Categoria | Politica-Economia

Alessio Pascucci racconta “perché Italia in Comune”

Pubblicato il 08 marzo 2019 da redazione

Alcune riflessioni introduttive

Sindaci, persone sul territorio senza rete e con strutture operative disponibili esigue.
Vero motore e forza di sostegno i cittadini in prima persona, le associazioni, il territorio stesso ossia il tessuto sociale del Paese, ma frammentato, goccia su goccia, incapace da solo di intervenire se non su singole questioni.
Ed ecco Italia In Comune, la rivoluzione dal basso, di tutti queste schegge, frammenti di territorio che si emancipano e divengono consapevoli che uniti, insieme, sono il Paese, l’Italia, e il cui Bene Comune sono loro stessi. Frammenti che in questo lungo cammino solitario, in cui lo Stato e la Politica si sono dimostrati fin troppo assenti, distanti, scollati dai problemi, capiscono, riconoscono nei loro Sindaci, uno strumento per dar voce al territorio, ma soprattutto per incernierare tutte queste realtà singole in uno strumento compatto ed efficace, che agisca e rompa il silenzio e la solitudine del km zero.
Nei molti discorsi che ho potuto ascoltare o leggere negli ultimi 5 mesi, c’è una parola che ho continuato a sentire e che ogni volta è riuscita a scatenare in me la stessa profonda emozione: Sincero.
Perché i referenti di Italia in Comune la spendono così spesso? Perché sottolineano continuamente che non c’è un’ideologia, un retro pensiero, ma una sincera e trasparente proposta di cambiamento, che restituisca dignità ai territori, alle persone, tutte le persone, perché lo strumento è plurale nel suo stesso Dna, perché il Sindaco non è di alcuni, ma di tutti, e questo le persone lo sanno. Lo sanno perché lo hanno eletto, lo incontrano tutti i giorni e tutti i giorni gli mettono nelle mani e in spalla i loro problemi. Lo sanno, perché ne hanno Sincera esperienza, che si è fatta Consapevolezza.

I Cittadini, la forza di Italia In Comune

Cittadini, singole persone, prima di tutto con i loro problemi, alla ricerca di soluzioni, interlocutori, percorsi possibili e sostenibili, che arginino le insicurezze e veicolino forze positive, generative, innovative, di frammenti di una umanità più grande in cammino.
Ma da soli, difficile fare e al contempo incidere. E allora ci si organizza in gruppi, associazioni, per incidere, per tornare a partecipare in un Paese che ha chiuso tutti gli spazi del dialogo, all’insegna dell’individualismo. Nel tempo si cresce, il dibattito si allarga e nasce la necessità di incidere di più, sostenendo persone valide, testate a prendere posto ai tavoli che decidono per il territorio, per le Cause Comuni. Nascono così le liste civiche, candidate a ruoli istituzionali territoriali.
Una consapevolezza lenta, ma incessante che cresce, capisce, si orienta, si organizza e agisce: Civismo.
Ma con un raggio d’azione, seppur nobile, forte e sincero, sempre a km Zero. Così, vinte le battaglie, partecipate e di riscoperta di forte coesione sociale, culturale e affettiva, resta il vuoto, la solitudine delle proprie esistenze, che singolarmente sembra abbiano meno senso, nella routine domestica quotidiana. E al contempo si insinua il dubbio che forse si può fare di più, si può estendere questa risorsa di Buone Pratiche anche oltre i Confini del proprio giardino, dialogando con gli altri territori.
Civismo quindi che si emoziona, rompe gli argini e fa delle Buone Pratiche l’Antidoto, che rende porosi i confini e abbatte i campanilismi, pensando al futuro. Ma in tanto il Paese naufraga, attraversato da pericolosi populismi che giocano sui problemi dei molti in difficoltà, che strumentalizzano questo forte sentimento di rancore e lo trasformano in un tamburo, quello della pancia, dove convergono le emozioni più forti, non mediate né dal cuore, né dalla ragione, ma solo dal voglio tutto: ora, subito. Un tamburo che trascina la folla, senza più identità, né individuale, né plurale, ma che diventa carne e corpo del Capo, di un Pensiero Unico, senza scontro né confronto, senza dialogo né condivisione,  ma solo adesione totale, perché non ha più nulla da perdere. Folla che ha rinunciato a sognare un futuro, a incanalare tanta forza in progetti  concreti e positivi, delusi da una politica litigiosa che ha perso tempo e forse ha perso gli anticorpi.

