Programma Pisapia 2011

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ELEZIONE DIRETTA DEL SINDACO E DEL CONSIGLIO COMUNALE MILANO 15-16 MAGGIO 2011

PROGRAMMA DEL CANDIDATO SINDACO GIULIANO PISAPIA e delle liste che lo sostengono Lista Bonino-Pannella, Lista Civica Milly Moratti per Pisapia, Lista Milano Civica per Pisapia Sindaco, Italia dei Valori Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Sinistra per Pisapia, Verdi.

LA VISIONE – Milano 2011/2016 

1. Milano orgogliosa della sua storia di sviluppo civile e sociale, della sua produzione e del suo lavoro, del suo attaccamento alla democrazia, in cui sono nate la Cooperazione, la prima Camera del Lavoro, la prima associazione di industriali, i partiti di massa socialista e cattolico; capitale dell’antifascismo e Medaglia d’Oro della Resistenza, che ospita la Casa della Memoria e la Fondazione della Shoah.

2. Milano più giovane, perché non costringe più i suoi ragazzi ad andare altrove seguendo un lavoro precario o una casa a buon mercato; città in cui si arriva e si rimane per scelta, perché ci si vive bene, perché si lavora, si studia, si può formare una famiglia.

3. Milano più bella e verde, perché si vive in spazi urbani e pubblici curati, in quartieri che sono città e non periferie; costruita bene e con tanto spazio in cui muoversi, perché la terra non è stata mangiata dal cemento e l’aria non è più un assalto alla salute, si può andare in bicicletta, a piedi o con i mezzi pubblici anche di notte; perché trasforma e riutilizza quello che c’è, senza costruire un’altra città per cui non ci sono gli abitanti, ha regolato anche il sottosuolo, il rumore, le acque; perché realizza gli obiettivi dei 5 referendum.

4. Milano capitale dello studio, delle attività e della produzione culturale; capitale del lavoro, perché ancora una volta ha sviluppato l’istruzione pubblica, i nuovi saperi, la ricerca, le produzioni che danno lavoro di qualità e determinano la nuova ricchezza; che chiede alla scienza – e non solo al diritto e all’economia – di essere riferimento per le politiche pubbliche; e in cui si possa lavorare senza il dramma degli infortuni.

5. Milano più giusta, che riconosce e si avvale della ricchezza e delle competenze delle donne, che afferma i diritti fondamentali civili e sociali, i cui servizi non lasciano sole o ai margini le persone anziane e quelle con difficoltà anche gravi, in cui democrazia non è solo il voto – comunque per tutti quelli che ci abitano – ma pratica riconosciuta e promossa.

6. Milano più libera, in cui si possa scegliere la propria vita e costruire il proprio futuro, vivere relazioni di conoscenza, di amicizia, di amore, di coppia senza temere discriminazioni o pregiudizio, senza il peso oppressivo del bisogno o dell’esclusione, in cui nessuno si senta solo o straniero. Una città che ripropone come pubblici, cioè ricchezza collettiva che produce valore e lavoro, i servizi a rete: acqua, energia, trasporto, wi-fi. Libera anche perché costruisce l’autonomia di chi non ha le abilità degli altri, di chi si misura con ostacoli materiali che i più nemmeno vedono.

7. Milano città aperta, che riconsegna ai cittadini spazi e sedi pubbliche, scuole, biblioteche, negozi ed alloggi popolari, che usa le risorse che possiede perché siano centri di vita permanenti; che si riconverte alle energie rinnovabili, al cablaggio e al wifi, entra nella rete delle città virtuose per consumi e standard ambientali; che ha il mondo dentro di sé e vive nel mondo.

8. Milano città che funziona, in cui l’ente pubblico è vicino e amico del cittadino, i cui funzionari sono parte attiva della trasformazione, che ha un progetto per usare bene le risorse pubbliche e mobilitare quelle private, che vuole costituire il governo della area metropolitana e istituire i municipi con poteri effettivi al posto delle zone, che vuole il controllo dei cittadini sul funzionamento dei servizi; città che torna alla dignità della tradizione municipale che è la sua storia.

9. Milano città per l’Italia, che con le altre grandi città del Nord opera per un vero federalismo di responsabilità e solidale, che riconfermi il patto unitario della Costituzione e della Repubblica; una città che si impegna con le altre per le grandi reti e le aziende già municipali per le nuove politiche energetiche e ambientali, la collaborazione tra i sistemi universitari, il rapporto con il Nord e il Centro Europa; che si propone ancora e di nuovo come riferimento nei settori più avanzati delle nuove scienze e tecnologie, della produzione culturale e della innovazione.

10. Milano e l’Expo, perché il 2015 lasci lavoro, intelligenza e spazi pubblici, non il cemento dei privati; una tappa della cultura mondiale che presenta i problemi e propone le soluzioni per “Nutrire il Pianeta, energie per la vita”, un modello di futuro per una agricoltura moderna, cioè naturale e scientifica, in tutta la filiera dalla produzione alla conservazione, dalla logistica all’industria alimentare; che esalta il patrimonio di cultura della produzione e della alimentazione, di cui siamo parte importante; Expo diffusa in città, nell’area metropolitana, nel Parco Agricolo Sud.

 

MILANO E’ DAVANTI A TRE SFIDE come tutte le grandi città in Europa 

1. La nuova demografia.

Milano perde giovani, dopo aver perso ceti medi e popolari, perché vivere qui costa troppo:è difficile progettare una vita, una famiglia, i figli. Ed è difficile anche attrarre a Milano nuovi abitanti. Si parla di famiglie ma l’evoluzione degli stili di vita ci conferma che esse cambiano nel tempo: 230.000 vivono da soli, con esigenze nuove di organizzazione della città, del lavoro, dello studio, del tempo libero (sport, cultura, spettacolo, ecc.) che faccia leva su creatività e innovazione. Tra le donne sole con figli, invece, si concentrano altissimi rischi di esclusione, e quasi il 50% di esse è intorno alla soglia di povertà e semipovertà. Ricchi più ricchi, poveri più poveri, ceto medio spiazzato: e la coesione sociale diventa una chimera. Guardiamo da qui il tema dell’immigrazione, cioè altri 200.000 abitanti: è sempre più urgente una modifica lungimirante delle leggi nazionali su cittadinanza, immigrazione e quote. Studenti e ricercatori stranieri sono importanti, per avere il mondo in casa e in testa, per dare senso alle azioni di cooperazione allo sviluppo, per avere “ambasciatori” e “amici” di Milano e dell’Italia un po’ ovunque. Il più straordinario fattore di innovazione e per la costruzione di un legame sociale più intenso è il ruolo pubblico delle donne. Significa assumere un nuovo pensiero e cambiare nel profondo le strutture della politica e della cosa pubblica:

–   Rispetto dei principi di democrazia paritaria e di rappresentanza.

–   Equilibrio tra i generi nei ruoli di decisione delle politiche fondamentali del governo comunale e nei consigli di amministrazione delle aziende partecipate.

–   Adozione della Analisi di Impatto delle politiche di governo della città rispetto al Genere e adozione del Bilancio di Genere.

2. La nuova economia.

La sfida di questa fase è ricollocare il nostro sistema economico verso i fattori trainanti dello sviluppo e fare della green economy un fattore di qualità dello sviluppo, fondato sull’espansione della conoscenza e della ricerca. E a Milano scienza e tecnica italiane hanno prodotto risultati straordinari. Vogliamo tornare al livello della nostra storia: miglioriamo la qualità delle nostre Facoltà scientifiche; avviamo progetti sperimentali via via più estesi per portare matematica, fisica, chimica, nelle scuole elementari e media; sosteniamo iniziative di divulgazione; diamo un più sicuro fondamento scientifico alle politiche cittadine; costruiamo un appuntamento permanente, di rilievo e prestigio internazionale: le energie per farlo ci sono, è mancata la politica. Con questi progetti vogliamo dare un deciso sostegno ai settori a più alto contenuto scientifico nei quali servizi di avanguardia, ricerca, sviluppo tecnologico e produzione di nuovi beni assicurino un nuovo tipo di sviluppo. L’area biomedica e delle tecnologie per la sanità e tutti settori collegati; il design; i nuovi materiali per gli usi comuni; l’eccellenza tecnologica e gestionale del sistema delle aziende a partecipazione comunale; i settori della industria creativa; nell’area Expo si può realizzare il nuovo insediamento dei new media, così sviluppati a Milano e ricchi di creatività e potenzialità: questa è Milano verso il futuro.

3. La nuova democrazia.

Le primarie ci hanno insegnato molto: la crisi della politica può essere superata se si mettono in moto processi positivi e di innovazione. C’è stato un confronto serio e improntato alla unità successiva: abbiamo lavorato prorpio così e questo programma ne è il risultato. Possiamo e vogliamo dare alla politica un carattere più laico: non si tratta ogni volta di scontro tra filosofie ma di modi diversi di risolvere i problemi. La scelta delle primarie nasce dalla esigenza di rilegittimare la politica e questo mette in discussione il ruolo dei partiti. La loro riforma è senza dubbio necessaria ma passa attraverso la consapevolezza della loro parzialità, della crescita di esperienze politiche in altra forma, con altre modalità. E tuttavia il tema di come si rappresentano idee e bisogni, tanto più per chi non ha voce e potere, è centrale nella nostra democrazia ed è il cuore della sua scommessa. Oggi ci sono metodi, strumenti, conoscenze per praticare davvero la partecipazione e costruire la democrazia organizzata, la democrazia deliberativa. Ci sono gli strumenti (il web prima di ogni altro) per la conoscenza, la circolazione delle idee, l’organizzazione orizzontale e non gerarchica. Compito del nuovo Comune è costruire procedure deliberative, di assunzione delle scelte che incorporino in modo strutturale l’espressione di volontà anche in modo diretto (in un impianto che rimane di democrazia delegata) da parte dei cittadini. Cerchiamo impronte della Milano di domani nelle nostre radici: Cattaneo, Caldara e i sindaci del socialismo municipale, Greppi uomo della Resistenza e della Ricostruzione, le giunte di Aniasi, Quercioli, Tognoli, il regionalismo di Bassetti. Guardiamo al governo nelle città europee, da Barcellona a Parigi, da Madrid a Berlino, e guardiamo anche alle eccellenti prove date in tante città italiane, a Torino, Genova, Venezia, alla stessa esperienza di governo della Provincia di Milano. Le politiche pubbliche devono promuovere l’autonomia delle persone, prima condizione per la libertà: è l’assunzione di responsabilità, è il superamento della disparità delle condizioni iniziali, come ci dice l’articolo 3 della Costituzione. C’è tanta più libertà quanto più ci sono le politiche pubbliche. La chiave del cambiamento è che, dopo due decenni di ideologia della libertà fatta da destra con il risultato di una società divisa e piena di contrasti, sia possibile sostenere una idea positiva di politica. La differenza tra gli schieramenti politici consiste nel primato delle politiche pubbliche, perché rendono materiali sia i diritti sia i doveri connessi alla cittadinanza, a partire da quello fiscale. Così si ricostruisce legame civile e sociale.  

 

IL COMUNE: COME LO VOGLIAMO

Vogliamo un Comune che faccia vedere tutti i giorni che le cose possono essere diverse, che “parte da sé” e, insieme alle sue aziende, attua buone pratiche (relazioni sociali, sindacali, politiche di genere), per essere un esempio di cultura positiva e di clima adatto al cambiamento. Altro che le chiacchiere del sindaco Moratti. Il comune di Milano deve diventare un’ organizzazione modello per i cittadini – I prossimi cinque anni saranno quelli della democrazia partecipativa, una scommessa positiva sulla volontà e capacità di cambiamento, un atto di fiducia nei confronti dei cittadini. La partecipazione deve essere uno strumento reale per decidere e governare, dal bilancio partecipato alle scelte di insediamento, di infrastrutture, ecc..

Partecipazione attiva di nuovi cittadini (giovani e stranieri) alla vita pubblica, attraverso elezioni di rappresentanti con diritto di parola e funzioni di indirizzo (mozioni e istanze) per gli organismi deliberativi, anche in funzione di un’autentica educazione civica.

E-democracy: forte innovazione in statuti e regolamenti finalizzati a strumenti diretti di consultazione dei cittadini, anche via internet: es. proposte di referendum di indirizzo con raccolta firme e voto on line con certificato elettorale digitale, osservazioni al PGT, ecc. Modifica di Statuto e regolamenti per introdurre il diritto di voto agli stranieri per i referendum e le altre consultazioni.

Sportello dei Diritti in tutte le zone e in ogni quartiere, per raccogliere segnalazioni dei cittadini su condizioni di strade, scuole, parchi e giardini, semafori e passaggi pedonali, micro delinquenza, funzionamento dei servizi pubblici, sicurezza del lavoro. E un sistema di “Città amica”, con lo sportello per le attività economiche e produttive che semplifichi tutte le pratiche amministrative, lo sportello dedicato agli stranieri, l’estensione dei custodi sociali non solo nelle case popolari per facilitare e migliorare l’utilizzo dei servizi per anziani, minori, soggeti deboli in generale.

Amici della città: istituzione di un Albo di volontari che intendono offrire la propria opera di collaborazione senza fini di lucro, cura dei parchi e delle aiuole, aiuto per eventi eccezionali, spalatori di neve, servizio per anziani e scuole, segnalazione di problemi; il coordinamento sarà affidato ai Consigli di zona. Un sistema di controllo permanente svolto da cittadini e utenti dei singoli servizi su qualità, efficacia e rendimento, attuando la legge che prevede un ruolo specifico delle associazioni dei consumatori.

 

per la legalità e l’etica pubblica

Impegno contro la mafia e le altre grandi organizzazioni criminali, italiane e straniere. Il Comune di Milano si doterà di strutture tecniche, di consulenza e controllo particolarmente dedicate alla prevenzione rispetto all’Expo, iniziando dalla interoperatività tra banche dati (Vigilanza urbana, Asl, Ispettorato del lavoro).

Mediazione dei micro conflitti, prevenzione per una effettiva sicurezza di tutti: illuminazione pubblica, quartiere che vive, tecnologie per controllo remoto, cooperazione tra forze dell’ordine e vigilanza di quartiere. La Polizia locale tornerà ad essere specializzata per le infrazioni ambientali, urbanistiche, nei cantieri, annonarie, da circolazione stradale: non il corpo paramilitare agli ordini di De Corato.

Cancellazione delle ordinanze coprifuoco che svuotano strade e piazze e danneggiano le attività commerciali e la convivenza che è sinonimo di vita e non di buio e paura.

 Legalità interna al comune ed alle aziende: rigorosi canoni di condotta per tutti i dipendenti, interventi disciplinari e cautelari rapidi; controllo continuo della conduzione di appalti e subappalti, verifica e revisione dei contratti in corso, piena estensione del sistema degli appalti in base alla “offerta economica vantaggiosa” e abolizione del “massimo ribasso”.

Esclusione dalla candidatura in liste o per nomine di indagati per mafia, rinviati a giudizio o condannati anche solo in primo grado per reati contro la PA, la fede pubblica e i reati cosiddetti “dei colletti bianchi”; superamento dei privilegi immotivati di eletti e rappresentanti; adozione del codice di comportamento europeo; un nuovo sistema per le nomine, introducendo modalità pubbliche di esame preventivo delle competenze, di affidamento di precisi mandati, di controllo su quanto fatto.  

 

per i suoi quasi 30.000 dipendenti, diretti e nelle aziende, attraverso buone pratiche di conciliazione, a favore della genitorialità (permessi) e delle cure parentali in genere, pari opportunità all’accesso e negli avanzamenti di carriera; relazioni sindacali esemplari; retribuzione degli stagisti inserendoli in percorsi formativi durante l’apprendistato e studio, pari opportunità all’accesso e negli avanzamenti di carriera; forme di partecipazione alla gestione delle aziende. Occorre reinventare il modello di governo locale, con l’impegno di tecnici, studiosi ma anche politici per approfondire obiettivi, metodi e strumenti e predisporre la definizione di un modello di governo orientato allo scopo ed alla prestazione; alla reingegnerizzazione delle strutture amministrative, compreso anche il tema del tipo di competenze interne necessarie. Vent’anni di esternalizzazioni delle funzioni pubbliche lasciano il forte dubbio che non si sia davvero risparmiato mentre la qualità dei servizi ha certamente subito molti colpi e si è depresso e impoverito il livello di competenza di dirigenti e dipendenti comunali. Occorre sperimentare soluzioni organizzative, misurando carico di lavoro, efficienza e responsabilità, costruendo con il metodo della condivisione – ma assumendosi la responsabilità delle scelte – un nuovo ambiente del lavoro pubblico per valorizzarne capacità, passione e competenza sia per la progettazione che per la gestione e il controllo di servizi ed azioni, con le conseguenti ricadute sul piano della contrattazione di secondo livello. Per questo si devono limitare rigorosamente gli incarichi dirigenziali dall’esterno e il sistema di spoil system. Questo è un interesse primario dei cittadini e in particolare di quelli che più hanno bisogno delle prestazioni pubbliche. E’ un interesse del sistema economico perché migliora il rendimento generale del sistema. E’ un interesse per chi nel pubblico lavora oggi o vuole farlo domani. Per quanto riguarda le aziende, in rapporto al ruolo che dovranno assumere nelle politiche per il rilancio economico ed industriale, vanno restituite le funzioni di indirizzo e controllo a Giunta e Consiglio, tornando ad istituire la Commissione consiliare e un Assessorato specifico. Le politiche economiche e di sviluppo saranno il criterio in base al quale il Comune deciderà del carattere strategico delle sue partecipazioni, collocando sul mercato quanto ne sarà al di fuori.  

