Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari

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7 luglio 2017, una data storica per l’Umanità.

Circa 1800 bombe nucleari in stato di allerta permanente, equivalenti a 60 000 bombe di Hiroshima, sono pronte ad essere lanciate nel giro di pochi minuti, e 15 000 bombe sono in attesa negli arsenali. Ora, una guerra nucleare, che potrebbe scoppiare anche solo per incidente, per errore o per sabotaggio, e anche se soltanto regionalmente, avrebbe delle conseguenze assolutamente catastrofiche sulla totalità del nostro pianeta. (Va qui anche tenuto conto del fatto che le attuali bombe termonucleari, bombe H, sono in media 30 volte più potenti di quelle di Hiroshima).

Inoltre, secondo esperti tra i più qualificati (gli ‘Scienziati Atomici’ dell’Università di Chicago, assistiti da una quindicina di premi Nobel di diverse discipline), dall’inizio degli anni ‘90 il rischio di una guerra nucleare è aumentato continuamente, cosicché ora è ritornato allo stesso livello che nei peggiori momenti della Guerra fredda.

 

Alla sede dell’ONU a New York, il 7 luglio 2017, verso le ore 11 locali, è stata votata l’adozione del Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari, con 122 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astenuto. Il 20 settembre successivo questo Trattato passa alla firma degli Stati dell’ONU ed entra in vigore non appena i 50 Stati l’avranno ratificato.

 

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L’allora presidente della Conferenza ONU, Elayne Whyte Gomez, esulta subito dopo lo storico voto del 7 luglio 2017 per l’adozione del Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari.

 

Si tratta chiaramente di un evento di portata storica, che conclude un lungo processo, intensificatosi da circa 4 anni, e che apre una nuova fase, non meno impegnativa, per condurre all’effettiva eliminazione di queste armi, le più mostruose di tutte, e che da ora in poi sono quindi dichiarate ILLEGALI da un Trattato internazionale, e come tali stigmatizzate per sempre. Ciò ha anche permesso di colmare un grave vuoto giuridico, poiché le armi nucleari erano le sole armi di distruzione di massa a non essere state proibite da un Trattato Internazionale, come invece era avvenuto per le armi batteriologiche (1972) e per quelle chimiche (1993).

Il ruolo di questo Trattato, sul quale si appoggerà decisamente il nuovo processo di disarmo nucleare totale, sarà poi anche quello di garantirne l’irreversibilità.

Pur non essendo ancora perfetto, questo Trattato è globalmente molto positivo e i suoi punti soddisfacenti sono essenziali: la proibizione della “minaccia dell’uso” e non solo dell’“uso” delle armi nucleari, la proibizione anche del solo possesso di queste armi e quindi di ogni  dottrina di ‘deterrenza’ basata su di esse, sono le principali ‘conquiste’ di questo trattato; ma diverse altre non sono meno significative, come il riconoscimento delle vittime:

  • di Hiroshima
  • di Nagasaki
  • e di più di 2000 test nucleari

particolarmente di donne, bambini delle popolazioni indigene, e di conseguenza l’obbligo di provvedere al loro risarcimento e assistenza, ma anche al ripristino dell’ambiente dei loro territori.

Questo Trattato non potrà in alcun modo risultare ‘inutile’: il suo impatto si era già fatto sentire ancora prima che fosse adottato, come ampiamente dimostrato dalla fortissima opposizione da parte dei principali Stati Nucleari, che hanno cercato in tutti i modi e sino all’ultimo di sabotare il processo che ha condotto alla sua adozione.

Inoltre, almeno nella mia comprensione, l’illegalità’ di un’arma, una volta dichiarata come tale da un Trattato Internazionale entrato in vigore, diventa una proprietà intrinseca dell’arma stessa, per cui non avrebbe molto senso pretendere che tale arma possa essere illegale per certi Stati e legale per altri!

Comunque una cosa è certa: questo Trattato di interdizione ha stigmatizzato per sempre le armi nucleari, fatto questo riconosciuto anche, e con grandissima irritazione, dagli stessi Stati Nucleari.

Su ciò appunto si basa l’utilità di questo Trattato Internazionale di Interdizione delle Armi Nucleari, la cui finalità non è, in un primo tempo, quella di ottenere l’adesione degli Stati dotati di armi nucleari (o dei loro alleati), ma quella di stabilire un nuovo quadro giuridico nel quale si porrà necessariamente ogni ulteriore negoziato in vista dell’eliminazione effettiva di queste armi.

In effetti, non si tratterà più di negoziare su delle armi “semplicemente” molto più potenti delle altre, ma di negoziare su delle armi rese ILLEGALI, come già detto, da un Trattato Internazionale d’interdizione di tali mostruosità.

Inoltre un tale Trattato, che stigmatizza anche il solo possesso delle armi nucleari, non mancherebbe di cambiare, anche radicalmente, il modo in cui queste armi sono ancora sovente percepite dall’opinione pubblica, dai responsabili politici, dai ricercatori, dagli operatori industriali, economici e finanziari e … dai militari !

A chi dice che questo Trattato di Interdizione non elimina neanche una sola bomba nucleare, rispondo che una casa si comincia a costruire dalle fondamenta, prima di costruirci sopra la parte visibile dell’edificio: questo se si vuole che la casa sia solida e possa resistere nella durata ad ogni sorta di intemperie. Qui le fondamenta sono costituite dal Trattato di Interdizione e la casa ‘visibile’ è costituita da una futura Convenzione di Eliminazione.