Perché un Partito, perché Italia In Comune?

Perché se la tempesta imperversa, bisogna moltiplicare le forze e incidere ancora di più. Ci vuole un’organizzazione più grande che tenga Insieme tutte queste persone, che con impegno sincero si sono prodigate e nelle buone pratiche hanno nutrito, dissodato, coltivato e valorizzato il territorio: il Bene Comune. Frammenti di un Paese che ciascun cittadino attivo sa essere meraviglioso, ricco, fertile, positivo e bisognoso solo di Respirare. Civismo che ora, quindi, chiede di prendere decisioni a km Italia, per dare corso a visioni di respiro Nazionale, e al contempo creare un Argine che contenga un fiume in piena che sta sempre più ingrossando e rischia di esondare, travolgendo ogni cosa.  Un nuovo partito dunque e non un apparato, non una gabbia che d’alto chiede, ordina, delega. Un partito nuovo nel dna, perché nato, cresciuto e maturato nella Fiducia reciproca e nella Responsabilità di ciascuno. Un partito che non si impone, ma lascia che le persone stesse facciano Sistema, Rete, Partecipino.
Un partito che non ha bisogno di inventare contenuti, perché ne è già profondamente ricco. Una ricchezza, un patrimonio che affonda nelle sue stesse radici, che vuole salvare e valorizzare per una maggior qualità della vita, vita che si possa espandere pienamente nelle sue potenzialità e possa trovare nel suo stesso territorio, come nel Paese, le risorse per dar corso a una vita degna di essere vissuta, che metta al primo posto  Dignità e Valori condivisi, Sinceri. Valori che Italia In Comune esprime camminando nello stesso solco di chi quei valori li ha incarnati, che cammina sulle spalle dei giganti che stanno tenendo a galla questo Paese, ogni giorno, con pazienza e impegno.
Un Partito post ideologico, dunque, che non cerca addetti e consenso per far vincere un discorso Monologo, ma che il discorso lo sta costruendo ora, in un incessante e quotidiano dialogo, di pratiche che si incontrano, e si scambiano esperienze, risultati, difficoltà, emozioni, possibilità. Una autentica Solidarietà Consapevole, cresciuta sul campo.
Un Kit di Attrezzi pronto all’uso, da cui attingere e in cui immettere. Una spirale virtuosa che alimenta ed espande una proposta positiva per il Bene Comune, Sincera perché autentica, un formidabile Anticorpo di Democrazia, Competenza, Passione, di Mani, Piedi e Teste, che lavorano, costruiscono, camminano un passo alla volta, pensano, si interrogano, danno corso ad azioni concrete e insieme fanno Sistema Paese Italia.

Perché Italia In Comune sta crescendo rapidamente?
Perché ogni Comune, che ha simbolicamente e fattivamente contribuito a questa Visione, ha attinto a un Patrimonio Civico, patrimonio che ora si sta distillando attraverso Parole Comuni, parole che si intersecano, che incarnano l’esperienza di tante diverse Collettività, che in quelle Parole si ritrovano in Comune. Parole che non si debbono inventare, ma che con Umiltà si sono costruite, estrapolandole nei territori dove sono nate e che con le quali si vuole ricostruire il Discorso Comune, che ha tacitamente guidato le azioni e le emozioni di chi c’era e che ora può ispirare chi sta cercando tratti di Identità, Civica, Laica, incardinata su Merito e Responsabilità di Sé, di Altri e per le Generazioni Future.

A queste brevi riflessioni, su un fenomeno politico di sicuro rilievo, segue un’intervista ad Alessio Pascucci, Coordinatore Nazionale di Italia in Comune, che sta girando instancabilmente l’Italia da mesi, per confrontarsi con i territori su una proposta di programma nazionale.

 
Intervista ad Alessio Pascucci, il sindaco di Cerveteri che si sta tirando dietro l’Italia
alessio-pascucci

 

1) Siete solo buoni Amministratori che hanno colto le difficoltà pratiche ed economiche dei Sindaci e la solitudine delle Liste Civiche, o avete in mente un progetto politico organico per il Paese?

