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La Corrida, spettacolo di morte insostenibile…

Pubblicato il 19 giugno 2014 da redazione

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La Corrida, probabilmente, resta uno degli ultimi e residui esempi di tauromachia ancora oggi esistenti al mondo. Forse non è comunemente noto che tale “spettacolo”, oltre a svolgersi nella maggior parte delle regioni della Spagna, è ancora praticato in Portogallo, nel sud della Francia e in molti dei paesi dell’America Latina. Le prime testimonianze giungono addirittura dagli antichi Greci, dai Romani e dagli Etruschi, che organizzavano corse, lotte e cacce con tori e altri bovini.

Lo spettacolo in sé, è una gara ad armi completamente impari, in cui sono presenti cinque toreri (di cui uno principale, il matador), sei tori che sfilano sull’arena uno dopo l’altro dopo essere stramazzati al suolo e un giudice di gara, la cui immagine folcloristica è prettamente legata alla tradizione.

La gara è suddivisa in tre parti, e la prima viene definita tercio de varas. Il toro, appena entrato, spaesato e con aria indifferente, comincia a correre, apparentemente senza un senso, intorno all’arena. Entra così in scena il matador, che si scalda e “delizia” il pubblico con alcuni movimenti che ingannano il toro, con quest’ultimo che tenta invano di incornare il capote, un drappo rosa e arancio (solo successivamente verrà scambiato con il muleta, quello più famoso, rosso) sorretto dal torero.

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La corrida, Edouard Manet.

Dopo qualche minuto di prese in giro al toro e conseguenti boati del pubblico, i protagonisti diventano i picadores, due uomini a cavallo, armati di una picca lunga 180 cm.  Non appena il toro si accorge della presenza del suo simile, corre prepotentemente verso di lui, incornandolo e cercando di rovesciarlo. Il povero malcapitato, bendato e protetto da un’armatura trapuntata che protegge ventre e arti, non si accorge di ciò che succede. A questo punto i picadores, per placcare la forza del toro, conficcano più volte la picca nel dorso della bestia.

La legge spagnola del 4 aprile 1991 n. 10 (la cosiddetta Ley Nacional Taurina), che regola le corride, prevede che il toro venga colpito con tale arma alla base del morrillo, cioè nel muscolo del collo, almeno due volte. Il toro comincia ad accusare i colpi, perde sangue e resta leggermente tramortito.

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In seguito, ha inizio la seconda fase, quella delle banderillas, nella quale i toreri “gregari” provocano, esclusivamente con i movimenti del proprio corpo, le cariche del toro. Dopo qualche minuto di “spettacolo”, in cui la folla si esalta se la fiera si batte con audacia e determinazione, il torero principale infilza l’animale con tre paia di banderillas, in una zona situata un po’ più indietro rispetto a quella colpita nella prima fase. Le banderillas sono asticciole lignee, lunghe 70 cm, coperte da nastri colorati di carta crespa e terminanti con un arpioncino in acciaio.

Tuttavia, non producono ferite immediatamente gravi per l’animale, la loro funzione, infatti, è quella di correggere eventuali difetti che il toro ha evidenziato, oppure quella di rivitalizzare il toro dopo l’impegnativa prova alla picca.

Nell’ultima parte del combattimento, il tercio de mulata, che prende il nome dal famoso drappo rosso maneggiato dal matador, le cariche del toro, sempre più stanco, si fanno brevi e meno decise; egli tiene la testa abbassata, perchè i picadores, gli uomini a cavallo, gli hanno danneggiato i muscoli del collo. Il loro compito è quello di mettere il toro in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata perchè il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, e raggiungere il cuore.

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La corrida, Edouard Manet.

La Ley taurina prevede che il torero uccida il toro entro il decimo minuto del tercio de muleta: se cosÏ non fosse, ovvero se il torero avesse vibrato il colpo a vuoto, o raggiunto il toro in un punto non vitale, dall’alto degli spalti suonerebbe uno squillo di tromba per avvertire l’uomo che deve affrettarsi.

Se entro il tredicesimo minuto il toro è ancora vivo, suona un secondo squillo di avviso: il torero, a questo punto, usa di solito un estoque de descabellar, una spada più piccola con una sbarretta trasversale in prossimità della punta, per dare al toro, spesso già ferito a morte, il colpo di grazia.

Ovviamente un’uccisione di questo tipo sarebbe molto meno “gradita” agli spettatori, di quanto non accadrebbe se il torero stendesse lo sfortunato quadrupede al primo colpo. Se il matador non dovesse ucciderlo nemmeno questa volta, fallirà il suo compito, e il toro, moribondo ma vivo, verrà finito con un pugnale da uno dei peones. Il matador, però, sarà fischiato da tutta l’arena.

L’animale, una volta matato, viene agganciato e trainato via da alcuni cavalli. Se si è battuto con bravura e tenacia, il toro ormai esanime sarà trascinato tutt’intorno all’arena con grande velocità, altrimenti verrà portato via lentamente senza alcun “giro d’onore”. E in quest’ultimo caso, la folla, impietosa, fischierà a gran voce contro il povero animale.

