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In ricordo di Isabelle Caro

Pubblicato il 06 ottobre 2014 da redazione

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Anoressia-Bulimia, l’ABc dei Disturbi del Comportamento Alimentare.

Il 17 novembre 2010 moriva Isabelle Caro, la “ragazza che non voleva crescere”, titolo della sua stessa autobiografia uscita nel 2009.

Se oggi, 17 novembre 2014, a distanza di quattro anni, qualcuno leggendo il suo nome ne ricorda la storia, forse la sua morte non è stata così poi tanto invisibile.

Modella di professione in Francia, il suo volto fu scelto dal fotografo italiano Oliviero Toscani e il brand Nolita per la criticatissima campagna“No Anorexia” nel 2007 al fine di sensibilizzare, in particolar modo il mondo dello spettacolo e della moda, sulla ancora poco discussa realtà della anoressia.

I cartelloni raffiguravano una poco più che ventenne, in pose che ricordano vagamente le modelle degli storici dipinti di Goya, Tiziano o Manet.

A differenza di queste però, davanti a noi, una donnacompletamente priva della propria corporeità, una donna scheletrica.

Isabelle, infatti, soffriva da anni di anoressia nervosa, che insieme alla bulimia rappresentano le due malattie più comunemente note dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), riconosciuti oggi in quanto di origine psichiatrica.

L’anoressia assieme alla bulimia sono solo due dei disturbi maggiormente conosciuti, ma la verità di cui quasi nessuno parla è che il terreno dei DCA comprende molti altri nomi:

il binge (BingeEatingDisorder), per esempio, meglio definito come disturbo dell’alimentazione incontrollata, è una malattia molto vicina alla natura della bulimia nervosa, ma che a differenza di questa non implica pratiche di compensazione all’abbuffata come vomito, uso eccessivo di lassativi e diuretici. Una variante è la sindrome dei mangiatori notturni (Night EatingSyndrom) che si caratterizza esclusivamente di abbuffate notturne.

Un’altra categoria poco conosciuta comunemente è quella dei disturbi alimentari non altrimenti specificati. Sebbene non rientrino nel DSM, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, non sono più innocui di altri disturbi. Appartenenti alla categoria citiamo ad esempio l’anginofobia, la paura di deglutire e rimanere soffocati o la sindrome “mangia e sputa” (chewing and spitting), una pratica sempre più diffusa che consiste nel mangiare il cibo senza deglutirlo.

Per quanto diverse, tutte queste malattie sono chiaramente accomunate da un difficile rapporto tra l’individuo e il cibo, talvolta così difficile da portare sino alla morte.

Come è successo a Isabelle.

Isabelle Caro

Tra le ossa della “Nolita” di Toscani scopriamo a ritroso una storia cruda, un rapporto morboso con una madre che a seguito della rottura con il marito, nonché padre di una Isabelle bambina di soli quattro anni, vedeva nella figlia il proprio tutto e non poteva sopportare il fatto che potesse crescere.

La Caro riporta in un’intervista italiana queste dichiarazioni:

Lei ha voluto tenermi per se. [..] Non avevo il diritto di uscire.[..]

Ero veramente imprigionata a casa mia. Passava tutto il tempo a prendere le misure, le mie misure, mi faceva indossare abiti troppo piccoli, abiti di una bambina di quattro anni. Non si rendeva conto che io stavo crescendo, rifiutava la mia crescita.

Ma io l’amavo talmente tanto, c’era solo lei nella mia vita, io non avevo nessun altro, l’unica cosa che io volevo fare era piacere a mia madre e vederla sorridere, io volevo che lei sorridesse. [..]

Un giorno, a dodici anni [..] mi era capitato di fare in modo di ammalarmi proprio per poter andare in ospedale, per evadere da mia madre.

Sono andata dal pediatra [..] pesavo 39 kg e allora mia madre in quel caso ha fatto un gesto di rifiuto, come a dire che ero un po’ troppo, troppo qualcosa. E allora io l’ho interpretato come troppo grassa, e mi sono detta:“cosa faccio? Adesso sto diventando adolescente”.

Cominciavano a crescermi i seni, delle forme femminili insomma. Ed è stato terribile per me perché mi dicevo “non sarò più la bambina di mia madre”, e quindi volevo mettereun freno a questa crescita, e come farlo, non potevo di certo tagliarmi le gambe, e la soluzione era appunto quella di non mangiare più.

Pur quanto difficile e sofferta la battaglia di Isabelle, come lei stessa riconosce “l’anoressia devasta, è un inferno”, in una delle sue ultime interviste condivise tutta la propria volontà di rialzarsi e di combattere: “Io adoro la vita, che anche se può sembrare dolorosa, vale la pena di essere vissuta”.

La determinazione purtroppo non lebastò a vincere. Di ritorno da un viaggio a Tokyo, venne ricoverata presso l’ospedale Xavier-Bichat di Parigi per due settimane, dove si spense, a seguito di complicazioni polmonari, un corpo di 31 kg per 1,65 di altezza.

