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NDE: Near Death Experience

Pubblicato il 07 marzo 2013 da redazione

Trittico delle Delizie, di Hieronymus Bosch.

Trittico delle Delizie, di Hieronymus Bosch.

E TU, CI CREDI NEL PARADISO?!

“Le esperienze ai confini della morte o “NDE” (acronimo per l’espressione inglese “Near Death Experience”, a volte tradotto in italiano come esperienza di pre-morte), sono esperienze vissute e descritte da soggetti che, a causa di malattie terminali o eventi traumatici, hanno sperimentato fisicamente la condizione di coma, arresto cardiocircolatorio e/oencefalogramma piatto, senza tuttavia giungere fino alla vera e propria morte. Questo ambito è stato oggetto di specifiche ricerche, particolarmente negli ultimi 40 anni, durante le quali si è cercato di dare un’impronta scientifica allo studio di questi fenomeni, ad opera principalmente della disciplina denominata “tanatologia”. Questi studi riguardano principalmente la popolazione americana e da un’indagine Gallup del 1982 risulta che negli Stati Uniti circa 8 milioni di persone adulte abbiamo avuto una NDE. Secondo sondaggi successivi pare che la cifra raggiunga i 12 milioni. Un’altra ricerca olandese del 2001 rivela che il 18% dei pazienti riportati in vita negli ospedali abbia vissuto una NDE. Tale ricerca è stata condotta dal cardiologo olandese Pim van Lommel, insieme ad altri colleghi, un nome influente in materia dato che da un punto di vista strettamente scientifico ha dato a tutt’oggi il contributo più approfondito. Lommel, ha esaminato per oltre 10 anni un campione di 344 pazienti e la sua ricerca è stata ora pubblicata sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet”. Tra gli altri nomi importanti che hanno dato il loro contributo, a partire dal 1989, troviamo il teologo francese François Brune e il medico e psicologo americano Raymond Moody, il nome più noto quando si tratta di NDE.

Che cos’è una NDE

Le ipotesi relative alle NDE si possono dividere sostanzialmente in:

– teorie scientifiche, che mettono in relazione il fenomeno con alterazioni neurologiche transitorie di tipo chimico, neurologico o biologico presenti talvolta con l’impiego di determinati farmaci, che fanno sì che da un punto di vista psicologico le percezioni alterate (ad esempio della luce presente nella stanza al risveglio) possano essere interpretate e elaborate alla luce di un racconto autoconsolatorio e rassicurante (culturalmente determinato);

– teorie metafisiche e sovrannaturali, che vedono queste esperienze come una presa di contatto con l’aldilà e la prova della sopravvivenza dell’anima alla morte del corpo.

I soggetti testimoni descrivono situazioni svariate, ma che tra loro hanno tutte alcuni elementi in comune:

– la sensazione di benessere vissuto;

– la condizione di depersonalizzazione (impressione di essere fuori dal proprio corpo e di guardarlo dall’esterno);

– l’assistere alla constatazione della propria morte da parte di chi accorre;

– il percorrere un tunnel in fondo al quale si distingue la luce;

– una sensazione di pace e tranquillità e uno stato di fuori dal tempo e dallo spazio;

– la “revisione” di tutti gli istanti della vita terrena vissuta;

– l’incontro con “altri esseri” o persone care precedentemente decedute;

– l’incontro con il grande “Essere di Luce” visto come fonte di “Amore” e indescrivibile a parole;

– l’arrivo di un determinato momento o “confine” (presumibilmente coincidente con l’uscita dal coma o stato di pre-morte) che impedisce di proseguire oltre il viaggio/esperienza con la conseguente consapevolezza di dover “tornare indietro”;

– il ritorno alla vita accompagnato da una sorta di sentimento di malinconia per lo stato precedente;

– il timore di riferire l’esperienza vissuta ad altri per paura di non essere creduti, ma contrastato dal desiderio di farlo come doverosa condivisione di qualcosa di estremamente prezioso e importante;

– la scomparsa del timore della morte;

– la modifica dei valori di vita della persona con la propensione per la trascendenza.

