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Le danze degli indiani d’America

Pubblicato il 21 marzo 2013 da redazione

Frank Fools Crow

Frank Fools Crow

“Nessuna cultura può sopravvivere se pretende di escludere le altre” – (Gandhi)

Quando, a partire dal 1492 (data a cui convenzionalmente viene fatto risalire l’approdo degli Europei nel “Nuovo Mondo”), fino poi al XIX secolo (con la cosiddetta conquista del “Far West”), si compì la colonizzazione europea del Continente Americano, da parte di Spagnoli e Portoghesi, soprattutto per quanto riguarda l’America Centrale e Meridionale e Inglesi, Francesi e Olandesi nell’America Settentrionale, le popolazioni indigene (detti “Indiani d’America” dalla lontanissima origine asiatico-mongoloide e a causa dell’errore storico, che si fece in origine, nell’aver confuso l’America con l’India) subirono stermini e assoggettamenti con la loro quasi totale scomparsa e subordinazione alle popolazioni occidentali; la sorte peggiore toccò alle popolazioni centrali e meridionali (gli Inca, i Maya e gli Aztechi le culture principali) mentre per quanto riguarda l’America Settentrionale, la dominazione inglese relegò la popolazione autoctona, definita dei “Pellerossa” (sia per il particolare colorito, sia per l’abitudine a dipingere il viso) in riserve.

Le varie tribù e popolazioni erano un tempo, sparse nelle poche zone abitate del continente, numerose, ma di esse oggi permangono poche tracce (mentre sulla popolazione americana una grossa percentuale sono i “meticci”) a causa di una vera e propria ecatombe subita da parte degli Europei, tra il XVI e XVII secolo e che rappresenta uno dei più gravi genocidi dell’umanità.

Il loro relativo isolamento, avvenuto per secoli, ha fatto sì che le loro tradizioni musicali si siano conservate abbastanza intatte e rappresentino un contributo artistico importante da un punto di vista mondiale, tanto da essere spesso riprese dalla scena pop e rock.

La musica è per essi centrale, in quanto scandisce la vita quotidiana molto più che i ritmi lavorativi, che sono ridotti al minimo per la sussistenza, il canto è molto importante, accompagnato da una musicalità monofonica e ritmata con tamburi, sonagli, flauti e zufoli, i quali hanno una tonalità non fissa, ma che dipende dalla lunghezza del legno usato e dalla grandezza della mano del suonatore. Le melodie e i testi sono spesso brevi e ripetuti o combinati tra loro, le danze che li accompagnano sono assoli soltanto per gli uomini oppure di coppia o di gruppo.

Afraid of Eagle Oglala, 1872.

Afraid of Eagle Oglala, 1872.

I rituali tradizionali

La danza del sole (della quale parlerò nello specifico successivamente).

Il canto della bandiera: la danza della tribù Ponca svolta col bastone dell’aquila che rappresenta la bandiera degli Indiani e la lotta contro la dominazione, per la conservazione della loro cultura e identità.

La danza del cigno: tipica della regione Nord-Occidentale del Pacifico dove vive la tribù dei Yakima, è svolta dalle donne che imitano con degli scialli i movimenti delle mamme-cigno nello svezzamento dei loro piccoli.

Il potlatch: danza tipica delle tribù Tglinkit ed Haida, del sud-est dell’Alaska – si tratta di canti, tre per la precisione, dedicati a tutti gli animali, divisi per tre tipologie (grandi dimensioni, piccoli e veloci, quelli che si muovono saltando), balli e doni ai capi della tribù ospite che fanno poi ritorno al loro villaggio nelle isole del Pacifico, sulle note del canto di commiato.

La danza dell’aquila: danza svolta dalla tribù degli Jemez Pueblo, del Nuovo Messico, che onora l’animale simbolo di astuzia e potenza, imitandone i movimenti.

La danza per il bufalo: svolta dalle tribù delle Grandi Pianure in onore dell’animale più indispensabile per la loro sopravvivenza.

La danza per i cervi: svolta in autunno dai Winnebago della Regione dei Grandi Laghi, rappresenta la lotta dei cervi maschi per il corteggiamento delle femmine e tra un cervo giovane e il più anziano, per la supremazia del branco.