 

per i suoi fornitori: garantendo che i pagamenti del Comune di Milano verso le imprese fornitrici rispettino progressivamente la direttiva UE dei 60 giorni; inserendo nei capitolati di opere pubbliche clausole che obblighino le imprese – ma anche il comune se è sua la responsabilità dei lavori – a risarcire negozi, laboratori e altri operatori economici in caso di prolungamento dei lavori oltre i termini previsti (mai più casi come P.le 24 maggio); escludendo le imprese in cui si accerti uso di lavoro nero, omissione delle norme di sicurezza, evasione fiscale e contributiva; premiando le imprese virtuose per la presenza di donne nella loro organizzazione in generale e nelle posizioni dirigenziali in particolare.  

 

per gli altri comuni, accelerando la costruzione della Città Metropolitana e intanto conferendo poteri effettivi alle attuali circoscrizioni. Milano è grande ma il comune è troppo piccolo. Nessuna funzione pubblica pregiata è stata portata all’esterno della cinta urbana, solo il carcere, mentre iniziative private o la lungimiranza di comuni più avveduti hanno saputo attrarre sedi universitarie. Istituire la Città metropolitana è la condizione per andare avanti, trasformando le zone in municipalità, che insieme ai comuni assumono le funzioni di gestione dei servizi ed il rapporto diretto con i cittadini. La Città metropolitana è il luogo del governo delle scelte e della gestione strategiche, anche con la costituzione di Agenzie operative, per la mobilità e prevedibilmente per i servizi pubblici a rete e dimensione industriale (energia, acqua, rifiuti, digitalizzazione). La Città metropolitana assorbirà tutte le funzioni della Provincia: mentre si avvia la trasformazione, si procede alla revisione dello Statuto del Comune, per estendere poteri e funzioni delle zone, da ridisegnare e aumentare di numero: servizi alla persona, edilizia privata, pianificazione urbanistica attuativa, manutenzioni e opere pubbliche di rilievo zonale, vigilanza di quartiere, con la conseguente attribuzione di autonomia di bilancio. Verrà immediatamente aperta una sede istituzionale di consultazione permanente con i comuni della provincia, sulle scelte di pianificazione e sulle politiche di gestione in alcune materie fondamentali: pianificazione della mobilità e prevenzione dell’inquinamento atmosferico, continuità dei sistemi verdi e loro penetrazione nell’area urbana densa, grandi scelte insediative in stretta relazione all’accessibilità mediante il trasporto pubblico e programmi per l’edilizia sociale, sviluppo del trasporto pubblico con particolare riferimento al prolungamento delle infrastrutture all’esterno del comune di Milano, localizzazione e gestione dei servizi rari e semi rari, gestione delle acque, dei rifiuti e dell’energia. Tale consultazione verrà estesa ad altri ambiti interessati (la provincia di Monza, altre province, ecc) in relazione alle specifiche tematiche da trattare.  

 

per l’Italia – Il futuro di Milano e di chi vi abita, studia o lavora è determinato anche dalla sua influenza in campo nazionale. Milano tornerà ad occupare il posto che le spetta tra i comuni italiani: il sindaco Moratti non ha saputo fare altro che tacere mentre il governo tagliava fondi e deprimeva così le capacità di ripresa. Milano ha bisogno di recuperare ruolo e autonomia, di rivendicare senza subalternità o vassallaggio, nei modi e nelle forme istituzionali e politiche corrette, la difesa degli interessi di una comunità che concorre con il più ampio contributo economico, culturale ed anche fiscale allo sviluppo del Paese. Con le grandi città del Nord, “principio ideale delle storie italiane” come ci ha insegnato Carlo Cattaneo, vogliamo fare un patto di cooperazione, per contribuire a disegnare un vero federalismo di responsabilità e solidale, e anche così uscire dalla crisi. Il patto si può fondare su:

a. le grandi reti: energia, trasporti, risorse idriche (e ribadiamo l’impegno per l’acqua pubblica), le reti informatiche. Sono campi che chiedono innovazione, scienza, tecnologia, lavoro qualificato, investimenti lungimiranti: una nuova tavola di convenienze anche per l’industria privata. Un solo esempio negativo: un aeroporto ogni 50 km. da Torino a Trieste sono l’emblema di quel che non si deve fare e di una idea distorta di autonomia.

b. la collaborazione tra i sistemi universitari che rispetti l’autonomia degli istituti ma sostenga, con l’autorevolezza dei governi locali, la creazione di reti, strutture e relazioni internazionali, che scambi esperienze di incubatori di impresa nella parte più produttiva del Paese.

c. il rapporto con il Nord e Centro Europa: proiezione naturale, per storia e geografia, per cultura e scienza, per interrelazioni economiche ed istituzionali. E ancora, il Nord Italia può essere piattaforma di riferimento per l’Est europeo e per il bacino del Mediterraneo, anche con una lungimirante politica della immigrazione.

d. le politiche energetiche ed ambientali: fonti rinnovabili e ricerca scientifica, incomparabili vantaggi e prospettive di occupazione qualificata e duratura rispetto alla scelta nucleare che non condividiamo, politiche per aria e acqua pulite, per le quali non bastano gli sforzi dei singoli comuni e delle Regioni.

e. lo scambio delle migliori esperienze per fare sì che i nostri comuni diventino un esempio da imitare quanto a innovazione nella organizzazione, nella valorizzazione degli apparati pubblici, dello sviluppo delle capacità e delle responsabilità delle donne che lavorano, della affermazione delle politiche di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, della democrazia paritaria.

 

per il mondo – Milano è una città-mondo, perché ospita l’intero mondo dentro di sé: e allora occorre che questo mondo abbia voce, si rappresenti, abbia piena cittadinanza e non solo riconoscimento; e occorre una politica che faccia venire a Milano studenti, docenti, ricercatori, i nostri migliori ambasciatori di domani. Ed è una città-mondo perché vuole riprendere la sua migliore vocazione e tradizione di punto di riferimento per arte, cultura, produzione. Il provincialismo e la chiusura non sono un destino, sono il risultato di gruppi dirigenti miopi e inadeguati. I progetti di coperazione internazionale dell’Expo possono essere una straordinaria occasione per costruire una nuova stagione.  

 

1. LA CITTA’ DELLE DONNE

La nuova Amministrazione orienterà tutte le politiche comunali verso l’uguaglianza tra uomini e donne. Decisioni politiche che appaiono neutre rispetto al genere possono avere un impatto diverso sulle donne e sugli uomini anche se tale effetto non è né voluto né previsto, perché esistono diversità sostanziali nella vita delle donne e degli uomini che rafforzano le disparità già esistenti.  

1. Strumenti per un nuovo governo

–  Analisi dell’Impatto rispetto al Genere delle Politiche di governo della città di Milano: cosa produce ogni scelta sulla vita concreta delle donne: è lo strumento fondamentale per evitare conseguenze negative delle politiche pubbliche rispetto al genere, per migliorarne la qualità e l’efficacia, e costruire politiche che tengano conto di necessità che sono differenti per cittadine e cittadini

–  Bilancio di Genere: è lo strumento per favorire il perseguimento di politiche pubbliche caratterizzate da una maggiore giustizia distributiva, il mezzo per raggiungere un utilizzo più efficace ed efficiente delle risorse, identificando i diversi gruppi di destinatari, un modo per migliorare l’efficacia e la trasparenza dei servizi forniti. Il Bilancio di genere organizza e ristruttura entrate e uscite al fine di promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne, nella prospettiva di uno sviluppo umano e sociale paritario tra i generi.

–  Intervento sui tempi e sui servizi della città teso a promuovere un equilibrato rapporto tra lavoro e cure parentali: la cura dei piccoli, degli anziani e dei disabili non deve gravare solo sulle spalle delle donne, è necessario cambiare l’organizzazione dei servizi per facilitare la conciliazione tra lavoro e cura. Sui tempi incidono molto le necessità di spostamento dei genitori/lavoratori e gli orari di asili nido e scuole della prima infanzia.  


2. Adozione di provvedimenti politici e amministrativi per la democrazia paritaria. Uomini e donne nei ruoli decisionali  o Giunta e Consiglio Comunale.

Nomina della Giunta e attribuzione degli incarichi nel rispetto della democrazia paritaria e del principio della rappresentanza dei cittadini e delle cittadine.

 

Vertici del Comune e delle aziende: nelle posizioni di vertice dell’amministrazione comunale e nei consigli di amministrazione delle aziende ci sarà una presenza rilevante di donne, comprese le posizioni esecutive (amministratori delegati e Presidenti). o Istituzione della Banca dei Saperi Femminili presso il Comune, come base fondamentale per poter fare tutte le scelte proposte.  

 

3. Provvedimenti contro gli stereotipi di genere Tuttora la gran parte delle scelte di vita di uomini e donne è fortemente dipendente dal genere. Il Comune di Milano vuole avere un ruolo nel promuovere scelte lavorative e familiari libere da stereotipi di genere, mostrando la normalità di padri che si occupano di figli, donne autiste di notte, uomini educatori e donne nella Polizia locale, con una specifica campagna di impegno contro gli stereotipi. Ci sono numerosi altri valori da trasmettere e far vivere nella pratica quotidiana, da una idea più femminile di cura e salute, da affermare con campagne di prevenzione e per una buona alimentazione, alla realizzazione di punti di informazione e cura sul territorio; dal supporto per anziani e disabili al “buon vicinato” contro le patologie legate alla solitudine, alle campagne per i giovani su anoressia e bulimia, droghe, malattie a trasmissione sessuale.  

 

4. Provvedimenti contro la pubblicità lesiva della dignità delle donne e contro l’abuso del corpo delle donne in pubblicità.

Azioni di sostegno e di formazione della cultura di genere attraverso azioni di promozione di campagne contro gli stereotipi di genere e contro pubblicità lesive della dignità delle donne attraverso l’istituzione del ‘Giurì cittadino’.  

 

5. Provvedimenti contro la Violenza alle donne. Il Comune di Milano si impegna a sensibilizzare uomini e donne sulla violenza domestica e sulla sua gravità penale e promuovere una immagine di rapporti tra uomini e donne all’insegna del rispetto reciproco e della tutela della dignità delle donne anche nei rapporti familiari e di coppia. In concreto: o collaborazione con le agenzie, le associazioni e le iniziative già presenti; sostegno e promozione dei centri antiviolenza. Occorre anche una svolta culturale, assumendo la violenza sessuale come “questione maschile” ma anche con prevenzione e aiuto per i sex offender; o costituzione del Comune come parte civile nei processi relativi a casi di violenze alle donne; o sistemi di soccorso nelle emergenze con avvisi via sms e geolocalizzazione; o illuminazione per la sicurezza, parcheggi riservati alle sole donne nei parcheggi pubblici in zone più sicure (vicino all’uscita, ben illuminati), trasporto di notte per tutti, con modalità supplementari per donne (specifici accordi con Radiobus).  

 

6. Un grande evento

La nuova Amministrazione sosterà la candidatura di Milano – dopo le edizioni di Pechino (1995) e New York (2005) – per lo svolgimento della Conferenza Mondiale ONU sulla Donna nel 2015 insieme a EXPO  

 

2. NUOVO SVILUPPO ECONOMICO, LAVORO, PROFESSIONI

Dopo un lungo periodo di decadenza Milano vuole riprendere la via dello sviluppo civile, economico e culturale. Gli indicatori economici mostrano un arretramento di Milano rispetto al resto del Paese. Il lavoro si divide in una parte di qualità elevata e una crescente area di impiego precario e dequalificato. Serve un rilancio e il Comune chiamerà le parti sociali a progettarlo e realizzarlo. Lo sviluppo economico è responsabilità e vanto delle imprese, dei lavoratori, dei professionisti. Inoltre a Milano hanno sede tante imprese e aziende di rilievo nazionale e circa 500 aziende multinazionali: anche queste sono condizioni di assoluto vantaggio per la ripresa economica dell’intero paese. L’azione del Comune sarà orientata a creare le condizioni più favorevoli abbattendo gli ostacoli, a cominciare da quelli materiali ed economici.  

 

Il rilancio dell’economia locale e il ruolo dell’Amministrazione comunale

“Un mercato legale, regolato, dove viene premiata la qualità”. Proponiamo un grande obiettivo di risanamento dell’economia milanese, che riguarda tanto la produzione – dove occorre prevenire o compensare i fenomeni di rilocalizzazione all’estero con la creazione di un contesto favorevole alle attività di alto pregio – quanto i servizi e gli appalti – dove la ricerca dell’economicità non deve risolversi in una cieca rincorsa al ribasso dei costi ma porre attenzione alla qualità dei servizi prestati e dei prodotti offerti. Il Comune, operatore economico e datore di lavoro, sarà coerente con il cambiamento auspicato: – l’assegnazione di contratti di fornitura, di appalti di costruzione, di prestazioni tecniche e professionali sarà effettuata con rigorosa priorità per l’interesse del Comune; un comportamento esemplare sarà imposto dal Comune alle società controllate e partecipate, inclusa Expo 2015 spa: gli operatori economici devono sapere che l’unico modo per ottenere incarichi e commesse è lavorare bene, offrendo alta qualità, rispettando la sicurezza e i diritti dei lavoratori e contenendo i costi; proponiamo di estendere al Comune i contenuti dei due protocolli che la Provincia di Milano ha sottoscritto nel 2008, presente il Prefetto, con Assimpredil e le OOSS confederali e degli edili, con i quali si introduce un criterio di selezione delle imprese (per base d’asta superiore a 1,5 ml di euro) in cui si rovescia il concetto dell’assegnazione dell’appalto al minimo ribasso: oggi l’appalto, così i protocolli, è assegnato a chi offre più garanzie in materia di siurezza. Nei cantieri dell’Expo ci sia perciò tolleranza zero per il lavoro nero e a rischio e investimento mille sul lavoro sicuro e certo; – migliorando la qualificazione degli uffici pubblici addetti agli affidamenti si potrà conciliare il rispetto delle procedure competitive aperte ed eque con la velocità e la tutela della qualità, escludendo procedure di emergenza, spesso opache ed arbitrarie. Saranno preferite le aziende che investono nella qualificazione dei dipendenti, escludendo ogni discriminazione; – legalità: andranno escluse dagli appalti le imprese che non garantiscono l’osservanza delle norme di sicurezza, ambientali e sulla regolarità delle condizioni di lavoro; – saranno promossi processi di autorganizzazione dei lavoratori (autentiche cooperative di lavoro, anche professionale ed intellettuale) che contribuiscano a valorizzare le persone in possesso di professionalità talvolta non adeguatamente riconosciute; – la progressione delle carriere nell’amministrazione comunale ed il riassorbimento dell’ampio precariato in forme di impiego più stabile saranno informati al principio della valutazione delle prestazioni, in modo che l’impegno e la professionalità siano riconosciute e incentivate. Il Comune adotterà analoga coerenza in quanto proprietario di immobili e di imprese: – la manutenzione degli edifici comunali, a cominciare dalle scuole, sarà orientata all’ottimizzazione ambientale e all’impiego delle energie rinnovabili.

 

Impresa, innovazione, ricerca “Sostenere le buone imprese e facilitare le nuove”

La semplificazione delle procedure amministrative, siano esse di competenza del Comune o di altri enti, sarà lo strumento primario per promuovere lo sviluppo di imprese e attività professionali.  

 

Proposta 1.

Uno “sportello” municipale orientato a favorire il Trasferimento Tecnologico da Università e Centri di Ricerca insediati nel territorio. Le aree principali sono bioindustria, strumentazione medicale, materiali avanzati, energie alternative, risparmio energetico e agroalimentare (Expo), con l’obiettivo di:

• favorire la creazione d’imprese innovative e conseguentemente di posti di lavoro altamente qualificati, dando un contributo alla capacità della città a trattenere i propri “talenti”;

• sostenere il trasferimento tecnologico a livello territoriale attraverso il sostegno alla brevettazione e il contatto fra l’impresa, i ricercatori e il Venture Capital (domestico e internazionale), fornendo assistenza operativa e legale sul fronte della brevettazione e del percorso di approvazione regolatoria in contesti sia domestici che internazionali e coordinandosi con l’azione dei soggetti che a livello territoriale già supportano il trasferimento tecnologico e l’internazionalizzazione delle imprese (Camera di commercio, la Regione Lombardia, Finlombarda);

• consulenza tramite qualificati business analysts ad imprese (in particolare PMI) ed Istituti di Ricerca sulle dinamiche dei macro / micro settori di riferimento;

• marketing territoriale a supporto della visibilità della rete dei soggetti interessati al progetto (o, come viene chiamato in gergo, dei meta-distretti innovativi costituiti dalle imprese, dai centri di ricerca, dagli ospedali e dai parchi scientifico-tecnologici locali).  

