Le torri Phoenix di Wuhan

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E’ alto un chilometro il corpo maggiore delle torri “Phoenix”, il progetto commissionato dal gruppo China’s Hua Yan in partnership con il gruppo CITIC, compagnia di investimento statale. Pensato per diventare il punto di riferimento di un masterplan grande quarantasette ettari, in uno dei laghi maggiori di Wuhan, sarà ben visibile anche a tre chilometri di distanza.

Con una spesa di 1.2 bilioni di sterline e tre anni di lavoro, le torri più alte, più green e rosa, del mondo potrebbero cambiare la percezione della città, oggi abitata da dieci milioni di persone e conosciuta fino all’anno scorso più per l’inquinamento che non come polo turistico.

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Per soddisfare le richieste del gruppo China’s Hua Yan i progettisti si sono ispirati ad altre opere, già esistenti:

la torre Eiffel: “They wanted to take the Eiffel Tower experience on a stage further. It doesn’t just stand there and become an iconic symbol of Wuhan, it has to do a job. We’ve applied as many environmental ideas  as we possibly could to justify the shape and the size of them. – Volevamo dare una marcia in più all’esperienza della Torre Eiffel, per non finire per diventare semplicemente il simbolo iconico della città di Wuhan. Così abbiamo applicato molte idee ambientali che giustificano la forma e la dimensione delle torri” spiega Chetwood;

il progetto vincitore per un nuovo ponte a Londra nel 2009 dello stesso studio, dove era previsto un sistema molto avanzato di filtrazione dell’acqua alimentato da pannelli solari leggeriè l’immagine del Fenghuang, la fenice cinese, immagine mitologica rappresentata come una coppia di uccelli, uno maschio e l’altro femmina. E’ una risposta alle critiche mosse dagli architetti occidentali, che accusano i loro colleghi cinesi di non prendere in considerazione, nei loro lavori, la propria eredità culturale, e quando lo fanno, non lo fanno bene. Pensiamo al  Shanghai World Financial Center, la torre più alta in Asia fino al 2013. Inizialmente sulla sua sommità doveva ospitare un vuoto circolare, ma per gli abitanti, quella forma, sembrava un inno alla bandiera giapponese e così il cerchio venne trasformato in un trapezio, e il Shanghai WFC che diventò per i suoi cittadini, e non solo per loro, il simbolo universale del cavatappi.

Entrambi i corpi sono stati creati in collaborazione con gli ingegneri WPS, famoso studio d’ingegneria inglese, noto per le sfide impossibili e la particolare attenzione riservata, nei loro progetti,  ai valori della sostenibilità.

Le due torri hanno una sovrastruttura in acciaio e il nucleo interno di calcestruzzo. La base di ciascuna è costituita da una struttura di capriate e supportate da contrafforti laterali in cemento; sono disegnate per imitare le radici di un albero di mangrovie, creando degli spazi aperti a terra e opportuni punti focali per favorire le funzioni turistiche che ospiteranno tra le tante vie dedicate ai paesi del mondo, anche una via francese, una via turca e una via giapponese, che si distribuiranno a partire da un villaggio turistico internazionale. Lo scopo del villaggio è quello di visitare il mondo senza uscire dalla Cina.

I grattacieli collaborano tra loro in un sistema simbiotico dove l’entità “maschile”, quella più alta, ospita la maggior parte dei sistemi tecnologici e provvede a fornire l’energia necessaria a entrambi tramite una caldaia a biomassa e un sistema a celle di combustione alimentate a idrogeno. Infatti sarà resa abitabile solo nella prima metà: cento piani di residenze, uffici e negozi. Nella sezione più alta verranno istallate turbine eoliche per favorire la ventilazione, sulle facciate pannelli fotovoltaici leggeri e un sofisticato sistema per la raccolta dell’acqua piovana farà in modo di ridurre l’impatto del grattacielo sull’ambiente e sul microclima che circonda l’enorme struttura. Si prevede inoltre un apparato di purificazione dell’acqua del lago e dell’aria circostante.

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L’entità femminile, lungo tutto il suo chilometro sarà invece utilizzata per alimentare il giardino verticale più alto del mondo.

“This is meant to be embracing the culture with the phoenix/dragons idea but it’s also doing a really top environmental job and taking into account environmental factors around the towers. – L’idea delle “Torri di Phoenix viste come due Draghi” vuole essere un omaggio alla nostra cultura, ma è anche un lavoro fortemente dedicato all’ambiente, per i molte attenzioni riservate ai fattori ambientali che ruotano attorno alle torri”

Chetwood è una gara internazionale alla spettacolarità, e mentre il sindaco di Wuhan sta ancora valutando l’approvazione del progetto, il Bury Khalifa di Dubai, finito di costruire nel 2010, almeno sulla carta, è già stato superato in altezza dalle “Torri dei due Draghi” di ben 150 m e si candida a pieno titolo per essere il prossimo record.

di Shavala De Silva

Linkografia:

http://www.fastcodesign.com/

http://www.dezeen.com/

http://www.evolo.us/

http://chetwoods.com/