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Prepper, quando sopravvivere diventa uno stile di vita

Pubblicato il 07 aprile 2013 da redazione

Doomsday condo.

Doomsday condo.

Facciamo le cicale o le formiche?  La spesa per la fine del mondo.

Siamo sopravvissuti al 21 Dicembre 2012, meno male! Ma adesso siamo finalmente al sicuro? Il genere umano, così come lo conosciamo, riuscirà a sopravvivere per i prossimi 200 anni?

Ovviamente, non esiste uomo le cui competenze siano in grado di rispondere con certezza a questa domanda, tuttavia in tutto il mondo aumenta il numero di individui che singolarmente, o in piccoli gruppi, cerca di attrezzarsi al meglio per far fronte a qualsiasi tipo di catastrofe possa colpire l’umanità intera. Per catastrofe si intendono disastri naturali: terremoti, alluvioni ed eruzioni vulcaniche; ecologici come inquinamento, moria di specie viventi e disastri nucleari; medico-sanitari quali pandemie; economici, politici e sociali legati per esempio a terrorismo, crack economici, licenziamenti, rivoluzioni e guerre. Questi uomini, la cui scrupolosità è indubbiamente lodevole, si fanno chiamare Prepper (dall’inglese ‘to prepare‘).

Nascita del survivalismo

Il survivalismo nasce negli anni della Guerra Fredda, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, quando la Difesa Civile invitò tutta a la popolazione a procurarsi un rifugio antiatomico, pubblico o privato, nell’eventualità di una guerra nucleare con l’Unione Sovietica. Ci si occupò anche della formazione dei bambini, con l’aiuto di film come ‘Duck and Cover‘.

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, addirittura, invitò tutti i suoi appartenenti a mettere da parte provviste per almeno un anno, per loro e per le loro famiglie.

A seguito della Grande Depressione che seguì il crollo di Wall Street (1929), fu infatti subito evidente la necessità di queste misure preventive,

Passarono gli anni e l’aumento dell’inflazione, con la conseguente svalutazione della moneta americana, convinse sempre più liberali e conservatori che il modo migliore per far fronte alla crisi era imparare a sopravvivere. Fu così che nel 1967 apparre sulla scena Harry Browne che, con l’aiuto di Don Stephens, organizzò e tenne numerosi seminari su come costruirsi un rifugio e sapersi attrezzare adeguatamente. Ad ogni partecipante veniva inoltre fornita una copia di Retreater’s Bibliography (bibliografia di un rifugiato), il cui autore altro non era che lo stesso Browne.

Da qui in avanti le pubblicazioni sul tema ‘sopravvivenza’ non fecero che aumentare.

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Pantry food storage.

Famine and Survival in America, How to Prosper During the Coming Bad Years e The Alpha Strategy

Ma la vera ‘bibbia’ dei Preppers è Famine and Survival in America (La fame e la sopravvivenza in America), pubblicata nel 1974, a seguito della crisi dell’olio del ’73, a opera di Howard Ruff. All’interno di questo libro troviamo gli insegnamenti essenziali per la sopravvivenza, tra cui la conservazione del cibo e il valore dell’oro e dell’argento nel caso di un collasso socioeconomico.

Il ‘seguito’ di quest’opera, scritto sempre da Ruff, è How to Prosper During the Coming Bad Years (Come prosperare durante gli anni bui che verranno), best-seller nel 1979.

In questo periodo troviamo anche Kurt Saxon, direttore del periodico The survivor, il cui curriculum lascia un po’ perplessi: dapprima esponente del partito nazista americano, entra a far parte di Scientology e infine diventa membro della chiesa satanica di LaVey.

La sua idea di sopravvivenza, condivisa dai preppers di allora, esaltava l’uomo in grado di difendersi da tutto e da tutti e capace di sopravvivere nei luoghi più ostili. Nel suo periodico si trovano utili insegnamenti per fabbricarsi armi e prepararsi al tracollo della società, che a suo parere sarebbe avvenuto ad opera dei nemici della patria (allora i comunisti).

Per concludere questo periodo d’oro del survivalismo, citiamo l’opera di John Pugsley The Alpha Strategy (la strategia alpha), che nel 1980 rimase per nove settimane nella lista dei Best Seller del New York Times e che ancora oggi è considerato un’importante testo di riferimento per effettuare un corretto stoccaggio degli alimenti o per la scelta degli accessori con cui attrezzare la propria casa.

Prepper-Mobile

Prepper Mobile.

In questi ultimi anni sono avvenuti una serie impensabile di cataclismi, dall’attacco dell’11 Settembre, all’uragano Katrina, al terremoto e tsunami del 2004 che colpì l’Oceano Indiano, fino al disastro di Fukushima, che non hanno fatto altro che aumentare il numero di preppers. Infatti centinaia di persone, nell’arco di poche ore, hanno perso tutto ciò che possedevano, la paura si è impadronita di loro e ora fanno tutto ciò che possono per evitare che una situazione del genere li ritrovi impreparati.

I preppers di oggi non sono più ossessionati dal diventare super-uomini in grado di vivere in completa autonomia (concezione passata del survivalismo), ma sono persone qualsiasi (casalinghe, impiegati, avvocati, piccoli imprenditori, etc.) che si interessano maggiormente delle criticità del nostro pianeta e si preparano al peggio.