‘Anoressia Mentale’, sarebbe stata la diagnosi psichiatrica. Mio padre non avrebbe mai voluto crederci…Una storia da manuale. Per trovarne una simile basta aprire un libro di medicina, di quella medicina moderna che studia la mente e scopre che è possibile lasciarsi morire semplicemente perchè il cibo è nemico.

Dal libro di Alessandra Arachi, “Briciole- storia di un’anoressia”

La campagna “No Anorexia” che cercava di rendere esplicitamente visibile un mondo che spesso veniva e viene tuttora oscurato, suscitò ai tempi numerose critiche per la totale mancanza di filtri.

Tanto da muovere Fabiola De Clerq, presidentessa dell’ABA (Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari) a rivolgersi all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria il quale sentenziò la pubblicità non conforme agli articoli 1 e 10 del codice di autodisciplina pubblicitaria.

Ma se da una parte la voce dell’ABA sostenne con gran voce che “ l’utilizzo di questa immagine è suscettibile di indurre fenomeni di emulazione e non aiuta di certo i diretti interessati né le loro famiglie”, altrettanto forte e riflessiva fu la voce di Toscani : “C’è una bellezza nella tragedia. Il paradosso è che ci si sconvolge davanti all’immagine e non di fronte alla realtà. Io ho fatto, come sempre, un lavoro da reporter: ho testimoniato il mio tempo.

Perché dunque tacere, perché dunque non vedere, il coraggio di Isabelle nel mettere a nudo se stessa e la propria malattia:

Io mi batto per questo, mi batto per mostrare alle ragazze che non è necessario essere magre per entrare nel mondo della moda e dello spettacolo. L’anoressia è una malattia vera e propria e non uno stile di vita come dicono alcuni.”

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Il nuovo volto degli Eating Disorders (EDs).

Secondo un documento del 2008 dell’APA (AdaptedPhysical Activity), in America sono circa 5 milioni le persone affette da disturbi del comportamento dell’alimentazione.

Secondo diversi studi scientifici, come quello condotto nel 2006 da Birmingham e colleghi, questi stessi disturbi costituiscono oggi in America la prima causa di morte per malattia mentale.

Volgiamo lo sguardo proprio agli USA, qui infatti nacque tra gli anni 1998 e 1999, come vera e propria “epidemia sociale” (Gordon 1990), il fenomeno del movimento Pro-ana e Pro-mia, che attribuì ai disordini alimentari un volto completamente diverso.

Da malattie tragicamente dolorose sia per il fisico che per la mente, l’anoressia e la bulimia passano ad essere ideali di vita da raggiungere e perseguire, in nome di due nuove divinità, Ana e Mia.

L’arrivo della tecnologia digitale ha progressivamente permesso il crearsi di comunità sul web, veri movimenti collettivi che si racchiudono in spazi come forum, blog e community per raccogliersi da ogni parte del paese e condividere attivamente“tricks”(segreti) , diete stremanti, foto ispiratrici di modelle anoressiche, esercizi di allenamento, il tutto per raggiungere il peso dei 40 kg.

Si definisce così una nuova religione, dove la magrezza diviene simbolo di perfezione e controllo e la sofferenza tappa obbligatoria per il raggiungimento di tali ideali.

I sostenitori di Ana e Mia vivono in una elitè di seguaci, ma per essere considerati degni vi è il dovere di sottostare quotidianamente a rigide regole di obbedienza e un regime nutrizionale costituito da poche calorie, da ridurre sempre più fino al digiuno totale.

Chi sgarra paga: ogni forum pro-ana/mia mostra consigli e strumenti da utilizzare per indursi il vomito. Ogni blog recensisce una lista completa di lassativi e diuretici da assumere per eliminare ogni singolo grammo in eccesso dallo schermo della bilancia.

Per entrare in queste comunità è richiesto di credere fermamente alla divinità-disturbo che scegli di seguire.

La tragicità della situazione sta nell’incoraggiamento e nella promozione di tale filosofia, la “Thininspiration”, che da quanto riportato dagli studi condotti dalla John Hopkins Bloomberg School of Public Health , si presenta nell’84% sotto forma di contenuti pro-anoressia e nel 64% di pro-bulimia.

Considerato che ben il 91%  dei siti sono consultabili da chiunque attraverso i motori di ricerca, parliamo di dati preoccupanti. Soprattutto di fronte ad una società sempre più esperta dell’online, sempre più ricca di ragazzi che nascono nativi digitali e fanno del web il proprio pane quotidiano.

Sono proprio i giovani le vittime più a rischio, meno critici e consapevoli e più soggetti alle dinamiche di emulazione sociale. Secondo una ricerca condotta dallo studioso Lucas nel 1991 si riscontra infatti con una maggiore incidenza nell’età prepuberale, l’età di maggiore insorgenza dell’Anoressia Nervosa, in una fascia compresa tra i 15 e i 19 anni. La Bulimia sembra invece coinvolgere età anche più giovani.

di Micaela Elisetti

 

Linkografia:

http://www.youtube.com/watch?v=CgN_dIJK-dE

http://thinsecret.webs.com/thinspirationaltext.htm

http://poisonedshadow.wordpress.com/the-ten-commandments/                                                                                                    

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