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Come combattere il caldo nelle città

Pubblicato il 21 ottobre 2020 da redazione

L’aumento delle temperature del pianeta minaccia ormai in modo consistente anche le aree urbane, ma gli sforzi previsti per diminuirle potrebbero non funzionare come previsto.

L’anno scorso, a Los Angeles è stato stabilito che sia le case nuove sia quelle ristrutturate dovranno avere “tetti freddi”. Le serre di tutta la costa sud-orientale della Spagna sono così luminose che le si vede brillare perfino nelle foto satellitari. Dal 1970, infatti, gli agricoltori stanno sviluppando un mosaico di edifici in provincia di Almería dove fanno crescere i pomodori, i peperoni e le angurie  destinati all’esportazione. Per difendere le piante dal surriscaldamento estivo, dipingono i tetti con calce bianca per riflettere la luce del sole. Questo accorgimento non si limita, però, a raffreddare solo i raccolti. Negli ultimi 30 anni, infatti, la regione circostante si è surriscaldata di 1 ° C, mentre la temperatura media dell’aria nella zona in cui sorgono le serre è, invece, scesa di 0,7 ° C

Si tratta di un accorgimento che tutte le città del mondo dovrebbero imitare. I cambiamenti climatici della Terra, che nel corso dei prossimi decenni aumenteranno il riscaldamento globale, colpiranno anche le aree metropolitane isolandole in una bolla di calore, particolarmente difficile da smorzare perché le stesse case e i marciapiedi, assorbendo più facilmente la luce solare, aumentano di fatto le temperature delle aree circostanti. Nelle città, di conseguenza, si creano maggiormente ondate di calore estreme che possono uccidere. Kim Knowlton, uno studioso della salute, della Columbia University di New York, ha riferito che:  “I decessi attribuibili all’eccesso di calore avvenuti negli Stati Uniti – nel corso degli ultimi 30 anni – superano tutti gli altri tipi di mortalità dovuti a cause climatiche estreme e non smettono di aumentare”

 

Green School-una scuola dal tetto verde a Boulogne Billancourt-Parigi

Una scuola dal tetto verde a Boulogne Billancourt, nella periferia di Parigi.

 

Alcune città sperano di allontanare questo futuro funesto, piantando alberi e costruendo parchi, ma l’attenzione maggiore è ora sui tetti – vaste aree di spazio inutilizzato che assorbono enormi quantità di calore del sole. Nel 2009, Toronto, in Canada, è diventata la prima città del Nord America ad adottare una politica verde per i tetti. Nei nuovi edifici che superano determinate dimensioni vengono anche integrate le piante, nella speranza che trattengano l’acqua piovana, e contribuiscano così a mantenere più basse le temperature.  La città di Los Angeles, in California, nel 2014 ha decretato che tutte le case nuove e quelle ristrutturate dovranno essere dotate di  “tetti freddi “, realizzati con materiali chiari che riflettono la luce del sole. Una legge francese approvata a Marzo di quest’anno prevede che i tetti dei nuovi edifici, nelle zone commerciali, siano coperti parzialmente da piante e/o da pannelli solari.

Ma gli scienziati sollecitano un intervento urgente. Sebbene, infatti i tetti freddi e quelli verdi possono ridurre di molto le temperature delle parti più alte degli edifici, non sempre producono dei benefici a livello del suolo, e possono causare effetti indesiderati, quali la riduzione delle precipitazioni in alcuni luoghi.

Inoltre, non è chiaro se i programmi attualmente avviati, o già in vigore, si limiteranno soprattutto ai soli edifici pubblici: “Se stai mettendo tetti verdi solo sul municipio e sulle scuole, stai solo spostando l’ago della bilancia”, questo è quanto ha affermato Brian Pietra, uno studioso di urbanistica presso il Georgia Institute of Technology di Atlanta.

 

La calura urbana nei prossimi anni peggiorerà

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Per dieci giorni nel mese di Agosto del 2003, un ondata di calore senza precedenti soffocò l’Europa Occidentale, battendo tutti i record degli ultimi cinque secoli. Le temperature diurne di Parigi si impennarono fino a 40 ° C e le notti furono torride. Alla fine di quel terribile mese di Agosto, il numero di morti per disidratazione, ipertermia, colpi di calore e problemi respiratori registrati in tutta l’Europa superò le 70.000 unità, con un maggior numero di vittime nelle zone urbane attorno a Parigi e Mosca.

Questo è stato solo un assaggio delle condizioni a venire. I modelli climatici territoriali, infatti, indicano che entro il 2050, settimane di calore pari a quelle registrate nell’Agosto del 2003 potranno ripresentarsi ogni 10 anni nell’Europa Orientale e ogni 15 anni in quella Occidentale. Anche in tutto il resto del mondo, il numero, la durata e la frequenza delle ondate di caldo aumenteranno. “Questo è uno dei pochi eventi estremi  su cui tutti i modelli di simulazione concordano”, riferisce Dan Li, uno studioso dei modelli climatici dell’Università di Princeton, nel New Jersey.

