“Una musica che si respira, che ha forma di fianchi e profumo di donna. Musica primitiva ma civilizzata, che scalda il sangue e stordisce la gente”. Fernán Silva Valdés, 1992.
“Serenamente ma con decisione sta nascendo una nuova scienza: la tangologia”. Questo è il manifesto che da alla luce la disciplina del tango argentino. A Buenos Aires viene insegnata almeno in tre istituzioni: la “Academia porteña del lunfardo”, con ben trent’anni di ininterrotta attività, la “Universidad del tango” e la “Academia Nacional del tango”. Le tre associazioni si impegnano e collaborano unilateralmente affinché l’essenza porteña non si disperda, nel turbine del modernismo e del postmodernismo, al ritmo della musica rock.
Il tango è un’espressione profonda e autentica. È arte musicale, scenografica, poetica e interpretativa, che raccoglie almeno 50.000 opere composte.
La sua nascita risale alla fine del 1800 nei sobborghi delle città della regione del Rio de la Plata tra Argentina e Uruguay. Dall’unione di mondi differenti, da un lato le campagne e dall’altro la città che cresceva rapidamente, consentendo il contatto dei contadini nomadi e dei gauchos indigeni con gli emigranti europei, nasce questa mescolanza di tradizioni e suoni. Il significato etimologico del termine “tango” annovera vari significati: tra le più attendibili la prima è “recinto” o “luogo chiuso”, quindi “luogo di raccolta degli schiavi” o “luogo dove i negri si affollano” e pertanto “riunione di negri, con danze”; la seconda fa riferimento onomatopeico al suono delle percussioni dei negri, “tan” o “tan-go”, e indica sia lo strumento musicale sia “il ballo eseguito con il suono del tamburo” e “luogo dove si balla al ritmo del tamburo”; la terza è “ballo ispanico di origine arabo-africana; la quarta, meno convincente come origine del nome di una danza nata sulle rive del Rio de la Plata, lo fa discendere dal termine latino “tangere”, “toccare”.
I grandi creatori di tango della regione del Rio de la Plata, gli uruguayani Razzano, Canaro, Villas Boas, Metallo e Donato Racciatti – musicisti nati in Italia e poi nazionalizzati – e gli argentini Le Pera, nato in Brasile e poi nazionalizzato, Contursi, Discépolo, Solanas, Troilo, Espósito, Filiberto, Cobián, Cadícamo e altri, la confermarono come musica nazionale Argentina, anche se era già diventata tale nella periferia prima dell’accettazione della grande borghesia.
La versione urbana del tango, in origine in forma cantata, portata dai suonatori “payadores” che si esibivano nelle campagne e nei villaggi, fa nascere il nome “milonga” che significa “brusio”, “accorrere” e quindi “affollamento”, “festa danzante”. Da qui i luoghi dove la gente dei villaggi si recava ad ascoltare i suonatori venivano chiamate “milongas”, indicante appunto un luogo rumoroso e affollato. Anche oggi, nella zona rioplatense e nel mondo, questo termine individua il luogo dove si balla in tango.
La tecnica, il ritmo e il dialogo tra corpi
Il ballo del tango richiede tecnica, senso del ritmo, attitudine nel ballo, ma principalmente esige disponibilità a una sintonia, un dialogo sensibile fra due corpi che cercano di unirsi per interpretare la musica che ascoltano. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi, emozione, energia, respirazione e palpitazione. Il tango argentino è la danza di coppia per eccellenza.
Il tango è spesso paragonabile a una lingua con regole, parole, forme grammaticali ben codificate, da cui si sviluppano infinite possibilità e combinazioni, in continua evoluzione.
L’uomo mostra una coreografia, una figura, e lo esprime con la sua intenzione, con il suo corpo; la donna risponde con la sua personale vibrazione. Quell’impercettibile attimo in cui la donna percepisce il movimento del partner è l’istante in cui si plasma l’intero conversazione, il dialogo tra i due. Il corpo e la musica costituiscono il territorio della danza.
Il corpo ora non vibra solamente grazie al suono che penetra nelle orecchie, ma anche grazie a quella tremito che, attraversando i pori della pelle, si sprigiona da essi e si incontra con l’altro nell’abbraccio e nel movimento.
