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And the Hippos Were Boiled in Their Tanks

Pubblicato il 03 settembre 2013 da redazione

Kerouac.

Kerouac.

Ricevere regali inaspettati conporta sempre un gran piacere. Ancora di più se il regalo in questione è un libro che sotto la voce “Autore” porta i nomi di Jack Kerouac e William Burroughs. Due giganti della letteratura americana, che rappresentano le due facce del movimento Beat: Kerouac è tutta bohème, vita libera, senza costrizioni, che si muove rapida e leggera, eppure piena di contraddizioni – a volte un amaro senso di vuoto; e Burroughs, una visione oscura, la droga e I localetti di New York, la sua devianza geniale, un colpo di pistola in faccia al conformismo.

Allen Ginsberg - 1979Il libro in questione è “And the Hippos Were Boiled in Their Tanks” (tradotto in italiano come “E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche” – il titolo surreale è una frase sentita alla radio riguardo un incendio in un circo o uno zoo), scritto dai due, a quel tempo già più che conoscenti, nell’anno 1945. Kerouac aveva appena ventitré anni, Burroughs trentuno. Per entrambi la fama letteraria era ancora lontana un decennio o più, ma la collaborazione dei due in “Hippos” segna l’inizio del loro percorso artistico. A far incontrare Burroughs e Kerouac (e Allen Ginsberg) nella New York del 1943, dando così origine al nucleo centrale della Beat Generation, fu Lucien Carr, studente di poco più giovane di Kerouac. Eccezionalmente attraente, brillante e portato per la letteratura, Carr aveva attratto da adoloscente le attenzioni, velatamente sessuali, di David Kammerer, più vecchio di lui di una quindicina d’anni.

And the Hippos Were Boiled in Their Tanks.

And the Hippos Were Boiled in Their Tanks.

Kammerer aveva seguito Carr durante la sua educazione scolastica, dall’età di quattordici anni in poi. I due si frequentavano, ma non è chiaro se Carr avesse mai risposto alle avances del suo ammiratore; sicuramente la situazione non era stabile ed era destinata ad arrivare a un punto di rottura. Il 13 agosto del 1944 Lucien Carr accoltella David Kammerer e getta il suo corpo in fin di vita nel fiume Hudson, prima di andare a raccontare tutto agli amici Burroughs e Kerouac. Un anno più tardi la versione letteraria della tragica storia era completa.

Lucien Carr si costituì il giorno dopo il delitto. La copertura mediatica della storia fu estesa, poiché vedeva coinvolto un ragazzo di buona famiglia, studente della migliore università di New York, ma soprattutto per lo scandalo dell’accusa di omosessualità della vittima. La difesa di Carr fu abile nel far apparire Kammerer come un debosciato che tentava di ottenere favori sessuali da giovani adoloscenti. Il fatto che un certo grado di omosessualità fosse comune a tutto il gruppo non venne mai fuori durante il processo. Anzi, sembra passare sotto silenzio anche nel libro, in superficie. Un occhio più attento noterà le poco velate allusioni misogine di Dennison (il personaggio i cui capitoli sono scritti da Burroughs), accanto al ruolo marginale delle donne nel racconto (come spesso accade in Kerouac). Nonostante ciò, sia Dennison (e quindi Burroughs) che Kerouac (nel libro Mike Ryko) vengono fatti passare per assolutamente eterosessuali.

La linea scelta dalla difesa funzionò e Carr dovette scontare soltanto due anni in prigione. Una volta uscito trovò un lavoro alla United Press (poi United Press International), una casa editrice. Per il resto della sua vita dovette tornare però ad occuparsi dell’episodio di Kammerer, cercando di minimizzare la pubblicità negativa, impedendo che informazioni relative al fatto venissero pubblicate. Burroughs ottenne i diritti di pubblicazione del manuscritto, dopo aver fatto causa ad una rivista che ne aveva pubblicato degli estratti. Carr si fece promettere, prima da Burroughs e poi dal suo segretario personale (e amministratore delle sue opere) James Grauerholz, che il resoconto dell’omicidio non venisse pubblicato prima della sua morte. Lucien Carr non divenne mai lo scrittore che sognava di essere, ma fu l’ispiratore e il catalizzatore delle energie creative di un nucleo di artisti che avrebbero cambiato radicalmente il paesaggio letterario americano. “Hippos” viene pubblicato nel 2005, anno della sua morte.

Burroughs.

Burroughs.

In quanto all’opera in sé, non rimane molto da dire. Entrambi gli autori sono alle prime armi e il libro è al massimo mediocre. L’interesse che suscita nel lettore è piuttosto dovuto alla sua qualità di documento letterario; da questo punto di vista abbiamo non solo un resoconto quasi biografico dei primi anni dei Beats, ma soprattutto gli embrioni stilistici che porteranno alla prosa di Burroughs e Kerouac. Quest’ultimo emerge senz’altro come il migliore fra i due, nonstante la differenza d’età. Scrive senza ornamenti, in modo schietto e semplice, con alcuni caratteristici stacchi contemplativi; non c’è però ancora la spontaneità delle sue opere migliori.

Le parti scritte da Burroughs sono altrettanto interessanti. Sempre molto crude, pervase da una sensazione di squallore e decadenza, anticipano dal punto di vista tematico e stilistico i suoi libri successivi. Tutto viene raccontato in modo distaccato, con una fredda accettazione: un passo in cui Dennison assume della morfina ci mostra Burroughs in una prima esplorazione (non solo letteraria) di uno dei temi che lo caratterizeranno in futuro (nella scrittura come nella vita).

Il fatto che sia Dennison che Mike Ryko assomiglino fortemente ai rispettivi creatori rende alcuni passaggi particolarmente suggestivi. Chiunque abbia visto e sentito Burroughs parlare lo riconoscerà nella descrizione di Kerouac: “[…] aveva un’aria che suggeriva ippodromi e gioco d’azzardo. […] Parlava con un accento lento e burbero che aveva un’incongrua punta di raffinatezza.”.

“Hippos” non soddisferà chiunque; più che un romanzo è una sorta di diario di bordo semi-fantastico della culla culturale dei beatniks. Per gli appassionati della Beat generation però è un reperto che vale la pena scoprire.

di Alejandro Torrado

1 Comments For This Post

  1. Viola Errante Says:

    WOw! Bella storia. Personalmente Kerouac non mi lo ritengo un grande scrittore, pur avendo letto diversi suoi romanzi ed essermi appassionata ai suoi mondi, ho sempre avuto l’impressione di avere a che fare più con degli appunti di viaggio, un fotoreporter delle parole. Non credo raggiunga l’altezza stilistica di Hemingway,che pure tende all’asciutezza, ma suppongo sia una questione di gusto.
    Non sapevo di questi intrecci… :)

    Grazie

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