E quando la temperatura aumenta, le città soffrono in modo maggiore a causa del modo in cui sono costruite. I tetti scuri, le strade e molti altri materiali impiegati nell’edilizia, infatti, assorbono le radiazioni a onde corte in arrivo dal Sole che poi ri-irradiano come energia a onde lunghe, riscaldando l’atmosfera circostante. I sistemi di aria condizionata aumentano il problema, espellendo all’esterno il calore interno degli edifici e dei veicoli e contribuendo così a far salire ulteriormente le temperature urbane.

In assenza di interventi, queste isole urbane di calore potranno solo crescere: nel 2050, la superficie urbana degli Stati Uniti è destinata ad aumentare di un terzo. Allo stesso tempo, la popolazione mondiale è destinata a crescere fino a 9,6 miliardi, di cui due terzi vivranno in aree urbane, rispetto a quella attuale che è poco più della metà. Eppure, nonostante i rischi, poche città hanno messo in atto dei piani per affrontare in modo specifico il calore urbano e per lo più la maggior parte di esse ignora le questioni legate al clima”.

Los Angeles invece si è già allertata. La città, infatti, dal 1878 ha visto aumentare la sua temperatura media annua di oltre ben 2 °C. Entro la metà di questo secolo, si prevede anche che la zona del centro della città potrebbe dover affrontare ogni anno 22 giorni di caldo estremo (con temperature superiori a 35 °C). Per contrastare il riscaldamento, la città ha deciso di convertire 10.000 tetti di colore scuro, in modo da raffreddarli entro il 2017. Associando a questo accorgimento, strade e marciapiedi riflettenti, entro il 2035, dovrebbe riuscire ad abbassare la temperatura della bolla di calore urbano di almeno 1,65 °C.

 

Piante urbane rinfrescanti

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GRIT-Lab, a Toronto.

 

A Toronto, in Canada, numerosi scienziati stanno testando diversi tipi di vegetazione.

La città di Chicago, nell’Illinois, è diventata leader di questa ricerca, nella speranza di evitare decessi di massa come quelli avvenuti nel 1995 quando un’ ondata di caldo, durata 5 giorni, provocò la morte di 700 persone. Dopo quel disastro, ha aggiunto tetti freddi, tetti verdi, piantumato le strade – e trasformato i neri campi da gioco in campi erbosi. Gli incentivi hanno poi contribuito a costruire più di 516.000 metri quadrati di tetti verdi, sovrastanti  509 edifici. La città sta anche rapidamente recuperando aree di suolo. I nuovi edifici dovranno, infatti, essere più alti di sei piani, con più di 2.000 m2 di spazio in tetti, e il 20-60% di suolo coperto di piante. Dal 2010, la città ha anche aggiunto 260 tetti verdi che coprono 196.000 m2.

Alcune forme di tetti freddi hanno un prezzo paragonabile a quello di quelli normali, ma i tetti verdi sono più costosi da installare, e richiedono maggiori costi di manutenzione. Tuttavia offrono altri benefici, come il rallentamento del deflusso delle acque, un miglior habitat per gli insetti impollinatori e nel complesso una miglior qualità della vita urbana.

 

Il verde è anche bello da vedere

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Faroe Islands

 

Montreal, Lufa Farms.

Montreal, Lufa Farms.

 

Timo, rosmarino, coriandolo vietnamita, basilico blu. Le erbe coltivate sul tetto del Fairmont Waterfront Hotel di Vancouver

Sul tetto del Fairmont Waterfront Hotel di Vancouver, si coltivano: timo, rosmarino, coriandolo e basilico.

 

Una piazza sul tetto del Tribunale di Vancouver

Una piazza sul tetto del Tribunale di Vancouver.

 

Sul tetto dell’università di architettura di Toronto, i bombi svolazzano da un fiore giallo all’altro. Situato nel centro della città, l’edificio è sormontato da un mosaico di 33 rettangoli, aiuole sollevate piantate con erbe autoctone, fiori o sedums non autoctoni – piante e foglie particolarmente adatte a immagazzinare acqua. Ogni aiuola ha una diversa combinazione di piante, di suolo e di tecniche di irrigazione – tutte controllate da 270 sensori che misurano la temperatura dell’aria, quella del suolo, il suo grado di umidità e di dilavamento delle acque piovane. Le aiuole sono state create dal Green Roof Innovation Technology Laboratory, unica struttura nel suo genere,  nata in Canada per testare le prestazioni dei tetti verdi e di altre strategie per mitigare il cambiamento climatico.