Anche solo contenendosi all’aspetto relativo al ballo, il tango è così ricco di variazioni e di variabili, succedutesi nel tempo e nei luoghi, che il modo di ballare di una singola persona, o di un gruppo, o caratteristico di un definito luogo o periodo storico, non potrà mai venir preso come riferimento, come l’unico o l’originale.
Ciò che rende il tango leggendario, lo ha fatto crescere e diffondere in oltre cent’anni di storia, e ciò che lo rende attuale, è proprio quella sua ribelle anima “popolare”, spesso repressa da parte dei “caudillos” di turno e mai vinta, quella sua vocazione “democratica” e “pluralista”, quella sua straordinaria capacità di adattarsi alle molteplici trasformazioni sociali e culturali. Questa disciplina è un complesso di ricchezze culturali (ballabili, orali, scritte e auditive) in costante processo di rielaborazione” (Julio D. Vallejos), capace di evolvere da espressione danzante di una ristretta comunità di immigrati ed emarginati, a fenomeno culturale di valore universale, senza per questo perdere la sua identità di porteña.
Le figure, le variazioni e i tempi
Il tango è talmente ricco di espressività e denso di variazioni che si preferisce individuarne un certo numero di figure che rappresentano ben più di un semplice vocabolario di base; infatti, già abbinandole in vari modi si può danzare in maniera apprezzabile.
L’insegnamento di questa disciplina, pur essendo una combinazione di sequenze “lunghe” di passi e figure “brevi”, si sviluppa preferibilmente su successioni brevi, di 2 o 4 passi, in modo da potersi adattare facilmente al ritmo musicale. Starà poi al cavaliere, improvvisando nel corso del ballo, combinare tante brevi figure e passi gradevoli e appaganti per sé e la propria dama, in sintonia con la musica, con i propri gusti e, soprattutto, con le sensazioni del momento. A un livello avanzato il ballerino dovrebbe imparare a scegliere, coreografando o improvvisando quelle figure che esprimono meglio un tipo di musica, uno stile.
“I forgiatori del tango introducono la sospensione dello spostamento. La coppia si ferma improvvisamente. E per di più, a volte si ferma solo l’uomo, mentre la donna gli gira intorno, o, all’inverso, la donna si ferma mentre si muove l’uomo. Sembra poca cosa, ma a volte ciò che è sensazionale è una somma di piccole cose”. Carlos Vegas, “Danzas y canciones argentinas”. Citato in Salas, Horacio. “El tango”. Edit. Planeta. Buenos Aires, 1995.
Le figure del tango posso dividersi in:
- progressive o lineari, che consentono di proseguire lungo il perimetro della pista nella direzione della linea di ballo;
- stazionarie, ovvero quelle che si svolgono in uno spazio limitato senza prevedere un avanzamento;
- da esibizione, che comportano un sensibile spostamento della coppia, non in direzione della linea di ballo.
Dal punto di vista tecnico il ritmo in 2/4 o in 4/4, con due o quattro battiti per ogni battuta musicale, facilita indubbiamente il compito del ballerino nell’individuare il battito iniziale di ogni battuta, e quindi il momento per iniziare con la danza.
Un passo nel tango può essere eseguito normalmente:
- nel tempo di un singolo battito (passo veloce);
- può durare un’intera battuta di due tempi, o metà di una battuta se il ritmo è in 4/4 (passo lento);
- a volte può avere una durata inferiore a quella di un battito, anche la metà, e quindi sarà molto veloce;
- infine può essere un passo molto lento, con durata superiore a quella di due battiti.
Si può inoltre ballare sul ritmo o, se più esperti, sulla melodia o seguendo un singolo strumento o la voce del cantante. Per chi invece è alle prime armi con questa disciplina si consiglia di eseguire, inizialmente, tutti i passi nel tempo lento, cioè della durata di due battiti per poi accelerare quando si sarà raggiunto un miglior grado di capacità tecnica.
