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La scherma: una disciplina con i valori di ieri e le tecnologie di oggi

Pubblicato il 04 gennaio 2012 da redazione

Siamo in un’epoca dove il denaro, la fama e l’ossessiva ricerca della vittoria hanno contaminato la maggior parte degli sport. Tuttavia in alcune discipline ancora sopravvivono gli antichi valori di lealtà e correttezza. Uno di questi è la scherma, disciplina che affonda le sue origini nella notte dei tempi.

Nata non come sport, ma come strumento di offesa e di difesa nel lontano passato, inizia ad essere trattata come un’arte solo a partire dal tardo medioevo e dall’inizio del rinascimento, quando i primi maestri d’arme veri e propri cominciano a pubblicare i loro primi scritti sulle tecniche di combattimento vincolate ancora però all’utilizzo della spada come mezzo di offesa. Di conseguenza gli scritti fanno riferimento all’utilizzo di spade a due mani, mazze e lance che presentano tecniche di combattimento ancora molto lontane dalla scherma moderna. È solo a partire dalla seconda metà del ‘500 che, con l’affermarsi dell’arma da fuoco, la spada diventa un’arma da difesa personale e non un’arma da utilizzare in battaglia. Così si diffondono soprattutto nell’ambiente nobiliare e ricco armi create per colpire di punta. Ed è proprio in questo periodo che vengono poste le basi per la scherma come è intesa oggi e l’Italia, grazie alle capacità dei suoi grandi maestri d’arme assume la posizione di leader mondiale che ancora oggi mantiene.

A partire dal ‘600 la scherma assume quel valore aristocratico che ancora oggi detiene. Infatti la spada diventa un’arma da utilizzare nei duelli per risolvere questioni d’onore mentre i maestri d’arme vengono assunti dalle famiglie nobili per iniziare i propri figli all’arte della scherma. Ancora una volta la maggior parte dei maestri sono italiani a dimostrazione di quanto questa disciplina abbia avuto successo fin da subito sul suolo italico. In questo periodo vengono quindi riscritte tutte le regole nei manuali di combattimento, e l’arma utilizzata per imparare a duellare diventa il fioretto. Quest’ultima è una lama sottile che prevede colpi di punta sul busto dell’avversario e quindi ottima per imparare a duellare con colpi rapidi precisi e letali.

A cavallo tra l’800 e il ‘900 nascono invece, prima in Italia e in Francia, e poi in tutto il resto d’Europa e del mondo le prime sale d’armi e la scherma comincia ad assumere la sua funzione di sport. Vengono stillati dei regolamenti internazionali e nel 1913 nasce la FIE (Fédération Internationale d’Escrime), l’ente che organizza tutte le competizioni internazionali e che si occupa della sicurezza. Quest’ultima è in continua evoluzione e prevede lame flessibili(in modo che il colpo venga attutito meglio), divise resistenti ai forti sforzi dovuti alle stoccate e fatte di un particolare materiale(kevlar) che fa in modo che dopo la “botta” la punta della lama scivoli via e maschere che addirittura resistono a spari di piccolo calibro. La sicurezza ha avuto un grande sviluppo soprattutto dopo i Campionati del mondo a Roma nel 1982, quando il fiorettista sovietico  Vladimir Smirnov si presentò alla competizione da favorito, ma durante un incontro eliminatorio la lama spezzata del suo avversario attraversò le maglie della sua maschera trafiggendolo alla testa. Dopo nove giorni di coma morì.

Oggi le competizioni oltre che essere all’avanguardia dal punto di vista tecnologico lo sono anche da quello dell’arbitraggio. Infatti è stata introdotta la moviola in campo che, sotto strette regole, che ne limitano l’utilizzo, può essere richiesta dagli atleti o addirittura dagli arbitri che si sentono insicuri della loro ricostruzione dell’azione. Moviola che se necessaria in tutti gli sport, lo è ancora di più nella scherma data la velocità dell’azione.

Nonostante le tecniche di combattimento siano cambiate, la continuità col passato è rappresentata da quello spirito di “cavalleria” di cui il mondo della scherma è totalmente impregnato. Infatti oltre alle regole di combattimento, esistono anche delle regole etiche che, se non rispettate, possono portare a sanzioni anche più gravi dei banali falli di combattimento. Ne sono un esempio la stretta di mano e il saluto con la lama all’arbitro e all’avversario all’inizio e al termine dell’assalto. Ancora più sbalorditivo per chi non è abituato a guardare la scherma, ma preferisce altri sport più commerciali, è l’azione di accusare la stoccata: se un atleta sa di essere stato toccato, e vede che l’arbitro è in difficoltà nel ricostruire l’azione alza il braccio e pronuncia la parola touché dicendo all’arbitro di assegnare il punto al suo avversario. Questo è un grande esempio della lealtà e correttezza che vi è nella scherma, dove un insulto a un arbitro non è assolutamente concepito ed è punito con l’espulsione dalla gara.

Il movimento schermistico in Italia è ben radicato, nonostante la poca visibilità sui mass media, ma probabilmente in futuro potrebbe ingrandirsi grazie ai progetti della federazione Italiana Scherma. Infatti vengono mandati nelle scuole elementari dei maestri a diffondere quest’antica disciplina, che se non viene spiegata risulta purtroppo incomprensibile ai più che non sono nemmeno in grado di comprendere fino in fondo la fatica fisica, ma soprattutto mentale, che si prova dopo un “a voi” e la gioia rappresentata di solito da un urlo liberatorio dopo una stoccata messa a segno.

di Camillo Molino

 

http://wwwfie.ch/

http://www.federscherma.it/index.asp

 

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