 

Proposta 2.

Rivitalizzare l’Agenzia nazionale per l’innovazione. Trascurata sia dal governo Berlusconi che dalla giunta Moratti, l’Agenzia, costituita e collocata a Milano dal governo Prodi, deve avere finalmente una sede ed essere rilanciata per sostenere le start-up ad alto contenuto di innovazione, utilizzando la variegata realtà di innovatori (venture capitalists, business angels, incubatori tecnologici) che esiste a Milano. L’Agenzia può svolgere la funzione di portale per la trasparenza di tutti i finanziamenti, sia pubblici che misti, e di tutti gli incentivi per promuovere le start-up, con un particolare riguardo per quelle fondate da giovani.  

 

Proposta 3.

Un fondo di Venture Capital municipale capace di fungere da investitore Una parte delle risorse provenienti da future cessioni di attività patrimoniali verrà destinata al finanziamento di uno o più fondi di “Venture Capital municipale” operanti a livello territoriale. L’obiettivo è di intervenire per abbassare la soglia di accesso al finanziamento di progetti di trasferimento tecnologico promettenti. Si valuta che ciò richieda un impegno, in termini d’investimento in conto capitale, non inferiore ad € 50 Mln, per effettuare investimenti nell’ambito delle bioscienze, delle strumentazioni medicali, dei materiali avanzati, delle energie alternative, del risparmio energetico e dell’agroindustria (Expo). Il Comune lavorerà d’intesa con gli enti interessati per accelerare gli investimenti in attrezzature e soprattutto in capitale umano, con l’obiettivo di formare e trattenere giovani capaci e di attrarre giovani ricercatori dall’estero, anche con progetti europei di gemellaggio con altre amministrazioni locali.  

 

Proposta 4.

Micro-credito come strumento a sostegno della piccola impresa individuale. Mediante l’utilizzo del microcredito sono possibili politiche di sostegno e di avvio della piccola impresa individuale, con importanti ricadute in termini di accompagnamento all’imprenditorialità e d’inclusione sociale dei destinatari. Verrà attivato uno “sportello” municipale con i seguenti compiti:

• favorire l’incontro tra imprenditori individuali o comunque di piccole dimensioni con il mondo bancario e gli investitori istituzionali, fornendo la necessaria consulenza e assistenza e coordinando gli interventi in relazione alle specifiche esigenze dei richiedenti;

• valutare forme di intervento diretto del Comune, mediante il co-investimento con altri investitori istituzionali (fondazioni) in fondi di investimento dedicati il cui scopo sia quello di destinare capitale ad iniziative nel micro-credito sul territorio cittadino.  

 

Proposta 5.

Un’Officina / Emporio municipale a sostegno della creatività. Pensiamo alla figura imprenditoriale dell’artigiano/artista/creativo, tipico dei settori della moda, arredamento/complementi d’arredo e design, caratterizzata dall’orientamento a un “fare” tecnologico e creativo. Officina/Emporio è uno “spazio”, un luogo di lavoro dotato di specifiche attrezzature, non tanto centro servizi, quanto in grado di favorire nuove idee attraverso il confronto tra imprenditori/creativi e lo sviluppo del business attraverso l’individuazione di clienti, investitori e sponsor. Il “pubblico” fornisce l’immobile, rende disponibili relazioni con il mondo della formazione e favorisce il contatto con il mondo delle imprese. Le “imprese” finanziano progetti e affidano agli imprenditori produzioni limitate o ad hoc. I “privati” frequentano lo “spazio” per comprare i lavori degli utenti o per commesse ad hoc.  

 

Proposta 6.

Uno “sportello” municipale orientato a favorire l’imprenditoria giovanile. Verrà realizzata una azione di orientamento per giovani imprenditori, ai quali offrire consulenze su leggi a favore di nuove iniziative imprenditoriali, sulle possibili strutturazioni societarie e fiscali della propria attività, sulla preparazione delle pratiche necessarie, sulle tipologie di finanziamento, sulle modalità di accesso al credito, sulla preparazione di un business plan, con una relazione continuativa con le Università milanesi. Nell’ambito di questa attività, si può organizzare il coinvolgimento, sotto forma di volontariato, di risorse umane qualificate in quiescenza (ex dirigenti d’azienda, insegnanti in pensione).  

 

Milano non può lasciare solo chi perde il lavoro

Gestione degli interventi. La necessità di dare risposte più solide e coordinate alla condizione dei lavoratori, dei cittadini e delle famiglie di fronte alla crisi perdurante chiede la formazione di un unico assessorato che raccolga le funzioni attualmente sparse in materia di lavoro (mercato del lavoro, gestione delle crisi, formazione, sviluppo di settori come moda, welfare, commercio, turismo). Il Comune rappresenterà sia i lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione e crisi aziendale sia i lavoratori autonomi nei loro rapporti con il Governo, il Parlamento e la Regione. – Migliore incontro tra domanda e offerta. Accanto alla disoccupazione e sottoccupazione diffuse ci sono settori di attività economica che offrono opportunità di impiego. Il Comune può operare per un potenziamento e miglioramento dei servizi di informazione, intermediazione, formazione mirata, pur se con poteri limitati, e agirà in collaborazione con Provincia e Regione. Data la utilità di un soggetto coordinatore unico per fronteggiare l’emergenza lavoro, si può realizzare l’entrata del Comune al 50% nell’AFOL (“Agenzia formazione orientamento lavoro”) attualmente dell’amministrazione provinciale, facendo diventare la sede di via Soderini il “Campus verde del lavoro”, con sportelli nelle zone, il centro attrezzato della formazione anche per l’Expo, rafforzando la circolazione delle informazioni, coordinando l’azione delle numerose agenzie private per l’impiego e utilizzando risorse già disponibili nei bilanci pubblici e disponibilità offerte da operatori privati. – Rafforzamento dell’istruzione tecnica e della formazione professionale. Il Comune agirà per migliorare la formazione dei suoi dipendenti e per fornire alla città occasioni e strumenti. Utilizzerà allo scopo il patrimonio delle scuole tecniche e professionali che da esso dipendono, anche per rivitalizzare mestieri di qualità che rischiano di essere abbandonati. Verranno adottate serie procedure di controllo sull’efficacia e l’efficienza delle azioni formative svolte dai soggetti privati del settore. – Misure a sostegno dell’occupazione dei giovani e delle donne. Il Comune prenderà iniziative per favorire l’inserimento di giovani nel mercato del lavoro, cominciando dalla riorganizzazione dei propri uffici con inserimento di giovani anche con iniziative di formazione – lavoro ed il graduale consolidamento del rapporto contrattuale, e per eliminare le discriminazioni di genere e il superamento degli ostacoli per i disabili; curerà l’inserimento dei giovani immigrati sia nella scuola che nel lavoro, e la tutela delle donne immigrate addette alla cura di anziani.  

 

Professioni e servizi.

Uscire dalla precarietà offrendo alla città le proprie competenze” – Individuare nuove prospettive e orientare l’attenzione verso le aree professionalie di lavoro autonomo innovative e non legate agli Ordini professionali; l’Amministrazione Comunale istituirà una Consulta delle professioni e del lavoro autonomo; – il Comune metterà a disposizione locazioni calmierate e spazi di co-working, luoghi fisici con orari flessibili, compatibili con le più svariate attività e dotati di strumenti di lavoro destinati a chi non ha sufficienti risorse per iniziare un’attività o per chi è stato espulso dal mondo del lavoro e creare sinergie professionali e imprenditoriali stabili; – istituzione di servizi di assistenza e consulenza fiscale e legale, di consulenza relativa alla pianificazione e alla comunicazione destinati a chi vuole iniziare una nuova attività; – il Comune promuoverà una collaborazione con Università, Camera di Commercio e Associazioni di categoria per offrire una rete di servizi di accompagnamento all’avvio di progetti professionali e imprenditoriali, di aiuto a trasformare un’idea in un progetto di concreta realizzazione attraverso il sostegno nella fase di progettazione, la valutazione dei costi, eventualmente la prestazione di garanzie nei confronti degli Istituti di credito per anticipare una parte dei costi di inizio attività; – Milano è polo di attrazione turistica e sede di grandi eventi internazionali. In questa direzione sarà curata l’istituzione di una rete di servizi per chi visita Milano: punti di informazione sparsi per la città, servizi di interpretariato, servizi di assistenza per chi arriva a Milano per attività di business. In particolare l’Expo 2015 fornisce un traguardo temporale preciso per i miglioramenti da introdurre in modo che i livelli di prestazione si adeguino alle esigenze più elevate. – Deve essere stimolato, anche in vista dell’Expo, l’apporto dei giovani professionisti e artisti. Occorre uscire dalla prassi degli incarichi direttamente attribuiti e lanciare bandi per idee e progetti che prevedano un rilancio finanziato per il progetto esecutivo; inoltre rimborsi spese a progetti meritevoli anche se non vincitori, in modo da allargare la partecipazione.

 

3. SVILUPPO URBANO, CASA, AMBIENTE, AGRICOLTURA DI PROSSIMITÀ, MOBILITÀ In primo luogo, la città metropolitana, perché sentirci pienamente parte di una grande area è la condizione indispensabile per affrontare problemi e opportunità di Milano alla giusta scala. Perché aria e acqua non si fermano ai confini amministrativi. Perché il traffico insostenibile ha ragioni che vanno oltre la tangenziale. Perché i milanesi sono i residenti, certo, ma sono anche gli utilizzatori (pendolari, imprenditori, turisti) che fanno grande Milano e che ne utilizzano spazi e risorse. Affrontare le grandi sfide dello sviluppo urbano vuol dire dialogo ed alleanza, un patto federativo con gli altri comuni. In secondo luogo, la prospettiva, anche temporale, di Expo 2015, di cui vogliamo rilanciare il significato originario, innanzitutto ridando spazio al messaggio che Expo porta con sé (“Nutrire il pianeta”). In terzo luogo, la sostenibilità ambientale che ci aiuta a guardare oltre il presente. L’ambiente come tema in sé, perché va colmato il ritardo e la sottovalutazione; perché ambiente e salute sono beni comuni; perché Milano deve colmare la distanza con i migliori esempi europei, trovando proprie vie di sostenibilità, frutto della creatività locale. Ma ambiente e sostenibilità soprattutto come obiettivi e componenti essenziali di tutte le altre politiche. Un piano di governo del territorio non è un semplice atto formale. Il “nostro” PGT deve essere lo strumento per realizzare il progetto che la comunità milanese sceglie di darsi, guardando al futuro e all’Europa. In grande parte lo hanno fatto l’opposizione in Consiglio e l’associazionismo milanese, che ha prodotto costruttive osservazioni al PGT e ha raccolto 25.000 firme per i 5 referendum che vogliamo siano svolti insieme alle amministrative o almeno ai referendum nazionali a giugno.  

 

Le strategie

1. Una città che smette di crescere nel territorio, valorizza l’agricoltura di prossimità e riabita i suoi spazi vuoti, più ricca di verde e di spazi per i cittadini.

Non condividiamo la logica del PGT della giunta Moratti, una strategia che vuole la “densificazione” della città basata su nuovi volumi edificati. Il PGT approvato è un salvadanaio di diritti immobiliari, in buona parte previsti nelle aree del Parco Sud: una scelta per noi inaccettabile. Proponiamo una strategia che capovolge la logica del PGT della giunta Moratti, nella direzione indicata dalle osservazioni presentate dalle associazioni, dai comitati di cittadini e dall’opposizione in Consiglio. L’alternativa all’attuale condizione di diffusione urbana che consuma il suolo e degrada e disperde la stessa città, richiede innanzitutto: – di ridare valore agli spazi aperti come bacino di produzione di beni agricoli di prossimità, in particolare nelle aree periurbane di quella grande risorsa che è il Parco Sud; – di sviluppare in parallelo un forte processo di ricostruzione urbana, un’intensa attività di recupero, valorizzazione e sostituzione del patrimonio edilizio obsoleto e/o abbandonato nella città costruita. – di non procedere a nuovo consumo di suolo e ad un ulteriore carico di nuovi pesanti volumi edificati nella città costruita. Si deve passare dalla logica della rendita fondiaria a quella del valore urbano prodotto da economie e servizi di qualità, liberando gradualmente il Comune dalla dipendenza dagli oneri di urbanizzazione. Ciò che serve alla città è il recupero e il riuso nell’interesse collettivo delle grandi aree di trasformazione; sono quartieri ecologici e mix funzionale e sociale equilibrato (non solo banche nei centri storici). E’ collocare al primo posto, negli ambiti di trasformazione, edilizia residenziale pubblica e sociale, edilizia convenzionata con prezzi di vendita e canoni d’affitto sensibilmente inferiori a quelli di mercato; sono eco-campus universitari. Sono regia e controllo pubblico semplice, trasparente ed efficiente, con partecipazione da parte dei cittadini, per i grandi progetti e per le microtrasformazioni urbane anche rivedendo, dove possibile, i progetti avviati dalla giunta precedente. E’ la realizzazione effettiva delle bonifiche; è la difesa e il rafforzamento del verde urbano in connessione vera al Parco agricolo sud Milano (che ricomprenda e restituisca al loro ruolo agricolo i parchi di cintura urbana), ai parchi territoriali a nord, ai piccoli parchi urbani, al verde diffuso partecipato e coltivato (orti/giardini); è la promozione di interventi di scala vasta e urbana già approvati o da approfondire (per es. il Parco dei cinque Comuni nell’area Expo-Fiera; i Parchi della cultura nel verde storico; effettivi cunei verdi dal territorio agricolo e dalle periferie verso il centro). Inoltre, Milano deve entrare nel perimetro del PLIS (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale), con il Parco Adriano, nel Parco della Media Valle del Lambro, e aderire alla convenzione tra i comuni di Sesto S.Giovanni, Brugherio, Cologno Monzese.  

 

2. Una città che cambia rigenerando il costruito come fattore di identità dei luoghi e di coesione sociale, attraverso progetti partecipati e attenti alla qualità della vita nella città futura.

Qualsiasi serio progetto di rigenerazione urbana deve partire dal migliore utilizzo possibile del patrimonio edificato esistente, perché questa è una strategia credibile di sostenibilità ambientale e sociale nella evoluzione della città. Esso consente di risparmiare suolo, di riutilizzare materia ed energia già incorporate negli edifici e nelle infrastrutture, di salvaguardare edifici, spazi e luoghi che rappresentano fattori importanti di identità e coesione sociale. Milano è oggi per gran parte una città di deserti urbani: oltre 80.000 appartamenti e 900.000 mq di uffici sfitti o invenduti, centinaia di negozi vuoti, aree e luoghi semiabbandonati. Si tratta di veri e propri deserti abitativi, che generano insicurezza e disagio e allentano i rapporti sociali tra i cittadini. Il recupero di queste parti di città deve essere inserito in un ampio progetto di rigenerazione edilizia e architettonica, che crei nuove centralità, recuperi le grandi aree infrastrutturali abbandonate e le trasformi in nuovi spazi urbani di qualità. Allo stesso tempo Milano deve valorizzare i luoghi dell’identità urbana che ne rappresentano l’immagine e la memoria: i monumenti, i grandi spazi a verde, i vecchi borghi, i musei, gli spazi della cultura, i quartieri storici. I progetti di trasformazione non devono essere calati dall’alto e imposti alle comunità dei cittadini da scelte imprenditoriali legate all’interesse di pochi, o peggio dettate da logiche di speculazione immobiliare e/o finanziaria. Le zone e domani i municipi devono poter fare proposte di riqualificazione, devono conoscere, controllare ed esprimere un giudizio deliberativo sulla qualità e i contenuti dei progetti (grandi e piccoli) che cambiano la città e influiscono sulla vita di tutti i cittadini. Milano deve vincere la grande sfida di una modernizzazione partecipata.

 

Interventi integrati nelle periferie della città (ed in particolare nei quartieri popolari)

Abbiamo l’obiettivo di avviare nuove iniziative per la riqualificazione ed il miglioramento della qualità della vita nei quartieri popolari, creare nuove centralità, attraverso:

–  l’inserimento di nuove funzioni che si combinino positivamente con la casa (servizi pubblici di base, negozi di vicinato, spazi per la cultura e l’aggregazione);

–  la collocazione di attività lavorative e professionali, anche per facilitare l’avvio di nuove esperienze di lavoro e la creazione di nuovi servizi per la comunità;

–  il risanamento ambientale (a partire dall’eliminazione dell’amianto) e la cura dello spazio pubblico.  