Del vecchio survivalismo si sono conservati per lo più l’utilizzo di abbreviazioni quali TEOTWAKI (The End Of The World As We Know It, la fine del mondo così come lo conosciamo), WTSHTF (When The Shit Hits The Fan, quando ha inizio una catastrofe), WROL (Without Rule Of Law, assenza di leggi), etc.

Infine, tutti i veri prepper si attrezzano di una BOB (Bug-Out Bag) e di un EDC (Every Day Carry).

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Preparedness kit.

Letteralmente, il termine si traduce come borsa per svignarsela e consiste in uno zaino contenente tutto il necessario per sopravvivere 72 ore. Nasce nell’ambito del survivalismo ma, grazie all’utilità che ha dimostrato di avere, è stata promossa anche dalle amministrazioni di vari Stati che tuttora incoraggiano la popolazione ad acquistare e a far uso di questo kit di emergenza.

Ma bastano 72 ore? Ebbene, la FEMA (Federal Emergency Management Agency), in riferimento al disastro causato dall’uragano Katrina, ha calcolato che il tempo impiegato per organizzare e cominciare i soccorsi è stato di 72 ore. Immaginate quindi la quantità di persone che questo zaino avrebbe potuto salvare, lo trovate ancora un accessorio superfluo in certe circostanze?

Ovviamente, in una situazione di emergenza la BOB non risolve tutto, la sua funzione principale è garantire l’autosufficienza e l’auto sostentamento fino all’arrivo dei soccorsi o fino all’arrivo al BOL (Bug Out Location), ossia il luogo sicuro che un prepper organizzato designa per ripararsi con la sua famiglia.

Per la realizzazione di una BOB funzionale vengono dati dei saggi suggerimenti, tra questi:

  • non esagerare con il peso e la grandezza della borsa;
  • rendere accessibile la BOB a tutti i membri della famiglia, o in alternativa preparare una BOB per ognuno di loro e posizionarla in un luogo facilmente raggiungibile;
  • controllare periodicamente gli elementi deperibili e la scadenza di tutti i prodotti e dei farmaci contenuti nella BOB;
  • utilizzare una borsa sufficientemente attrezzata e resistente.

Ovviamente ogni zaino sarà poi personalizzato da ogni prepper, a seconda delle sue necessità, certo non potranno mancare elementi essenziali, come:

  • fotocopie dei documenti importanti (carta d’identità, passaporto, documenti bancari, etc.);
  • soldi
  • contatti telefonici, su carta;
  • penne e fogli;
  • biancheria;
  • coperte o indumenti caldi;
  • cellulari con carica-batterie;
  • acqua (almeno due litri);
  • cibo (preferibilmente secco o in scatola);
  • accendino e fiammifero;
  • carta igienica e salviette umidificate;
  • una torcia con le sue pile di scorta;
  • kit di farmaci, tra questi anche quelli personali assunti giornalmente;
  • borsa di scorta e sacchetti di plastica;
  • spago, cordini e fascette;
  • nastro isolante.

Il Rifugio

Non tutti i prepper hanno un bunker in cantina, anzi la maggior parte cercano rifugio in case secondarie e luoghi più isolati e protetti; ma quelli che se lo possono permettere, passano gran parte dell’anno a rifornirlo e a stipare il più possibile cibo e acqua. Vi informo che finora solo pochi prepper vantano di aver messo via provviste per 5 anni, solitamente il prepper medio arriva a immagazzinare provviste per un anno. La domanda sorge spontanea: vale la pena spendere tutti quei soldi, energie, spazio e tempo per sopravvivere solo 5 anni?

A loro favore si può rispondere che, magari, in quel lasso di tempo la catastrofe in questione sarà stata superata e gli individui ‘preparati’ saranno gli unici sopravvissuti.

american_preppersPer apprendisti prepper

Oggi numerosi prepper si scambiano informazioni e si aggiornano attraverso blog e piattaforme digitali, dei veri e propri cataloghi di quanto serve per sopravvivere in caso di una qualunque minaccia esterna. A loro volta si sono moltiplicati i negozi online e i punti vendita di attrezzature specifiche, si è registrato un aumento del 40% nella vendita di prodotti liofilizzati e numerose case editrici pubblicano sempre più libri e manuali sull’argomento.

Se poi vi sentiste già un po’ prepper e vorreste incontrare la vostra anima gemella insieme alla quale affrontare la fine del mondo, non preoccupatevi, esistono siti di incontri personali, come Survivalist Singles e Prepper Dating, che fanno al caso vostro!

Non bisogna pensare che i prepper vivano in un mondo distaccato dalla realtà, esprimono solo le paure che ognuno di noi ha di fronte alla fragilità e precarietà dell’esistenza. Sta poi a ciascuno scegliere in che modo affrontare l’imprevedibilità della Natura… sa va san dir.

di Sara Pavesi

Link

http://www.apocalittici.it/tag/preppers/

http://www.prepper.it/

http://www.prepperwebsite.com/

https://www.youtube.com/watch?v=vycAA4fPZGA

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