Se, invece, il comportamento del toro in combattimento viene giudicato eccezionale (riconoscimento, per la verità, piuttosto raro), può accadere che si decida di salvargli la vita per farne un riproduttore, in modo che le sue caratteristiche passino alle future generazioni. Questo premio è chiamato indulto (grazia) e costituisce il massimo riconoscimento che un toro può ricevere. In questo caso, la stoccata viene solo simulata. La Ley taurina impone che questa venga eseguita con una banderilla, alla quale, di solito, viene spezzata la punta.
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Questo spettacolo crudele, tuttavia, non sempre va a scapito del povero toro. Succede spesso, infatti, che i toreri vengano incornati, talvolta a morte. L’ultima notizia in tal senso risale allo scorso 21 maggio, dove tre toreri sono stati gravemente feriti, in una gara che si ricorderà come una delle più tragiche del secolo. Per gli esseri umani, naturalmente.

Allora, vale ancora la pena di promuovere e incentivare questo “spettacolo”?

Uno studio di HSI (Human Society International) fa emergere alcuni numeri importanti: pare che solo il 29% della popolazione spagnola sia a favore della manifestazione, e solo il 13% lo sarebbe in maniera fortemente convinta. Il 75% degli intervistati non avrebbe partecipato dal vivo a nessuno spettacolo negli ultimi 5 anni e il 67% concorda sul fatto che i minori di 16 anni non dovrebbero entrare in una plaza de toros.

La corrida raccoglie da sempre pareri molto contrastanti. Dopo averne tanto sentito parlare, mi sono incuriosito e ho approfittato della mia permanenza a Siviglia per vedere con i miei occhi ed essere così in grado di farmi un’opinione personale.
Quale miglior luogo per vedere la corrida, se non la città che ha sfornato i migliori toreri e i cui cittadini sono i massimi estimatori di quest’antica tradizione nazionale?

Sembrava di essere tornati indietro di qualche secolo. Gli spettatori, stipati sotto il sole cocente e vestiti di bianco, sfoggiavano il tipico sombrero e combattevano il caldo andaluso sventolando i loro caratteristici ventagli. Poi il toro spaesato che si ritrova nell’arena, prima della battaglia fatale. Tutto si è fermato a centinaia di anni fa.

In Spagna, da secoli imperversano contrasti tra i fautori delle “tradizioni, dell’arte e della cultura” e gli abolizionisti, sostenitori dei diritti degli animali e contrari a uno spettacolo palesemente tra i più cruenti. Questi ultimi si chiedono se nel ventunesimo secolo sia ancora tollerabile un “gioco” di questo tipo, dove sei tori vengono massacrati nel giro di due ore, uno dopo l’altro.

La critica che accomuna tutti gli abolizionisti è quella della violenza contro animali cresciuti in cattività con l’unico destino di essere uccisi brutalmente dopo un confronto ad armi impari. Associazioni animaliste, per i diritti civili e antitaurini hanno puntato il dito contro la crudeltà gratuita e si sono posti in favore della salvaguardia della vita.
“La corrida è uno spettacolo crudele e datato che non trova più posto nell’odierna Spagna” sostiene Kitty Block, vice presidente di Humane Society International. La Block prosegue precisando “che i risultati dell’indagine mostrano che la maggior parte della popolazione spagnola non è più a favore di tale crudeltà e non vuole più vedere soldi pubblici spesi per questo gioco di sangue. Lasciate che il patrimonio artistico, culturale e architettonico del paese non si macchi di tale violenza e releghi ai libri di storia la tortura dei tori per puro spettacolo”.

Inoltre, il fatto che si utilizzino fondi pubblici per finanziare l’industria sottostante alla corrida, non è certo una notizia confortante, soprattutto in questo periodo di crisi, dove la Spagna conta interi settori nevralgici in grande difficoltà.

Ma l’aspetto che nel complesso, personalmente, mi ha più deluso, oltre alla violenza sui tori, le lance, il sangue o la morte, credo sia la totale indifferenza del pubblico che assiste e nel senso di “abitudine” che purtroppo si ingenera dopo la visione del terzo-quarto toro ammazzato. E che anch’io mi sono reso conto di aver provato.

Tuttavia, a scapito delle critiche, ci sono anche molte persone che ritengono la corrida giusta e comprensibile. C’è chi la definisce “una tradizione millenaria ininterrotta”, chi uno “spettacolo da salvaguardare”, o semplicemente “uno sport”.

Più costruttiva la critica di Eric Jozsef, giornalista francese e corrispondente in Italia. “Non si può negare che la corrida sia anche l’espressione di una tradizione. E non si può nemmeno scartare l’idea che la corrida riproduca la lotta ancestrale e arcaica dell’uomo contro l’animale o addirittura dell’uomo contro la sua parte animale. La corrida evoca figure mitiche (dal Minotauro ai sacrifici religiosi dell’antichità) ed è stato spunto di creazioni culturali universali, sia dal punto di vista artistico sia letterario. Per questo non si può deciderne la cancellazione senza una riflessione approfondita. Soprattutto, la corrida pone la questione del filo sottile tra la condanna e il divieto.”