Considero inoltre importante sottolineare una realtà che è emersa in modo crescente e possente lungo tutto il percorso che ha condotto a questo risultato: si è trattato, e si tratta, di una vera e propria “rivolta” degli Stati non dotati di armi nucleari, di fronte all’inaccettabile inerzia pluridecennale dei Paesi che invece ne sono dotati, nel processo di disarmo e, peggio ancora, alla continua modernizzazione dei loro armamenti nucleari.

In altre parole gli Stati non dotati d’armi nucleari (sono soprattutto Stati del Sud, dell’America Latina e dell’Africa, ma anche del Nord, come l’Austria e l’Irlanda), hanno voluto dire: “dopo quasi mezzo secolo di inganni e d’ipocrisia da parte degli « Stati dotati », nel quadro del Trattato di Non Proliferazione: ora basta ! Quando è troppo è troppo ! ” 

Ora vedremo come questo movimento, inedito e possente, potrà essere fermato!

Naturalmente questo Trattato non ha globalmente incontrato i favori degli Stati dotati di armi nucleari et dei loro alleati.

Così l’Italia, principale alleata degli USA in seno alla NATO (se si eccettua la Gran Bretagna, che è praticamente un ‘vassallo’ degli USA in questo campo), ha votato contro l’apertura dei negoziati che hanno poi condotto al Trattato d’Interdizione, e ciò nonostante i molteplici appelli da parte del mondo associativo e di diversi parlamentari, nonché delle solenni dichiarazioni della Santa Sede in favore del Trattato di Interdizione delle armi nucleari, alla cui adozione essa ha contribuito con il suo voto favorevole.

Va pero’ sottolineato che gli Stai nucleari e i loro alleati, e più globalmente i 71 Stati che non hanno partecipato al voto, sono ben lungi dal costituire un blocco monolitico!

Ecco, grosso modo la situazione:

– una buona decina di questi 71 Stati hanno partecipato alla sessione dei negoziati a New York e hanno poi deciso di non votare, essenzialmente sotto la pressione enorme esercitata dagli Stati dotati di armi nucleari (soprattutto Francia, USA e UK): comunque hanno evitato di votare contro!

–  Cina, India, Pakistan e i Paesi Bassi (circa 1/3 della popolazione mondiale) si sono astenuti per ben due volte (il 27 ottobre ed il 23 dicembre 2016 a New York) quando si è votato per l’apertura dei negoziati nel 2017 (marzo e poi giugno-luglio), mentre avrebbero potuto benissimo votare contro (quello che d’altronde noi ci si aspettava)!

– in quelle stesse circostanze, la Corea de Nord ha votato in favore dell’apertura dei negoziati!!! (cosa che sarà interessante riuscire ad analizzare), anche se poi non ha di fatto partecipato ai negoziati.

– la Cina (e forse altri), secondo informazioni confidenziali, aveva considerato la possibilità di partecipare ai negoziati, ma è stata ‘dissuasa’ da altri Stati ‘dotati’.

– i Paesi Bassi, Stato appartenente alla Nato, e in più con una ventina di bombe USA sul suo territorio, dopo la sua astensione al voto di apertura dei negoziati, vi ha ‘coraggiosamente’ e attivamente partecipato, anche se ha dovuto finalmente votare contro, ovviamente per ordine del comando della NATO.

 

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Una delegazione di disarmisti a New York. Da sinistra: Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Giovanna Pagani.

 

E ora come si va avanti?

La grande psicanalista Hanna Segal disse, a proposito delle armi nucleari: “Silence is the real crime!” (Il silenzio è il vero crimine!), e penso proprio che avesse ed abbia tutt’ora profondamente ragione!

Il nostro primo compito, in quanto esponenti della Società Civile è quello di informare e ‘formare’ l’opinione pubblica, facendola emergere dallo stato di ‘letargia’ nel quale per lo più si trova a proposito di questa realtà di un rischio crescente nel mondo di una guerra nucleare e, d’altra parte, dei mezzi che abbiamo a disposizione per cercare di evitarla. Vi è cioè la necessità urgente e impellente di una vera e propria ‘pedagogia’ per creare una presa di coscienza che è pressoché assente attualmente in tutti gli ambiti della popolazione.

Ciò è essenziale perché l’opinione pubblica possa esercitare una pressione adeguata sui governi degli Stati nucleari e dei loro alleati, in modo da indurli ad eliminare fisicamente le loro armi nucleari, insieme a tutto il loro contesto, e ad aderire al Trattato di Interdizione.

Inoltre, a livello diplomatico, la Società civile, in collaborazione con i rappresentanti degli Stati più motivati, deve ora ‘inventare’ una nuova strategia, adeguata alla situazione geopolitica creata da questo Trattato, in modo da poter giungere ad una Convenzione di Eliminazione delle armi nucleari, e cio’ prima che sia troppo tardi !

Chiaramente il lavoro che rimane da compiere è considerevole, e certamente non facile, ma indispensabile, e sarà la responsabilità di ogni cittadino del mondo.

Luigi Mosca

(un ‘Disarmista Esigente’)