La danza della schiera dei guerrieri “cani pazzi”: tipica della tribù Kiowa rappresenta una simulazione di un attacco dell’accampamento nemico da parte dei dieci guerrieri più valorosi della tribù di cui uno gettandosi a terra intonerà il “Canto del Cane Pazzo” che simboleggia la sua volontà di combattere fino alla morte, al suo ritorno alla tribù viene accolto dalle donne che inscenano la Danza degli Scalpi.

La danza del cerchio: il cerchio simboleggia l’infinito ciclo della vita della quale i disegni di colore rosso posti su ogni cerchio rappresentano le 4 tappe fondamentali, i danzatori entrano ed escono dai vari cerchi creando delle figure simboliche, la figura finale rappresenta poi il mondo ed è costruita in modo che ogni cerchio sostenga e sia imprescindibile all’altro, a rappresentare l’armonia e la reciproca accettazione fra i popoli, che se vedessero la diversità come problema e quindi la escludessero, causerebbero la distruzione della figura e quindi metaforicamente il crollo del mondo, rappresenta quindi un monito all’accettazione della differenza come indispensabile all’integrazione delle parti di un tutto.

La danza femminile con gli scialli: le donne saltellando con ritmo sincopato su un piede solo co il passo detto “del corvo”, danzando con scialli colorati che rappresentano le immagini della natura;la danza tradizionale maschile del nord e del sud in posizione eretta: danza tipica delle Grandi Pianure si basa su due canti che raccontano l’uno un episodio di guerra e l’altro un furto di cavalli.

La danza maschile con le piume: danza tipica dell’Oklahoma dove ogni danzatore esprime con estrema libertà una propria coreografia che si compone di movimenti teatrali e intricati e veloci passi coi piedi.

La danza del serpente: tipica della tribù degli Hopi, dell’Arizona Nord-Occidentale, svolta ogni due anni dalle confraternite del Serpente e dell’Antilope, si basa su esercizi con i serpenti vivi che sono visti come fratelli degli uomini in quanto discendenti degli antenati comuni Fanciulla Serpente e Eroe Serpente e per questo motivo hanno il potere di intercedere con il divino e propiziare le piogge.

La danza del guerriero eschimese: tipica delle popolazioni eschimesi (sotto il cui nominativo vengono spesso accorpate più etnie che abitano il freddo Grande Nord) si tratta di canti e danze con le quali essi, durante i lunghi mesi invernali, rievocano le grandi gesta del loro popolo.

PowWoW

Una cerimonia contemporanea molto famosa tra gli Indiani d’America, che attira persone da tutto il continente e unisce moderno e antico è il PowWoW. Questa è una cerimonia annuale che unisce canti e balli provenienti da antiche tradizioni di tribù diverse e anche danze nate negli ultimi venti anni e ha valenza di grande raduno di riaffermazione ideologica e spirituale della propria cultura e identità etnica. Il Pow Wow più importante si svolge ogni anno ad Agosto nel Nord-Ovest, nella Riserva Crow presso le Bighorn Mountains.

Gathering of Nations

L’evento più seguito è sicuramente il Gathering of Nations che attira più di 3000 Nativi Americani provenienti da 500 tribù dal Canada agli Stati Uniti che ultimamente si è svolto nel mese di Aprile. Si esibiscono artisti più disparati e partecipano Nativi Americani di tutte le età, che qui vendono i loro prodotti e tentano di vincere i premi in denaro messi in palio, anche per ripagare i costi del viaggio e dei sontuosissimi e spettacolari costumi colorati coi quali si esibiscono, tutto al suono sacro del tamburo. Le danze si svolgono di notte mentre durante il giorno si effettuano gare di cavalli, giochi, socializzazioni e scambi di regali. Essi hanno anche valenza sociale e politica, in quanto si svolgono anche incontri e discussioni su temi politici e problemi presenti nelle riserve. L’obiettivo globale della manifestazione è permettere alle varie tribù Indiane di mostrare le proprie diversità e celebrare la loro comune tradizione.

Indian Piercing Ritual.

Indian Piercing Ritual.

La Danza del Sole

Il rituale più famoso e d’impatto, sia visivo che emotivo, della spiritualità degli Indigeni Americani è sicuramente la Danza del Sole.