Riguardo questo argomento gli atteggiamenti sociali vanno dal più ostinato scetticismo alla più fervida suggestione. Esistono esperienze di personaggi illustri quali ad esempio Carl Gustav Jung, che in “Ricordi, sogni e riflessioni” descrisse la sua esperienza di pre-morte a seguito di un incidente e successivo infarto.

eben_alexanderEben Alexander, neurochirurgo americano, descrive l’iconografica simbolica del paradiso

Recentemente ha destato molte polemiche la testimonianza di Eben Alexander, un neurochirurgo americano che a seguito di una settimana di coma a causa di una meningite fulminante, che lo colpì nel 2008, ha deciso di raccontare la sua esperienza nel libro “Proof of heaven”. Alexander, ex insegnante alla Medical School di Harvard, nell’ambiente scientifico e accademico è un nome molto influente e rispettato, non si tratta di un santone o un invasato, motivo per cui la sua descrizione così iconografica e simbolica del paradiso (e della presunta visione di Dio) ha destato molte perplessità.

Alexander così descrive ciò che ha visto nei sette giorni di coma (anche se la concezione del tempo durante questa esperienza è molto indefinita e sembra più corrispondere a un eterno infinito): “Non avevo nessuna memoria della mia vita terrestre, ero senza peso, non conoscevo il concetto di essere umano. Ero fatto solo di sensi. E per me quel viaggio è durato per sempre. È cominciato sottoterra, in un ambiente buio e fangoso. Poi una melodia celestiale mi ha chiamato in alto e mi sono trovato in una splendida vallata, con migliaia di farfalle, fiori e nuvole colorate. Sopra le nubi c’erano creature meravigliose che ho chiamato angeli perché non saprei come descriverle altrimenti. I colori erano brillanti e cangianti. Intorno a me c’era una forza potentissima, era amore puro e incondizionato. Era Dio. Mi sono accorto che stavo viaggiando sull’ala di una farfalla con una donna bellissima accanto a me. Quell’essere celestiale senza parlare mi ripeteva questa frase: “Sei amato e adorato e lo sarai per sempre, non c’è nulla di cui aver paura, non puoi fare nulla di sbagliato. Ti mostreremo molte cose qui, ma alla fine tornerai indietro”.

Proseguendo, sempre durante questa visione, l’autore è infine giunto in un vuoto immenso, completamente buio, infinitamente esteso e confortevole, illuminato solo da una sfera brillante, «una sorta di interprete tra me e l’enorme presenza che mi circondava. È stato come nascere in un mondo più grande e come se l’universo stesso fosse un gigantesco utero cosmico. La sfera mi guidava attraverso questo spazio sterminato».

Alexander sostiene poi di aver scoperto tempo dopo essere uscito dal coma, che la donna della visione era sua sorella biologica, essendo lui stato adottato, morta nel 1998 e da lui mai realmente conosciuta prima.

Ma c’è un motivo preciso per il quale egli si ritiene un caso unico al mondo: a ulteriore riprova di ciò che ha visto egli spiega che, a causa della rarissima forma di meningite fulminante da e-coli, il suo cervello era completamente “spento”, quindi non può averlo né immaginato né sognato. La sua esperienza, quindi non può essere dovuta a un’influenza culturale su ciò che si intende per paradiso. Questa obiezione viene, infatti, fatta spesso alle NDE, in quanto si tratta di immagini comunque prodotte dal cervello che, indipendentemente dalle credenze individuali di ognuno, fanno parte del background culturale occidentale e sono quindi immagini “pensabili” da tutti noi, un vero e proprio clichè. Per il neuroscienziato, invece, le sue immagini non sono mentali, ma corrispondenti ad un’entità reale.

Alexander sostiene inoltre che precedentemente, da cristiano non praticante, era scettico rispetto alla descrizione di queste esperienze. Manca quindi l’elemento “motivazionale” ad un eventuale proselitismo. Secondo Alexander la causa principale dello scetticismo della comunità scientifica, dipende dalla mancanza, della stessa, di strumenti peculiari per indagare questo tipo di “oggetto”, nel senso che un limite della scienza è proprio quello di non sapersi “spiegare” la coscienza e di mancare dell’elemento spirituale; contemporaneamente si fa quindi l’errore di pensare che tutto ciò che è “Altro” sia quindi in antitesi con la ragione.

“La mia esperienza ha dimostrato inequivocabilmente che la coscienza è indipendente da corpo e cervello ed è il potere più importante dell’universo. La scienza non è ancora stata in grado di comprenderla, nonostante i tentativi della meccanica quantistica. Io dico che la scienza dovrebbe abbracciare il potere della spiritualità. Non vedo frattura tra scienza e religione». Queste le parole di Eben secondo il quale lo scetticismo del mondo scientifico sarebbe in realtà una forma di ottusità.