 

3. Una città che offre una casa sostenibile e accessibile a tutti i suoi cittadini. La casa, in quartieri vivibili, deve essere un bene accessibile per giovani e famiglie: è necessario realizzare nuovi interventi di edilizia residenziale pubblica e migliorare la gestione del patrimonio esistente, ridando significato all’edilizia popolare e funzioni all’Aler, e ricorrendo ad altri potenziali gestori del cosiddetto ‘terzo settore abitativo’. E’ necessario, inoltre, creare un’Agenzia per promuovere incontro tra domanda e offerta a canoni calmierati (sociale, moderato, concordato, convenzionato); sono necessarie regole per incentivare il riuso di appartamenti e uffici inutilizzati; servono programmi di riqualificazione sociale ed ambientale dei quartieri popolari e degli edifici comunali e pubblici; cura e progetti di animazione per gli spazi pubblici (dai marciapiedi alle scuole); luce e nuova centralità delle periferie recuperando i valori identitari presenti nei vecchi borghi milanesi; va promosso il recupero e la restituzione di identità ai tanti “deserti urbani”; vanno sviluppate azioni per la promozione di un’edilizia di qualità ambientale ed energetica; molti requisiti (efficienza energetica e rinnovabili, separazione degli scarichi e sistemi di drenaggio a “prova di clima” nelle nuove edificazioni) devono essere ormai considerati come standard e chiaramente inseriti nel nuovo regolamento edilizio.

 

 4. Una città che migliora la qualità della vita e dell’aria e nella quale ci si muova facilmente a piedi e in bicicletta e con i mezzi pubblici.

 La mobilità sostenibile è condizione indispensabile per una migliore qualità di vita: meno traffico significa aria pulita, meno rumore, spazi pubblici restituiti ai pedoni, sicurezza nelle strade. Bisogna ridurre la congestione e l’uso dell’auto privata in città attraverso un mix di interventi: pedaggio di congestione, isole ecologiche, regolamentazione della sosta e suo rispetto, integrazione tra parcheggi e car sharing, eco-logistica merci, rete diffusa della ciclabilità. Il trasporto pubblico deve diventare più rapido, più efficiente e meno costoso per i contribuenti. Per farlo bisogna potenziare i servizi, proteggere i mezzi pubblici, realizzare una tariffazione di scala metropolitana, integrata e flessibile, gestire gare e contratti di servizio al fine di rendere migliore e più efficiente il servizio. Servono pianificazione e interventi di miglioramento delle infrastrutture: un Piano della mobilità metropolitana, un’attenta valutazione delle alternative e dei loro benefici, il miglioramento della viabilità esistente (evitando invece lo spreco incoerente del progetto di tunnel), il completamento delle linee progettate, privilegiando le soluzioni più efficienti e potenziando i parcheggi di interscambio, il riutilizzo del sedime ferroviario ai fini del trasporto pubblico. Occorre infine definire e concordare con la città domeniche ecologiche e programmi di riduzione del traffico e del rumore, da progettare preventivamente, da realizzare in modo sistematico e da attivare nelle fasi di preallarme inquinamento.  

 

5. Una città che ristabilisce un rapporto di controllo e rispetto con l’acqua: l’acqua dei fiumi, l’acqua dei canali, l’acqua dei Navigli.

 Le acque e il verde possono riqualificare il paesaggio urbano ma anche essere la migliore strategia per affrontare i cambiamenti climatici. E’ sempre più urgente adattare e attrezzare Milano ad affrontarne gli effetti, quali inondazioni e temperature estreme sempre più frequenti, con interventi mirati al sistema delle acque e del verde. È ora di intervenire sul cronico problema delle esondazioni del Seveso e per primi abbiamo proposto di realizzare vasche di laminazione naturalizzate nel territorio di Milano. È possibile promuovere l’ampliamento di superfici verdi (in grado di assorbire le piogge torrenziali e di ridurre l’effetto isola di calore) con la diffusione di tetti verdi e orti urbani, con l’integrazione tra piccole aree e sistema del verde urbano (di cui ripensare i modelli di gestione, mirati a una riduzione dei costi e maggior condivisione con il terzo settore, sul modello del Bosco in città e del Parco delle Cave). È possibile considerare il progetto di riapertura del tratto urbano dei Navigli milanesi (da Cassina de’ Pomm sino alla Darsena) anche con interventi parziali, ma adeguati per caratterizzare Expo 2015 e per avviare definitivamente la necessaria riqualificazione della Darsena, a partire dalla dimostrazione dell’effettivo risanamento e risistemazione degli attuali Navigli da concepire come Parco. L’acqua sarà sempre di più una risorsa strategica e per questo deve restare una risorsa pubblica: a Milano si usa la preziosa acqua potabile di seconda falda per scopi non potabili invece che utilizzare, più razionalmente, l’acqua non potabile di prima falda, con finalità estetiche ma anche come fonte di energia per riscaldare o rinfrescare.  

 

6. Una città più moderna, cuore dell’economia verde, grazie all’efficienza energetica, alle rinnovabili, e alla riduzione dei rifiuti.

Le città italiane ed europee più moderne hanno compreso da tempo che energia e rifiuti sono due importanti leve del cambiamento. È possibile usare meno energia aumentando l’efficienza, modernizzando gli edifici e creando reti di cogenerazione e teleriscaldamento, per il recupero dei “cascami energetici”. È possibile ridurre il consumo di energia inquinante favorendo il ricorso alle energie rinnovabili. Milano può così porsi sulla frontiera dell’innovazione, consentire risparmi alle famiglie e alle imprese, migliorare la qualità dell’aria, promuovere lo sviluppo di un’economia locale più creativa e competitiva, sviluppare filiere artigianali capaci di generare un’occupazione stabile, rendere più confortevole e sicura la vita dei milanesi. Sui rifiuti, i ritardi del capoluogo pesano sulle prospettive ambientali dell’intera area metropolitana. Occorre un salto di qualità nella raccolta differenziata (oggi è un misero 34%) per centrare l’obiettivo UE del 65% entro il 2012. Non occorrono altri inceneritori. Servono invece le politiche delle 3R(+1): riduzione, riuso e riciclo, consentendo un effettivo risparmio ai cittadini milanesi sul costo economico e sociale della gestione del ciclo dei rifiuti, e lasciando come ultima opzione l’incenerimento con il recupero di energia e calore. Sarà essenziale per Milano fare  

 

7. Una città che torna a produrre, grazie allo sviluppo dei saperi, dell’innovazione, dell’artigianato urbano e dell’ impresa sociale.

Bisogna tornare a produrre nella città, favorendo la nascita e il rafforzamento di imprese ad alto contenuto di innovazione e di conoscenza, in tutti i settori che già rappresentano il principale patrimonio per la competitività del sistema Milano. Una buona rete diffusa di servizi alla persona (sport, salute, asili, ecc.) costituisce, poi, una premessa imprescindibile per lo sviluppo delle produzioni che caratterizzeranno il ruolo economico di Milano nello scenario nazionale e internazionale. L’amministrazione comunale assumerà un ruolo diretto, mettendo a disposizione spazi e altre infrastrutture materiali, orientando la propria domanda verso prodotti e servizi innovativi, più ecocompatibili e in grado di favorire l’integrazione sociale. Inoltre, verranno promosse azioni concertate e strategiche con partner istituzionali (università, ospedali, centri di ricerca, ospedali, fondazioni bancarie, e così via) e privati (imprese, centri di ricerca, Camera di Commercio, Assolombarda, Legacoop, Confcooperative) per sostenere la messa in rete di conoscenze, la proliferazione di spin off universitari e la nascita di incubatori di impresa, con particolare attenzione verso i giovani start upper, e per mobilitare la finanza – sollecitando quella privatae facilitando l’accesso a fondi nazionali ed europei – per orientare il capitale di rischio e il credito verso un’economia innovativa e competitiva, ma non speculativa. Si deve realizzare un nuovo clima, sollecitare la produzione intellettuale e culturale, favorendo concorsi e relazioni tra mondo del lavoro e giovani risorse qualificate, agevolare un ricambio generazionale e di genere, puntare ad un rinnovo qualitativo delle classi dirigenti.  

 

Ripensare e programmare gli insediamenti universitari.

 Le aree storiche e di nuovo impianto delle sedi universitarie dovranno essere organizzate attorno a quartieri urbani multifunzionali in cui le attività di formazione e di ricerca siano integrate con le residenze dedicate e con servizi aperti ai cittadini residenti. Queste aree in parte già esistono ma devono essere moltiplicate, valorizzate e integrate con un tessuto urbano in cui la stessa popolazione e la vita civile devono rinnovarsi. E’ un’altra innovazione di sistema, come sta facendo la Bocconi e come è possibile con il progetto di trasformare in campus ampia parte di Città Studi, nell’area tra il Politecnico, la ferrovia e le facoltà scientifiche della Statale, utilizzando anche le vicine aree dismesse di Lambrate per insediare nuove imprese collegate. Le aree delle sedi universitarie dovranno diventare luoghi di edilizia esemplare (per la sicurezza e la sostenibilità) per a qualità edilizia e degli spazi verdi aperti, per la qualità dei rapporti sociali, del lavoro e dell’estetica: la bellezza e la cura dei luoghi di uso pubblico educano e stimolano l’imitazione.  

 

8. Una città che costruisce il suo futuro nel mondo anche grazie ad una Expo innovativa, partecipata e diffusa, capace di rappresentare, nel sito espositivo, nell’intero corpo urbano e nell’area metropolitana, un nuovo rapporto tra città, agricoltura e alimentazione.

Noi vogliamo un’Expo diffusa e sostenibile, che assuma il 2015 quale scadenza entro la quale realizzare le strategie ambientali e sociali di cui Milano ha bisogno; quale opportunità per lanciare Milano nel circuito del turismo internazionale sostenibile, per dare visibilità alle imprese più responsabili e ambientalmente innovative, per creare partnership con quelle di altri paesi. Un’Expo che sia occasione per promuovere l’agricoltura di prossimità e la filiera della trasformazione dei prodotti agricoli biologici e km 0 (anche con marchi Doc, ad esempio del Parco Sud, con divieto di produzioni Ogm); per collegare e diffondere il verde; per difendere e rilanciare il Parco Sud, i parchi territoriali e di cintura già esistenti; per sostenere, anche mettendo a disposizione spazi per i Gruppi di acquisto solidale e i mercati dei contadini, l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti agricoli ecologici e locali nella ristorazione pubblica e privata. L’obiettivo di EXPO 2015 (Nutrire il pianeta) dovrà caratterizzare in modo coerente i contenuti e gli eventi progettati in città. Un’Expo che garantisca, mediante adeguati meccanismi di controllo urbanistico, che l’area dopo l’evento mantenga le sue caratteristiche verdi e l’edificazione non rientri nel quadro di operazioni speculative. Naturalmente, con ogni sforzo per impedire infiltrazioni della criminalità organizzata. E’ indispensabile coinvolgere le competenze concentrate nelle sette università e nei numerosi centri di ricerca milanesi – attingendo idee, commissionando progetti attraverso bandi anche riservati ai giovani e premiando le tesi di laurea dedicate (per esempio, realizzando i progetti in esse contenuti); – con un programma specifico di attrazione di visitatori attraverso iniziative culturali promosse da studenti, ricercatori, dottorandi e docenti italiani e stranieri che frequentano i nostri atenei; – valorizzando la fittissima rete di rapporti di cooperazione che le università lombarde tengono con tutti i paesi in via di sviluppo.

 

 4. IL COMUNE MODELLO: MACCHINA E AZIONE AMMINISTRATIVA

Il comune modello deve realizzare “Un patto tra cittadinanza e Amministrazione comunale, tra cittadini e lavoratori”, perché dalla qualità della macchina amministrativa dipendono la qualità dell’attuazione dei programmi e delle politiche pubbliche e la qualità dei servizi resi ai cittadini. Questo obiettivo implica una grande innovazione nella gestione e nella pratica della azione amministrativa.

 

 1° Progetto: “La riorganizzazione della struttura”

 La riorganizzazione della struttura del comune modello assume il principio di imparzialità, attraverso una dirigenza selezionata con principi trasparenti (no allo spoil system selvaggio), che opera sulla base della competenza tecnica, restando distinta dagli indirizzi politici, una amministrazione al servizio di tutti che opera nel rispetto della Costituzione.

semplificare la struttura, trasformandola in organizzazione per obiettivi e progetti, sulla base della chiara attribuzione degli obiettivi politici e amministrativi.

le nomine in comune: sul piano procedurale si pubblicheranno nel sito del Comune l’elenco degli organismi e degli incarichi da ricoprire (circa 220), le delibere di nomina e l’elenco degli incarichi e dei compensi corrisposti; si istituirà la modalità delle audizioni pubbliche per gli incarichi di maggior rilievo. Sul piano dei criteri sostanziali: si escluderà l’attribuzione di incarichi ai consiglieri e assessori comunali e l’attribuzione di più incarichi alla stessa persona nel caso di conflitti di interesse tra le istituzioni e aziende rappresentate; saranno attribuiti incarichi a persone con curriculum che certifichino chiaramente le competenze richieste.

 

2° Progetto “qualità e legalità dell’azione amministrativa”

La qualità e la legatlità sono obiettivi strategici per dare efficacia alla azione amministrativa, sono frontiere di grande attualità che vanno presidiate con convinzione e competenza.

Proposta: Riorganizzare ed integrare i controlli interni secondo principi di qualità e legalità.

Proposta: riorganizzare la macchina amministrativa per assicurare la qualità effettiva dei servizi pubblici. Un contributo al miglioramento dei servizi pubblici (trasporti, energia, acqua, rifiuti) verrà dall’istituzione di un organismo di controllo della qualità, che organizzerà e farà svolgere sistematiche rilevazioni su continuità, puntualità, correzione e ripristino in caso di guasti, informazione agli utenti, risposta alle richieste e ai reclami, indennizzi automatici in caso di disservizio. L’ufficio si avvarrà delle strutture pubbliche già esistenti (a cominciare dalle autorità di regolazione), delle associazioni dei consumatori, dell’azione di vigilanza e segnalazione che i cittadini stessi sicuramente compiono se verificano di essere ascoltati. La qualità di servizi entrerà gradualmente a far parte dei capitolati di concessione e di affidamento. La proprietà comunale dell’impresa deve essere un motivo di ulteriore impegno per la qualità, non una ragione per sottrarsi al controllo esterno.

Proposta “gestione delle attività esternalizzate nell’interesse generale”: – gestione delle gare, improntate alla massima trasparenza, tramite capitolati, e successivi contratti di servizio, che escludano il massimo ribasso, prevedano in modo rigoroso il rispetto dei contratti di lavoro, incentivino l’occupazione stabile, stabiliscano rigorosi controlli di qualità, prescrivano una rilevazione effettiva della soddisfazione degli utenti e che comportino penali molto severe in caso di violazione.

 

3° Progetto: qualità del lavoro pubblico

Le lavoratrici ed i lavoratori sono un patrimonio fondamentale sul quale investire in formazione, dignità, professionalità. Riconoscere valore al lavoro è un presupposto per generare valore per i cittadini.

Proposta: un patto civico tra con le lavoratrici e i lavoratori del Comune di Milano:

– porre fine alle derive dello spoil system e riaffermare il principio di imparzialità dell’Amministrazione comunale, dell’autonomia e responsabilità individuale dei dirigenti (e a seguire dei dipendenti) misurata sui risultati e a cui correlare la corretta gestione di incentivi per riconoscere il merito, la competenza e l’efficienza e l’efficacia dei servizi; – superare il precariato del lavoro che genera precarietà dei servizi; – sottoporre a rigorosa verifica tutte le esternalizzazioni, che non devono riguardare i servizi fondamentali per la missione del Comune e le funzioni strategiche di programmazione e controllo; – ristabilire corrette relazioni sindacali e investire sulla contrattazione integrativa impiegando risorse economiche, definendo obiettivi di produttività ed elaborando indicatori di risultato da definire anche con il coinvolgimento delle parti sociali e dei rappresentanti dell’utenza; privilegio agli strumenti di risoluzione del conflitto, con la negoziazione preventivae, soprattutto, il rispetto delle scadenze contrattuali; in ogni caso, a fronte di scioperi nei servizi, garantire la più completa e tempestiva informazione ai cittadini utenti; – investire sulla formazione come leva per l’innovazione e la costruzione di una amministrazione competente e capace di apprendimento continuo.

 

4° Progetto: stili di azione di un comune responsabile, sostenibile, etico, solidale Proposta: Costituzione di una Commissione del Consiglio comunale per l’attuazione degli stili di azione di un comune sostenibile, etico, e solidale. Praticare la finanza etica, il consumo critico e responsabile (favorire le imprese con certificazione sociale e ambientale, non accettare come sponsor imprese dai comportamenti scorretti), l’eco-bilancio, la diminuzione dell’impronta ecologica, sostenere i Distretti di economia solidale (sostegno ai mercati degli agricoltori locali e biologici, ai Gas, alle banche del tempo), promuovere e praticare lo sviluppo solidale (cooperazione decentrata con progetti di microcredito, il commercio equo, il turismo responsabile), la pratica della pace (corpi civili di pace, la conoscenza delle varie culture e la convivenza dei popoli) istituendo una Segreteria permanente presso la Presidenza del Consiglio comunale.