Il percorso di Italia in Comune nasce qualche anno fa dall’esigenza di tanti sindaci che, sentendosi abbandonati dallo Stato centrale, hanno deciso di aiutarsi tra loro scambiandosi best practice per risolvere i problemi dei cittadini. Da questa rete è emersa la volontà di fondarsi come partito politico e, dopo la presentazione ufficiale avvenuta il 3 dicembre 2017, nell’aprile 2018 ci siamo costituiti ufficialmente come partito politico perché siamo convinti che soltanto portando in Parlamento e in Europa le capacità e l’esperienza di chi ha amministrato nei territori si possa rilanciare il nostro Paese.I primi risultati sono stati incoraggianti: in Abruzzo stiamo dialogando con la Lista “Abruzzo in Comune” che ha eletto un Consigliere regionale e in Sardegna abbiamo eletto due Consiglieri regionali all’interno della Lista “Sardegna in Comune”.

2) Sulle emergenze ambientali quali soluzioni proponente in termini di buone pratiche già sperimentate nei Comuni. Situazioni croniche come Napoli come si potrebbero affrontare?

L’ambiente naturale e il territorio umano sono le risorse strategiche su cui fondare un nuovo, duraturo e sostenibile sviluppo per il nostro Paese. Purtroppo tali risorse sono, nel contesto nazionale, molto fragili e spesso affette da ampi fenomeni di degrado che ne minano profondamente le potenzialità. La politica deve dunque farsi carico di determinare nuove regole, unitarie e condivise, per salvaguardare e valorizzare tali risorse, mettendole al centro di strategie in grado di superare la fragilità che le caratterizza e di consentire al nostro Paese di tornare a competere.

Nel nostro programma nazionale che stiamo costruendo dal basso in collaborazione con i territori proponiamo nuovi principi e nuove regole unitarie per la pianificazione urbana e territoriale. Riteniamo inoltre debba essere elaborata una strategia nazionale per il ciclo integrato dei rifiuti e per la bonifica dei siti contaminati nonché una riorganizzazione della conoscenza, delle competenze e delle procedure per una strategia nazionale di prevenzione strutturale del rischio territoriale
E’ necessaria una politica nazionale per lo sviluppo diffuso di nuovi modelli di agricoltura multifunzionale, di nuovi modelli di impresa e di produzioni, del recupero a fini agricoli di superfici pubbliche non utilizzate.

3) Per l’immigrazione ius sanguinus o ius soli? Si è parlato e proposto Riace come modello da seguire e promuovere. Cosa ne pensa?

Non possiamo rimanere indifferenti e non possiamo accettare che in un paese che si definisce Democratico e accogliente non vi sia ancora una Legge che riconosca lo stato di Cittadini Italiani ai bambini e alle bambine nate e cresciute nel nostro Paese solo perché figli di genitori stranieri. Per questo a ottobre 2017 ho aderito allo sciopero della fame per lanciare un messaggio forte al Governo e al Parlamento affinché la Legge sullo Ius Soli venisse portata all’approvazione delle due Camere.
Lo Ius Soli non toglie diritti a nessuno. Tutt’altro. Lo Ius Soli aumenta i diritti di tutti. I diritti di tutti quei bambini nati in Italia da genitori stranieri, che pur frequentando le scuole del nostro paese e vivendo la propria vita in Italia, crescendo con i nostri usi e le tradizioni, per via di una Legge da Medioevo, non si vedono riconosciuta la cittadinanza della nostra nazione. Sul tema purtroppo c’è ancora poca informazione. C’è chi ancora, a questo punto temo lo faccia volutamente, confonde l’istituzione dello Ius Soli con il dramma dell’immigrazione che stiamo vivendo in questo periodo. Le due questioni non sono invece collegate in nessun modo. Nell’ambito delle politiche volte all’integrazione e ai diritti civili Cerveteri già ha fatto un passo avanti, riconoscendo la cittadinanza onoraria a tutti i bambini figli di genitori stranieri residenti nella nostra Città.
I principi dello Ius Soli sono infatti contenuti all’interno della nostra Costituzione che all’articolo 3 recita che ‘tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’.

4) Le tasse locali pensa che dovrebbero essere gestite localmente? E cosa cambierebbe?
 