Eric si rifà probabilmente ad autori quali Hemingway, che nel 1932 scrisse Morte nel pomeriggio, libro interamente centrato sulla corrida e sulla realtà multiforme che ad essa si accompagna. L’opera, lungi dall’essere un trattato scientifico sullo spettacolo offerto da questa tauromachia, Ë un’analisi profonda sul senso della vita, della morte e sull’arte. L’uccisione del toro diventa così una manifestazione del sublime, una fuggevole pennellata elargita alla folla dal torero, non già mattatore vile e brutale, ma rappresentante ultimo dei valori dell’onore e della virtù, esemplificati dai gesti e dal rituale con i quali egli sfida la morte accostandosi ad essa e grazie alla quale, se ne emerge vincitore, acquista un senso vero e proprio di immortalità.
Che non abbia influenzato i suoi posteri?

Altri fautori delle corridas sostengono che essa sia da considerare “giusta” in un mondo dove si consumano milioni di hamburger ogni giorno. Secondo queste persone, non ci sarebbe differenza tra il macello, che pur non avviene in condizioni gratificanti per l’animale, e l’uccisione nell’arena. Essi invitano tutti coloro che sono contro la corrida a riflettere e rivedere il loro consumo di carne.

Una svolta storica nel porre fine a questa competizione ad armi difformi, è stato un decreto legislativo regionale della Catalunya, firmato nel 2010 e divenuto effettivo nel dicembre del 2011. Esso bandisce definitivamente la corrida all’interno delle città della regione, la quale, di fatto, diventa la seconda ad abolire la corrida, dopo le Canarie. Negli ultimi anni, infatti, la corrida aveva registrato un vistoso calo della popolarità, e i malumori intorno alla stessa erano cresciuti di giorno in giorno.

La spinta al processo di abolizione è stata data dalla piattaforma PROU! (“Basta!” In catalano), che ha raccolto 180.000 firme e ha dato il via a una petizione legislativa popolare che chiede espressamente l’abolizione della manifestazione. Il parlamento catalano, il 28 luglio del 2010, accoglie l’iniziativa e passa al voto. Con 68 voti favorevoli, 55 contrari e 9 astensioni, la storica legge è realtà. Diventerà effettiva un anno e mezzo dopo. Una svolta storica per la Spagna, paese in cui la corrida ha preso forma ed è stata resa popolare agli occhi del mondo.

Ma questo non è il primo caso storico di abolizione della corrida. Nel novembre del 1957 il Papa Pio V emise un emendamento che proibiva il combattimento con tori e altre bestie. Tale provvedimento, però, durò soltanto otto anni.

I colonizzatori spagnoli, introdussero le loro corridas de toros in Uruguay nella seconda metà dell’ottocento, fino a che nel 1912 una legge nazionale le vietò. Lo stesso accadde in Argentina, dove dopo l’indipendenza del paese, l’evento diminuì drasticamente la sua popolarità e nel 1899 fu finalmente bandito.

Le corridas arrivarono anche a Cuba, ma furono messe al bando dalle forze militari statunitensi dopo la guerra ispanico-americana nel 1901. Fu allora che alcuni famosi matador iberici migrarono in USA, esportando la manifestazione anche in Texas, oggi l’unico stato americano a non proibirla.

In Spagna, i primissimi tentativi di bandire questo crudele spettacolo si registrarono durante il diciottesimo secolo, dove, in molte occasioni, specialmente con Filippo V, si arrivò all’abolizione. Tuttavia, il divieto fu sempre reso vano dai governi successivi .

Più recentemente, come già menzionato, la prima comunità autonoma spagnola che bandisce la corrida è quella delle isole Canarie, nel 1991. La regione ha emesso un decreto legge per bandire la corrida e gli altri spettacoli che implicano crudeltà e violenza sugli animali.

Infine, anche in Costa Rica ed Ecuador ci si sono mossi per l’abolizione di questo “spettacolo”.

Che sia questa la piega che dovrebbero prendere anche le altre regioni spagnole?

di Andrea Cecchi

Linkografia:

http://www.internazionale.it/opinioni/eric-jozsef/2012/09/29/in-difesa-dellodiata-corrida/
http://it.wikipedia.org/wiki/Corrida
http://www.corriere.it/animali/10_maggio_16/per_la_liberta_della_corrida_le_ragioni_di_una_festa_crudele_mario_vargas_llosa_ac46be66-60c4-11df-9feb-00144f02aabe.shtml
http://www.hsi.org/world/europe/news/releases/2013/04/spain_bullfighting_ipsos_poll_042313.html
http://gospain.about.com/od/spanishlife/i/Bullfightissue.htm
http://www.debate.org/opinions/is-bullfighting-an-acceptable-sport-in-the-modern-day
http://www.blitzquotidiano.it/politica-europea/barcellona-abolizione-corrida-lotta-allultimo-voto-177687/
http://en.wikipedia.org/wiki/Bullfighting

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