 

Innovazione Tecnologica, Trasparenza, Partecipazione

Trasparenza, Partecipazione e l’utilizzo intelligente delle tecnologie sono principi, obiettivi e strumenti di governo tra loro strettamente correlati e di grande rilevanza per – mettere al centro dell’azione politica ed amministrativa i cittadini, le loro esigenze e le loro attese, rendendo più diretto semplice e efficace il rapporto tra cittadino ed amministrazione; – perseguire la democrazia effettiva, dove il dovere dell’informazione è premessa del diritto all’informazione e prerequisito sia per la trasparenza effettiva dei percorsi decisionali che per la più ampia interazione tra cittadini e decisori. Occorre attuare pienamente il Codice dell’amministrazione digitale (CAD), fondato sul riconoscimento del diritto per cittadini e imprese a richiedere ed ottenere l’uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni e nell’accesso alle pubbliche amministrazioni. Un diritto/dovere che dia ad ogni cittadino la possibilità di seguire l’iter di una pratica, di potersi riferire ad un responsabile del procedimento, di ottenere risposte in tempi certi e che assicuri la disponibilità di sportelli per le attività produttive in un’ottica di risparmio e di maggiore efficienza sia per la PA che per i cittadini, da perseguire con la digitalizzazione, la telematica e con il valore legale della firma digitale. I cittadini devono poter esercitare il loro diritto alla partecipazione informata su tutti i temi e le scelte fondamentali di governo della città ed anche poter ridiscutere le decisione e i progetti strategici già approvati e che produrranno effetti a lungo termine. Ci si riferisce in particolare ai progetti: Expo, Ecopass, ai Piani per la mobilità, ai Piani parcheggi e soprattutto al PGT.  

 

La gestione del bilancio municipale

Il Bilancio del Comune si trova in una situazione di estrema difficoltà a causa dei tagli trasferimenti dello Stato (nel 2011 per un importo stimato di 65 mln di euro, -12.5%), della centralizzazione della liquidità corrente (500 mln circa) presso la tesoreria centrale in un deposito infruttifero ma soprattutto per una cattiva gestione del passivo e dei derivati accesi dal 2002 in avanti.  

 

Bilancio a progetto.

Oggi il Bilancio è appiattito sulla spesa storica, con la quale ciascun assessore ha il diritto di spendere ogni anno, più o meno, quanto ha speso l’anno precedente. Ci vuole un nuovo schema: ciascun assessore deve guadagnarsi le proprie risorse, di anno in anno, progettando iniziative competitive. La Giunta avrà così gli strumenti per decidere quali progetti promuovere e quali bocciare, in una visione d’insieme delle richieste e delle necessità che la spesa storica invece rende impossibile. Questo significa anche più efficaci meccanismi di controllo e un’effettiva attività di rendicontazione ai cittadini degli obiettivi raggiunti a fine anno.  

 

Il passivo.

Necessità di valutare il da farsi sui derivati che sono causa di molti problemi e sono anche al centro di un procedimento giudiziario. Ristrutturare il debito del Comune per ottenere maggiore efficienza nella gestione del passivo (minor interessi e ammortamento mutui) che oggi incidono per 11.72% delle uscite. In merito a nuove forme d’indebitamento, saranno attentamente valutate le possibilità offerte dai

 

BOC e dai cosiddetti bond di scopo per finanziare specifici investimenti sul territorio. Valutazione attenta dei tagli di spesa necessari per reagire ai veri e propri sprechi, a partire dal continuo ricorso alle consulenze ed agli emolumenti connessi.  

 

Entrate. Si privilegerà il prelievo sull’“utilizzo/consumo della città, rispetto al prelievo sui redditi.  

 

Revisione del catasto immobiliare. L’aggiornamento del catasto delle proprietà immobiliari porterebbe maggior gettito grazie ad una più corretta rappresentazione del valore delle proprietà ai fini dell’ICI (seconde case).  

 

Progetti di recupero tributario.

Si può e si deve recuperare l’evasione contributiva attraverso l’incrocio dei dati catastali con quelli dei proprietari degli immobili e la TARSU, e l’analisi dei dati di “valenza fiscale” di diversa provenienza, dal Comune medesimo, dalle Agenzie fiscali nazionali delle entrate e del territorio, dalle Camere di commercio e da altri enti, ai fini di contrastare l’evasione sia dei tributi sia locali sia erariali. Per le fasce più disagiate e per quelle che vivono con grande difficoltà la situazione economica, si deve agire anche sul versante delle entrate attraverso l’esenzione di ogni tipo di tributo comunale, finanziata dal recupero dell’evasione.  

 

Invece di alienare il patrimonio immobiliare comunale, si può costituire con questi valori e i diritti edificatori indicati dal PGT, un Fondo immobiliare municipale. In questo modo ci sarebbe una immediata emersione di un attivo patrimoniale comunale ragionevolmente rilevante. In secondo luogo, il fondo rappresenterebbe una riserva di valore con il quale creare partnership fra pubblico e privato per la valorizzazione degli ATU e degli ATP, nell’ambito delle quali la Municipalità potrebbe: a) beneficiare pro-quota dei proventi delle singole operazioni di valorizzazione, b) giocare un ruolo sia di regolatore, sia di attore capace di aumentare le proprie leve di indirizzo nell’ambito dei progetti di sviluppo e riqualificazione urbana che ridisegneranno il “volto della metropoli” nei prossimi decenni.  Vi è poi l’opportunità di convogliare sul territorio cittadino rilevante risorse EU. L’Unione Europea sta cercando d’indirizzare in simili iniziative un ammontare di risorse importante identificato nel fondo strutturale FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale, per realizzare progetti integrati di sviluppo sostenibile: il Comune mette a disposizione immobili e terreni e il Fondo immobiliare di sviluppo municipale accede alle risorse EU disponibili per progetti di rigenerazione urbana sul territorio.  

 

 

Le aziende partecipate del Comune di Milano

Le aziende partecipate dal Comune sono una importante risorsa per lo sviluppo, operano in settori strategici e che sono al centro della innovazione tecnico-scientifica, hanno prestigio e proiezione internazionale, sono un concentrato di competenze di alto livello. Dall’energia ai trasporti alla creazione di ampie aree wi-fi a supporto dell’imprenditorialità diffusa, dalla gestione dell’acqua ai rifiuti al sostegno di nuove tecnologie e modalità nel campo energetico per i consumi familiari e di riscaldamento, le aziende possono diventare una risorsa di straordinaria capacità di ricerca, di sviluppo innovativo tecnologico e gestionale e così diventare un motore di sviluppo complessivo e di lavoro di qualità. Tetti solari iniziando con quelli pubblici, teleriscaldamento, analisi energetica e efficientamento degli edifici, orientamento verso modelli ad emissione zero: questi obiettivi della politica edilizia pubblica e privata devono trovare nelle aziende comunali il sostegno tecnico e gestionale, nel sistema universitario il supporto scientifico, nell’economia milanese le imprese, i tecnici e i lavoratori necessari. Tra le partecipate del Comune di Milano appare evidente la rilevanza strategica di A2A (peraltro una vera e propria multinazionale), ATM e SEA in termini di settori di appartenenza e di presenza territoriale. Da ciascuna di queste partecipate emergono alcuni punti di forza quali: il dividendo (A2A), la generazione di cassa (ATM) ed il ritorno sul capitale (SEA). Ma anche criticità quali: l’elevato livello d’indebitamento, la necessità di investimenti per migliorare il servizio pubblico e la modesta efficienza operativa, se raffrontata con operatori simili. Fino ad ora il Comune di Milano non ha esercitato un indirizzo strategico verso queste partecipate agendo piuttosto come azionista silente, con interesse principale verso la distribuzione di dividendi che in taluni casi ha intaccato i patrimoni aziendali o ne ha limitato l’utilizzo per la sviluppo industriale. Peraltro, numerose partecipate si sono trasformate – sotto la guida del centrodestra – o in emblemi di cattivo servizio (come nel caso di Milano Ristorazione) o in veri e propri scandali (come nel caso Zincar). Noi vogliamo innanzitutto affermare buona amministrazione e gestione corretta. Per le partecipate ritenute strategiche il Comune di Milano deve sviluppare una funzione d’indirizzo strategico, gestionale e di controllo. Per questo va nuovamente istituito un competente e ben strutturato organismo interno al Comune, in staff al Sindaco, o ad un grande Assessorato per il Nuovo Sviluppo Economico con deleghe di indirizzo e controllo sulle partecipate. Occorre anche promuovere forme di coinvolgimento della cittadinanza e dei dipendenti, attraverso modelli di governance duale delle aziende che operano in regime di monopolio (ATM, MM, SEA). In merito a SOGEMI tre nodi dovranno essere sciolti prima di ogni ipotesi di privatizzazione: 1) la questione delle aree di proprietà la cui destinazione dovrà essere chiarita, 2) una riflessione sull’opportunità di mantenere un controllo pubblico sulla gestione di uno dei mercati ortofrutticoli più importanti d’Europa, 3) il ritorno a una gestione profittevole del business caratteristico della partecipata. Le partecipazioni di minoranza del Comune di Milano nella Autostrada Serenissima e nella Milano Serravalle non rivestono rilevanza strategica e quindi il processo di vendita già avviato per la prima può interessare anche la Milano Serravalle, alla luce della complessità industriale di gestione, dei marginali dividendi e dei consistenti investimenti richiesti (50% circa del fatturato).  

 

5. BENESSERE, SALUTE, COESIONE SOCIALE

Ricostruire le politiche sociali della nostra città, restituendo al Comune centralità nel sistema dei servizi e come interlocutore principale e prioritario del Terzo settore e del volontariato, anche in un’ottica di sussidiarietà orizzontale.

 

Il Comune deve riprendere in mano la regia: deve gestire i processi di partecipazione, indicare le priorità, costruire reti, promuovere cultura della salute e del benessere a Milano. L’organo democratico deve tornare a svolgere con competenza e autorevolezza il suo ruolo. Le nuove municipalità saranno la risposta a questa criticità, avvicinando l’amministrazione ai quartieri e diventando un punto di riferimento effettivo nella programmazione degli interventi. Le fondazioni e il terzo settore devono inoltre essere coinvolti in modo non rituale e burocratico, superando le rigidità degli attuali piani di zona, tornando ad essere partner della progettazione e non solo fornitori. Le politiche sociali non sono un costo, ma un investimento. Le politiche sociali non possono essere quelle più subordinate a logiche di bilancio, perché la loro azione tocca bisogni e diritti fondamentali. Si deve abbandonare la logica di emergenza che lascia esplodere le situazioni, per intervenire solo quando i problemi sono ormai diventati cronici. Il Sindaco di Milano deve riappropriarsi della propria funzione di responsabile della salute pubblica:

–   producendo politiche di adeguamento della rete di offerta dei servizi sanitari e socio sanitari alla domanda di salute;

–   verificando l’adeguatezza dell’offerta dei servizi in rapporto ai percorsi di diagnosi cura e assistenza dei cittadini, evidenziando i bisogni che rimangono senza risposta da parte delle strutture sanitarie;

–   promuovendo l’integrazione tra servizi sanitari, socio sanitari e sociali, al fine di garantire alle persone percorsi unitari di accesso, presa in carico dei problemi di salute e continuità assistenziale tra i diversi nodi della rete di offerta. superare la frammentazione dei servizi per assicurare un’interfaccia unica per gli utenti. Particolare rilievo ha la prevenzione e la tutela dei minori per gli aspetti di salute fisica e psichica richiedono interventi e percorsi di presa in carico integrati tra le diverse agenzie sanitarie, sociali ed educative del territorio;

–   promuovendo una nuova stagione di impegno per la medicina del lavoro e per la sicurezza di ambienti e cantieri.  

 

Le politiche per la salute

Occorre ricostruire un rapporto di reciproca autorevolezza con la Regione, cui è attribuita la gran parte delle competenze, delle funzioni e delle risorse. Gli obiettivi della nuova amministrazione sono:

–   garantire a tutti i cittadini, in particolare alle fasce più fragili della popolazione (anziani, disabili, malati cronici, bambini, stranieri), una rete diffusa di cure primarie in grado di assicurare equità nell’accesso alle prestazioni sanitarie e l’accompagnamento nei percorsi di diagnosi, cura e assistenza. Si darà l’indirizzo all’ASL di assicurare in tutti i quartieri una presenza adeguata di medici di medicina generale e di pediatri di famiglia, punti unici di accesso ai servizi per integrare gli aspetti sanitari, socio sanitari e assistenziali, e a promuovere una semplificazione dei percorsi dei cittadini, riducendo gli aspetti burocratici delle prestazioni. Strumenti di questo orientamento sono o la disponibilità del patrimonio immobiliare pubblico, per creare spazi a disposizione di unità complesse di cure primarie o case della salute in cui medici di medicina generale, pediatri di famiglia, infermieri e altri professionisti della salute possano garantire un’assistenza integrata e continuativa; o nuove soluzioni organizzative per ricomporre l’attuale frammentarietà dell’offerta in funzione della valutazione e della presa in carico unitaria dei bisogni degli assistiti; o promozione di umanizzazione dell’assistenza, valorizzando l’impegno del volontariato;

–   riqualificare l’offerta dei Consultori familiari in rapporto alle caratteristiche della domanda, con riferimento anche all’esigenza di una politica attiva di prevenzione e ascolto dei problemi di disagio e salute dell’età adolescenziale, in rapporto anche con le istituzioni scolastiche. Il diritto all’assistenza in caso di interruzione volontaria di gravidanza deve essere garantito attraverso la corretta attuazione della Legge 194.  

 

Le politiche per famiglie

Gli indirizzi di fondo sono:

–  forte investimento sugli asili e le scuole per l’infanzia e sulla loro qualità;

–  un adeguamento degli interventi per le persone non autosufficienti e disabili;

–  una politica delle tariffe dei servizi sociali rigorosamente improntata al rapporto reddito/carico familiare;

–  promuovere l’approccio di rete nel sistema dei servizi e la valorizzazione del lavoro e delle competenze degli operatori/ operatrici. Incontro domanda offerta di sanità leggera (dentista, ginecologo, pediatra, geriatra, oculista, ortopedico, geriatra ecc) a prezzi calmierati. Sostegno alle forme di associazione dei medici di famiglia;

–  prevedere forme di sostegno al genitore separato che dovesse risultare temporaneamente senza una casa e/o con ridotte capacità economiche, condizione cui spesso si aggiungono crisi depressive, in base alle condizioni di necessità di aiuto: è una delle “nuove povertà” in aumento. Vogliamo riorganizzare il sistema e i servizi comunali attorno ai Centri di Quartiere”, punti unici di accesso ai servizi, luoghi di animazione sociale e punto di ascolto e orientamento per i cittadini vulnerabili, riferimento per l’associazionismo e il volontariato strutturato, da cui far nascere e coordinare le reti. Nella logica del welfare comunitario i Centri di quartiere possono promuovere:

• conciliazione cura-lavoro o famiglia-lavoro, soprattutto dopo la fine dell’orario scolastico e nei lunghi periodi di ferie. Le risposte potrebbero essere la creazioni di network di sostegno reciproco tra famiglie (modello banca del tempo), la valorizzazione del volontariato (soprattutto anziani giovani soli) e la condivisione del care giver a pagamento (tata o babysitter);

• percorsi di formazione professionale e linguistica per le 60/80.000 badanti e tate stimate in città, oggi in regola ma prive, per esmepio, di conoscenze dei meccanismi di welfare.  

 

Le politiche per gli anziani

Le principali criticità della vita in età anziana sono legate all’inserimento nel contesto sociale di riferimento, in relazione alla perdita del ruolo familiare, del ruolo sociale e non solo della perdita economica e al bisogno di relazione. Pensiamo ad un progetto che ricostruisca ruoli e funzioni sociali.  

 1. Pensionato non sempre coincide con anziano: cè un enorme giacimento inutilizzato di esperienze e di competenze: commercianti, artigiani, insegnanti e altre professioni intellettuali, molte professioni operaie. Questo patrimonio può essere utilizzato per azioni di recupero e sostegno scolastico, di avviamento al lavoro e all’esercizio di professioni,anche con il valore di superare i fattori di divisione del corpo sociale in blocchi (di reddito, di status, di età) non comunicanti e – spesso – reciprocamente ostili. E ancora: “vicini di casa” volontari, per forme di cura e di assistenza, che il comune riconosce (distintivo) e supporta (corsi primo soccorso). Un forte fattore di socializzazione può essere la condivisione tra anziani e giovani di spazi di abitazione e lavoro.  

