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E se l’Europa rimanesse al buio?

Pubblicato il 16 giugno 2017 da redazione

blackout Bruxells

Un recente incidente notturno nella città di Bruxelles ha sollevato una serie di domande circa la robustezza delle nostre forniture di energia. Il settore della produzione di energia elettrica deve far fronte a numerose esigenze in continua evoluzione, ma è anche sottoposto a una forte pressione perché si integri con più fonti rinnovabili.

Il blackout di quest’anno a febbraio a Bruxelles ha lasciato interi quartieri completamente al buio, con strade illuminate solo dai fari delle macchine e dalle torce. L’interruzione della corrente in Schaerbeek è stata causata da un cortocircuito in una delle sottostazioni ad alta tensione, nonostante la griglia belga ad alta tensione abbia una percentuale di affidabilità del 99,999%.

Alcune voci dell’industria energetica europea affermano che ci sarà sempre un rischio di blackout, a causa degli sforzi economici per mantenere basse le bollette. Se si dovessero, infatti, costruire sistemi di potenza che lavorano al 100% del tempo, il costo salirebbe ben oltre quello che i consumatori sono disposti a pagare.

Ma il settore energetico dell’Europa dovrà soddisfare le future esigenze di approvvigionamento anche in vista della riduzione delle emissioni di gas serra e diventare il motore di un’economia a basse emissioni di carbonio.

La Norvegia, leader nel settore delle energie rinnovabili, con circa il 99% della sua energia che proviene già da tali fonti – in gran parte idroelettrica, nei prossimi cinque anni, investirà circa cinque miliardi di euro in linee elettriche, cavi sottomarini e sottostazioni – ristrutturando i vecchi impianti e costruendone di nuovi – proprio per soddisfare le nuove esigenze già in piena evoluzione ed essere, così, in grado di collegare la nuova industria e le nuove centrali elettriche secondo nuovi sistemi di distribuzione, che prevedono linee aeree più stabili e che permettono di trasmettere tutto il potenziale energetico, da un posto all’altro, più facilmente.

Il progetto europeo Best Paths, mira a contribuire a sviluppare e implementare nuove tecnologie proprio per facilitare in futuro l’integrazione più ampia possibile con le energie rinnovabili.

Entro il 2050, la maggior parte delle esigenze europee dovranno essere soddisfatte attraverso fonti verdi. Le griglie di trasmissione dovranno essere in grado di trasportare grandi quantità di energia eolica e di energia solare, integrandole in micro griglie.

Ma la natura intermittente di queste fonti di energia, e la loro geografia, presentano alcune sfide non da poco. L’aumento dell’energia rinnovabile, con livelli di produzione fluttuanti e produzioni parzialmente decentralizzate, ha reso il sistema elettrico molto più complesso da gestire, con un numero crescente di elementi variabili che mettono in crisi l’equilibrio dell’intero sistema.

Sarà quindi necessaria un’ulteriore integrazione del mercato a livello europeo e un rafforzamento delle capacità transfrontaliere per poter ottenere energia rinnovabile a basso costo da qualsiasi parte dell’Europa e un’importante rafforzamento dell’infrastruttura della rete che dovrà soddisfare questi livelli energetici sempre più fluttuanti. L’investimento previsto è maestoso, si tratta di 2,5 miliardi di euro che il Belgio dovrà spendere nei prossimi cinque anni, dedicati in larga misura all’interconnessione delle costruzioni, per assicurarsi che le fonti rinnovabili riescano ad accedere alla rete”.

Nel frattempo, si cercano nuovi interconnettori internazionali: uno per la Germania, dovuto all’operatività del 2020 e l’altro, nel Regno Unito, che dovrebbe essere pronto nel 2021.

L’UE, in assenza di interconnessioni, offrirà un aiuto finanziario e amministrativo, contribuendo a creare collegamenti in cui ci dovessero essere  colli di bottiglia.

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