La danza del Sole (“danza guardando il sole”) è il rituale principale del calendario tribale spirituale americano; è un rituale di purificazione collettiva che dura quattro giorni, che, comune a varie tribù, si svolge in estate; nel quale si compie il digiuno e possono essere presenti anche atti di autotortura e autolesionismo tramite perforazione della pelle. Il significato è di sacrificio, purificazione collettiva e dono di sé alle forze divine per ringraziare dell’anno appena trascorso e chiedere protezione all’umanità per il tempi futuri.

Viene eletto un albero sacro e i danzatori sono ad esso legati e ogni danzatore dona il proprio corpo e il proprio sangue; viene infatti effettuata la trafittura rituale: pezzetti di legno acuminati vengono infilati sotto la pelle del petto e legati tramite strisce di cuoio (i raggi del sole) all’albero sacro cosicché il danzatore ballando si laceri le carni provocandosi un dolore molto forte che lo fa spesso cadere in una sorta di trance con allucinazioni visive.

Contrariamente a quanto si può pensare il senso di questo rito non sta nell’autolesionismo né nella sopportazione del dolore, ma è visto come un modo per dare qualcosa di sé, per donare alla Terra, tramite l’unica cosa che si possiede veramente: il nostro corpo; la propria offerta non ha niente a che vedere con una dimostrazione ad altri esseri umani, ma riguarda unicamente il rapporto tra l’uomo e il divino; le donne in passato erano esentate dalla perforazione donando già attraverso il parto e il ciclo mestruale, mentre oggi se vogliono possono praticarla, anche se non è obbligatorio eseguire il piercing nello svolgere questo rito, l’importante è sentire di aver donato “il meglio di sé”.

Questa danza ha anche l’obiettivo di unire l’anima dell’uomo, del danzatore, nella maniera più profonda possibile, allo Spirito Solare, il Grande Spirito, e in esso l’animale di riferimento è l’aquila, che vola verso il Sole; infatti la musica di sottofondo, oltre ai tamburi, è prodotta da un fischietto fatto d’osso d’aquila, il danzatore porta nelle mani delle piume di ali dello stesso animale e in origine sotto al petto al posto dei pezzi di legno venivano posti i suoi artigli.

L’Albero sacro è stato poi associato da un punto di vista simbolico all’altare del Cristianesimo con le sue offerte, infatti nella parte superiore è ricoperto da ritagli di stoffa pieni di tabacco e cosparse di salvia, che ha lo stesso significato purificante dell’incenso; inoltre le stoffe sono di 4 colori: il nero, il rosso, il bianco e il giallo, che rappresentano insieme i 4 elementi, i popoli del mondo, le 4 direzioni.

Frank Fools Crow Oglala, Sioux.

Frank Fools Crow Oglala, Sioux.

E proprio dai missionari Cristiani, tale rito venne represso, dal momento che scatenò tra gli Occidentali grande orrore e sconcerto, e fu proibito dal governo americano degli Stati Uniti, dal 1890 al 1928; in tale periodo fu praticato clandestinamente. Oggi, continua comunque a essere svolto nel privato delle riserve, ed è vissuto come simbolo identitario e culturale molto difeso.

La reazione dell’uomo facente capo alla cultura occidentale a questo ed altri riti è spesso di disgusto e paura, ma senza forse capirne il vero senso e avere veramente la volontà di comprenderne, seppur interdetti dalle manifestazioni dolorose, il significato profondo.

Nonno Caga MatoWambli, Eagle Bear, conosciuto come Frank Fools Crow, personalità Sioux, così parlò a riguardo della Danza del sole “ è la più potente delle nostre sacre cerimonie e non si può dire di conoscere né di capire il nostro modo di vita tradizionale, senza conoscere né capire la danza del sole, (..) ringraziamo il sole attraverso le nostre preghiere e la nostra sofferenza perché vegli sul mondo e si prenda cura di noi e continua…..le preghiere inviate sono per il bene del popolo, non solo il nostro, ma per tutti i popoli del mondo”.

di Arianna De Baté

Video dimostrativo

http://www.nativiamericani.it/?p=395

Elenco delle tribù degli Indiani d’America:

http://www.sentierorosso.com/approfondimenti/160-elenco-delle-tribu-degli-indiani-damerica.html

Sitografia:

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