenza che è ben scandita dall’orologio dell’Apocalisse. Il grafico in sé è simbolico. Quella che non è soltanto simbolica è la variazione. Cioè il fatto che durante la Guerra Fredda si era arrivati molto vicino a una guerra nucleare. Con la distruzione dell’Unione Sovietica ci si era allontanati e ora ci si è avvicinati di nuovo, grazie soprattutto alla modernizzazione delle armi. Perché la verità è che tutti parlano di disarmo, ma poi modernizzano le armi. E ora, secondo la stima degli scienziati, siamo ritornati, anche per le ragioni del clima che creano instabilità e tensioni, ai momenti peggiori della Guerra Fredda.

Occorre perseguire un progetto concreto, come quello recentemente discusso a Vienna, e poi a New York, per cui 107 Stati adesso si impegnano ad arrivare a un Trattato di Interdizione delle Armi Nucleari, sotto gli auspici nell’ONU. La sua esistenza avrà sicuramente un impatto anche su quegli Stati che subito non lo firmeranno.

È chiaro che l’esistenza di un Trattato Internazionale in cui si evidenzia che il possesso di armi nucleari costituisce un crimine contro l’Umanità, influenzerà di sicuro le relazioni tra gli Stati.

Perciò il primo messaggio per i giovani è l’urgenza di fare informazione e formazione. Come bene riferiva anche l’ambasciatrice della Norvegia, in un recente incontro a Parigi, “I politici non si muoveranno finché non ci sarà una sufficiente pressione dell’opinione pubblica.”

Il secondo messaggio riguarda, invece, la motivazione. I conflitti non devono, cioè, essere risolti con le armi nucleari, ma attraverso iniziative diplomatiche, che arrivino non solo a fermare i conflitti, ma anche a stabilire relazioni di cooperazione.

Se si guarda al secolo scorso, ci sono state due guerre principali, la Prima e la Seconda Guerra mondiale, con circa 100 milioni di morti, e ogni volta chi perdeva voleva poi la rivincita. Ed è a partire da questa situazione e per un suo superamento che progressivamente si è costruita l’Unione Europea che, pur con tutti i difetti, che negli ultimi tempi si sono maggiormente evidenziati, ha il merito di esistere e in virtù di questo ha consentito ai Paesi che ne fanno parte di vivere in pace. Questo quindi sarebbe il percorso di cooperazione da perseguire, non solo a livello europeo, ma anche a livello mondiale. Una cooperazione e federazione di Stati, quindi a livello mondiale, con una governance mondiale, in cui la guerra non trovi più ragione di essere.

Quando quindi si sentono dei politici o dei rappresentanti di governo difendere le armi nucleari, occorrerebbe chiedergli ” Ma quali sono i nemici da cui volete difendervi”, tipicamente risponderebbero “Per il momento non ne abbiamo, ma non si sa mai!”.

Certo se avessimo fatto la domanda nel 1945 la risposta non sarebbe stata la stessa. Adesso, invece, è diventato assurdo pensare che una colonna di carri armati parta da Berlino per arrivare a Parigi, e viceversa. E questo lo dobbiamo alla formazione dell’Europa.

D’altra parte, nella Carta delle Nazioni Unite sono i Popoli ad essere sovrani. Gli Stati lo sono solo per delega. I Popoli devono, oggi, riappropriarsi di questo ruolo.

di Adriana Paolini

 

Biografia

Luigi Mosca, ha studiato all’Università di Milano (1964).

Dottore in Fisica, specializzato in Fisica delle Particelle Elementari, nel 1966 si trasferisce in Francia e prende la Nazionalità francese nel 1975.

Campi di ricerca: Interazioni forti, Fisica del Neutrino, Decadimento del protone, Materia scura (Dark Matter), nei Laboratori di Milano (INFN), Saclay (CEA/Francia), CERN (Ginevra), Serpukhov (Russia), e LSM (Fréjus Laboratory).

Già Direttore del LSM “Laboratoire Souterrain de Modane” (CEA-CNRS) e successivamente Consigliere Scientifico.

Attivista per il Disarmo Nucleare nella rete associativa “Armes Nucléaires STOP”.

 

Linkografia

http://thebulletin.org/

https://it.wikipedia.org/wiki/Bulletin_of_the_Atomic_Scientists

https://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_dell%27apocalisse

https://books.google.it/books?id=H0-CJckES44C&printsec=frontcover&dq=Command+And+Control+Nuclear+Weapons+ERIC+SCHLOSSER&hl=it&sa=X&ved=0CCQQ6AEwAGoVChMIjObLlpH0xgIVZPByCh2aagzj#v=onepage&q=Command%20And%20Control%20Nuclear%20Weapons%20ERIC%20SCHLOSSER&f=false

http://www.npr.org/2014/08/11/339131421/nuclear-command-and-control-a-history-of-false-alarms-and-near-catastrophes

http://www.massacritica.eu/cernobyl-un-disastro-annunciato/6721/

http://www.massacritica.eu/sparse-sul-pianeta-ci-sono-20000-bombe-nucleari/10614/

http://armesnucleairesstop.org/

1 Comments For This Post

  1. Teresina Caffi Says:

    Grazie per questi dati, queste riflessioni e per il vostro impegno. Viviamo come distratti o rassegnati. Ma voi ci dite che possiamo cambiare e porre i germi per un sereno futuro nella nostra storia, informandoci, e impegnandoci insieme.
    Un cordiale saluto
    Teresina Caffi

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