Frutto di clichè culturali oppure accomunati dal fatto che tutti quanti hanno realmente avuto a che fare con un’entità esistente, sta’ di fatto che tutti i racconti delle esperienze di pre-morte si accomunano, almeno per alcuni elementi, quali in particolare l’esperienza delle farfalle (come testimoniano i racconti di un’infermiera che ha assistito alcuni prigionieri di un campo di sterminio durante la Seconda Guerra mondiale, i quali le intagliavano sui loro letti), oppure la presenza della musica: “una melodia che sembra elevare verso l’alto”.

Si trovano inoltre similitudini con alcuni elementi della religione egizia, della Bibbia e con il Libro dei morti tibetano (che descrive l’esperienza che l’anima cosciente vive nel lasso di tempo tra la morte e la rinascita).

Viene da chiedersi se il fatto che sussistano da secoli nella storia dell’uomo questi elementi significano che l’essere umano ha bisogno di costruirsi, culturalmente, la possibilità che esista un “dopo”, un’aldilà, per rispondere a un suo bisogno fondamentale. Oppure se da sempre il paradiso esiste e in alcuni momenti si rivela all’uomo prima che esso sia effettivamente completamente morto, in modo che egli possa, una volta ritornato indietro, raccontarlo e condividerlo.

Secondo lo psicologo statunitense Abraham Maslow, che tra il 1943 e il 1954 concepì il concetto di “Hierarchy of Needs“, i bisogni fondamentali dell’uomo sono:

– la scomparsa del timore della morte;

– bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.);

– bisogni di salvezza, sicurezza e protezione;

– bisogni di appartenenza (affetto, identificazione);

– bisogni di stima, di prestigio, di successo;

– bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale),

Sicuramente per quanto riguarda la società occidentale, al di là del paradiso nell’iconografia cristiana/cattolica, l’influenza culturale di tipo laico, più diretta per la nostra epoca, è l’immaginario del paradiso che ci è stata dipinta da libri, quadri, immagini, televisione, musica (sacra e profana). Un simbolismo che si avvicina a quello dei “trip” sotto l’effetto di acidi negli anni ’70 fatti di nuvole, animali celestiali, voci soavi e luci divine.

In tutto ciò, oltre al fatto che il conclamare da parte di Alexander, di essere un caso unico al mondo può essere letto come una tattica di “marketing”, emerge un aspetto un po’ ombroso.

La rivista sulla quale è stata pubblicata la sensazionale intervista ad Eben, che fa da premessa all’uscita del libro, è “Nesweek”, storico settimanale statunitense, recentemente in crisi, al punto di dover chiudere la testata in stampa cartacea e uscire unicamente in versione digitale; le eventuali “colpe” per la chiusura del settimanale sono state imputate sia all’avvento di Internet, new media e cambiamenti strutturali nel mondo dell’informazione, sia a errori di direzione, in particolare a opera dell’ultima direttrice Tina Brown, famosa giornalista (autrice tra l’altro di una importante biografia sulla defunta principessa Diana). La Brown è stata molto criticata per la gestione di un magazine storicamente di stampo liberal e impegnato, in modo più leggero e patinato, fino ad “affondarlo”. Pare quindi che ella punti a recuperare il recuperabile con articoli sensazionalistici e volti alla spicciola “vendita di copie”, cercando di agganciare così la più vasta fetta di pubblico e facendo leva su debolezze e bisogni, umani, di molte persone.

L’opera di Eben preannuncia di suscitare un ampio dibattito, ma in fin dei conti si ha anche la sensazione che comunque, per la maggior parte dei casi, chi crede già nel Paradiso troverà conferme e chi invece è dubbioso o restio troverà pane per i propri scetticismi. Non cambierà insomma né le menti né le coscienze, almeno nel modo consistente che si propone, magari ognuno resterà in fondo della propria opinione, ma resta comunque aperto un interrogativo: uno studio scientifico di tali fenomeni è oggi davvero possibile?

di Arianna De Batté

Sitografia:

http://it.wikipedia.org/wiki/Bisogno

http://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_ai_confini_della_morte

http://www.neardeath.it/aaa/d-nde.htm

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/1-dio-c-il-paradiso-esiste-e-eben-

http://www.repubblica.it/scienze/2012/10/09/news/sono_stato_in_paradiso_ecco_com_il_neuroscienziato_racconta_dopo_il_coma-44202072/

http://futurodeiperiodici.wordpress.com/2012/12/28/chiusure-di-testate-chi-ha-u

http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/12_ottobre_10/neurochirurgo-aldila-men

http://www.oggi.it/focus/personaggi/2013/02/01/in-coma-ho-visto-il-paradiso-ve

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