2. Sostenere l’aspettativa di vita allargando la sfera di autonomia. La prova è se si esce di casa o no e perché. Tra l’altro, questo criterio vale anche per i disabili, condizione che non è legata con l’età ma nemmeno con il carattere permanente della disabilità (chiunque può diventarlo, anche per periodi relativamente brevi): è determinante il contesto in cui si vive, la mobilità effettiva, la raggiungibilità di luoghi di interesse o utili. – un progetto per il tempo libero di nonni e nipoti: convenzioni con cinema e teatri (prezzi ridotti per gli anziani “nonni” che accompagnano i nipoti o comunque bambini); – una convenzione con le associazioni dei taxisti per un carnet di buoni a tariffe scontate; Per tutte queste iniziative – sia come progettazione che come gestione – si aprirà una stretta collaborazione con le associazioni (dall’Auser alle Acli alle cooperative) che in questi anni hanno dato vita ad esperienze di grande importanza. Il welfare di comunità, cioè l’insieme delle responsabilità e delle azioni dei cittadini, può essere sviluppato a partire dalla esperienza di quanti già operano nel costruire la comunità.  

 3. Poi c’è il capitolo della non autosufficienza: va aperto un confronto con la Regione che porti a potenziare centri diurni e servizi domiciliari, a sostenere reti di prossimità e le progettualità presenti sul territorio. La priorità va alla rete di Assistenza domiciliare integrata, perché le condizioni psicofisiche dell’anziano risultano meglio salvaguardate se rimane in ambito domestico, integrata dalla istituzione di un Tutor per le famiglie e non solo assistenza per il malato; una rete di strutture di lungodegenza, anche per ricoveri temporanei, in grado di assicurare i servizi se la famiglia e/o i servizi sussidiari non riescono o non possono assicurarli; potenziamento dello sportello del Comune di Milano per le assistenti familiari (badanti) per fare emergere il mercato nero con il sistema dei buoni erogati dal Comune, per incentivare le famiglie alla regolarizzazione, e l’istituzione dell’Albo delle badanti.  

 

Le politiche per la disabilità

La condizione di disabilità, a Milano, è una condizione “fantasma”, invisibile. Abbiamo un altro punto di vista: ci vuole un forte “pensiero inclusivo”, trasversale a tutti i settori della amministrazione civica. Le politiche di settore non possono risultare efficaci se il contesto programmatico è di fatto discriminatorio. Il passo avanti deve avvenire con una consultazione organica delle associazioni effettivamente rappresentative della realtà milanese (disabilità fisica, sensoriale, intellettiva) e garantendo l’effettiva funzione della Consulta per l’handicap; con azioni di coordinamento dei servizi, anche individuando un consigliere comunale di riferimento per le politiche sulla disabilità e rileggendo il bilancio comunale alla luce dei diritti di cittadinanza delle persone con disabilità per promuovere una visione trasversale alle competenze; assumendo l’impegno ad organizzare, entro un anno, una conferenza cittadina sui diritti di cittadinanza delle persone con disabilità. Alcune azioni positive e concrete riguardano – mobilità: ripresa del Piano Eliminazione Barriere Architettoniche per realizzare un piano per l’accessibilità universale della nostra città sul modello delle grandi metropoli europee; – i servizi: ripensare i Centri diurni, nati per consentire formazione e preparazione all’inserimento sociale e lavorativo nel territorio di appartenenza, e divenuti nel tempo luoghi di parcheggio post-scolastico; costruzione di un piano per l’attuazione del progetto individuale; valorizzazione e finanziamento dei progetti di Vita indipendente in alternativa all’istituzionalizzazione e all’aumento di posti di RSD; – lavoro: riapertura di opportunità lavorative anche in collegamento con le associazioni degli industriali, degli artigiani, della cooperazione sociale. Facilitazione di reti wireless, e fornitura di collegamenti veloci a domicilio per favorire anche esperienze di telelavoro; – tempo libero e cultura: revisione accessibilità teatri e impianti sportivi (specie piscine comunali e impianti di basket), sostituzione dei percorsi ghiaiosi nei giardini pubblici del centro.  

 

Le politiche per lo sport

Lo sport è un tema di fondamentale importanza nella vita di qualsiasi grande città e nella Milano di oggi, che si interroga su come riscrivere il patto sociale che regola i rapporti tra i suoi cittadini. – Superare l’attuale modello organizzativo dello sport milanese, che in massima parte si divide tra società private che si gestiscono autonomamente (facendo ricorso soprattutto al volontariato) e i centri sportivi gestiti da Milanosport, con elevati costi che ricadono sulla comunità. – Affidare la definizione delle linee programmatiche ad un tavolo tecnico composto dall’assessorato e dai rappresentanti delle varie associazioni attive nel settore e la traduzione pratica delle linee programmatiche a consorzi di società suddivisi su base territoriale e con significative autonomie gestionali. – Ridefinire i criteri di finanziamento di società e centri sportivi secondo i seguenti criteri:  –  presenza di programmi di avviamento allo sport come strumento per la socializzazione e l’integrazione delle fasce più deboli, con particolare riferimento ad anziani, disabili ed immigrati;

–  capacità di interagire con le scuole per favorire l’attività di base;

–  apertura alle iscrizioni senza selezione in base al merito sportivo;

–  presenza nell’organico di personale propriamente formato e inquadrato con contratti non precari (su questo punto proponiamo convenzioni con la facoltà di Scienze Motorie).  

 

6. LA CITTÀ DEI DIRITTI 

Approccio di principio: Immaginare una città dove, finalmente, le persone si sentano “cittadini” a tutti gli effetti e non ospiti indesiderati: rimettiamo la persona al centro, come soggetto e non oggetto, per sviluppare una società più giusta e a misura di tutti, deboli e forti, in un’ottica inclusiva. Trama comune a tutte le proposte sono i principi di eguaglianza e di laicità. Intorno a questi principi possono svilupparsi politiche che considerino e valorizzino le differenze, in una società plurale e interculturale, dove un approccio laico della politica consente alla società non soltanto di essere più giusta, ma anche di progredire in modo più veloce e di essere più ricca, come dimostra l’esperienza delle grandi metropoli europee.  

 

Diritti dei bambini, delle bambine e degli adolescenti

Promuovere i diritti dei bambini significa tutelare quelli degli adulti. Una città che riconosce i loro diritti deve quindi dotarsi di una struttura organizzativa e decisionale che si faccia interprete e promotrice della realizzazione di questi diritti: si propone l’istituzione del “Garante comunale dei diritti dei bambini e dei ragazzi”. Per gli adolescenti è necessario prevedere la creazione di luoghi di aggregazione nuovi, oltre a quelli attuali, e l’estensione dei diritti di partecipazione alla vita pubblica.  

 

Famiglie plurali: un registro per i diritti

Parità dei diritti e dei doveri per tutte le comunità affettive e di vita che vogliano essere riconosciute dall’amministrazione comunale (casa, assistenza, scuola, cultura, sport). La comunità cittadina è caratterizzata dalla presenza – in continua crescita – di forme di legami affettivi e di vita stabili e durature, estranee all’istituto del matrimonio, ed è doveroso che l’Amministrazione Comunale promuova e tuteli i diritti costituzionali attinenti alla dignità ed alla libertà della persone, contrastando ogni forma di discriminazione, in particolare quelle riferite agli orientamenti sessuali. Verrà quindi riconosciuta la pluralità delle forme di comunione di vita, con impegno dell’ amministrazione a promuovere la parità e contrastando ogni discriminazione, in tutti i settori dell’ attività del Comune, indicando insieme i diritti ed i doveri che sorgono in conseguenza della volontà di vedere riconosciuta la propria stabile convivenza. Sotto questo profilo, quindi, il registro delle unioni civili, che il Comune intende istituire, non è un atto simbolico, ma funzionale all’adozione di politiche e di atti non discriminatori.  

 

Diritti di rappresentanza e partecipazione dei cittadini immigrati

Milano deve essere una città in cui i diritti fondamentali – al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà di culto, alla sicurezza – siano patrimonio di tutti gli abitanti, qualunque sia il loro luogo di partenza. Per coinvolgere gli stranieri nelle decisioni politiche della città è fondamentale riconoscere il diritto di voto. Per i referendum e le altre consultazioni comunali, tale diritto può essere introdotto con una semplice modifica dello Statuto. La nuova amministrazione assume l’impegno politico di insistere verso il Parlamento perché venga cambiata la legge sulla cittadinanza ma intanto sia più rapidamente approvata la legge che riconosce il diritto di voto amministrativo (zone, comune, provincia).  

 

Uno strumento comune: lo sportello dei diritti Per rendere concreto un approccio della macchina comunale diretto alle singole persone, in tutte le zone del decentramento nascerà “Sportello dei diritti”, cui i cittadini potranno rivolgersi per informazioni sul funzionamento della Pubblica amministrazione, effettuare segnalazioni su strade, scuole, parchi, giardini, semafori e passaggi pedonali, illuminazione pubblica, micro delinquenza, funzionamento dei servizi pubblici, sicurezza del lavoro. E poi i problemi relativi alla correttezza dell’insieme delle attività dei servizi erogati dall’Amministrazione Comunale, dal diniego di accesso ad un documento amministrativo ad un disservizio riguardante la raccolta dei rifiuti domestici; da una mancata iscrizione all’asilo nido ad una irrisolta barriera architettonica nella sede di un servizio municipale; da un rimpallo tra uffici senza risolvere la questione ai ritardi nella definizione di una pratica; da una richiesta di consulenza, al supporto per la redazione di una denuncia da presentare alle Autorità competenti. Allo Sportello dei diritti potrà rivolgersi chiunque: non solo i residenti ma anche tutti coloro che comunque sono utenti dei servizi comunali e degli enti controllati dal Comune.  

 

Diritti degli animali

Istituzione di un servizio di pronto soccorso per animali operante 24 ore su 24. Realizzazione di campagne educative che partano dalle scuole sulla tutela degli animali,per l’incremento delle adozioni dei cani e dei gatti. Sovvenzioni per anziani e fasce deboli per il mantenimento e le cure del proprio animale. Monitoraggio della situazione dei recinti per i cani con l’istituzione di comitati di padroni dei cani (tre persone per parco) in contatto diretto con le guardie ecologiche – da riqualificare nelle funzioni e nelle attività – per segnalare le eventuali anomalie e qualunque problema. Inserimento di animali provenienti dal canile–‐gattile in centri di riabilitazione, ospedali, ricoveri etc. come progetto di Pet–‐therapy e accesso a tutti i luoghi pubblici per i cani, nel rispetto delle regole vigenti con obbligo dei proprietari di rispondere degli eventuali danni.  

 

7. LEGALITÀ

Veniamo da anni in cui sui temi della legalità, del contrasto delle organizzazioni criminali e la loro infiltrazione nel tessuto economico e civile della città e della sicurezza, le giunte di centrodestra hanno sostenuto una politica che deve essere completamente cambiata. A Milano è cresciuta la paura e non la sicurezza. La prima cosa da fare, per dare subito un segno di cambiamento, è la revoca delle ordinanze inutili e – come ricnosciuto da ormai numerose sentenze – dannose per il clima nei quartieri e per le attività economiche. La seconda è la attivazione di iniziative che portino più luce nei quartieri: incentivi a chi riapre i negozi sfitti; aumento della frequenza dei mezzi pubblici negli orari notturni; programma di illuminazione dei parchi pubblici e delle zone periferiche. Insomma, far tornare la vita in tutta la città. Nel 2009 la giunta Moratti ha bocciato la commissione antimafia per l’Expo ed è solo un esempio di quanto questa città abbia bisogno di un cambiamento che riporti il valore della legalità come elemento imprescindibile nel governo della città. Innovare l’amministrazione pubblica significa soprattutto renderla trasparente. Non sono i confini e le sole politiche repressive che potranno risolvere le problematiche legate alla sicurezza. Bisogna riprogettare e ripensare gli spazi pubblici, pensare ad azioni di prevenzione sociale, definire un PGT che guardi anche alle dirette conseguenze sul territorio in termini di sicurezza e vivibilità.  

 

Legalità nell’amministrazione e prevenzione della corruzione

 Pubblicità della situazione patrimoniale e delle condanne e pendenze giudiziarie di tutti gli eletti e nominati in organismi del Comune (da estendere ai candidati nelle nostre liste): I nostri candidati aderiranno ad un codice di comportamento che li impegni ad una azione politica trasparente, di lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata e a denunciare qualsiasi atto di intimidazione, minaccia e tentativo di corruzione rivolto loro durante il mandato, che tuteli l’immagine della coalizione e dei partiti con i quali sono stati eletti e dell’istituzione che rappresentano. Ai candidati e alle candidate e agli eletti si richiederà di farsi carico della propria responsabilità politica in sintonia con l’art. 54 della Costituzione:“I cittadini a cui sono affidati funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”: sarà un punto distintivo e fondamentale delle nostre liste elettorali.  Disciplina dei procedimenti amministrativi e revisione delle prassi amministrative: revisione delle procedure e dei capitolati contrattuali, introducendo clausole che vincolino l’appaltatore a rispondere direttamente e integralmente di ogni eventuale illegalità risalente a subappaltatori.  Trasparenza dell’amministrazione: sarà assicurata la pubblicazione nel sito del Comune di tutte le nomine e designazioni fatte dal Comune in altri organismi pubblici e in società partecipate nonché dei compensi ad essi corrisposti (anche per gli incarichi per i quali la pubblicazione non è prevista dalla legge in vigore: es. revisori dei conti, membri di organi di enti diversi dalle società partecipate).  Controlli amministrativi e semplificazione: Il controllo dell’amministrazione sulle proprie strutture e attività deve verificare il risultato atteso e non solo l’osservanza delle norme, ma non può trascurare i controlli interni di legalità. Inoltre il Comune ha anche alcune competenze di controllo di legalità su attività dei privati. Ci impegneremo ad effettuare: o Eliminazione dei passaggi procedurali superflui e fissazione rigorosa di termini per ridurre le occasioni di corruzione e favoritismi. o Controlli effettivi sull’esecuzione dei lavori e dei contratti per conto del Comune e delle società partecipate, anche attraverso l’instaurazione di pratiche di project managing: a tal fine le strutture del Comune addette ai controlli dovranno essere rafforzate. o Controlli sul lavoro “nero”, soprattutto, ma non solo nell’ambito delle imprese che lavorano direttamente o indirettamente per conto del Comune (il controllo sul lavoro nero è anche lo strumento più efficace per governare il fenomeno della immigrazione irregolare).  Prevenzione della corruzione: – verifica e revisione delle procedure contrattuali e dei contenuti dei contratti (appalti, forniture, ecc.). Controlli sulla veridicità delle dichiarazioni delle imprese partecipanti alle gare. Estensione controlli ai subappalti. Tracciabilità dei i pagamenti afferenti anche indirettamente a contratti dell’amministrazione; – revisione delle autorizzazioni a operare nelle aree di mercati all’ingrosso; – adozione di misure organizzative per prevenire la corruzione (rotazione del personale in uffici e incarichi “a rischio”, ecc.)e istituzione di “luoghi” e procedure facilmente accessibili attraverso cui i cittadini e gli utenti siano incentivati a segnalare e denunciare, con garanzie di riservatezza e anche in forma anonima, fatti di illegalità o corruzione nell’amministrazione comunale.  Garanzie di imparzialità amministrativa: – Codice di comportamento per il personale su donativi e conflitti di interesse; – garanzie di imparzialità nell’impiego delle strutture di vigilanza e della polizia locale.  

 

Lotta alla criminalità organizzata

Istituzione della Commissione antimafia, strumento istituzionale che, grazie al supporto e all’intervento di esperti, vigila sulle attività dell’amministrazione, degli enti e delle società sottoposti al controllo del Comune riguardo alla destinazione dei finanziamenti erogati e sugli appalti; sviluppa e propone strategie atte a contrastare la presenza delle mafie negli stessi enti:

a. Controllo sull’operato e l’efficienza dei diversi settori dell’amministrazione pubblica che si occupano a vario titolo di lotta alla criminalità organizzata: servizi sociali, commercio, lavori pubblici, parcheggi, scuola;

b. promozione di campagne di informazione e iniziative pubbliche per far conoscere fenomeni quali il racket e l’usura a Milano;

c. responsabilità della gestione della rimessa in uso dei beni confiscati;

d. avvio di percorsi pedagogici nelle scuole e nei quartieri con l’obiettivo di diffondere una cultura opposta a quella mafiosa che fonda la sua forza sull’omertà e la prevaricazione;

e. promozione di azioni di sostegno agli imprenditori che denunciano e di contrasto al riciclaggio del denaro sporco attraverso attività commerciali, valorizzando e potenziando l’opera della polizia annonaria e la condivisione dei dati con la Camera di Commercio, Prefettura, Questura.  

 

Liste pulite

Ai candidati e alle candidate a consiglieri comunali alle elezioni amministrative si applicherà il codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione parlamentare antimafia il 19 febbraio 2010. Particolare attenzione dovrà essere posta in fase di scelta delle candidature e dovrà essere garantita la massima trasparenza.  