I Comuni spesso vengono privati degli strumenti necessari al raggiungimento degli obiettivi. I sistemi di tassazione locale devono necessariamente restare nelle comunità ed essere investiti nei progetti di crescita e sviluppo delle stesse.

5) Rispetto alla disoccupazione ha in mente qualche soluzione locale, capace di relazionarsi direttamente con i singoli, valorizzandone le competenze e capace di uscire dal mare magnum di appalti e cooperative, che a rotazione propongono anche solo un’ ora di lavoro al giorno?

A Cerveteri Stiamo lavorando da mesi per creare un centro locale che metta in relazione i centri per l’impiego e gli uffici comunali preposti per creare un’interfaccia per aiutare le persone che cercano lavoro.

6) Cosa ne pensa del Reddito di Cittadinanza?

È uno strumento che in linea di principio condivido ma ritengo si debba aspettare la sua attuazione (che al momento appare confusa e irta di conflitti istituzionali come quelli tra Stato e Regioni sui navigator) per poterlo giudicare, soprattutto nella parte che riguarda le politiche attive sul lavoro.

7) Sulla Riforma Costituzionale ha votato Si o No?

Ho votato No alla Riforma Costituzionale. Ritengo la nostra Costituzione il faro della mia azione politica, quella riforma ne snaturava i principi.

8) Sulla Legge Elettorale come vede un Proporzionale puro?

Mi piace molto che la legge elettorale dei Comuni venga applicata a livello di nazionale. Un proporzionale puro con un premio di maggioranza alla coalizione che vince per garantire la governabilità e la stabilità politica.

9) Sull’attuale formulazione dei candidati all’interno dei partiti, non pensa ci sia un problema di democrazia?

Assolutamente, nei partiti abbiamo sempre visto ingerenze da parte del centro nei confronti dei territori, con candidati spesso catapultati senza alcuna logica. infatti Italia in Comune ribalta completamente la prospettiva dei Partiti della seconda Repubblica e anche dei nuovi Movimenti politici. Il centro non deve interferire nei territori che decidono le proprie candidature e la posizione sui temi locali nella più completa autonomia purché questa sia in linea con la nostra Carta dei Valori e il nostro Statuto. Vogliamo ribaltare l’approccio top down dei partiti classici con un approccio bottom up che parta dai territori. In più crediamo nella meritocrazia e nel “Cursus honorum” nelle istituzioni locali. Abbiamo rispetto per le istituzioni e non permetteremo mai, come stanno facendo i 5 stelle, che degli incompetenti siedano tra i banchi del Parlamento nazionale.

10) Per ora avete formulato una carta dei valori su cui è difficile non essere d’accordo. Quando pensate di presentare un Programma Nazionale di Governo del Paese?

Stiamo lavorando ad un programma innovativo, condiviso con i territori, un programma che per la prima volta in un partito politico nascerà dal basso. Siamo in fase di definizione del programma nazionale e lo presenteremo nelle prossime settimane.

11) Nessun partito ha affrontato a fondo la questione Mafia. Avete qualche idea?
 
Nel nostro programma stiamo prevedendo una parte ad hoc dedicata alla lotta alle mafie e alla corruzione che preveda una serie di misure quali ad esempio la Tutela dei creditori verso lo stato (Aziende-Privati-Cooperative) con programmi di compensazione credito/debito semestrale, per evitare che, i soggetti a credito verso lo Stato, debbano rivolgersi agli usurai (malavita), la Limitazione dello strumento del Subappalto: chi partecipa e vince, deve effettuare realmente il lavoro, pena sanzioni amministrative/penali previste/riviste nei rispettivi Codici, la  Regolamentazione della Prostituzione e la Reintroduzione dei certificati antimafia da produrre all’atto della partecipazione ad un appalto (tolto da questo Governo) con tracciabilità del reato più approfondita.

12) Mi scusi l’indiscrezione, ma qual è il suo onorario in qualità di sindaco? E che spese personali deve sostenere?

Il mio onorario è di circa tremila euro mensili, i miei Assessori arrivano invece a mille euro mensili, a fronte di responsabilità enormi. Rilanciare i Comuni vuol dire anche riconoscere il giusto compenso a chi ricopre ruoli politici di grande responsabilità e a fronte dei quali si assume rischi notevoli.

Riflessioni e Intervista a cura di Adriana Paolini

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