Alcune principali figure sono:
- la caminada
- la corrida
- la corridita
- la promenade
- la cadencia – più una sequenza di cambi di peso alternati sul piede destro e sinistro
- la salida básica
- la salida o salida simple
- la salida cruzada
- il pivot
- il cambio de frente
- la media vuelta
- il zig zag
- l’ocho adelante
- l’ocho atrás
- la parada
- il sandwich
- la sacada
- la calesida
- il gancho
- l’arrastre
- il planeo
Gli strumenti musicali e i principali compositori
Uno degli strumenti caratteristici del tango è il bandoneón. Pur essendo il tango tradizionale una musica molto allungata, non si utilizzano nell’esecuzione strumenti a percussione e gli altri strumenti utilizzati vengono suonati in modo particolare per dare forti accenti di battuta e timbri ritmici.
La sua struttura armonica proviene dalla Payada e la Milonga Criolla (giunta dalla campagna attraverso i Gauchos), l’Habanera (portata dagli schiavi liberati) e il Tango Andaluz (degli spagnoli). Negli studi di registrazione subirà un cambiamento nella sua struttura armonica che, se anche marginalmente, fu molto notato dai “Tangueros” delle periferie alla fine degli anni ’20.
I maggiori compositori di musica a partire dagli inizi del Novecento fino all’età d’oro, quella degli anni ’30 e ’40, sono Aníbal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Osvaldo Pugliese, Francisco De Caro, Enrique Delfino, tutti figli di italiani. Gli argentini in genere sono figli d’immigranti, e l’urgenza di trovare una propria identità spinge il Tango alla sua comparsa non solo come semplice musica ma come un pensiero che si balla. Lo stesso compositore e direttore d’orchestra Astor Piazzolla aveva i nonni italiani, pugliesi da parte di padre, toscani da parte di madre.
Poesia del tango
… Ese el tango, canción
de Buenos Aires,
nacido en el suburbio
que hoy reina en todo el mundo.
Este es el tango
que llevo muy profundo
clavado en lo más hondo
del criollo corazón
… È il tango, canzone
di Buenos Aires,
che nato nel sobborgo
ora vive in tutto il mondo.
Questo è il tango
che porto nel profondo,
nel profondo del mio cuore criollo …
“La canción de Buenos Aires” di Manuel Romero, del 1922, su musica firmata da Azucena Maizani e Oreste Cúfaro
Una música che se respira,
que tiene forma de curva
y que huele a mujer.
Música primitiva pero civilizada,
que calienta a la sangre
y emborracha a las gentes …
… Pegajosa como la miel
y que fatiga sin fatigar,
resbala por los niervos
como por un nivel, y se balia
con lo scinco sentidos
puestos en el bailar …
… Una musica che si respira,
che ha forma di fianchi
e profumo di donna.
Musica primitiva ma civilizzata,
che scalda il sangue
e stordisce la gente …
… Densa come il miele
e che stanca senza faticare,
scende nei nervi rapidamente
e si balla coi cinque sensi
posti nel ballare …
Lirica “El tango” di Fernán Silva Valdés, del 1922.
Así se baila el tango!
sintiendo en la cara
la sangre qe sube
a cada compás …
… Mezclando el aliento,
cerrando los ojos
pá escuchar mejor …
Così si balla il tango!
Sentendo nel viso
Il sangue che sale
ad ogni nota …
… Così si balla il tango!
Mischiando il respiro,
chiudendo gli occhi
per meglio sentire …
“Así se baila el Tango”, tango-milonga di Elizardo Martínez Vilaz, con musica di Elias Randal, del 1922.
di Annamaria Rivolta
Bibliografia
Giorgio Lala, “Tangologia 2 – tango argentino: la grande guida”, 2005, Edizioni Sigillo
Video
http://www.youtube.com/watch?v=1hmidG70fYg
http://www.youtube.com/watch?v=vnJXykG89gc
http://www.youtube.com/watch?v=bHhADXaSuxU
Linkografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Tango
http://tango-argentino-rioplatense.blogspot.it/p/storia.html
marzo 24th, 2017 at 08:02
Tratto da un post di Laura A., ballerina e insegnante di tango argentino: “Il tango è pura ispirazione: non ha schemi, sequenze di passi prestabiliti o coreografie da ricordare… Ballare il tango vuol dire “creare” passo dopo passo, insieme all’altra persona, percependo il corpo del partner, ascoltando la musica e gestendo lo spazio. Niente è giusto, niente è sbagliato. Tutto è “vero” perché accade lì, in quel momento e va come va: nessun ballo potrà mai essere uguale a un altro, nessun uomo potrà ballare allo stesso modo con diverse donne, e viceversa.”