 Formazione, condivisione buone prassi e coordinamento

 I nostri amministratori non devono restare soli nel contrasto alle mafie. Verranno avviate forme di collaborazione con le associazioni impegnate nella formazione civile contro le mafie, verrà attivato un coordinamento con i comuni dell’hinterland – in collaborazione con la Prefettura – per condividere informazioni e dati che riguardano le azioni e le esperienze dei diversi enti in tema di lotta alla criminalità organizzata, esportare buone prassi, promuovere percorsi formativi di aggiornamento rivolti agli amministratori e ai dirigenti delle amministrazioni. E’ necessaria affiancare una attività d’informazione, per costituire una sorta di codice comportamentale che aiuti il cittadino ad essere parte del “patrimonio sicurezza” e non soltanto mero spettatore delle attività repressive nei confronti della criminalità.  

 

Sicurezza urbana

Attenuazione della percezione d’insicurezza dei cittadini milanesi: Negli ultimi quindici anni, molti soggetti politici e di governo locale hanno preferito alimentare la paura, piuttosto che operare per far sentire più sicuri i cittadini. E invece il sentimento di paura deve essere sconfitto: chi ha paura si blocca, non vede come si possa sconfiggere chi lo intimorisce, la paura innalza barriere nei confronti di chi appare diverso o straniero e impedisce il pieno riconoscimento del prossimo. Queste idee sono alla base del progetto del Forum italiano sulla Sicurezza Urbana e a quelle esperienze ci vogliamo esplicitamente richiamare. In sintesi, pensiamo ad un modello di sicurezza partecipata, che veda impegnate le istituzioni locali, i soggetti associativi in collaborazione anche con le forze dell’ordine.  

 Informazione, scuola e legalità

Difficilmente ci si preoccupa di comprendere quale sia lo strumento per garantire al meglio il cittadino rispetto alla libera applicazione delle proprie libertà. Quindi sicurezza non può solo significare repressione e prevenzione. La scuola pubblica rimane, a questo proposito, un contesto di vitale importanza, perché nella scuola il giovane sviluppa e radica i principi della tolleranza e della legalità.  

 Rimozione del degrado ambientale al fine di ripristinare la legalità nelle periferie Ci sono quartieri in cui si sono concentrate politiche fondamentalmente securitarie e repressive. Si è dimenticato che è facile produrre pesanti effetti di criminalizzazione e di stigmatizzazione di persone e di categorie sociali: a furia di etichettare un quartiere o una periferia come luogo pericoloso e insicuro, lo si trasforma in ghetto, in una trappola da cui è difficile per chiunque uscire. E’ vero il contrario: bisogna combattere il degrado, promuovere misure che rivitalizzino strade, piazze, quartieri e permettano alla cittadinanza e al movimento associativo di riappropriarsi di questi spazi. E sarà importante contrastare il fenomeno degli insediamenti abusivi nelle case popolari. E’ una guerra tra poveri, tra coloro che hanno presentato regolare domanda ed attendono magari da 10 anni e coloro che eludono le regole ed occupano illegalmente le abitazioni. In tutto ciò soggetti malavitosi speculano sulla disperazione altrui, estorcendo migliaia di euro per segnalare e manovrare le occupazioni. La mancanza di interventi di ALER e di altre istituzioni favorisce questi comportamenti illeciti. Eppure gli strumenti ci sono: quelli che reprimono i reati (spaccio, prostituzione, traffici illegali), quelli dati dalla legge regionale e da delibere comunali che permettono di risolvere le situazioni di irregolarità accumulate nel tempo. E’ grave che la Giunta Moratti-De Corato non le abbia attuate. Noi lo faremo, risanando anche le condizioni materiali delle case pubbliche: nessuno deve essere esposto al rischio o alla tentazione di occupare perché c’è chi specula cinicamente sul suo bisogno.  

 Le schiavitù del 2000.

C’è una nuova schiavitù che esercita la totale riduzione della libertà personale tramite violenza e ricatto, una schiavitù che ha poco a che fare con il razzismo ma molto con l’esigenza delle nuove forme dell’economia. Sono vittime di violazioni dei diritti umani le prostitute, i minori dediti all’accattonaggio, e soprattutto i lavoratori sfruttati dalle organizzazioni criminali e da spregiudicati imprenditori. Lo schiavo del duemila è il clandestino, una figura che tutti sanno esistere ma la cui esistenza non è riconosciuta dal nostro diritto, dalle nostre leggi, dalla stessa attività di polizia, dall’opinione pubblica, dai benpensanti e persino dal mondo degli intellettuali. Il Comune dovrà mettere in campo tutti gli strumenti necessari per contrastare questi fenomeni di vero e proprio sfruttamento umano, dal caporalato allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio dei bambini al lavoro minorile.

 

Immigrazione non è illegalità – Il laboratorio di via Padova

Milano deve essere una città nella quale i diritti fondamentali – diritto alla qualità della vita, al lavoro, alla salute, alla casa, all’educazione, alla libertà di culto, alla propria cultura, alla sicurezza – siano riconosciuti a tutti i cittadini, quelli di origine italiana e quelli di altre nazionalità. In via Padova si è creato un vero e proprio laboratorio sociale, per le sue caratteristiche uniche: lunghezza, multietnicità, rete commerciale, centri di iniziativa culturale, tessuto popolare storico, operative, chiese e oratori, tante associazioni. Da quella esperienza sono nate idee e proposte che possono essere utili in tutta la città per sperimentare soluzioni condivise.

–  Indagine sulla composizione etnica, sociale e culturale degli insediamenti e monitoraggio continuo delle condizioni di vita e lavoro, anche come misura di prevenzione di situazioni di disagio e marginalità, a partire dal lavoro nero e dalle condizioni di convivenza;

–  promozione di coinvolgimento delle comunità, realizzazione di luoghi di partecipazione e consulenza per casa, lavoro, educazione, assistenza e salute;

–  promozione di strumenti che aiutino le donne immigrate nella gestione della genitorialità a distanza e per migliorare la gestione del ricongiungimento

–  raccordo tra i soggetti associati e punti di ritrovo pubblici e privati, progettazione e conduzione di eventi; particolare attenzione alle attività sportive anche di tipo agonistico, come alternativa alle bande giovanili;

–  servizi di mediazione linguistica e culturale a sostegno degli operatori istituzionali (scuole, banche, amministratori, forze dell’ordine;  –  cartellonistica e istruzioni plurilingue per gli adempimenti della vita ordinaria, dalla raccolta dei rifiuti all’educazione stradale;

–  campagna di insegnamento dell’italiano in particolare per le mamme;

–  specifica campagna per l’arredo urbano e la buona condizione degli spazi pubblici (parchi, giardini, piazze di quartiere);

–  campagna di sostegno agli anziani

–  mediazione dei micro conflitti, prevenzione per una effettiva sicurezza di tutti: illuminazione pubblica, quartiere che vive, tecnologie per controllo remoto, cooperazione tra forze dell’ordine e vigilanza di quartiere;

–  modifica della legge che vieta la partecipazione ai concorsi pubblici ai cittadini stranieri, introducendo invece il requisito di residenza/permesso di soggiorno. (conduttori di mezzi pubblici, tassisti ed in genere sportellisti pubblici fanno molto più per l’integrazione di qualsiasi altro sistema, come anche poliziotti, vigili del fuoco, ecc.)

Sono tutte proposte che si rivolgono e producono effetti su tutte le fasce della popolazione: il loro valore – e il nostro punto di vista – è che se la città funziona bene, ogni problema può essere risolto positivamente. Riteniamo, ad esempio, che la realizzazione di un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione, possa essere non solo l’esercizio di un diritto, ma anche una grande opportunità culturale per Milano. Il punto essenziale è uscire dalle logiche che portano inevitabilmente alla creazione di ghetti etnici. Anche nei confronti dei Rom, come mostrano una serie di esempi positivi, è possibile fare passi avanti, innanzitutto perché nella maggioranza dei casi si tratta di cittadini italiani o comunitari. E’ del tutto evidente che vanno contrastate le forme di sfruttamento dei minori e le attività illegali. Ma questo non è in alcun modo di impedimento per politiche positive: è possibile affrontare il problema della casa – guardando per esempio alle esperienze di autocostruzione; facilitare attività legali di artigianato e intrattenimento musicale, impegnarsi per la frequenza dei bambini a scuola e preparare l’uscita dalla esperienza comunque negativa dei campi.

Lotta al consumo e allo spaccio di cocaina Analizzando i dati relativi ai procedimenti penali in corso, lo spaccio di stupefacenti ed in particolare di cocaina ha avuto negli ultimi anni una pericolosa impennata, con un impatto sociale che ricade anche e soprattutto in molti profili di competenza per l’amministrazione della città. La criminalità chiama altra criminalità, oltre che a generare comportamenti devianti, come lo sono certamente i furti e la prostituzione che in moltissimi casi sono legati all’acquisto di cocaina. Inoltre la diffusione di questa pericolosa sostanza tra i giovani comporta scarso rendimento scolastico e difficoltà nel mantenimento di comportamenti sociali adeguati.

Politiche per favorire un equilibrato sistema di sicurezza Le politiche securitarie della giunta Moratti sono state realizzate anche distogliendo risorse umane ed economiche da altre funzioni che hanno comunque a che fare con la sicurezza, certo intesa in un’accezione più ampia ma anche più vicina alla quotidianità dei cittadini e delle cittadine (sulle strade, in ciò che si acquista o si consuma, ecc.). Per questo vanno ridefiniti i compiti della Polizia Locale, sgravandola da tutti i compiti di pubblica sicurezza che le sono stati attribuiti in questi ultimi anni, restituendole risorse per l’attuazione delle sue funzioni tradizionali (gestione di traffico e viabilità, polizia annonaria) e rafforzando ed innovando figure-chiave per aumentare la vivibilità urbana come quella del ‘Vigile di quartiere’ e di altre figure di prossimità. Sostegno e tutela dei cittadini vittime della criminalità, Osservatorio permanente “criminalità diffusa” Creazione di un ufficio che si occupi del sostegno ai cittadini vittime della criminalità, accompagnandoli in tutto il percorso legale e sociale, compreso il conforto solidale e psicologico. Potenziamento dei servizi per la “Mediazione sociale e penale” che svolgono una importante attività di prevenzione, sostegno e trattamento della conflittualità e delle condotte violente. Costituzione di un tavolo permanente formato dalle forze sociali più impegnate nel presidio del territorio, per monitorare le situazioni ambientali a rischio e programmare progetti e interventi mirati.

 

8. SCUOLA E SENSO CIVICO Innanzitutto, l’impegno per la scuola pubblica, perché è lo strumento fondamentale per la formazione del cittadino come soggetto cosciente dei propri diritti, dei doveri civici e di relazione sociale. Qualità della scuola pubblica, cura del ruolo sociale e della retribuzione degli insegnanti, qualità delle strutture (sedi, laboratori, ecc.) sono la priorità. E’ alla tradizione municipale che si guarda per un progetto formativo che permetta di collegare i cicli di vita – dal bambino all’adolescente al giovane adulto – in un processo di maturazione del cittadino. Così si lavora per un progetto di integrazione civile e culturale di valore generale: sotto il profilo materiale, cioè della consistenza, del valore, della sicurezza degli ambienti scolastici, attraverso forme di facilitazione, intervento diretto, progettazione e realizzazione integrata di manutenzioni ordinarie e straordinarie; sotto il profilo educativo, con attività di ricerca, sperimentazione e formazione permanente degli insegnanti; sotto il profilo partecipativo, sostenendo le azioni dei genitori fino al ciclo delle medie inferiori.  

 

La scuola di tutti e di ciascuno

Vogliamo scuole aperte tutto il giorno, tutti i giorni, tutto l’anno perché siano il centro della vita sociale e culturale dei quartieri, per sviluppare e consolidare appartenenza, interazione e cittadinanza attiva, per coinvolgere tutti i soggetti attivi sul territorio, per contrastare il disagio, promuovere interazione tra generi, culture e generazioni differenti, valorizzare e diffondere il patrimonio di buone pratiche scolastiche e extrascolastiche passate ed esistenti, promuovere i talenti di ognuno, sperimentare e innovare attraverso ricerca e formazione continua. Garantire il tempo pieno ad ogni scuola, in spazi sicuri, curati e funzionali all’innovazione didattica ma anche con grande attenzione agli aspetti quotidiani, a partire dalla qualità al momento del pranzo (Incremento dei cibi biologici, di prodotti locali e a Filiera corta, di prodotti a filiera controllata; programmi di educazione alimentare e di educazione al consumo). Promuovere una scuola interculturale e aperta al mondo.  

 

Educare fin dall’infanzia

I servizi per l’infanzia non sono un costo ma un investimento sul futuro. Per questo la quantità dell’offerta di asili nido deve sensibilmente aumentare attraverso una diffusione capillare e ragionata sul territorio, preservando la gestione diretta delle strutture e affidando al Comune il ruolo di indirizzo, coordinamento e accompagnamento per le gestioni in appalto attraverso convenzioni eque (che garantiscano le stesse condizioni del servizio a gestione diretta alle famiglie e agli educatori) e verifiche periodiche della qualità del servizio, rispettando i rapporti numerici educatore/bambino nei nidi; nelle scuole d’infanzia riduzione a max 25 bambini per classe e compresenza di due educatrici per un adeguato numero di ore; garanzia del pieno sostegno ai bambini disabili da inizio anno; rilancio del tempo pieno e del tempo prolungato. Vi è necessità di una profonda riorganizzazione interna, che superi l’inadeguatezza degli attuali accorpamenti che gestiscono un numero di scuole troppo elevato con un esiguo numero di coordinatrici, dedicate ora a ruoli e funzioni quasi esclusivamente burocratiche e non di coordinamento pedagogico. L’attuale suddivisione in poli territoriali che governano più di 15 scuole, riduce inoltre le possibilità di rappresentanza dei genitori all’interno dei Consigli Scuola, cui affidare maggiore potere decisionale con reali opportunità di interazione con l’Amministrazione. L’accesso ai servizi non è solo la disponibilità dei posti, ma anche il loro costo, le caratteristiche dell’offerta e il rapporto tra scuole e famiglie. La definizione dei criteri e delle priorità di accesso ai servizi deve essere il risultato di un confronto con genitori ed educatori, e rispondere compiutamente ai mutamenti sociali e ai bisogni emergenti delle famiglie. Revisione della politica tariffaria, con una progressiva riduzione dei costi per le famiglie nell’arco dei prossimi cinque anni, differenziando in più scaglioni le quote contributive per le famiglie con Isee superiore ai 12.500, e aumentando il numero delle gratuità; sperimentazione di nuovi modelli e tipologie di servizio con tempi di presenza parziali e con orari flessibili, viste le trasformazioni del lavoro e dei bisogni che ne derivano.

 

Scuole e proposte formative a gestione comunale

L’Amministrazione deve riproporsi come riferimento per le politiche formative cittadine, sostenendo, potenziando o rinnovando le sue scuole e servizi formativi che risultano essere strumenti efficaci:  –  per il rientro degli adulti nel sistema istruzione/formazione;  –  per potenziare conoscenze e competenze e per stimolare l’imprenditorialità;  –  per l’attuazione di politiche di conciliazione (anche per i propri dipendenti). Il Comune deve potenziare il servizio di orientamento e riorientamento per studenti, giovani e adulti, con attenzione alle esigenze di raccordo tra i diversi ordini di istruzione e all’inserimento e al sostegno degli studenti stranieri. Per questo è strategico il rilancio del sistema delle scuole civiche, attraverso – la riapertura delle scuole civiche serali paritarie, negli indirizzi liceali che più rispondono a bisogni di formazione dei cittadini e che la scuola statale non accoglie, e negli indirizzi tecnico professionali – con attenzione alla localizzazione nelle periferie in cui i giovani sono a rischio di deprivazione culturale e di dispersione,strategica (es. civico IPIA paritario a Quarto Oggiaro); – una trasparente gestione della funzione di indirizzo e di controllo sulla Fondazione Milano (cinema, teatro, musica, interpreti e traduttori) per rilanciare le scuole che ne fanno parte; – l’ampliamento dei centri di formazione soprattutto per i corsi di lingue che pur avendo un grande numero di iscritti hanno lunghissime liste d’attesa; – un “Tavolo dell’educazione permanente” di cui il Comune sia garante e coordinatore; – creazione di un servizio di pubblicizzazione e di orientamento delle iniziative formative.  

 

9. UNIVERSITÀ. MILANO CITTÀ DELLA CONOSCENZA

Con i sui sette atenei, le sue accademie, le sue istituzioni di formazione superiore ed un prestigioso Conservatorio, Milano possiede una rete di università tra le più importanti in Italia e in Europa, che rappresentano le principali istituzioni per la formazione dei giovani, per la produzione di cultura e di ricerca scientifica ed una potenziale fonte di innovazione. Milano è una città della ricerca. Le numerose istituzioni di ricerca, università, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (1/4 di quelli esistenti in Italia), la qualità e l’importanza delle ricerche che in esse vengono svolte, l’entità dei finanziamenti nazionali e internazionali che vi giungono (alcune centinaia di milioni di Euro), le migliaia di ricercatori in esse operanti, giustificano a pieno titolo tale affermazione.  

