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Quo vadis Europa

Pubblicato il 19 novembre 2011 by redazione

Il 18 novembre, nella sala conferenze della Biblioteca Civica Cadioli di Sesto San Giovanni (Milano), in collaborazione con il CESPI, si è tenuto l’incontro Quo vadis Europa, per discutere sulle sorti economiche, politiche e statutarie dell’Unione Europea. Presenti Giovanni Bianchi, Presidente del CESPI, Massimo Congiu, giornalista de Il Manifesto, accreditato al ministero degli Esteri ungherese, Floriana Cerniglia, docente di Economia Politica all’Università Bicocca. Coordinatrice dell’incontro, Cristina Carpinelli,  membro del Comitato Scientifico del CESPI.

La serata è iniziata con una relazione sulla crisi economico-finanziaria in atto in Europa e negli Stati Uniti da parte di Floriana Cerniglia, che si è dichiarata prudente nell’ipotizzare le sorti europee, per le molte variabili in gioco, e più propensa invece ad analizzare le possibili scelte che i governi della UE potrebbero intrapprendere. Ha quindi illustrato l’attuale crisi finanziaria nei paesi occidentali riportandola al suo inizio, nel 2007, quando le banche americane misero in circolazione dei bond tossici per salvarsi dai subprime dei mutui, ancora più tossici, che loro stesse avevano creato e di cui dovevano rapidamente liberarsene.

Ha ricordato che i bond governativi emessi in America avevano rallentato molto la crescita economica fino a pareggiare il Pil al Debito Pubblico, e il cui valore ha oggi raggiunto il 100%. Ma mentre questo valore non influisce sulla solvibilità del paese, perché la Federal Resourch può stampare moneta, comprare il debito pubblico e metterlo all’asta, l’Europa con la BCE si trova in tutt’altra situazione, perché non può né prestare né acquistare il debito europeo, o meglio non si trova in area monetaria ottimale. Questo immobilismo economico potrebbe, secondo alcuni economisti precipitare completamente il progetto europeo e portarlo al suo totale fallimento. A corollario di questa situazione si aggiunge anche una scarsa partecipazione alla vita europea da parte dei cittadini degli stati membri (meno del 50%), che implicitamente non incentiva i singoli stati a spingere nella direzione della costituzione di organismi europei veri e propri e con un forte mandato a decidere, ma li relega a una mesta sottomissione alle decisioni parlamentari dei singoli paesi membri (lo stesso patto di stabilità è già stato violato ormai più di 70 volte). La verità emerge chiara: non si sta ancora costruendo una vera struttura federale come potrebbe essere quella americana, nella quale per evitare il fallimento di uno stato si mettono in moto tutti quei meccanismi utili ad evitare il peggio, come è accaduto per la California, qualche tempo fa, ma si preferisce rimandare i paesi più deboli ad un “panchina extra Unione”, mantenendoli però nell’euro… Qualche economista europeo e lo stesso Prodi tempo fa proposero la costituzione di un fondo monetario europeo di 1000 miliardi di euro, utilizzando le risorse auree dei diversi stati membri, con il quale stampare 3000 miliardi di Euro Union Bond . 2500 miliardi coprirebbero ampiamente il 1700 miliardi di debito pubblico complessivo dei diversi stati UE in difficoltà e la rimanente parte potrebbe far ripartire la crescita economica. Naturalmente occorrerebbe però un bilancio europeo supportato da un governo UE forte, dove l’integrazione economica e la sovranità europea esprimano la massima governance degli Stati Uniti Europei e, non ultima, una politica intelligente che dia le gambe al decollo di una vera crescita economica.

A queste considerazioni già poco confortanti si sono poi aggiunte quelle di Massimo Congiu che riferisce lo scarso entusiamo dei paesi dell’Est Europa, neo aderenti all’Unione. Questi governi infatti stanno sperimentando per la prima volta la democrazia e, per lo più, al momento non vedono garanzie di stabilità economica di cui hanno invece urgente bisogno. Già si affaccia infatti un forte interesse per una politica di destra, tutto sommato antieuropeista, che non vede di buon occhio l’euro e teme il dominio e le ingerenze delle grandi organizzazioni europee che tendono a sottrarre sovranità ai singoli stati.

Infine è intervenuto Giovanni Bianchi ricordando il mandato iniziale dei padri fondatori dell’Europa che l’avevano voluta e progettata a garanzia della pace, per evitare le pericolose derive della I e II guerra mondiale. Quell’Europa che per prima aveva inventato il Welfare e che aveva sempre saputo cambiare il mondo e che oggi invece si fa cambiare dal mondo. Secondo Bianchi l’Europa dovrà essere costruita secondo un senso unitario di vera integrazione, una prima importante tappa verso l’abbattimento della sovranità degli stati a favore di un unico stato che Spinelli vedeva al comando di un governo mondiale. Certo oggi i discorsi antipolitici, antieuropei, sono forti, ma sempre la politica nasce dall’antipolitica, come diceva Heghel, l’importante è che ci sia qualcuno che la sappia interpretare. C’è bisogno di grandi politici che al momento purtroppo non abbiamo. Persino i papi di questi tempi hanno avuto più progettualità e capacità di sognare forti cambiamenti per l’Europa, che non la politica stessa. Per far questo occorre recuperare uno spirito europeo autentico, nelle persone, nei progetti e nelle intenzioni.

di Adriana Paolini

 

L’Europa che verrà

Nel corso della serata è anche stato presentato il libro L’Europa che verrà, di Giovanni Bianchi, uno sguardo al futuro e un pensiero ai padri fondatori dell’Europa:

Difficile definire questa stagione segnata da storie minori e rimozioni. Un paio di decenni fa ciò era più facile: Yalta delineava un quadro in cui orientarsi. Oggi le cose si sono complicate. È crollato il vecchio ordine internazionale e quello nuovo è in fase di faticosa gestazione. Questa percezione del passaggio d’epoca è essenziale per parlare oggi dell’Europa. E ci obbliga a pensare europeo. L’Europa che verrà è una Europa oltre sé stessa. Non soltanto parlamenti e tribunali, ma cattedrali, sinagoghe e moschee. Non più tedeschi, francesi e italiani, ma meticci di un mondo in progress. Tappa del mondo che verrà. Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli lo avevano previsto. Papa Wojtyla, i cardinali Martini e Tettamanzi hanno affrontato e arricchito il tema. Bruxelles sembra sonnecchiare in panchina mentre è in corso la partita tra americani e cinesi. Ma il sogno europeo può continuare se l’Europa si sveglia ed entra in campo.”

vedi anche: www.cespi-ong.org

 

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