Il cimitero di San Cataldo di Modena: l’immagazzinamento di anime.

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«Non credo di esagerare dicendo che gli anni Ottanta furono segnati – in Italia – da Aldo Rossi e Manfredo Tafuri e che qualsiasi commento che si faccia attorno all’architettura italiana di quegli anni vada riferito ad essi» R.Moneo

1 Aldo_Rossi

Aldo Rossi (Milano 3 maggio 1931,   4 settembre 1997).

Aldo Rossi, architetto milanese per nascita e formazione, fu il primo vincitore del Premio Pritzker italiano nel 1990.

Fu il maggiore esponente del movimento Post Moderno italiano.

La sua formazione fu influenzata da architetti come lo studio BBPR (acronimo dei fondatori Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers, che annoverarono tra le loro opere anche la Torre Velasca di Milano) con a capo Ernesto Nathan Rogers, direttore della rivista “Casabella”, sulla quale si iniziò la revisione critica dell’architettura moderna italiana.

In questa cultura critica, Aldo Rossi mosse i suoi primi passi, prima come teorico e successivamente come architetto.

La dialettica dell’architetto milanese si fonda su una ricerca costante di un fondamento dell’architettura, concependola come una scienza positiva.

Nel 1965 fu nominato professore al Politecnico di Milano proprio da Rogers e l’anno seguente pubblicò’ L’architettura della città’, presto divenuto un testo classico della letteratura architettonica.

Il suo insegnamento è stato molto rilevante per l’architettura contemporanea sia della scuola milanese, che del resto d’Italia.

Il Cimitero di San Cataldo

Schizzo del progetto del cimitero.

Schizzo del progetto del cimitero.

Il progetto del Cimitero di San Cataldo a Modena fu il più significativo dell’operato dell’architetto milanese. Rafael Moneo definisce questo progetto come “il progetto in cui si condensano tutti i sentimenti e gli interessi di Rossi”, ed è sicuramente ciò che gli ha permesso una visibilità internazionale.

Aldo Rossi vinse il concorso nazionale indetto nel 1971 che aveva come tema l’ampliamento del vecchio cimitero.

Il vecchio cimitero, conosciuto come “il Costa”, derivava il suo dall’architetto Cesare Costa, e fu realizzato tra il 1858 e il 1876.

 

La casa spogliata di tutti quegli elementi che una volta la rendevano abitabile. Un cubo senza soffitto, desolato,[…] Ma la casa non nasconde il percorso. Si tratta di un cammino che avanza tra spazi interstiziali, che ci parla della perdita di valore del tempo che la morte implica”. Aldo Rossi.

L’immagazzinamento di anime

Didascalia: i setti del cimitero.

I setti del cimitero.

Aldo Rossi non vide l’ampliamento come una aggiunta al cimitero preesistente, ma piuttosto come una duplicazione dello spazio. Il visitatore che entra per la prima volta nel cimitero si trova di fronte a una strada lunga, in cui la prospettiva ha il sopravvento.

Un recinto che non lascia intravedere l’intorno, spazi lunghi come la vita.

La metafora del tempo che si va rarefacendo.

Lunghi blocchi rettilinei sul perimetro si incontrano al centro della prospettiva, ma l’occhio si sofferma su un edificio in particolare.

Inquietante e sinistro, percorrendo la strada centrale si fa sempre più imponente, occupa la visuale dell’osservatore. Un enorme cubo rosso con tantissime finestre quadrate: è l’ossario.

 

Vista interna dell’ossario.

Vista interna dell’ossario.

5 Vista_esterna_dell’ossario

Vista esterna dell’ossario.

6 L'azzurro del cielo

“L’azzurro del cielo”.

L’aria è quasi familiare, il tema è quello dell’abitazione, ma è una abitazione sinistra: il tetto è sfondato, non vi sono i solai e le finestre sono senza serramenti, sono i loculi dove le anime riposano.

La casa incompiuta, abbandonata, è l’analogia della morte.

Il dramma della morte culmina alla fine del percorso quando ci si addentra nei setti terminali.

Un corridoio che sembra infinito, “la morte è eterna” sembra gridare questa architettura, le anime sono immagazzinate lungo le pareti.

Si immagazzinano vite dimenticate, consumate, storia”, nelle parole dell’autore stesso.

I colori tipici della poetica rossiana, rendono questo luogo colorato e sinistro al contempo.

I tetti sono azzurro cielo, l’ossario centrale è rosso, il tutto in contrapposizione con il verde dell’erba…

La durezza con cui fu accolto all’epoca della presentazione attirò molto clamore e critiche sul progetto, ma in verità anche ammirazione da parte dei più grandi architetti dell’epoca.

L’opera del cimitero per la sua forza resterà uno dei più importanti progetti di Aldo Rossi.

di Costanza Galli

Linkografia

http://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Rossi

http://www.fondazionealdorossi.org

http://architetturainsostenibile.com

Linkografia

E.Faroldi, M.P.Vettori, “Dialoghi di Architettura”, Alinea Editrice, Firenze, 1995.

R.Moneo, “Inquietudine teorica e strategica progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei”, Mondadori Electa, Milano, 2005.

A.Rossi, L’architettura della città, Quodlibet Abitare, 2011.

A.Rossi, “Autobiografia scientifica”, il Saggiatore, 1990.