 

Proposta 1.

Creazione di una Conferenza permanente tra comune, università, enti di ricerca per mettere in una relazione costante tutti i soggetti in modo trasparente e permanente – per la promozione di iniziative volte a migliorare il coordinamento tra università, imprese e la società (orientamento degli studenti delle secondarie, inserimento lavorativo dei neolaureati, condizione degli studenti disabili); – per la scelta degli interventi utili a valorizzare il mondo universitario come valore per la società: cura dei “campus universitari” con residenze, biblioteche, spazi di socializzazione, laboratori creativi, borse di studio; – organizzare un sistema di richieste di pareri esperti non affidate ai singoli ma ai dipartimenti degli atenei e ai centri di ricerca, fermi restando gli obblighi in materia di consulenza.  

 

Proposta 2:

Una Carta comunale dello studente Sul modello delle principali città europee, proponiamo l’istituzione di una Carta dello studente che consenta un più agevole accesso a servizi per tutti gli iscritti (anche per lo studio post-laurea e la ricerca, per dottorandi, assegnisti di ricerca, post-doc, etc.) delle università milanesi, attraverso  –  tariffe convenzionate per il trasporto pubblico locale;

–  tariffe ridotte per servizi culturali: teatri e cinema, corsi organizzati dal comune, mostre e musei;  –  convenzioni con gli esercizi di ristorazione nei pressi delle università;

–  tariffe ridotte nelle strutture sportive comunali;  –  convenzioni per gli studenti stranieri in tema di assistenza sanitaria.  

 

Proposta 3.

Intervenire su mobilità, connettività e biblioteche

–  Maggior coordinamento dei mezzi pubblici che collegano i diversi atenei, tra atenei e stazioni FFSS e interscambi MM; installazione di stazioni di bike-sharing nei pressi delle università;

–  piena e libera accessibilità wi-fi in tutte le sedi universitarie presenti sul territorio milanese;  –  estensione degli orari di apertura delle biblioteche comunali e delle sale lettura, anche con il coinvolgimento degli studenti nella gestione delle biblioteche per diminuire i costi di gestione.  

 

Proposta 4:

Fornire agli studenti condizioni adeguate per risiedere nella città a costi sostenibili La nuova Amministrazione Comunale perseguirà obiettivi di: – ampliamento dell’offerta di posti letto sia in residenze pubbliche, che in strutture private convenzionate con garanzia di trasparenza nel mercato e calmieramento dei prezzi; integrazione della residenzialità per gli studenti con altre forme di locazione temporanea destinate a particolari categorie (lavoratori non residenti temporanei, familiari di persone ricoverate in ospedale); – aggiornamento dell’Accordo locale previsto dalla legge n. 431/98 per disciplinare la locazione temporanea, rendendo i parametri locativi coerenti con gli attuali valori di mercato, per disincentivare il diffuso ricorso a pratiche irregolari; – supporto informativo per gli studenti per facilitare l’incontro tra domanda e offerta, agendo, ove possibile, secondo la modalità dell’ “albergo diffuso”.  

 

Proposta 5:

Rendere Milano più competitiva per l’accoglienza offerta agli studenti stranieri Il Comune deve favorire l’internazionalizzazione del sistema universitario. Le politiche di internazionalizzazione riguardano non solo l’offerta didattica, ma anche le capacità di accoglienza e l’offerta di servizi, e per questo si opererà per

–  estendere i provvedimenti per gli studenti universitari anche ai ricercatori e docenti stranieri;  –  attivare borse per la mobilità in entrata e in uscita (con impegno a rientrare dopo un determinato periodo), rivolte principalmente a giovani nelle fase iniziali della carriera di ricerca, inclusi i dottorati, ma anche ai ricercatori già in attività;

–  agevolazioni per chi viene e chi è già a Milano a fare ricerca, indipendentemente dalla provenienza: accesso ai medesimi sconti/servizi disponibili per gli studenti; soluzioni abitative agevolate; sostegno alle donne-scienziato anche attraverso l’accesso privilegiato ad asili nido o scuole, e il coinvolgimento delle istituzioni scientifiche in politiche a loro favore; sostegno all’immigrazione intellettuale, anche attraverso la creazione di un centro unico per le pratiche relative al permesso di soggiorno e al ricongiungimento familiare.  

 

Proposta 6:

Divulgazione scientifica L’obiettivo è promuovere tra i giovani, i giovanissimi e i cittadini in genere l’interesse per la scienza come fondamento per le condizioni di vita e per lo sviluppo della società. Tra le iniziative possibili: – caffè Scienza, in cui ricercatori dialogano e interagiscono con i cittadini; – sviluppo di nuovi percorsi museali per le scienze e le tecnologie: Milano deve riscoprire la cultura museale sviluppando un progetto che combini intrattenimento, interattività e partecipazione. In questo senso saranno potenziati i musei civici (Storia Naturale, Planetario e Acquario) e il grande patrimonio pubblico del Museo della Scienza e della Tecnologia e della Triennale; – teatro Scienza: sostenendo quanto già viene realizzato, da diversi soggetti, con allestimento e presentazione di spettacoli teatrali di argomento scientifico; – editoria scientifica: Milano è capitale dell’editoria italiana e vi è un bacino potenzialmente molto ampio di autori attivi nel campo della ricerca e della divulgazione scientifica, cui fare riferimento per organizzare workshop, conferenze, presentazioni di libri.  

 

10. L’INDUSTRIA CULTURALE E IL DISTRETTO DELLA CREATIVITÀ

Milano ha tutte le risorse intellettuali e materiali per fare della cultura un motore di cambiamento: dispone di un ricchissimo tessuto di istituzioni e associazioni, di una fiorente industria creativa e culturale, di un vasto mondo di autoproduzione e microimprenditorialità artistica e artigianale. Tutto questo però deve essere messo a sistema, dotato di strutture e infrastrutture di promozione anche di progetti internazionali, governato insomma una visione d’insieme e una regia che coordini le tante energie creative milanesi. Occorre moltiplicare i luoghi e le occasioni di incontro culturale: per scambiare conoscenze ma anche per produrre novità culturali ibridando gli apporti diversi, con particolare attenzione ai giovani e alle seconde generazioni che vivono già la condizione di “doppia appartenenza” linguistica e culturale. Una buona politica per la cultura deve ribaltare l’idea che i cittadini possano essere solo un pubblico passivo dell’offerta culturale, nella stessa chiave in cui opera l’industria culturale di massa. Rimettere Milano al passo con le altre metropoli d’Europa esige soprattutto nuove forme di gestione e di distribuzione delle risorse pubbliche che consentano il pieno dispiegamento dell’energia creativa che ribolle nella nostra città, abbandonando ogni forma di gestione clientelare e i privilegi derivanti da rendite di posizione, per promuovere invece una sano e positivo dinamismo competitivo.  

 

Strumenti

–  Istituire un grande Assessorato alla Cultura per superare la frammentazione attuale di deleghe e competenze e realizzare un coordinamento efficace e un piano strategico di sviluppo per le attività e le istituzioni culturali e formative della città.

–  Realizzare uno sportello pubblico per tutti gli operatori di cultura per facilitare e coordinare l’accesso a tutte le forme di finanziamento pubblico e privato; creare in collaborazione con gli istituti bancari della città un fondo di garanzia per l’accesso al credito di istituzioni e associazioni culturali; aiutare e sostenere teatri e centri di cultura nei processi di messa a norma e di soluzione di problemi logistici irrisolti;

–  Rispondere positivamente alla forte domanda di luoghi da destinare alle attività culturali e creative privilegiando il variegato mondo della produzione e diffusione artistica e culturale nell’assegnazione degli spazi del demanio comunale, evitando l’indecoroso spreco di luoghi abbandonati e inutilizzati da riutilizzare temporaneamente da parte di associazioni, imprese sociali, cooperative soprattutto;  –  Facilitare e incentivare l’accessibilità alle iniziative culturali, promuovere il patrimonio artistico e la produzione culturale cittadina attraverso i tanti canali promozionali di proprietà comunale presenti sul territorio, con particolare attenzione alla rete dei trasporti; coinvolgere tutte le istituzioni cittadine in una politica dei prezzi di ingresso adeguata a includere anche le fasce sociali più disagiate; ampliare e diversificare gli orari di accesso a mostre, musei, biblioteche per consentire a fasce di utenze diversificate di poter usufruire di servizi e attività.  

 

Economia della cultura: un nuovo modello per Milano

La cultura deve diventare una nuova occasione per Milano nella promozione e realizzazione di eventi culturali e come sistema per utilizzare risorse private, in sinergia con centri di ricerca e istituzioni culturali pubbliche e private per formare nuove professionalità nella gestione dei beni culturali. Il ricorso al privato non sarà gestito come un mercato privatistico di sponsorizzazioni: gli investimenti pubblici e privati nella cultura sono un’occasione straordinaria per rivitalizzare la società e l’economia milanese, grazie al coinvolgimento dei più giovani, protagonisti di una nuova “economia della cultura”. L’attenzione dell’assessorato dovrà essere rivolta naturalmente alle grandi e prestigiose istituzioni che rappresentano il volano per l’immagine di Milano a livello mondiale (una per tutte la Scala), senza dimenticare i piccoli poli museali, le biblioteche, gli archivi, i tanti teatri, sui quali esercitare attività di valorizzazione che portino alla luce un patrimonio di straordinaria ricchezza. Un’attenzione particolare dovrà essere riservata a quelle piccole imprese private e associazioni non profit che stanno portando avanti una nuova progettualità in ambito culturale e che attraverso il ricorso a contributi, finanziamenti, bandi, ecc. riescono a “produrre” cultura in modo più innovativo, più fruibile dal vasto pubblico, più divulgativo attraverso digitalizzazione, informatica, risorse virtuali, web. A queste associazioni sarà rivolto il microcredito e un aiuto gestionale attraverso consulenze gratuite.

 

Progetti Ansaldo: un grande centro interculturale:

siamo convinti della importanza di dare vita a un grande Centro Interculturale che vada oltre la mera curiosità per il folklore e realizzi invece uno spazio come luogo di conoscenza, incontro e laboratorio creativo dedicato alle culture e ai popoli del mondo.

 

La città condivisa – memorie urbane diffuse Per ricostruire una propria identità culturale Milano deve dare vita a un progetto di città condivisa che proponga una nuova forma di conoscenza e esperienza della memoria urbana, con un sito interattivo con la mappatura di tutti i luoghi cittadini di signficato storico e culturale e individuando un luogo simbolico che sia sede della Città condivisa – Memorie Urbane Diffuse, un punto centrale di visibilità e coordinamento dell’intero progetto, dove realizzare laboratori permanenti di “memoria dinamica” (fotografia, scrittura creativa, video, grafica) che dall’analisi del passato traggano spunti per produrre nel presente.  

 

Residenze artistiche e creative

Per valorizzare alcuni dei tanti luoghi pubblici in disuso (due esempi eclatanti: il Teatro Lirico e la Fabbrica del Vapore) sono da istituire progetti di residenze artistiche e creative con vocazione multidisciplinare: spazi e servizi condivisi dove artisti e operatori culturali di diverse generazioni e provenienti da tutto il mondo possano trovare occasione di incontro, lavoro comune, realizzazione di progetti da presentare al pubblico milanese. Una rete ampia di residenze creative può costituire la base di un sistema di scambi internazionali fra artisti, allievi delle accademie d’arte, conservatori, università, creando rapporti privilegiati con i paesi di origine dei nuovi italiani.  

 

Rifugi anti-noia e presidi di legalità:

È necessario potenziare il ruolo e i mezzi in dotazione alle biblioteche civiche, facendone veri e propri centri di vita culturale nei quartieri, anche attraverso un’estensione dell’apertura serale e nei week-end per dare vita a dei veri e propri rifugi anti-noia, spazi culturali e di aggregazione destinati ai bambini e ai ragazzi (ma non solo a loro).  

 

Marchio “Milano si autoproduce”:

a tutti gli autoproduttori di cultura, arte e artigianato che dimostrano la rispondenza fra la loro attività e i parametri di sostenibilità sociale e ambientale i cui requisiti sono verificabili attraverso codici internazionalmente adottati, il Comune assegna “Milano si autoproduce”, marchio di qualità produttiva e culturale.  

 

Milano jam session:

per una presentazione autorevole ed efficace della vitalità culturale milanese il Comune realizza una jam session delle arti, con protagonista la ricchissima scena artistica e creativa cittadina, dove artisti, operatori, istituzioni e associazioni milanesi coinvolgendo ospiti internazionali danno vita ad una settimana di performance con forte vocazione transdisciplinare e multiculturale, e dove si possano mettere in scena sperimentazioni, contaminazioni e intrecci fecondi.

 

11. CITTÀ INTERNAZIONALE Città Mondo Vogliamo rafforzare il profilo internazionale di Milano, che è sempre stata crocevia di scambi economici, finanziari e culturali, in prima fila nell’innovazione. Milano è la città che, dopo New York, ospita il più alto numero di sedi consolari e rappresentanze diplomatiche. La presenza di comunità starniere di ogni Paese del mondo è un fattore permanente e costitutivo della città. Bisogna stimolare la creazione di servizi per i visitatori stranieri dando priorità ad attività che diano vita ad un’ occupazione stabile e dignitosa: si pensa, ad esempio, a microimprese a conduzione familiare, nel campo culturale, sociale, dell’accoglienza, per permettere una migliore interazione e diffusività tra l’industria del turismo e la città.

–  favorire l’apprendimento o l’approfondimento delle lingue straniere per i cittadini milanesi e della lingua italiana per gli stranieri attraverso corsi promossi dal Comune;

–  istituire punti di consulenza che offrano un sostegno concreto a chi cerca impiego a Milano dall’estero.  

 

La rete di sportelli comunali “Nuove Cittadinanze”

Il Comune creerà una rete di sportelli chiamati “Nuove Cittadinanze” che offriranno ai nuovi cittadini informazione e assistenza, seguendo l’esempio degli 80 comuni della Provincia di Milano che già sono in rete, diventandone il capofila, valorizzando così la sua vocazione di città metropolitana. Gli Sportelli saranno “in rete” con gli altri uffici del Comune ma anche verso l’esterno: con i commissariati di Polizia, la Questura, lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura, la Provincia, il Centro per l’Impiego, il Terzo Settore. Attraverso protocolli di intesa con Questura e Prefettura sarà possibile offrire:

–  la compilazione on line dei rinnovi del titolo di soggiorno, applicando il progetto dell’ANCI;  –  fare richieste e prenotazioni on line per gli ingressi (decreto flussi, ricongiungimenti familiari, ingressi extra flussi, ecc.) e per la permanenza (prenotazione appuntamenti per primo permesso, emersione lavoratori irregolari, test di italiano per i lungo soggiornanti);  –  controllare in tempo reale on line lo stato delle pratiche per i permessi di soggiorno, per la cittadinanza, decreto flussi, emersione lavoro irregolare. Assumendosi pienamente la responsabilità politica del governo del fenomeno migratorio, Milano potrà confrontarsi a pieno titolo con le altre città europee che partecipano al progetto finanziato dal Consiglio d’Europa “Intercultural Cities”. Milano deve ambire a divenire capofila del “Network delle città italiane per la diffusione del dialogo interculturale”, dal quale oggi, invece, è esclusa.  

 

Cooperazione decentrata Investire nella partecipazione attiva alle reti internazionali di città, attraverso o la consulta cittadina della cooperazione internazionale milanese, organizzata in tavoli tematici; o la definizione di un progetto integrato che connetta tute le esperienze in corso di cooperazione per lo sviluppo e le attività di volontariato nei Paesi terzi; o una commissione consiliare ad hoc, per una costante verifica dell’esecuzione e del raggiungimento degli obiettivi del programma comunale; o convenzioni ad hoc per collaborazioni con soggetti ed enti specializzati in informazione, formazione e ricerca (CESPI; ISPI; ISMU; Università); o diffusione e la condivisione delle informazioni per i cittadini sulle opportunità formative e sulle possibilità di volontariato internazionale; o l’educazione allo sviluppo e alla cittadinanza mondiale. Candideremo Milano per ospitare un appuntamento culturale biennale capace di accogliere innovazione artistica e interculturale, dal Sud e dal Nord del mondo, come per esempio la già esistente Biennale Internazionale dei giovani creatori dell’Europa e del Mediterraneo. L’attività internazionale di Milano deve far parte integrante della sua identità e della relazione con i cittadini stranieri che si trovano sul nostro territorio. Anche in questo senso, Expo rappresenta una grande opportunità in grado di depositare una esperienza duratura nel tempo.