I tetti verdi riflettono più luce solare rispetto a quelli tradizionali in catrame o pietra, ma ottengono molto del loro potere di raffreddamento dall’umidità delle piante e del suolo. Quando l’acqua delle foglie e del terreno evaporano, portano calore nell’atmosfera e abbassano la temperatura dell’aria nelle vicinanze, proprio come quando gli atleti si rinfrescano quando il loro sudore evapora. Rispetto ad un tetto nero, in una calda giornata estiva, un tetto verde può raggiungere al massimo 40 °C. I tetti verdi fungono anche da isolanti e riducono i costi energetici associati al raffreddamento.

Il tetto verde più all’avanguardia contiene suolo organico, uno spesso tappeto di sedum, un po’ come quello usato per il suolo dei prati, in cui l’erba cresce senza irrigazione, foderato con un mezzo roccioso poroso, che è ampiamente utilizzato sui tetti verdi.

Resta il problema, però, di convertire a tetti verdi amplie aree urbane, almeno di 50 chilometri quadrati. In quel caso un vecchio studio di Toronto afferma che la temperatura ambientale potrebbe ridursi da 0,5 a 2 °C. Quando il Sole tramonta, infatti, c’è meno evaporazione e i tetti verdi di notte non rinfrescano bene come di giorno. Inoltre, dopo che il sole è sceso, gli impianti sui tetti rilasciano il calore immagazzinato rischiando di aumentare la temperatura notturna. Inoltre i tetti verdi offrono sollievo a molte delle persone che abitano ai piani superiori, ma non è detto che avvenga lo stesso con quelli dei piani inferiori. Un studio di modellazione ha, infatti, ricreato le condizioni dei giorni del 2003 investiti dall’ondata di caldo europeo, rilevando che piantumando il 25% della superficie dei tetti  di una strada nel centro di Arnhem, nei Paesi Bassi, non si è avuta alcuna variazione sulla temperatura a livello della strada, perché il vento ha spazzato via l’aria più fresca, prima che potesse raggiungere il suolo.

Anche gli studi eseguiti sui tetti verdi di Chicago hanno sollevato diversi interrogativi sui potenziali benefici. Confrontando le immagini satellitari dal 1995 al 2009, i ricercatori hanno verificato come le temperature in superficie fossero cambiate in alcune zone della città, dove i tetti scuri e i marciapiedi erano stati sostituiti da vegetazione o rivestimenti riflettenti. I tetti verdi non hanno modificato le temperature in modo significativo, anche se comunque i tetti i freddi hanno, però, aumentato la riflettività della città dell’1,6%. Piantare alberi, invece, e convertire aree pavimentate in prati si è dimostrata una strategia migliore e più efficace dei tetti verdi.

 

Gli svantaggi del fresco

I tetti freddi possono anche produrre alcuni effetti sfavorevoli: rallentare brezze marine locali, ridurre la qualità dell’aria o delle aree calde sottovento. Ogni città ha una soglia, e se si va al di là di questa, alcune cose possono cambiare in peggio. I tetti freddi, infatti, potrebbero anche inibire la pioggia. In molte regioni, il riscaldamento del terreno durante il giorno provoca aria umida che salendo in alta quota aiuta la formazione di nubi e di conseguenti precipitazioni.

Nonostante le incertezze, molti scienziati affermano, però, che le città non stanno perseguendo strategie di raffreddamento abbastanza rapidamente, e in linea con il ritmo del cambiamento climatico e la crescita urbana, che naturalmente non si arrestano. I sostenitori dei tetti freddi e di quelli verdi, sostengono che entrambi i tetti hanno aiutato alcune situazioni e che migliorandone l’attuazione potrebbero diventare molto più efficienti. Stuart Gaffin, uno studioso del clima urbano, della Columbia University di New York, mette in guardia di non dare troppa importanza agli studi di modellazione che pronosticano effetti collaterali indesiderati, come la ridotta formazione di nuvole e pioggia. Le nuvole, infatti, secondo lo scienziato, sono tra i modelli più complessi da costruire, e il particolato prodotto dalle città ha già, di fatto, migliorato il livello di precipitazioni.

Nonostante tutti i rischi legati al calore che le città dovranno affrontare in futuro, pochi hanno messo in atto piani per gestirlo. Louisville nel Kentucky è una di queste. Louisville è la città degli Stati Uniti in cui si è sviluppata più rapidamente la bolla di calore, con un aumento delle temperature di oltre 4 °C rispetto al  1961. Una parte del problema è dovuto alla perdita di oltre 54.000 alberi all’anno, per gli insetti, le tempeste di freddo e la mancanza di cure.

Per rinfrescare rapidamente la città è allo studio un progetto che unisce tetti freddi, tetti verdi, piantagioni di alberi e materiali di pavimentazione freddi. Allo stesso tempo, la città spera di aumentare il numero di alberi.

Louisville, e il suo pionieristico programma, potrebbero indicare la strada futura ad altre città del mondo.

di Adriana Paolini

 

http://www.nature.com/news/how-cities-can-beat-the-heat-1.18228

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